Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
2010
<--- 2009
- vai al - 2011
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
2010
Anche senza essere un "esperto" mi accorgo
che a questa data ormai il mercato tradizionale della musica sta andando
a pezzi. Se osservate l'elenco qui sotto vedrete che nel 2010 s'impenna
la quantità di brani autoprodotti, autodistribuiti, creati per Youtube
e non per un disco, o addirittura regalati. I brani che appartengono
a Cd posti in commercio sono ormai una minoranza. Tant'è che
le canzoni per le quali non posso proporre una copertina, per il semplice
fatto che non ne è mai esistita una, sono sempre di più.
Controllare per credere...
2010 -
Africa Unite - "Così sia "- da - Rootz.
Un
altro brano che affronta il tema dell'incitamento all'odio omofobico nelle
canzoni reggae, dopo
quello dei Fido Guido (2005), costruito su un bel motivo reggae
ben eseguito e ben cantato.
In
una
recensione del Cd pubblicata dal quotidiano "La Stampa", il gruppo
spiegava le ragioni per cui ha composto questa canzone, che chiede conto
della loro virulente omofobia
alle tre star del reggae Buju Banton, Beenie Man e Sizzla (e la cosa
curiosa è che il messaggio a costoro è cantato nel pidgin
giamaicano usato dai cantanti
reggae).
"Siamo
stufi di canzoni discriminatorie - spiega Bunna, il cantante - e di leggere
le cronache delle aggressioni subite in Giamaica dalla comunità
gay. Era ora di rendere pubblico con una canzone quel che pensano tutti
gli appassionati di buon senso. Abbiamo ritenuto che con trent'anni di
carriera questa responsabilità toccasse a noi".
Già,
ma chissà se a Sizzla e compagni importerà qualcosa: "Io
credo di sì: in fondo senza l'Europa i loro tour sarebbero miseri,
e qui vendono la maggior parte dei dischi".
È
una ribellione alla logica del reggae, che girando intorno a Kingston
tende a giustificare gli aspetti anche più deleteri dell'ambiente
d'origine: "Una sudditanza psicologica - aggiunge Madaski - che non ha
più ragion d'essere. In un altro brano del cd, "Mr. Time", il mio
testo rivendica il nostro diritto al reggae laico. Anche perché
ci hanno sempre fatto sorridere i giovani della provincia italiana che
si professano "rasta" solo perché suonano musica giamaicana".
Il testo
contiene considerazioni di semplice buonsenso, espresse in un'ottica, finalmente!,
di sinistra:
"Solita storia già scritta /
fra giudizi e tabù che non accetterò / (...) /
Il moralismo genera violenza, / violenza
cieca, non certo forza o virilità. /
Omofobo imperdente / il pregiudizio
è falso e inutile: / rispetta il tuo simile! / (...) /
Non esiste un'unica direzione / nessuno
può imporre il proprio pensiero o ragione!"
Alla canzone si accompagna
un ottimo video, semplicissimo nell'idea su cui si basa ma ad altro
impatto quanto a risultato, che merita la visione.
Consigliati sia la canzone che il video.
2010 -
Aggettivo Sette - Musica per grassi. Autoprodotto, scaricabile
gratuitamente dal suo sito.
Nonostante
la tipica, fastidiosa omofobia dei freestylers, questo
Cd è talmente cinico e cattivo contro tutti e tutto, da riuscire
a volte divertente.
Si
vedano i pezzi:
-
02 - Aggettivo
Sette feat. Gulag - "Stand by me".
Lamento
d'un prostituto che invoca la "vagiàina" (yes, pronunciato
all'inglese) di non scordarsi di lui, dopo tutto quello c'è c'è
stato fra lui e lei... Volgare e maschilista, ma oggettivamente
comico. Specie nel perfido ritornello in cui se la prende con un giornalista
di gossip, passato dal fare il chierichetto al fare lo sfegatato
sostenitore di Berlusconi passando per la fase intermedia della comare
pettegola.
"Sento le voci dei froci: / mi dicono:
"Sei come me!", / ma ti giuro, non è vero: / lo faccio per il dinero:
/
mi stan proprio sui coglioni / i ricchioni,
dico davvero! / (...) /
Tu sei la mia pace, / la mia libertà,
/ il santuario in cui la mente / evade dalla realtà, / che insomma,
fa schifo! / (...) /
Non lascerò che infida / la
mente gay / invada la mia vita! / (...) /
Sarò saggio, / dammi il coraggio,
/ la forza di / non lasciarmi arpionare dai culi... / alla Moby Dick! /
(...) /
Non sono gayo, / anzi tutto il contrario,
/ all'inverso: faccio l'inverso / per sbarcare il lunario!".
-
05 - Aggettivo
Sette - ''Con un'altra ragazza ed una tazza''.
Commento
a un video pornografico brasiliano (intitolato "2
ragazze 1 tazza") che nel 2007/2008 ha avuto una certa disgustata
eco in Rete: a quanto ne ho letto (mi rifiuto di cercarlo per vederlo!)
due ragazze vi simulano un rapporto lesbico condito d'ingredienti scat.
