Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
2009
<--- 2008
- vai al - 2010
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
2009
2009
- Niccolò Agliardi, “Perfetti”- da - Perfetti.
(Nel 2011 ne è stata tratta una
cover per la voce di Eleonora Crupi, tradotta anche in un videoclip).
Questa canzone era
destinata in origine a Sanremo 2009, e doveva fare da péndant
all’ignobile “Luca” di Povia.
Fatto sta che è stata scartata, e che di conseguenza tutti conoscono
“Luca”, e ben pochi ricordano l’esistenza di “Perfetti”.
Di questa vicenda è stato detto
da un lato che “Perfetti” è stata scartata perché fin dall’inizio
s’era deciso di far vincere “Luca” (salvo spaventarsi all’ultimo istante
e farla arrivare “solo” seconda), dall’altro invece che il respingimento
era dovuto al fatto che Agliardi
non era riuscito a trovare nessun cantante affermato per fare coppia con
lui/lei.
Non sono un sostenitore ad ogni costo della
teoria per cui "la verità sta nel mezzo", ma in questo caso direi
che mi pare come minimo calunnioso affermare
che questa canzone sia brutta (di certo musicalmente più
brutta di quella di Povia non è), ma neppure che si tratti
d’un flagrante caso di discriminazione artistica che ha impedito ad un
grande capolavoro della musica occidentale di avere il meritato successo...
Diciamo allora che dal punto di vista musicale
questo è il tipico prodotto da Sanremo, abbastanza orecchiabile
da piacere al primo ascolto a tutti, e abbastanza scontato da stufare al
decimo: esattamente come tutte le altre canzoni sanremesi.
Da questo punto di vista propendo anch’io
per l’idea che questa canzone non è stata scartata perché
fosse particolarmente brutta, ma senza pensare che siamo di fronte ad una
vincitrice mancata. Semmai, l’ammissione di questo pezzo avrebbe concesso
un “diritto di replica” sul tema omosessuale, che però evidentemente
gli organizzatori non volevano concedere e non hanno concesso...
Se allora valutiamo la canzone sul piano
delle parole, devo dire che pur non essendo fra coloro che giudicano "poesia"
le parole delle canzunett, con "Perfetti" ci troviamo finalmente
di fronte ad un testo equilibrato, simpatico, e a quella "normalità"
della condizione gay che manca tanto disperatamente alla canzone italiana.
La coppia di cui parla non è infatti
obbligata ad essere trasgressiva ad ogni costo, né a scioccare,
né a rivendicare in piazza: si limita ad esistere, coi suoi problemi,
come tutte le coppie. Certo, con magari in più il problema degli
altri, del giudizio della gente (gli sguardi al supermercato, i preconcetti),
che però all’epoca l’amore aveva permesso di tenere in poco conto.
“Perfetti” è una canzone che, ahimè,
racconta d’un amore ormai finito, ma per i motivi per cui finiscono tutte
le coppie che finiscono, etero o gay che siano: l’età (“a vent'anni
ho sentito l'amore... / ma a vent'anni che te ne fai?”), le circostanze,
un certo sciocco orgoglio che si riconosco come tale solo a cose fatte:
"Siamo stati perfetti ragazzo,
/ disperati di molti pensieri / se due
uomini possono arrendersi / e
sembrare due uomini veri.
E potevo anche chiederti aiuto,
/ ma eravamo nel posto sbagliato".
(Come si nota da questa citazione un difetto
della canzone sta nella sintassi decisamente scombinata, al limite dell’incomprensibilità,
ma questo temo sia ormai il problema del 98% delle canzonette non “autoriali”).
Di peculiarmente gay in questa fine c’è
forse la difficoltà ad accettarsi da parte di uno dei due, nonché
la difficoltà tutta maschile di accettare i sentimenti:
"Siamo stati mangiati dal freddo e
dal senso comune / che [=
"secondo cui", ndR] due uomini possono ridere ma non piangere insieme;
/ fammi solo sapere se dormi
/ se una donna si cura di te..."
Per quanto appena detto, a me “Perfetti” sembra
una canzone riuscita, soprattutto nello sforzo di tenersi parimenti lontana
dagli Scilla e Cariddi del patetismo ("tutti ci odiano, per questo i nostri
amori sono dannati") e dello scandalismo a tutti i costi.
Da ascoltare.
2009 -
Agresti, Andrea - "Rinasco finocchio" - da - L'agresti mai detto?
Rock&roll
con testo "umoristico," molto breve, che ci fa sapere che oramai per lavorare
in televisione è assolutamente necessario far parte della mafia
omosessuale. Sì, un altro che spunta fuori con 'sta lagna (che mi
ricorda la barzelletta del balbuziente che grida che non lo vogliono far
lavorare in radio perché è gay) dopo "Gay",
di Renato Pareti (1979), "Tu
sei gay", di Leone di Lernia (1997) e "Ma
che ce pozzo fà si nun so' gay?" di Giorgio Coccobello (2005).
"Un
mio grande sogno, e di molte persone, / è quello di lavorare nella
televisione. /
Ma
ultimamente è un circolo chiuso, / ne fa solo parte chi ha il sesso
confuso.
/ (...)
Il
mondo sta cambiando, mi converrà cambiare. / (...) /
Ma
se rinasco, rinasco finocchio".
Che la
tv non sia certo l'Asilo Mariuccia l'ha mostrato di recente il passaggio
di un buon numero di donne dal ruolo di velina televisiva a deputato, passando
per il letto del proprietario delle tv. Ma se il signor Agresti, ed altri
come lui, sono a conoscenza di questo strapotere di persone "dal sesso
confuso", potrebbero dirci di chi tratta, per favore?
(E
poi mi spiegano come mai io, che finocchio ci sono nato, non sono
stato ancora assunto in Rai, allora?)
2009 -
Amoroso, Alessandra - "Segreto" - da - Senza
nuvole.
Può essere letta in senso omosessuale,
questa canzone che parla di un amore su cui incombe la maledizione della
segretezza, così come accade a quelli di molte, troppe persone omosessuali
a cui manca ancora il coraggio di vivere i loro sentimenti a viso aperto.
E in questo senso lo interpreta effettivamente
LesWiki,
che lo elenca fra le canzoni leggibili in chiave lesbica proprio per l'assenza
di indicazioni di genere della persona amata.
Tuttavia a onor del vero va detto che in
nessun punto di questa canzone appare un qualsiasi indizio che permetta
di chiarire che Alessandra Amoroso intendesse parlare proprio di un amore
lesbico: un amore può essere "segreto" anche perché adulterino,
per esempio. O interraziale. O interconfessionale. O... Non esiste solo
l'omosessualità: gli odiatori di professione hanno vedute molto
molto ampie, quando si tratta di scegliere le categorie da vittimizzare
con le loro vedute molto ristrette.
Quindi io qualche dubbio sull'opportunità
di mantenere questa canzone nel presente elenco l'ho avuto.
Gudicate allora voi dal testo:
"Il nostro amore è segreto /
amore sottovoce, / amor che non si deve, / amore che non avrà mai
luce, / amore maledetto, / amore latitante, / amore senza nome o direzione...
/ solo amore. / (...)
Lo sento respirare / tra i sogni e
le lenzuola: / è grazia ed è condanna / che sentirò
io sola. /
Non lo darò alla gente / perché
non possa usarlo: / preferirei morisse / piuttosto che sporcarlo".