Se non sapete cosa sia lo scat, sappiate che la tazza della canzone
starebbe meglio in bagno che in cucina.
"Aggettivo
Sette" prova a immaginare le reazioni e i pensieri dei genitori delle due
ragazze protagoniste di quel video ("E un giorno su Youtube vedi tua
figlia / divertirsi assieme a un'altra ragazza / ed una tazza"): la
famiglia s'è sfasciata, la moglie se n'è andata, schiacciata
dalla vergogna. E devo dire che al di là del tema disgustoso, e
le immancabili parolacce, la satira qui svolge il suo compito: spinge a
pensare.
"Tu
e tua moglie smetteste di parlarvi, / passavate i vostri giorni in silenzio
ad accusarvi. / Un giorno tu rientrasti a casa e non c'era. / (...)
Da
quella sera quando esci di casa / senti tutti gli occhi addosso / pare
vogliano dirti: "So chi sei e ti conosco". /
Sai
di avere fallito come padre, / ti senti di merda, mentre lei si fa smerdare"...
-
06
- Aggettivo Sette feat. Padre P_yo - "Rap per froci, parte 2".
Nonostante
il titolo, questo brano non ha molto in comune con il "Rap
per froci" del 2005 circa, a parte il fatto di (s)parlare anche qui
d'omosessualità. Questa seconda puntata è però molto
inferiore alla prima, anche per la presenza d'un altro rapper di
ben minori capacità, "Padre P_yo".
Da
un lato, se nella prima puntata la vena di follia riscattava in
parte la violenza degli stereotipi omofobi, nella seconda, diminuendo la
follia e aumentando la volgarità, diminuisce la voglia di divertirsi
e aumenta la voglia di offendere. Non so per esempio spiegare cosa
c'entri l'innesto del tutto gratuito d'una tematica anticlericale (nel
ritornello apprendiamo che Gesù "odiava quelli come noi"
perché Giuseppe era gay e non soddisfaceva Maria, "concepita
senza Viagra"...): serve solo ad accrescere la carica offensiva del
testo.
Ora,
una cosa è essere un adolescente in picco ormonale che sfrocia per
Youtube con il reggiseno della sorella, cantando a squarciagola la "Gay
Barbie song", un'altra è invece essere un adulto che costruisce
a tavolino una sequela d'insulti e stereotipi offensivi, per poi confezionarla
su una base musicale tutta carina.
Anche
dire le parolacce è tipico dei ragazzini, e le canzoni sboccate
come questa sono tollerabili fintantoché figurano come "ragazzate".
Ma i versi di Padre P_yo una ragazzata non sono: potrebbero semmai essere
la descrizione del "frocio" secondo un militante di "Casa Pound" (i gay?
Succhiano ca**i, lo prendono nel cu*o, e sono donne mancate!).
Insomma,
"Aggettivo Sette" (pur fra le solite volgarità gratuite e parolacce)
conserva in gran parte il suo approccio goliardico, stralunato e incline
al nonsense, prendendosela soprattutto con gli eccessi "modaioli"
del mondo gay:
"Ian
Thorpe ed i suoi soci / si fanno la ceretta per nuotare più
veloci: / che muscoli!, che tono! / Ian Thorpe è proprio bono! /
Invece
noi facciamo la ceretta / perché siamo froci...".
Al contrario
Padre P_yo ci va giù pesante, inanellando tutti gli stereotipi più
frusti e reazionari ("Cercavo tubberi zottaccqua con le pinne, / ma
trovavo zolo ernegumeni con le minne! / Con le donne non avevo scianz:
/ ho iniziato con i tranz, / e adesso adesco checche al Pantz"), arrivando
al punto da infilare una barzelletta omofoba nel testo rappato, e non contento
a raccontarne un'altra (patetica) dopo la fine del brano.
E
se Aggettivo Sette ha iniziato nella prima puntata a "fare il frocio",
impersonando un gay, Padre P_yo, terrorizzato da tanta audacia, conclude
la sua non memorabile performance strillando "Ovviamente non
è vvero gnente, e grido: No homo!" (come
i cantanti omofobi giamaicani). Eccoli, dunque, i modelli culturali
di questa canzone: barzellette da bordello e rapper omofobi. Bocciata!
-
09 - "Migliori
amici - feat. [Tuo Nome Qui]".
Il
cantante sfotte le troppe persone che gli chiedono d'incidere una canzone
assieme, producendo un testo con pause in cui chiunque può inserire
il proprio nome. Insomma un generatore automatico di duetti rap. Geniale!
Fra
le iperboli dedicate all'aspirante duettante appare anche la frase: "E
recitandomi m'ama non m'ama / me lo fa venire duro tipo forma di grana
/ perché è sempre in... forma smagliante".
Appare
anche un cenno a un travestito.
2010 - Amor Fou - "Un ragazzo come tanti"
- da - I moralisti.
I dubbi e i tormenti morali d'un sacerdote
alle prese con un amore impossibile per "un ragazzo come tanti":
"Comprendo che se il mio domani / vincesse
la paura che ho di me / ti chiamerei
ma penso che se andarsene da qui /
togliesse tutti i chiodi / alle tue mani / io partirei io partirei
... ma per dove?"