Che ne dite?
2009 - Antolesbo - Antolesbo super.
Autoprodotto, dal sito - ''Soundcloud''.
Questo misterioso gruppo (che nell'autopresentazione
su Soundcloud si dice di Carrara) ha prodotto un "corpus" di canzoni, dedicate
al lesbismo di una non meglio specificata Antonella, che conta quasi
150 pezzi. Come dire che la metà o quasi di tutti i brani musicali
con tema lesbico pubblicati in Italia dal dopoguerra ad oggi, li hanno
scritti loro...
In realtà (e per fortuna) all'ascolto
in buona parte queste tracce si rivelano solo scherzi, frasi, jingles
di pochi secondi; tuttavia, anche dopo questa scrematura, restano ancora
decine e decine di brani sul tema.
A quanto dice il pezzo "Hanno ucciso l'Antolesbo"
nella raccolta Trilogy (2011), la persona presa di mira è
una dj ("Solita notte / fra i gay dentro all'Hub / c'è l'Antolesbo
alla consolle / che mixa per noi") della serata gay "Hub" a Torre del
Lago (e nei pezzi è citato e ricitato ossessivamente il "Mamamia",
che è della stessa città).
Gli autori di queste canzoni (i quali
sono palesemente gay) saranno con ogni probabilità i suoi colleghi
di lavoro, vista la disinvoltura con cui creano questi pastiches
e soprattutto l'accesso alle attrezzature per farlo, che sono palesemente
di qualità professionale.
Infatti il prodotto, pur non essendo perfetto
(qualche sbavatura c'è), è qualitativamente assai superiore
alla roba che i dilettanti allo sbaraglio caricano di solito su questi
siti di file sharing. E fra le persone che si alternano come vocalists
ce n'è una o due che sa cantare (le altre no, però!).
Tutte le canzoni si direbbero cover
su basi di altri cantanti (ne riconosco solo una parte, e non saprei dire
se fra le rimanenti qualcuna sia di produzione propria o no). [Nota
del 30/11/2012: loro mi hanno scritto e mi hanno specificato di usare anche
basi scritte espressamente da loro. E che Antonella ci tiene a specificare
che lei lesbica non è. Ne prendo doverosa nota].
L'orizzonte mentale degli autori si rivela
un'appendice della cultura di massa, con citazioni continue di jingles
pubblicitari, titoli di trasmissioni televisive, sigle e siparietti televisivi,
musica commerciale (con predilezioni per i brani più da "sfranta"),
brani da radio, titoli di film, "Adeste fideles" per chitarra e
bonghi, "Per Elisa" in arrangiamento dance... e poi il segnale orario
della radio, canzoncine di "tanti auguri a te", il richiamo dell'arrotino
(in "ArroBoot")... per culminare con vere e proprie canzoni altrui infilate
così come sono, crude e intere, nella pentola. Vampirismo sonoro
allo stato puro.
Ne risulta un un pastone totalmente privo
di punti di riferimento, in cui tutto equivale a tutto, e tutto vale semplicemente
in quanto esiste, acriticamente. E in cui tutto finisce per avere esattamente
lo stesso insipido sapore elettronico-dance-trash.
Siamo al punto finale dell'assenza di
significati e contenuti proposto dalla cultura da discoteca, per la quali
i gay non sono più "persone", ma solo "consumatori" che non occorre
che pensino, basta che "si divertano", ovviamente a pagamento.
Da qui nasce l'arrangiamento dance
di "Fratelli d'Italia" (e in sé ciò non è un'eresia)
fatto al solo scopo di poter cantare, stonando, il seguente testo immortale:
"Io son l'Antonella / volevo sapere / se c'è l'Emiliano / con
le pizze in mano". Ma c'era davvero bisogno di tanto sforzo per dire
questo?
Il contenuto stesso dei testi dello smisurato
corpus anthonellianus è infatti su questa linea: alla fine,
l'intero corpus non fa altro che reiterare cinque o sei concetti:
che Antonella è "lella" cioè lesbica, o che è scema,
o che è brava e bella, o che balla, o che beve un sacco di Negroni,
o che si ubriaca, o che va a caccia di lelle.
È il trionfo del "canto ppe' canta'!";
ovvero perché ho una consolle davanti e qualcosa devo pur farne.
Non ho nulla da dire, però ci metto 150 brani per dirlo:
e vuoi mettere la soddisfazione?
Incocciare in questo materiale è
certo insolito, di primo acchito; gli ascolti non sono affatto sgradevoli
perché le basi sono scelte fra i brani più celebri e la confezione
è curata... ciononostante dopo una dozzina di ascolti la minestra
inizia a sembrare sempre la stessa e dopo quindici si capisce che se lo
sembra è perché lo è, dopodiché la noia
prevale. Eppure a questo punto resta ancora dieci volte tanto da ascoltare!
Purtroppo il meccanismo di creazione è
seriale, come la cultura di cui è l'espressione: si prende una canzone,
che so, "Non è Francesca", si sostituisce "Antonella" o "Antò"
o "Anto lella" a "Francesca", e poi si modifica il testo in modo che supporti
il cambiamento di nome per dire che Antolella beve Negroni, o caccia lelle
o balla sulla pista. E avanti la prossima canzone.
Se la "peste cantautoriale" negli anni
Settanta e Ottanta del secolo scorso ci ha inflitto musiche atroci perché
"quel che contava è il testo e il messaggio", gli Antolesbo sono
l'esatto opposto: la leucemia discotecara del Duemila, nella quale il rumore
in quanto tale prende il sopravvento su tutto il resto e nulla conta più.
Chi può essersi imbarcato in questo
overkill? [Nota del 30 novembre 2012: adesso
c'è una pagina di Facebook con tanto di fan club. Ne prendo
nuovamente doverosa nota).
Riesco a immaginare (mi smentisca chi
ne sa di più) tale iper-produzione solo nel contesto di siparietti
usa-e-getta nel corso di feste in cui, settimana dopo settimana e anno
dopo anno, viene presentato ogni volta un motivetto diverso. In questo
modo si propone alla clientela un prodotto che è omogeneo, ma che
al tempo stesso varia.
In attesa di scoprire chi e cosa e perché
stia dietro questa enorme compilation, mi limiterò a segnalare
i brani con almeno un minimo di contenuto gay di senso compiuto
(almeno una frase o due!).
Antolesbo super comprende ventisette
tracce ed otto "bonus", tra le quali appaiono:
-
02 - "AntoLesbo".
"Antolesbo! / Ci prova con la Tiziana,
/ che non gliela dà".
-
06 - "Passi Passi (è passiva)".
Parodia di pochi secondi di "Glory glory
Halleluyah", per voce (stonata) sola, che ci fa sapere che "Passi Passi
è passiva, / e il c**o a tutti dà".
-
13 - "Manola's mix".
Mix di canzoncine popolari con inserti
sessualmente molto espliciti di carattere gay, che preferisco non trascrivere.
-
16 - "Lesbo comune".
Il testo dice unicamente: "Antone',
/ ti distingui dal Lesbo Comune: / ti piace vivere come un gay"...
-
21 - "Muovi l'Antonella".
L'intero testo della "canzone" consiste
nelle parole: "Muovi l'Antonella, che tanto è lella". Applausi
scroscianti a scena aperta, pubblico in delirio, critica rapita... Ma dove
nasceranno mai, testi così profondi?