Non è chiaro se il ragazzo amato
sia in realtà un ragazz-ino, anche per una frase infelicemente
ambigua che dice: "Poi si accorge di me e si prende il cuore / fra due
piccole grandi mani", e quindi forse si parla di un piccolo...
Poi però, resosi conto d'essersi
espresso male, l'autore ha
voluto specificare su Youtube che:
"Vorrei precisare, avendo scritto il
brano, che 'Un ragazzo come tanti' non tratta assolutamente il tema dei
preti pedofili ma racconta di un rapporto fra due persone maggiorenni e
consenzienti, frenato sul nascere. Una di esse è un sacerdote e
la sua rununcia ha - anche? - una connotazione spirituale. E' una canzone
sulla libertà di rinunciare e sul rispetto reciproco. Alessandro
/ Amor Fou".
Il tema è trattato con gran delicatezza
di tocco e rispetto.
Forse troppa delicatezza, al punto
che non tutti coloro che ascoltano la canzone si accorgono delle sue implicazioni,
se non le si spiega loro. Ma tutto sommato, ciò non danneggia più
che tanto l'ascolto.
2010 -
Antoniacci, Biagio - "Lei, lui e lei" - da - Inaspettata.
La canzone affronta un tema molto delicato:
la pretesa che hanno alcune persone di avere il "diritto" di mandare
avanti in contemporanea un rapporto con un uomo ed uno con una donna. Ciò
che non significa essere "bisessuali": bisessuale è chi può
avere una relazione con un uomo o una donna, e non con un uomo e
una donna. Altrimenti "gay" sarebbero coloro che collezionando relazioni
con vari uomini, eterosessuali coloro che oltre alla moglie di fanno l'amante,
e così via.
La canzone specifica che la prima "lei"
tiene nascoste le due relazioni perché pensa che nessuno dei due
sia in grado di "capire". Dunque si barcamena, di fatto decidendo per loro,
e facendo torto sia a "lei" che a "lui":
"Lei, tutto il giorno pensa a lui e
lei, / lei, non riesce più a nasconderli / (...) /
Lei, preferisce lei per vivere, / lei,
preferisce lui per crescere; /
<la seconda> lei, tutto il giorno
ad insegnare / e la notte la passa da sola: / né il buio né
lei la consola".
La protagonista si rende conto del fatto che
c'è qualcosa di sbagliato, ma fondamentalmente se ne frega:
"Lei si vorrebbe vergognare / mentre
invece si e vive e si lascia / lentamente portare a cercare lui o lei".
Ma come succede nella vita, se non scegli
tu, sarà lei a scegliere per te. Il ragazzo abbandona l'università
e torna dai suoi, la ragazza decide che passerà le vacanze da sola,
e così la protagonista passerà l'estate da sola:
"Vedi come vanno le cose in questa
vita / a te sembrava di poter decidere per loro /
ma né lui né lei avrebbero
capito, / e lascia che il destino ti abbia anticipato".
L'italiano è zoppicante, ma il concetto
è chiaro.
2010 -
Ardecore - "Per quella lei ci muore" - da - San
Cadoco.
Storia
lesbica con finale tragico: il fidanzato di una delle due donne, pazzo
di gelosia, la accoltella e uccide.
Se ne veda la
mia recensione al videoclip.
2010 -
Ballo, Pietro e Malgioglio, Cristiano - "I
ragazzi napoletani" - da - Un amore così grande.
Ristampa
(nella medesima versione) della canzone già edita nel 1992 come:
Malgioglio,
Cristiano e Pietro Ballo - "I ragazzi napoletani".
2010 -
Carere, Ciccio - "Let's twist again. Ma guarda stu cazz.... gay" - da -
60 gradi all'ombra.
Rock 'n roll (anzi, twist) in siciliano
che ripete (diecimila volte) poco altro che:
"Guarda chistu gay / chi nun si fa
i cazzi suoi. /
Tu dimmi chi vvoi, / ma luntan'e mmia
mo' stai".
Se qui c'era da ridere mi devo essere perso
la battuta...
2010 -
Ceccarini, Ciri - "Non scappo più" - (Inedito. Ascoltabile su Youtube).
Secondo
quanto ha
dichiarato lo stesso cantante:
"ho
voluto raccontare la storia di due ragazzi che per via del loro essere
gay innamorati si trovano a dover scappare. Scappare da un giovane bullo
che voleva tagliare la treccia di uno dei due a scuola, incontrando quindi
la difficoltà di una coppia di adolescenti. Oppure essere costretti
a scappare dal proprio vicino di casa, cosa
che purtroppo è accaduta direttamente a me, che non vuole si
parcheggi l'auto gay sotto casa, e qui raccontare la difficoltà
di vivere la quotidianità per una coppia gay e poi trovarsi scappare
dal
primo rustico nazistello che si scandalizza per un atto di tenerezza e
non esita a impugnare il coltello. In generale ho voluto descrivere,
con un pezzo musicalmente orecchiabile, la difficoltà di integrarsi
e di sentirsi liberi.
È
bello, poi, se mi permetti che i due ragazzi scappano da queste difficoltà,
perché è umano, ma poi alla fine trovano il coraggio e non
scappano più, proprio come ho deciso di fare io.