2009 -
Canzian, Adriano - "Amyl nitrate" [Ep].
Il titolo richiama
il nome scientifico del "popper", la "droga gay".
Come in molte canzoni
house, però, la realtà gay è solo evocata nel titolo,
mentre non esiste alcun testo.
Irrilevante per
il nostro tema.
2009 - Carboni, Luca - "Quale allegria" -
da - Musiche ribelli.
Cover del brano
di Lucio Dalla, del 1977.
2009 -
Di Marco, Andrea - "Marianna è una lesbica". (Dalla trasmissione
tv: Mai dire 'Grande fratello' show, 21 aprile 2009).
Andrea
Di Marco, nei panni di Povia, prende in giro l'autore
di "Luca era gay", facendo un'imitazione in cui "Povia" canta questa
canzone. Che vorrebbe dimostrare come Povia non ce l'abbia affatto con
le persone omosessuali, ma che non fa altro che peggiorare la situazione
man mano che prosegue, con effetto comico azzeccato.
Le
note vicende
giudiziarie fra Mediaset e Youtube fanno sì che
questo filmato sia cancellato con regolarità ogni volta che riappare
su Youtube, quindi occorre un po' di fortuna per riuscire a beccarlo (no,
sul sito Mediaset non risulta presente).
Ecco un estratto dal testo:
"Marianna è una lesbica / e
c'è chi dice che per questo io non le capisco, ma son chiacchiere:
/ io invece la capisco, perché come me a lei piaccion le sgnacchere.
//
Lei gioca a calcio centravanti, a me
piace, e allora cosa c'è di strano? / (...) /
Questa cosa qui assai m'intriga: /
vedere che anche ad una donna può piacer parlar di... / calcio".
2009 -
Duccio (Gabbrielli, Duccio) - "Lacrime di coccodrillo". (Singolo digitale).
Nella
presentazione che l'autore ha fatto del brano afferma che si tratta
di una canzone
"che
parla della omosessualità, narrata però in maniera ironica.
La
canzone parla di un uomo che cerca disperatamente una donna, e di un amico
che narrando la storia di un coccodrillo cerca di far capire che invece
è proprio l'amico stesso la persona giusta per il protagonista.
Il video evidenzia la storia tra i due personaggi".
La storia
sarebbe quella d'un coccodrillo che viveva in uno stagno "navigando
tra le lacrime che aveva pianto" perché ogni volta che cercava
di baciare la luna sulle acque dello stagno, lei volava via. Ma la luna
fermò il suo giro eterno e "il coccodrillo uscì allo scoperto
/ e così vinse la sua paura di essere diverso".
La
luna ora è accanto a lui, avendo "deciso di fermarsi assieme
a chi non l'ha tradita mai".
Confesso
che se la tematica gay non fosse stata dichiarata dall'autore stesso, io
da solo non ci sarei mai arrivato a vederla, dato che la favola mi sembra
giusto questo, e non ne vedo l'aggancio con la tematica lgbt. Fra il cercare
una donna ed arrivare a mettersi col migliore amico, ce ne corre!
Apprezzo
dunque il fatto che questo giovane cantante abbia voluto affrontare il
tema in modo ironico e leggero, anzi addirittura fiabesco, però
poi non riesco a capire dove mai l'abbia affrontato. E in effetti non ci
riesce neppure il videoclip, nel quale il cantante è attorniato
da ragazze in bikini che sgambettano sul bordo d'una piscina, e gli si
strusciano anche addosso. Il coccodrillo? Giusto un pupazzo gonfiabile
(il che è molto simbolico, di cosa sia l'omosessualità
dei videoclip italiani!)
Quanto
all'"amico zelante", fa giusto un paio di facce "libbiddinose", ma non
interagisce mai con l'io narrante, salvo forse alla fine, quando i due
si allontanano assieme.
Tutto
qui? Direi che non ci siamo. Provaci ancora, Sam...
2009 -
Enantino - "L'amiche mi è recchiòne" - da - Amore e guèrre.
(Autoprodotto)
Enantino
è un personaggio immaginario, un folksinger pugliese che avrebbe
scritto questa canzone nel 1969. Ma di questo personaggio non si trovano
tracce precedenti al 2008... Come del resto non si trova alcuna traccia
in Rete del Cd da cui questo brano (diffuso tramite Myspace e Youtube)
sarebbe presumibilmente tratto...
Il
testo della canzone è in pugliese strettissimo, e non ne avrei capito
altro se non il senso generale ("il mio amico è ricchione, ma
ciò nonostante gli voglio bene egualmente") se lo stesso autore
non
avesse fornito la traduzione in un blog in cui un gruppo di persone
stava cercando invano di decrittare l'arcano linguaggio (e qui mi si permetta
una domanda: quanto è verosimile che un vero folksinger nato a ridosso
della guerra, quindi settanta-ottantenne, frequenti con la massima disinvoltura
i dibattiti dei blog? Suvvia!).
Il
testo parla di sessualità in modo abbastanza crudo (a iniziare dall'uso
del termine "ricchione" per dire "gay"), ma tutto sommato
non fastidioso: infatti l'uso del linguaggio crudo e "popolare" fa parte
dell'operazione del "falso d'autore" inventata da Enantino, e in quel contesto
ha un suo senso.
Colpisce
semmai il contrasto fra, da un lato, il linguaggio arcaico usato (sia nella
lingua, sia nella musica - una ballata per sola voce e chitarra) e dall'altro
la modernità dell'atteggiamento d'accettazione, che non credo proprio
ci si sarebbe potuto aspettare da una
vera ballata folcloristica del 1969.
Senza
peli sulla lingua, ma con una certa indulgenza, vengono elencati i sintomi
che nel comportamento dell'amico, Franz, hanno fatto capire all'io narrante
che era "ricchione": una volta, al mare, simulò di affogare per
potere dare un bacio all'amico, un'altra volta, col pretesto della stanchezza,
una mano scivolò sul didietro dell'amico...
Ma
la prova del nove si ebbe una volta in cui una "massera" (contadina)
voleva "dare una botta o due" a Franz. Comincò così a giocare
col suo passero, ma il passero dormiva, tranquillo e zitto, e non volle
svegliarsi neppure con i cannoni.
Franz
arrivò piangendo dall'amico, che gli diede una mano (o qualcos'altro):
l'io narrante si "sfregò" così la contadina, mentre Franz
si "sfregò" il fratello della contadina. La scena è talmente
improbabile da sembrare uscita direttamente da un film porno, ma lasciamo
correre, tanto non è questo che conta nella canzone.
La
quale conclude col ritornello, che afferma che "L'amico mio è
ricchione, ed io gli voglio bene / ed anche se è ricchione, gli
voglio bene assai, / e la mamma non glielo dice mai" (ma anche "alla
sua mamma non l'ha mai detto").
Che
dire? Un "falso d'autore", quando è ben fatto, oltre che gradevole
è anche divertente, e questa canzone è entrambe le cose.
2009 -
Fedez - "Canzone da gay" - (Inedita,
da Youtube).
Un
altro rapper omofobo: ma ca..., ma ne esiste uno che non
lo sia?!? (Ok, la mia era solo una domanda retorica, non linciatemi: qualcuno,
come Caparezza ed altri, per fortuna esiste).
Per carità: onore al rap per aver
dato possibilità d'espressione a tanti buzzurri delle periferie
urbane che, essendo totalmente ignoranti in fatto di musica e litigando
parecchio con la lingua italiana, non avrebbero avuto nessun'altra possibilità
di lanciare al mondo i loro messaggi-karaoke... Però una
volta visto il risultato, ti assale il dubbio sul fatto che il mondo sarebbe
stato davvero peggiore se ne avessimo fatto a meno...
Il qui presente Fedez, col suo accentino
da montanaro lombardo arrivato giù in pianura solo perché
trascinato dalla buzza dell'ultima piena, ci fa sapere le ragioni
del mancato successo dei suoi capolavori rap. Ebbene sì: drammatico
ma vero: alla gente piacciono solo le "canzoni da gay", il che nel suo
linguaggio omofobo significa "schifose".
Quindi anche lui è costretto, contro
la sua volontà, a fare queste canzoni "da gay", per tutte le checche
che quando si guardano allo specchio scoprono di essere sempre più
donna (di bene in meglio):
"Io lo so che ti piaccion le canzoni
da gay, / devo farle perché a te piacciono. /
Io lo so che ti piaccion le canzoni
da gay: / più ti guardi allo specchio, / più ti credi una
lei. /
Poi ti chiedi perché faccio
le canzoni da gay: / perché senza di te, io come camperei?"
Il resto di questo capolavoro è dedicato
a spalare merda sull'intero mondo del rap italiano, composto da incompetenti,
incapaci e bastardi.
Ed ehi, è stato lui a dirlo, mica
io!
2009 -
Ferrarini, Paolo - "Gravità (erotic dream of a gay priest)" - da
- Paradigmi gnoseologici.
Come
capita sempre più spesso ormai, la canzone è nata come un
tutt'uno con il videoclip, che
si trova con facilità su Youtube.
Le
parole della canzone, dalle atmosfrere evocative un po' "New Age", sono
in buona parte in un linguaggio inventato (l'autore studia linguistica),
ma il videoclip mostra il "sogno erotico"
d'un sacerdote gay innamorato d'un gran bel
ragazzo (mostrato generosamente ignudo).
Ovviamente
m'è impossibile commentare la parte scritta nel linguaggio inventato,
ma il finale è cantato in inglese standard e, dando voce
al tormento del sacerdote, afferma:
"Vorrei arrendermi
alla tua luce, / reggerei tutto il tuo peso, ma il tuo giogo è troppo
leggero. /
E potrei nascondermi
nell'aria e volare, / potrei appoggiarmi a una fiamma... / ma sono stato
inchiodato a questo suolo dal quale /
io non posso
cadere / innamorato".
2009 -
Fornasari, Greta - "Paola
e Francesca" - da - Fabrizio Varchetta - Siamo gli operai.
Fabrizio
Varchetta è l'autore di questa canzone, che però curiosamente
nel suo Cd è affidata alla voce di Greta Fornasari.
Ancora
un richiamo alla coppia di "amanti dannati", Paolo
e Francesca, della Divina Commedia, come già
nel
1977 Mauro Pelosi con "Claudio e Francesco" e successivamente,
nel
2010, Piero Spina con "Paolo e Francesco".
La canzone è splendida (ed è
bella anche per la musica e l'interpretazione).
In essa una donna rivela all'altra di
non poterene più della doppia vita e della finzione, e finalmente
presenta l'accettazione di sé e del proprio amore per quel che è,
ossia un passo di maturazione interiore, un momento di crescita.
L'io narrante ha fatto i conti con la
famiglia, col ragazzo (...ex, ormai?), ed ora li sta facendo con la ragazza
amata, che a quanto pare è terrorizzata da questo cambiamento ed
ha reagito sparendo e non facendosi più sentire, per paura di dover
fare a sua volta le stesse scelte. Ma l'io narrante dichiara di essere
stufa di chiamarla solo "amica": se ha coraggio può chiamarla amore...
Altrimenti potrà salutarla prima che se ne vada:
Voglio vivere di te, di quello che
ho da dirti, / negli angoli di buio usati per amarti. /
Voglio vivere di luce, dalla luce averti
/ imparare la tua notte per sognarti. / (...)
Conosci bene questa mia vita: / quello
che conta resta tra le righe, /
e con lui non riesco più a parlare:
/ va in frantumi la mia consistenza, / quando mi guarda e mi chiede l'amore:
/
fa paura, e non so mai che fare. /
(...)
Dove sei finita? / Quanto tempo stai
sprecando? / Ti sei mai decisa a scegliere? / Ti hanno chiesto di decidere?
/
Sono stufa di chiamarti mia "amica"
/ e di tornare a casa a mani vuote: / mi fa male e non so rinunciare. /
Sono qui sul treno che conosci: / se
fai presto mi puoi salutare... / se hai coraggio puoi chiamarmi amore.
Wow! Consigliatissima.
2009 - Hate for breakfast - "Squadrismo hardcore"
- da - Squadrismo hardcore.
Canzone neofascista in apologia del genere
musicale a cui la canzone stessa appartiene:
"Leggiti i testi, cosa cazzo vuoi spiegare?
/ Sei solo un pagliaccio incapace di capire / che hardcore è
assalto duro e radicale. /
Barboni, froci e tossici tutti da bastonare!
/ Straight edge è attacco, rottura siderale; / alcol, droga
e merda: piaghe da debellare! /
Hardcore squadrista, hardcore
fascista!"
Come giustamente dice il testo, non c'è
nulla da spiegare, per un commento basta leggere i testi.
2009
- Malleo - "Il travestito" - da - Malleodorante. (Autoprodotto,
su
Youtube).
Merita solo poche parole questo prodotto
sub-dilettantesco, inciso malissimo (la voce a tratti soffoca la base musicale
e a tratti deve rincorrerla; sono più le note stonate di quelle
intonate; nelle note tenute c'è la tendenza a glissare verso il
basso; il microfono è troppo vicino alla bocca... ma non c'è
almeno una cosa fatta nel modo giusto?).
Quanto alle parole, chiedo venia a mi
chi legge, ma preferirei astenermi dal dare un giudizio.
Nel testo l'io narrante racconta di avere
sognato una donna stupenda, più grande di lui, ma apparentemente
irraggiungibile:
"Era bellissima, senzazzionale, micidiale,
con un culo da far paura".
Finalmente trova il coraggio di farle la proposta,
ma ha una sorpresa:
"Ma quando andammo a farlo in camera
mia / mi accorzi che non era più robba mia: / era bruttissimo, senzazzionale,
micidiale, con un pacco da far paura!".
Se aggiungerò che il
cosiddetto "video" che illustra la canzone su Youtube sembra fatto
da una bambina delle medie, avrò detto tutto.
2009 - Masini Marco - "L'Italia" - da - L'Italia...
e altre storie.
Passato inosservato, forse perché
testo politicamente critico verso l'andazzo dell'Italietta berluschina,
questo brano contiene a sorpresa anche un accenno alla situazione delle
coppie dello stesso sesso:
"È un paese l'Italia... dove
un muro divide a metà / la ricchezza più assurda della solita
merda, / coppie gay dalle coppie "normali". /
È un paese l'Italia... che rimane
fra i pali / come Zoff!"