Questa
canzone, da ultimo, è stata scritta per tutti coloro che non trovano
la forza o il coraggio o la spregiudicatezza o la naturalezza di affrontare
i propri timori di coppia, e anche per tutti coloro che intendono, vogliono
o credono di vietare, impedire o indebolire l’amore di una coppia gay o
etero che sia. Infatti, che noi siamo quelli che vanno contro la famiglia
cattolica lo dice solamente chi cerca lo scontro con la comunità
gay, perché noi crediamo nel matrimonio cristiano ed è per
questo che chiediamo un patto laico che dia uguali diritti alle 'coppie
diverse' eppure uguali allo stesso tempo".
Il cantante
è bravo, il testo non è per nulla banale, e la canzone ha
un motivo accattivante: certamente è insolito ascoltare, in Italia,
qualcosa di così esplicito e così ben eseguito, dato che
sembra ci sia una maledizione per cui se un cantante gay ha qualcosa di
nuovo da dire è stonato, e se sa cantare canta solo minchiate irrilevanti.
Ciri Ceccarini è l'eccezione alla regola.
Ascolto
consigliato.
(Nota:
l'immagine qui sopra è un fotogramma dal video pubblicato dall'autore
su Youtube, e non la copertina d'un inesistente Cd).
2010 - Cipria - "Gigolò".
(Inedito. Ascoltabile su Youtube).
A quanto mi risulta,
nel momento in cui scrivo queste righe (2011) il brano è disponibile
solo su Youtube (e Myspace), dove però il videoclip aggroviglia
i termini al punto che non è molto chiaro se questa possa considerarsi
una canzone a tematica gay oppure no. E penso che questa ambiguità
sia voluta, da parte del complesso.
Infatti il brano
in sé non specifica l'orientamento dell'io narrante, che è
un prostituto che magnifica le proprie doti e promette di far "volare"
chi acquisterà le sue prestazioni. Non viene mai specificato il
sesso dei/delle clienti, ed anche se in italiano in genere per "gigolò"
s'intende il prostituto che si offre a donne, a questo livello potrebbe
anche proporsi ad una clientela maschile:
"Eccomi, un gentleman,
/ pronto dentro a questo cachemire / per il week-end. / (...)
/
Di me non ti
pentirai! /
Stanotte, vola!
/ Non dire una parola: / sono il gigolò".
Poi però il
video provvede a disambiguare la materia, mostrandoci il cantante del
complesso (dotato di adeguata presenza scenica e due occhi tanto azzurri
da sembrare colorati con la computergrafica) al telefono con una donna
un po' sovrappeso ed agée. Dunque è tutto chiaro:
il signorino si vende alle donne, e questa canzone non rientra nel tema
della presente bibliografia.
E invece no. Perché
nel videoclip la presenza gay viene tirata in ballo da una serie di scritte
che verso la fine intervallano le immagini, che affermano che ogni giorno
in Italia persone eterosessuali ed omosessuali ricorrono ai gigolò
perché insoddisfatte del loro uomo. Ed ogni anno ci sono gigolò
che si arricchiscono senza chiasso, senza badare alle caratteristiche fisiche
altrui.
E qui arriva un'affermazione
stranissima: "Se tutti fossimo gigolò saremmo un po' meno ricchi,
ma più etero e omosessuali sarebbero felici". Ah, ecco.
In conclusione la
cannonata: dopo che è apparsa la parola "fine", viene menzionato
la manifestazione del Sicilia
Pride del 2010, che si sarebbe tenuta a Palermo il 19 giugno di
quell'anno. E sinceramente mi si scusi se non vedo il rapporto fra la prostituzione
ed un gay pride...
Al di là di
queste considerazioni, la canzone gode d'un ritornello davvero azzeccato
ed orecchiabile, di un cantante bravo e con una bella voce (oltre che -
come detto - di una presenza fisica che lo rende credibile nel ruolo in
cui appare nel video).
All'ascolto il brano
risulta decisamente gradevole, e il complesso si direbbe uno di quelli
destinati ad affermarsi in un futuro prossimo.
Se sono rose, fioriranno.
2010 -
Errore, Loredana - "La voce delle stelle" - da - Ragazza
occhi cielo (Ep).
Canzone
melodica all'italiana, un po' tradizionale, con arrangiamento alquanto
sanremese.
LesWiki
informa che:
"La
Errore, che è stata una concorrente di Amici, ha interpretato
questo brano perché l'altra concorrente Januaria Carito ebbe dei
contrasti per il produttore Rudi Zerbi proprio a causa di questa canzone,
non
ritenendola adeguata a lei, in quanto teoricamente dovrebbe parlare
di un
amore tra due donne".
Come si
nota, LesWiki usa il condizionale, "dovrebbe parlare",
e in effetti da nessuna parte un indizio fa pensare a una donna come destinataria
di questa canzone, mentre una frase nomina con chiarezza una persona di
sesso maschile:
"Perdere un amore fa morire, / l'innocenza
di sognarti ancora mio"...
Dunque, la canzone non ha tema lesbico.