Nel
video che accompagna la canzone la scena è visualizzata mostrando
una coppia gay che viene fermata alla frontiera dell'Italia e lasciata
fuori.
Forse però a nuocere alla fama
di questa canzone (di cui, ripeto, quasi nessun gay si accorse, all'epoca)
contribuì soprattutto l'accanita cagnara mediatica orchestrata attorno
a "Luca era gay", presentato nello stesso festival,
che conteneva un messaggio anti-gay decisamente più gradito
ai mass-media clericali italiani. Forse in un anno diverso da quello l'avremmo
notato meglio.
(Post scriptum: sono io il solo
a pensare che il riferimento calcistico a Zoff, nel momento in cui si cercava
di fare un discorso di critica sociale, sia decisamente fuori posto, anzi
una caduta di tono non necessaria? C'è stato già il proprietario
d'una squadra calcistica che s'è messo a fare politica come se fosse
calcio, fondando un partito con un nome che sembrava un incitamento da
stadio e scegliendo come colore quello della squadra nazionale... Non ci
è bastato?).
2009 -
Parlato, Gennaro Cosmo - "Nel mio cielo" - da - Soubrette.
Di
questo brano il cantante ha
dichiarato in un'intervista:
"Parla
di due uomini che non riescono a vivere la loro storia.
Mi
sono ispirato a un personaggio famoso gay, un presentatore - di più
non posso dire! - mio intimo amico, che ha vissuto una storia molto travagliata".
Il testo
si presenta come preghiera d'uno dei due amanti affinché la si smetta
di vivere nella paura e nella doppia vita, e si trovi il coraggio del proprio
amore:
"Non
ti nascondere, non farti più del male / stringimi forte, come te
lo devo dire: / dobbiamo vivere la vita sotto il sole / (...) /
Che
me ne importa della gente, capirà: / soltanto i santi han la coscienza
limpida; /
i
tuoi volevano una donna da sposare / ma non è colpa mia se t'amo
da morire! /
Comunque
vada non ho più nessun timore: / (...) / sei la mia vita
a cui non devo rinunciare".
Bella
l'interpretazione, come pure l'arrangiamento un po' elettronico.
2009 -
Parlato, Gennaro Cosmo - "Sabrina" - da - Soubrette.
Un
aspetto un po' negativo di questa canzone è che racconta d'una transessuale
presentandocela, come da stereotipo, come una sex-worker, anche
se perlomeno fa la spogliarellista e non la prostituta.
L'aspetto
positivo è che lo sguardo su questa Sabrina è per una volta
tanto simpatetico, e non morboso, arrapato o moralistico:
"Vuol
fare soldi per andare via / e vivere lontano da casa sua. / (...)
E
lei ti guarderà, e lei ti prenderà / negli angoli, lo sai,
succederà / (...) /
Non
è una femmina, ma lo diventerà!"
La canzone
è giocata sul contrasto fra la dimensione di sogno in cui vive Sabrina,
e la realtà molto materiale in cui deve vivere per tentare di fare
di questo sogno una realtà:
"Sabrina
vuole andare in America / si sente donna in fondo nell'anima, /
ma
balla intorno a un palo di plexiglas. / (...) /
Non
è una femmina, ma sopravviverà".
Di questo
brano il cantante ha
detto:
"Sì,
per un po' ho frequentato il mondo trans e mi ha affascinato tantissimo,
ci sono persone umanamente straordinarie. Molte di loro soffrono tantissimo,
ma al contempo hanno una positività nell'affrontare la vita che
mi ha insegnato molto. Ho preso la storia di una che ho conosciuto e l'ho
messa in musica.
La
cosa scandalosa è che molte di loro non riescano a trovare un lavoro,
e debbano arrabattarsi a fare le ballerine nei night o a battere".
2009
- Povia - "Luca era gay" - da - Centravanti di mestiere.
(Commento
ancora da scrivere).
Movimento
gay preso per il naso da Povia.
Fra
le "risposte implicite" ("implicita" perché la risposta è
uscita un anno prima della domanda) non va dimentcata "Leila"
dei Superzoo, che racconta cosa si nasconda dietro le vantate "guarigioni"
in termini di violenze e sequestri di persona da parte delle famiglie,
ai danni degli adolescenti presi di mira dai programmi di "cura" ai quali
Luca di Tolve fa oggi propaganda.
Parodie:
La
canzone ha scatenato una serie di risposte in musica, non tutte di buon
gusto e non tutte meno omofobe di quella di Povia.
Dopo
aver scartato le stronzate degli adolescenti sessuorepressi in vena
di stupidera su Youtube, segnalo:
-
2009 -
Bavia - "Luca diventerà gay" - da - ''Il ruggito del coniglio''
(trasmissione di Radio2) del 27 gennaio 2009 (si trova su Youtube). Presa
in giro della canzone di Povia, relativa a una ragazza che al suo ragazzo,
Luca, fa fare troppo shopping e troppo poco sesso: "Luca diventerà
gay / fermarlo neanch'io potrei: / non è questione di ormoni, /
ma è che tu hai rotto i coglioni. / Gli zebedei fanno oooh!".
Divertente...
-
2009 -
Di Pancrazio, Carmine - "Luca
è ancora gay" - da - 10 anni dopo.
Qui
prevale l'aspetto pecoreccio, anche se il
video che su Youtbe illustra la canzonetta,
pur essendo fatto con zero euro di budget, non è male: vale la pena
di dargli un'occhiata.
-
2009 -
Elio e le Storie Tese - "Luca
era gay" - Proposto alla trasmissione Tv: Parla con me, il 13
febbraio 2009, e riedito su Youtube.
Qui
prevale invece il tono demenziale/surreale.
-
2009 -
Fratelli Sberlicchio - "Luca era gay... e anche il suo piccione!". (Parodia
da Radio Dj, trasmissione: Ciaobelli. Su Youtube).
-
2009 -
Luxuria, Vladimir - "Luca non era etero!" (autoprodotto,
su Youtube).
Risposta
che la butta sul camp, sottolineando comunque la scarsa credibilità
delle proteste di "eterosessualità" di Luca.
-
2009 -
Popcorner factory - "Luca era gay, Michele era negro" (autoprodotto, su
Youtube).
Risposta
politica, ben costruita su un paradosso e a tratti divertente. Dopo Luca
che da gay diventa etero, ecco ora Michele che da negro diventa bianco
e si mette a fare le ronde per picchiare gli extracomunitari, e così
si sente molto, molto meglio.
-
2009 -
Proffe - "Ricchione" (autoprodotto, su
Youtube).
Riproposizione
d'una (atroce) canzone omofoba del 2006.
In realtà non ha alcun rapporto, neppure di parodia, con "Luca era
gay": ne ha solo sbandierato il titolo per autopubblicizzarsi. Molto,
molto, molto peggio della canzone di Povia.
-
2009 -
Superio - "Lucky era gay" [single, in vendita
su iTunes].
Fra
tutte le risposte a "Luca era gay" questa è la più originale:
"Lucky
era gay / e non ci sta: / adesso è trans / che male fa? /
è un'alchimia / d'identità".
Il motivetto
gradevole è impreziosito dagli inserti del violino elettrico di
H.E.R.
Una
canzone interessante anche al di là della contingenza della parodia
alla canzonetta di Povia.
Va inoltre
aggiunto:
2009
- Rondelli, Bobo - "Gigolò". Inedita, disponibile in versione dal
vivo su
Youtube.
Brano di cabaret.
L'io narrante è un gigolò
che fa la bella vita a Rotterdam prostituendosi a donne. Peccato che la
sua ultima cliente, in un costosissimo ristorante di lusso, chieda di andare
un attimo in bagno e sparisca lasciando il conto da pagare, e che l'io
narrante non abbia in tasca un soldo.
Ma un altro avventore, capita la situazione,
"da gran gentiluomo", paga lui.
Ai ringraziamenti del gigolò,
"Lui dice: "No preocupasiòn,
/ abbiamo già la solusiòn.." /
Il finale è intuibile:
"Sto qui seduto in questa macchina
/ e poi nel lusso di un grande hotel / un letto singolo.... / "La prego,
piano... è la prima volta!" / Ohiohiohi ohimè, ahimè!
/
E rivedo gli amici del bar, invidiosi
di me: / Che gran culo che c'ha, / fa il gigol.... - pardon: rotto'nculo...
- a Rotterdam!".
Più che a commentare, questo brano
mi spinge a chiedermi che senso abbia. Il motivo comico starebbe nel fatto
che al prostituto è stato "rotto il c...". E la mia domanda è
cosa ci sarebbe di comico, in ciò.
Molte situazioni comiche si basano sul
concetto dell'"uscì a suonare e tornò suonato", ovvero,
"chi la fa l'aspetti"; tuttavia qui il prostituto non aveva "rotto"
nulla a nessuno. È il cliente che scappa senza pagare, truffando
una prostituta, che merita il "chi la fa l'aspetti", non è certo
la prostituta a meritare che come se non bastasse le venga pure "rotto"
alcunché.
Ma evidentemente nel 2009 sopravvive un'italietta
provinciale che è preda d'irresistibili scoppi d'ilarità
isterica di fronte alla semplice menzione di certe pratiche sessuali.
L'omofobia s'esprime anche attraverso
questi canali che, se contestati, protestano d'essere "solo scherzi", "solo
cose per far ridere", senza chiedersi mai se l'ideologia che trasmettono
sia tale da far piangere qualcuno, quando viene messa in pratica...
2009 -
Supino, Osvaldo - "Fell for the enemy" [single].
Osvaldo
Supino è
un fenomeno sociologico prima che un fenomeno musicale. Supino (italianissimo
nonostante canti in inglese) è il tipico prodotto dell'epoca Internet
e soprattutto dell'epoca Myspace prima e Youtube poi. Prima di quest'epoca
sarebbe stato impensabile.
Totalmente
autoprodotto, con una buffa quanto italianissima gestione famigliare dietro
ai suoi prodotti (con mammà, fratello e parenti vari a cucire costumi,
disegnare copertine, girare video e ttutte ccose), è un esempio
di come il provincialismo, in Italia, continui ad essere un pregio. Le
scelte estetiche di Supino sono infatti sempre catastrofiche, ma lo sono
con una tale coerenza (pardon, pervicacia) da mostrare quanto Gillo
Dorfles segnalava già decenni fa nel suo fortunato saggio sul kitsch:
che alcune forme di kitsch contengono una sorta di estetica dell'assenza
di estetica.
Supino
rientra di certo in questo tipo di categoria, esibendo il kitsch
con una tale ostinazione da dimostrare che in lui il cattivo gusto non
è più un'assenza di cultura, è diventato esso stesso
una forma di cultura e di gusto (quello della "sfranta di provincia").
Supino
è stato accusato d'essere un clone gay di Britney Spears (ma questo
avveniva prima che Lady Gaga le sifonasse l'intero fandom gay in
una notte), tuttavia ciò è falso: Supino è semmai
il clone della "Youtube celebrity" Chris
Crocker, che a sua volta era un clone gay (anzi, mezzo-travestita)
di Britney Spears.
La qui presente
"Fell for the enemy", per esempio, è in effetti una canzone
proprio di Crocker, ed ha un testo gay, che si basa su un gioco di parole.
Basandosi sul doppio senso del verbo "to fall" il titolo può infatti
voler dire sia "Caduto combattendo per il nemico", sia "Innamorato del
nemico", cioè di un uomo eterosessuale (e maschilista).
Non mi soffermerò
ad analizzare la canzone, che dopo tutto non c'entra con il mio esame della
presenza omosessuale nella canzonetta italiana, visto che è solo
la cover d'una canzone americana.
Ciò che m'interessa
qui è ovviamente il cantante, che per qualche tempo ha praticato
una strana forma di coming out, non negando mai d'essere gay quando
parlava a testate gay, e parlando da eterosessuale con le testate o i blog
non gay. Alla fine, a
domanda precisa di una rivista non gay ha risposto, ed ammesso ciò
che era noto a tutti, quindi ora la cosa è ufficiale anche per
sette persone che non ci erano ancora arrivate da sole.
Supino nelle sue
azioni non ha rivelato le fredde e calcolate tecniche di marketing
utilizzate da un cantante per alcuni versi simile a lui, Immanuel Casto.
Anzi, direi che si sia mosso fondamentalmente d'istinto, spinto da un narcisismo
adolescenziale sconfinato (io non ho parole per le foto "erotiche",
in posa da pin-up, nelle quali mette in mostra con vanità
tutte le costoline e tutti gli ossicini del suo fisico da anoressico, privo
del minimo muscolo).
Il punto è
che Supino s'è fatto avanti nel momento esatto in cui Myspace (oggi
già tramontato, ma non prima di aver goduto d'un istante di accecante
fulgore), Youtube e la Rete erano ormai sufficientemente diffusi da poter
"creare" una Youtube celebrity anche in Italia, ma prima
che la case discografiche la smettessero non solo di snobbare, ma anzi
di combattere a suono di avvocati questi canali di comunicazione e promozione.
Egli ha quindi avuto
in pratica la scena web tutta per sé solo, come dimostra il milione
e passa di visitatori raggiunto dal video di "Work that body"
al momento in cui scrivevo queste righe (ottobre 2011). Tutto ciò
senza investire un solo centesimo in promozione o pubblicità. Oggi
Supino fa le serate in giro per l'Italia (ed se va a Verona "canta" all'Arena,
e scusate se è poco), e sai che gliene frega a lui se Wikipedia
si ostina a snobbarlo e rifiuta di considerarlo abbastanza importante da
meritarsi una voce.
Perfino
il video di "Fell for the enemy", su
Youtube, ha un numero di visite quasi pari a quello dell'originale.
Niente male per una "star fai-da-te".
In conclusione, vorrei
notare anche il curioso modo in cui molti gay hanno reagito, con fastidio,
al successo di questa "convinta", sparando commenti al curaro: "Eh si
, mi fa vergognare di essere gay". Suscitando per fortuna anche reazioni
come quella
in questo sito, che giustamente chiede alle "signorine critichini":
"Ragazzi ma ci
state con la testa? E c'è un Mengoni che è gay e non lo dice
e lo accusate, Supino si fa vedere senza vergogna per quello che è
e lo accusate... ma NON VI VA BENE NULLA?? Ma basta con questa solita ACIDITÀ
DA PASSIVE!! E BAAAAAAAAAAAASTA!".
Pertanto: lunga vita
alle "convinte"!