Tanto rumore per nulla...
2010 -
Ferrarini, Paolo - "Nuova vita - (Coming-out song)". (Autoprodotto,
inedito, ascoltabile su Youtube).
Paolo
Ferrarini celebra
con questa canzone l'anniversario del proprio coming out come gay.
L'artista la pubblica con un augurio:
"Soprattutto spero che possa essere
in qualche modo di ispirazione a chi affronta o ha affrontato percorsi
di autoaccetazione altrettanto tortuosi, vittima di quella diffusa mentalità
che porta a interiorizzare l'omofobia, con conseguenze psicologiche molto
più devastanti di quanto sia visibile o registrabile dalla cronaca".
Il testo risale in effetti a dodici anni prima,
cioè al periodo in cui Ferrarini accettò l'idea d'essere
gay, concludendo che prima di allora:
"mi piaceva creare / un mondo di illusioni
/ credendo vera l'immagine di me / che disegnavo nel fumo. //
Ho amato soltanto formule, / dimentico
dei risultati; / ho amato soltanto idee... / adesso amami tu! //
Non mi importa se c'entra un fato,
/ un gene, un morbo, un affetto non dato: / nessuno oggi può toccare
la mia essenza. //
E non c'è niente di strano /
o di anormale".
La musica è strana, con un'insolita
mistura di radici nel minimalismo, nel rock d'avanguardia e nella New Age,
ma è gradevole. Non è però easy listening,
nel senso che va ascoltata più volte prima che entri nell'orecchio,
e questo può essere un handicap, dal punto di vista commerciale.
Considero Ferrarini tra i migliori artisti
lgbt italiani attualmente "emergenti": produce brani non scontati, raffinati,
e finalmente lontani dai ragli inascoltabili che hanno ingolfato
la Rete da quando chiunque abbia un prurito musicale può improvvisarsi
cantante. Gay inclusi.
Deve però crescere ancora un poco:
non sempre le musiche da lui pubblicate sono state ripulite a dovere in
postproduzione e qualche nota un po' incerta è rimasta, e soprattutto
alcune cose che propone sono un tantino astruse: forse comprensibili a
lui e ai suoi amici, ma non necessariamente a un "pubblico".
Ciò detto, Ferrarini è uno
che ha cose da dire e ha le capacità per farlo, quindi mi auguro
che continui a lavorare, e che il suo lavoro venga apprezzato, ottenendo
il successo che merita.
2010 -
Fibra, Fabri - "Non ditelo" - da - Quorum.
Fa
un effetto incredibile sentire un grezzone con l'accento del tamarro del
Gratosoglio che rappa, come in questo brano, su quanto lui è figo
e su quanto gli altri siano ignoranti e grezzi: "Vorresti fare il rap
ma ti mancano le basi / senti questi ragazzi scesi dal pero / il massimo
che dicono è "pappappero"".
Va
bene che l'autocritica non è la virtù maggiormente diffusa
fra noi esseri umani, però a sentire 'sto tizio che fa le rime del
"Corriere dei Piccoli" d'un secolo fa e crede di aver fatto chissacché,
scappa da ridere a ogni frase che sputacchia, da tanto trasuda megalomania.
Se
fosse un gay, sarebbe una "convinta". E se la presunzione fosse
oro, si piazzerebbe fra i dieci uomini più ricchi del mondo.
E a
suggello di questo capolavoro della lirica occidentale, Fibra si lancia
in un attacco gratuito contro un cantante di quelli usa-e-getta prodotti
in serie dai reality che vanno di moda in Tv, un certo Mengoni,
che viene
accusato d'essere gay, senza che Mengoni avesse mai attaccato Fibra
o avesse provocato in altro modo un'aggressione.
Ora,
io non so se se questo Mengoni sia gay o no, non me ne frega minimamente
di saperlo, ho sentito su Youtube una sua canzone e non m'è piaciuta
(fa venire il diabete), lui umanamente sembra abbastanza spocchiosetto
(se fosse gay, sarebbe una "convinta" al cubo), ma ciò
detto, resta comunque il fatto che l'attacco di cui è stato vittima
è scorretto e inaccettabile:
"Secondo me Mengoni
è gay ma non può dirlo / perché poi non venderebbe
più una copia. /
Già me
lo vedo, in camera arriva una figa / prende il suo ca**o in mano, e lui:
"Lasciami, ti prego!".
Ebbene:
una cosa sarebbe criticare i cantanti che fanno la recita dell'eterosessualità
per convenienza e ipocrisia (ma in tal caso non si capisce perché
prendersela con il solo Mengoni, e non con tutti gli altri).
Tutt'altra
cosa è invece l'attacco ad hominem, con la scenetta della
"figa" (Fibra è palesemente uno di quelli che considerano le donne
come "la parte inutile che sta intorno a un buco") che "prende il ...",
eccetera, che rivela una totale mancanza di rispetto al diritto
di Mengoni di fare quel che ca**o gli pare del proprio corpo e delle proprie
frequentazioni. Nella misura in cui Mengoni non ha mai parlato male dei
gay, a differenza di Fibra, non esiste nessun motivo per giustificare
un outing,
nel caso fosse gay.
Fibra è un
maschilista di quelli che sembrano usciti da una tribù beduina,
o da un branco di pecorai del XIII secolo, e ha già dato prova in
altre occasioni d'essere un
omofobo della più bell'acqua. Tuttavia criticarlo non ha senso,
dato che manca del minimo spiraglio di facoltà critica, tant'è
che lui
è addirittura convinto di essere un paladino dei gay, e di
essere considerato tale dai diretti interessati! Mio dio!
Resta da capire dove
andranno a parare questi trucchetti per farsi pubblicità e far parlare
di sé. Mengoni non ha reagito in nessun modo, e forse ha fatto la
cosa giusta, anche perché, giusta o sbagliata che fosse l'accusa
di Fibra, chi mai è 'sto tizio per pretendere di chiedere conto
a chicchessia della sua vita sessuale? Chi gliene ha dato il permesso,
o l'incarico? E chi crede di essere, soprattutto?
Fibra torni al lavoro
per cui è più portato: pascolare le capre. Ci sono ancora
terreni agricoli liberi, dalle parti del Gratosoglio.
E si affretti: visto
che per apprezzare i suoi talenti occorre essere una capra, siamo certi
del fatto che troverà un pubblico entusiasta nel suo nuovo lavoro.
2010 -
Giambrone, Giuseppe - "Mascoloni" [single].
Parodia
di "Emozioni" di Paola & Chiara, cantata in un misto d'italiano e palermitano.
Il
testo è curioso. Inizia raccontando i problemi d'identità
d'un travestito, tipico
aderente alla sottocultura della "omosessualità mediterranea",
che si definisce più sulla base del ruolo sessuale (passivo) che
in base all'orientamento verso il proprio sesso:
"Mi
succede quando mi presento / ca 'un capisciu cchiuù
cu sugnu io: / se di giorno masculu
mi sento, / poi di notte fìmmina
son io! //
Mascoloni
oh oh, mascoloni oh oh oh, / mamma che gran
confusione, / ma chi cazzo so'?"
A questo
punto però la canzone scivola inaspettatamente su un altro tema,
cioè sulla progressiva avanzata della cultura che definisce la persona
omosessuale in base al suo orientamento (gay) invece che in base al ruolo
sessuale. Questo fa sì che la distinzione tradizionale della sottocultura
omosessuale mediterranea, (quella fra "maschi" e "femminelle") sia sempre
meno rigida.
Da
qui l'allarme per la "sparizione" dei "maschioni", che si trasformano via
via in "gay", che (orrore!) accettano anche il ruolo passivo. In
questo modo però, per il vecchio modo di ragionare, smettono automaticamente
di essere "maschi".
E così
la seconda parte della canzone passa dal chiedersi "chi sono?", al chiedersi
"dove sono?"
"Trovo
proprio a te / ma poi scopro: in fondo
/ sei preciso a me: /
maschi
cerchi tu, / maschi cerco io: /
ma che delusione! / (...)
Dove
son finiti i masculazza? / Guardo in
giro e cadino li brazza! /
Un
tempo tutti quanti a muso duro, / adesso tutti
pronti a dare il .....lo! // (...) /
Mamma
che gran confusione: / ma unni ca**o so'?".
2010
- Giambrone, Giuseppe - "Vacca vacca sei" [single].
In
questa parodia di "Waka Waka" di Shakira, che Giambrone nei suoi spettacoli
interpreta en travesti, il genere della persona a cui si rivolge
è femminile, ma il tipo di camp e l'improbabilità
del ritratto della donna presa di mira rendono palese che qui si sta parlando,
al femminile, di un gay, come da sottocultura camp. Tanto
più che questa donna ha il problema dei "pila" (peli) che
crescono troppo, quindi, più palese di così...
Il
testo, in dialetto siciliano, propone una soluzione drastica al problema
posto anche dal brano appena recensito, la progressiva sparizione dei "veri
maschi": correre in aeroporto e andare a cercare in Africa (dove sopravvive
ancora la visione antica dell'omosessualità basata sul ruolo sessuale)
il prodotto ruspante:
"Cerca masculi
intorno, / cerca, cercali: unn'i gghi'è! / Si nun 'i truovi o si
nun ssu bboni, / curri pi ll'Africa! // ["Cerca intorno i maschi, cerca,
cercali: non ce n'è! Se non li trovi, e se non sono buoni, corri
in Africa!"]
Muovi, muoviti:
/ vacca vacca sei, / si voi davvero (?), pigghia l'aero, / vattìnni
in Africa".
Purtroppo la comprensione
può risultare un poco difficile a chi non sia abituato al siciliano,
ma almeno il senso generale di questo delirio camp dovrebbe essere
chiaro a tutti.
Divertente.
2010
- Giordano, Giovanni - "Zoo (il leone è diventato gay)" - (Inedita,
ascoltabile in versione dal vivo su "Youtube").
Filastrocca
piuttosto sciocchina (spero vivamente sia nata come canzone per bambini!),
basata su una monocorde frase musicale ripetuta all'infinito, che descrive
uno zoo completamente rivoluzionato nelle abitudini. Contiene anche la
frase:
"Il
leone è diventato gay; / comunque sia, sono affari suoi".