2009 -
Il teatro degli orrori - "Direzioni diverse" - da - A
sangue freddo.
Una canzone a tematica gay un po' strana,
dato che nulla nelle parole permette di capire che il "tu" a cui
si si rivolge il cantante sia un altro uomo.
La circostanza è svelata infatti
solo dal videoclip.
Il testo, piuttosto breve, racconta l'addio
fra due persone che la vita (o per meglio dire, a quanto pare dal verso
finale, l'attaccamento patologico alla carriera) "spinge in direzioni diverse",
costringendole a interrompere una relazione che sarebbe stato bello durasse
tutta la vita:
"Ti prego ascoltami, / ascoltami bene
almeno una volta... / (...) / Quanto ti manca l'amore? /
Sarebbe stato bello invecchiare insieme,
/ la vita ci spinge verso direzioni diverse. /
Non te la prendere / non te la prendere,
almeno una volta... / Il lavoro mi rincorre, adesso devo scappare".
La musica è raffinata, il particolare
tono di voce del cantante è sicuramente insolito, e nell'insieme
si tratta d'una canzone tutt'altro che banale, che vale la pena di ascoltare.
Resta però il fatto che il testo
non contiene nulla di specificamente gay.
2009 - The Zen Circus - "Andate tutti affanculo"
- da - Andate tutti affanculo.
Il testo, decisamente sgrammaticato, se
la prende con "cinici" e "stronzi" o con gli schiavi del consumismo, in
una confusione d'idee pari solo alla pretesa di far poesia usando frasi
iniziate e non concluse, e ragionamenti sconclusionati.
In questo marasma galleggia un riferimeno
agli omosessuali, presentati per l'ennesima volta, e con un secolo di ritardo,come
un "terzo sesso" elencato in aggiunta a quelli delle donne e degli
uomini:
"Alle donne, agli uomini ai froci:
/ vi amo, vi adoro e ricopro di baci;
corpi ignudi sgraziati o armoniosi,
/
perdenti per sempre, perfetti per oggi".
Il sound della canzone è quello
della ballata anni Sessanta, con chitarra acustica e armonica a bocca.
A tratti ricorda i Nomadi.
Un brano gradevole, specie per chi sia
in vena di revival, ma insignificante per il nostro argomento.
2009 -
Trash, Sabryna - "Maschioni ricchioni" - da - Ghiv3.
Anche come singolo. (Autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
La
nostra travestita preferita ritorna alla carica con la lagna sul fatto
che troppi clienti desiderano essere sodomizzati, e che di stalloni
veri e di maschi che la "cavalchino" non riesce a trovarne più:
"I maschi attivi sono spariti / sento solo i nitriti"!
Il
suo disappunto è espresso con una toscanissima sequela d'insulti
contro i "ricchioni" che fingono d'essere "maschioni" (salvo poi buttarsi
"carponi") cantata con una vocina in falsetto da bambina ubriaca, dall'effetto
comico azzeccato.
Anche
il testo demenziale, nella sua pazzia talebana, è decisamente buffo:
"Sono solo dei frocioni / stanno sempre
a carponi, / gli tiro un calcio fra i coglioni / a questa massa di ricchioni.
/ (Cavalcami!) //
M'incateno davanti alla Farnesina /
se non fanno entrare i turchi da domattina. /
Supplico Berlusconi / che mi tolga
i froci dai coglioni! // (...)
Nessuno si accorge che muoio se non
trovano una cura, / sborso anche i soldi pur di trovarne uno, magari a
rate. /
Aspetto con ansia, felice e illusa,
a gambe divaricate!".
La postproduzione del disco è piuttosto
curata, al punto che, incredibilmente, la "diva sderenata" sembrerebbe
addirittura cantare a ritmo con la musica.
Insomma, per farla breve, una delle canzoni
di Sabryna Trash sul tema lgbt più folli, divertenti e riuscite.
2009 - I tre quarti - "Cristo era gay" - da
- Da dietro.
Cosa io pensi di questo complesso l'ho
già detto, ma lo riassumo in una parola: spregevoli.
Per quel che riguarda il presente brano,
che è una parodia di "Luca era gay" di Povia,
il gusto infantile per la parolaccia fine a se stessa e la bestemmia sono
tali da privare di qualsiasi senso la canzone.
Si tratta infatti di poco più che
del testo di "Luca era gay" con le frasi "Pijallo ner c**o", "Lo
pija ner c**o", "L'ha pijato ner c**o" sostituite alle frasi
del testo orginario almeno una volta per verso.
Come se non bastasse, il gusto per la
sodomia viene esteso - chissà perché - anche a Dio e a Gesù.
Ritengo di avere di meglio da fare che
sprecare tempo ad ascoltare questa roba. Corro a risciacquarmi le orecchie
con Sabryna Trash, che al loro confronto pare Maria
Callas!
2009 - I tre quarti
- "Frocetto" - da - Da dietro.
Parodia
di ''Minuetto'' di Mia Martini, sotto forma di un dialogo fra un donna
e il suo ragazzo.
Costui
desidera solo sodomizzarla, in quanto finisce per rivelare d'essere omosessuale
e di preferire prenderlo in quel posto (non chiedetemi che logica ci sia
in questo sillogismo: non l'ho creato io!). La donna si consola rivelando
a sua volta di essere, oltre che ex prostituta, anche mezza lesbica (non
chiedetemi... eccetera).
Nessuno
dei due cantanti riesce ad azzeccare una nota che sia una, quindi la canzone
risulta uno strazio miagolante: una sega elettrica avrebbe prodotto un
suono più gradevole.
Il
testo è pura pornolalia: ne cito qualche verso, scelto tra i meno
ripugnanti, giusto per far capire a che livelli si riesca ad arrivare:
"Ma
li mortacci tua, ma che fai? / Te infili 'na banana e poi / dici che che
godrai? /
Vabbe'
che so cazzi tuoi, / tanto sai che quassù / male che ti vada avrai
/
un
buciò de **** / pe da' du botte".
Mi chiedo
quale ragazza potrebbe mai avere un ragionevole soddisfazione in un'esperienza
sessuale con un ragazzo con una mentalità paleolitica come
questa. Nessuna, suppongo.
Il
che spiega allora come facciano "I tre quarti" ad avere tutto 'sto tempo
libero per produrre "canzoni" come questa...
2009 -
Uochi tochi - "Il ballerino" - da - Libro audio.
Un freestyle piuttosto insolito,
e finalmente senza rime infantili, accozzate alla bell'e meglio
e senza badare al senso di quel che ne viene fuori.
Anzi, direi che il testo, lungo e articolato,
sia una vera e propria concione, recitata su un accompagnamento musicale
di sottofondo.
"Il ballerino" racconta i turbamenti infantili
dell'io narrante, che a undici anni, per desiderio di distinguersi dalla
stupida volgarità dei suoi coetanei, decide di studiare danza.
A sedici anni, poi, capisce che il suo
desiderio di "stare a ritmo" avrebbe avuto migliori possibilità
di esprimersi suonando la batteria; peccato però per il tempo sprecato,
che non sarebbe stato tale se gli adulti avessero accettato di parlare
coi bambini e di spiegar loro il mondo e la sua stupidità.
Nel parlare della sua esperienza come studente
di ballo, l'io narrante ovviamente parla dei sospetti di omosessualità
che immancabilmente gli erano piovuti addosso. L'argomento è discusso
con ironia e gusto del paradosso:
"<ero> l’unico maschio in mezzo
a ragazze che ballano, / che si cambiano nella stanza di fianco, / che
mi fanno pat pat sulla testa: / uno smacco per coloro che dopo gli allenamenti
di calcio / passavano il tempo a constatare / reciprocamente le misure
del loro ca**o. //
Purtroppo, è considerato più
eterosessuale / guardarsi tra maschi per determinare / chi sta nel club
dell’età puberale, / piuttosto che farsi circondare / da ragazzine
vestite attillate / che fanno discorsi sulle loro relazioni presenti e
passate. /
Per questa dicrepanza / la situazione
cominciò a pesare: / le categorie create dagli adulti mandano sempre
tutto a puttane. / Una ragazza più grande in palestra mi interpella
/ con in mano una cartella e una penna: / vuole farmi un test per verificare
/ se inizio a manifestare qualche tendenza omosessuale. / Fu quella la
prima volta che ebbi a che fare / con la scienza dozzinale di molte studentesse
universitarie / iscritte a psicologia"...
Non sono abituato a canzoni che fanno discorsi
tanto complessi e tanto articolati, ma devo dire che i ragionamenti proposti
in questo brano sono spesso veri e stimolanti, e il risultato è
tutt'altro che malvagio, anzi.
Ciononostante faccio un po' di fatica
a digerire l'idea che possa essere definita "canzone" un pezzo inusuale
come questo, che non è cantato bensì declamato con affanno
in una specie di prosa enfatica e cadenzata.
Ma ovviamente ogni generazione definisce
"musica" ciò che vuole. Perfino ciò che Mariano Apicella
sbatte sotto ai versi composti da Silvio Berlusconi...
2009 -
Valentina
- "Ok (English version)" - da - Barbie e Winnitu.
(Il
brano apparentemente era già stato edito come single nel
2006, ma non ho trovato traccia di tale prima edizione).
Valentina
divenne celebre un po' di anni fa a Napoli, e persino un poco oltre
i confini della Circumvesuviana (la comica Rosaria Porcaro si
è ispirata palesemente a lei per il personaggio comico televisivo
di Natasha), con una canzoncina intitolata "Ok", che "fece il botto",
e che si segnalava per la confezione surreale: dal testo (in cui una trans
fremeva come una ben poco credibile verginella per un appuntamento amoroso),
all'utilizzo creativo del condizionale e del congiuntivo ("sarei una
pazza se non ci verrei"). Non ho potuto ancora inserire quel brano
in questa bibliografia perché non sono finora riuscito a sapere
né in che anno sia stato pubblicato né in quale raccolta
(uscì su una musicassetta autoprodotta, al limite dell'auto-piratato).
Sia
come sia, Valentina divenne talmente celebre per "OK", da essere stata
a lungo indicata come "Valentina Ok". Al punto che nel 2009, dopo aver
già cercato di bissare il trionfo con un brano intitolato "KO" (giuro
che non scherzo) deve avere pensato che dopo aver conquistato Topolinia,
ora era arrivato il turno del mondo intero, impadronendosene grazie al
fascino della versione inglese di "Ok" (ed è un peccato che l'inglese
non abbia i congiuntivi, sennò chissà che capolavoro!).
Ciò
che stupisce in questo brano è il contrasto fra la confezione assolutamente
professionale (ma lo stupore è relativo, ricordando quale cultura
musicale plurisecolare abbia Napoli) nonché il fatto che Valentina
se la cavi a cantare molto meglio di tante più acclamate "colleghe",
e la piccionaggine totale dell'operazione, con Valentina che canta
il testo inglese leggendolo da un foglietto come se fosse italiano:
"Occhéi,
if iu uont mì, / ghiv mì iour hend / iu uill sii / (...)
/
Occhéi,
iu uill bi main / for de rrest of mai laif: /
ui'll
bi tughéder for di eternitì, / ai'll giv iu evrizing det
laif gheiv mì!".
ROTFL!
La
cosa è resa ancora più irresistibile per la forte cadenza
napoletana dell'artista (ascoltate il verso "bat ai dont nnou",
detto con cadenza tale che uno "uè" alla fine non ci starebbe male!),
con tanto di napoletanissima "erre" rafforzata in inizio di parola!
Il
commento d'un caricamento di questo capolavoro su Youtube cattura perfettamente,
a mio parere, il senso dell'operazione:
"Fromm
Neipols vuit furor, de imperdibol video of te song det launsc (definitivamente?)
Valentina in de iunaited steits of america... OK guagliò! (ricorda
un po' Rutelli e Berlusconi quando parlano inglese!).
Il problema
è che non si riesce a considerare brutto questo brano sderenato.
Valentina agisce con tale assoluta convinzione, con tale granitica in-coscienza
di quel che sta facendo, da assurgere all'involontariamente comico. Com'era
già avvenuto con la versione italiana di "Ok".
A
quanto pare il personaggio è abbastanza spiritoso da non capire
perché la si prenda in giro ma da apprezzare comunque che lo si
noti, e quindi sta al gioco. Al punto da produrre
un videoclip, sì, proprio un video, per accompagnare questa
canzone... A monsterpiece!
Si
tratta d'un filmato nel quale non si capisce se il regista abbia deliberatamente
forzato i toni per stare al gioco e "fare personaggio", o se si sia visto
imporre dalla cantante a colpi di tacchi a spillo la sua visione munnezzara:
fatto sta che è un incubo all'altezza delle peggiori
aspettative!
Valentina
santa subito!
2009 -
Valentina Ok e Anna Merolla - "Da donna a trans" [single].
(Commento
ancora da scrivere).
Il
confronto fra una "donna biologica e " 'nu tranz".
2009 -
Zalone, Checco - "I uomini sessuali" - Dalla colonna sonora del film -
Cado dalle nubi.
Questo brano è, fondamentalmente,
una presa in giro dei cantanti che affermano di scrivere brani "socialmente
impegnati" sul tema omosessuale, lasciandosi poi andare senza accorgersene
a un atteggiamento pietista e paternalistico, o peggio ancora rivelando
d'essere essi stessi vittime del pregiudizio che dicono di voler combattere.
Il riferimento più immediato è
ovviamente "Il
mio amico", di Anna Tatangelo, già preso di mira da questo comico
l'anno precedente nel
brano: "Il mio amico gay".
Zalone non è affatto immune da omofobia,
che fa purtroppo capolino nei suoi sketch sconfinanti nel pecoreccio,
tuttavia il presente brano in sé è fatto con intelligenza
e riesce a centrare il bersaglio, indipendentemente dai limiti di chi lo
canta:
"Quanta gente che vi attacca / solo
perché non vi piace la patacca! / (...)
I uomini sessuali sono gente tali e
quali come noi, / noi normali. / (...)
I uomini sessuali non ci avranno gli
assorbenti / ma però ci hanno le ali / [allusione alle
pubblicità degli "assorbenti igienici con le ali", NdR]
per volare via con la fantasia / da
questa loro brutta malattia!".
Su Youtube è possibile trovare anche
lo spezzone con la scena del film (Cado
dalle nubi) nella quale il personaggio interpretato da questo comico
canta il brano in un locale gay, creando comprensibile imbarazzo.
<--- 2008
- vai al - 2010
--->
Inedito.
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