Nient'altro.
Insignificante per il nostro tema.
2010 -
Grasso, Gabriella - "L'arte di fare" - da - Cadò.
Ho avuto qualche
dubbio sul fatto d'includere o meno questa canzone. Il sesso della persona
amata a cui l'io narrante si rivolge non viene mai specificato, quindi
non è certo che la canzone possa essere inclusa fra quelle a tematica
lgbt. In effetti, vedendo anche gli altri brani di questo Cd, si ha l'impressione
che la Grasso (che ormai suona nei concerti di Carmen Consoli) stia tentando
di rivolgersi a un pubblico più ampio, tirando il freno sulla tematica
lesbica, che non tutti nel "pubblico più ampio" riescono a mandar
giù.
Tuttavia, in considerazione
sia della copertina (allusiva e ammiccante, anche se non propriamente esplicita),
sia dei dischi precedenti della Grasso, e soprattutto dal tono con cui
l'io narrante si rivolge alla persona amata, credo che non occorra un gran
volo dell'immaginazione per concludere che la persona a cui l'io narrante
si rivolge qui sia una donna. Quindi mi si conceda questo piccolo strappo
alla regola.
Il testo è
molto bello, poetico ma non oscuro o strologato:
"Io non ho ora
niente da dire o fare, / l'unica cosa che so dire è baciare, / fare
e rifare l'amore per ore, / parole al vento che ricercano te, solo te...
/
Ci vuole arte
per riuscire a fare, / fare bene e sapere amare: / fare arte non significa
cantare / ma cantare di te, solo di te... /
Come la luna
in silenzio dormirai, / su fiati lunghi e teneri starai, / così
a portarti dentro una stella gemella / sarà il vento dei pensieri
miei... /
Se tocchi piano
la mia bocca sentirai / quei petali di rosa rossi più che mai /
aprirsi ai saperi, ai tuoi desideri: / farà arrossire i tempi e
i suoi pensieri".
Una splendida canzone,
ben eseguita, con una melodia sorretta da un allegro motivo di bossanova
molto orecchiabile e da un arrangiamento semplice ma raffinato e non banale.
Da ascoltare.
2010 -
Grasso, Gabriella - "Leggera come il vento" - da - Cadò.
La canzone è
dedicata a una "rosa", simbolo d'una persona senza nome, cosicché
dal primo verso in poi tutti gli aggettivi sono concordati, al femminile,
con la "rosa" iniziale.
L'autrice gioca
un po' con le concordanze degli aggettivi, in modo da impedire di capire
se le desinenze al femminile si riferiscano al sesso della persona amata
o se concordino con la "rosa". Così se il primo verso sembra chiaramente
dedicato a una donna: "Sei nata da un fiore proibito", il
secondo chiarisce che la cantante sta parlando in realtà alla rosa:
"a te, rosa, ho donato il mio sorriso". E così prosegue:
"Sei distesa
tra i miei petali di glassa da mangiare, / la tua bocca, un fiore umido,
da nutrire con passione; /
senti il vento
e le parole, stringi i denti e muovi il cuore, / chiudi gli occhi e ad
un tratto, rimani con me. /
Leggera come
il vento, la paura è il tuo tormento / mentre ti lasci cadere in
un amore che ti toglie il fiato, / se vuoi vivere".
Dubito che una donna
(a parte forse Alda Merini!) si rivolga normalmente in questi termini a
un maschio...
Questa è una
canzone d'amore decisamente lirica, molto interessante, dall'arrangiamento
unplugged molto raffinato e dai ritmi sudamericani (una bossanova
lenta) del tutto insoliti per questo tipo di canzone.
Il risultato è
veramente originale, raffinato e maturo.
Una splendida prova
per Gabriella Grasso, che esegue benissimo una canzone di per sé
già bella.
Da ascoltare!
2010 - Kalambur - "Gay
prize" - da - Fanatix love.
Pare sia di moda
fra i compositori di musicaccia da discoteca dare titoli contenenti riferimenti
alla realtà lgbt, preferibilmente in inglese, anche se non vi appare
nemmeno una riga di testo, e quindi neppure un minimo riferimento a questo
mondo.
Questa musica (priva
di testo, appunto) appartiene a codesta categoria.
Bah.
2010 -
Immortadell - "A chi lo do stasera" - (Inedita, ascoltabile in versione
dal vivo su Youtube).
Cover,
in salsa un po' metal, della canzone
degli "Squallor" del 1984.
2010 - Lo stato sociale - "Magari
non è gay ma è aperto" - da - Welfare
pop.
Presa
in giro dei "metrosexual"
e "bicurious",
che squittiscono indignati se osi insinuare che siano gay.
L'io
narrante vuole abbordare un ragazzo in un locale, ma il suo gaydar
non riesce a capire se sia gay o no. Eppure, anche se il fanciullo concupito
forse nega di essere gay, ha tutti i tic delle sfrante... Da qui
l'ironia:
"Sì, sarò scontato. /
Magari non è gay, è solo molto abbronzato. /
Userò il mio fascino nerd,
/ magari non è gay, ma legge 'Vanity Fair'. /
Sì, sarò una meraviglia,
/ magari non è gay, ma si fa le sopracciglia".
La canzone
ha però un tono un poco ambiguo che si presta ai fraintendimenti,
come
quello di GayWave:
"Racconta il
gruppo: "Un nostro amico" – certo, un loro amico – "voleva provarci con
un ragazzo, ma non riusciva a capire se fosse gay o aperto". Ah ecco, il
loro amico si trovava nel locale gay col rischio di rimorchiare
un etero! Sinceramente questa storia degli "aperti" non l'ho mai
digerita: che cosa vuol dire, che noi gay siamo chiusi? Perché un
etero che vuole provare una esperienza alternativa deve fregiarsi di questa
irritante definizione, quando esiste già il termine bisessuale?".
2010 -
Marshell [Marcella Spiaggiari] - "Anche se non vuoi" - da - Anche se
non vuoi.
Voce
un po' miagolante su sfondo chitarroso, per una canzone d'amore rivolta
a una ragazza, alla quale vien detto:
"Non
avere paura: / ti vedo anche se non vuoi, / ti amo anche se non vuoi /
l'ho scelto quello che hai".
Non sono
un fan di questa cantante, che sul
suo myspace mette un'autopresentazione decisamente bizzarra, ma nel
caso qualcuna/o trovasse interessanti le sue produzioni segnalo che il
sito LesWiki segnala
qui altre canzoni "a tematica" prodotte da lei.
2010
- Marshell [Marcella Spiaggiari] - "La perla nera" - da - Anche se non
vuoi.
Riedizione
del brano apparso in origine nel 2004 come: Marc
in Cella, "La perla nera", sul sito "Coop for music".
2010 - Nobraino - "Narcisisti misti" - da
- No Usa! No Uk!.
Considerazioni ruspanti d'un giovine "normale"
(a cui il cantante dà voce con un'intonazione non proprio infallibile)
a una festa culturale frequentata solo da persone implacabilmente catalogate
come narcisisti, snob, checche e "tardone":
"Ho già scoperto che è
impossibile, / per me baciare un uomo o innamorarmi di una vedova. Ohhhh.
/ Come farò, / che qui, / ci sono solo froci e belle ereditiere?
// (...)
Ma quanta gente c'è / alla toilette?
/ Eppure sembro il solo a dover far pipì".
Alla fine si consola individuando una bella
ragazza che "fa finta" d'ascoltare un "critico arrogante", e la
invita:
"Su, dammi un bacio e / saremo i più
intellettuali di questa serata".
Interessante nella frase finale il concetto
per cui la vera intellettualità è la pomiciata. Un'intera
generazione cresciuta a tette e culi in Tv ormai ha assorbito il concetto
per cui la cultura è inutile, anzi dannosa, e contano solo
bellezza fisica e la gioventù.
La fabbrica di veline e tronisti ha colpito
ancora. E il bello è che il nome del complesso se ne vanta pure,
del fatto di non avere cervello!
2010 -
Perrone, Salvatore - "Ti parlerò di me". (Autoprodotto,
da Youtube).
Il brano è autoprodotto, e si
vede. Si fatica ad arrivare in fondo, perché il cantante stenta
a mantenere la voce nella tonalità prevista (anche se forse Stockhausen
avrebbe potuto apprezzarlo...) e spesso peggiora le cose, glissando
per raggiungere le note non azzeccate. Ahi...
Il testo si rivolge a un "tu" non specificato
per spiegare il motivo per cui l'io narrante non può amarlo, o per
meglio dire amarla:
"La realtà: percorso difficile,
/ ma per me è ancora di più: / sentirò macigni
su spalle / ma non mi fermerò.
Dentro me, desideri impossibili,
/ sogni che mi volano via: / capirai che amarti è impensabile
/ come vorresti tu.
L'amore che ho per te / (...) /
diverso lo sarà / perché io sono gay".
Dunque, la condizione dell'omosessuale è
presentata, per l'ennesima volta, come un dramma, come un "macigno
sulle spalle", e come una limitazione che rende impossibile
fare qualcosa, anziché come una possibilità che apre
prospettive inusuali.
Mi spiace, ma questa torta non è
riuscita come si sarebbe voluto, nonostante l'intenzione del cantante fosse
indiscutibilmente buona. Peccato.
2010 -
Pino, Valerio - "Perché" [Ep].
Il titolo di questo brano è anche
la domanda che sorge in chi, affranto, ha appena ascoltato questa "canzone",
opera d'un
ballerino spagnolo diventato famoso per il suo fisico scultoreo esibito
con gran generosità in un celebre programma televisivo per "nuovi
talenti".
I
settimanali di pettegolezzi avevano iniziato a cicalare sul suo orientamento
sessuale (ma certa gente non ha nulla di più interessante da
fare, nella vita?), e lui per tutta risposta ha
fatto un mezzo coming out (peraltro rapidamente rimangiato)
ed ha piazzato questa canzone di disco elettronica sull'omosessualità.
Che però contiene giusto tre frasi e due idee, ripetute cento
volte fino alla nausea con una voce che se sale e scende di tre semitoni
è già tanto:
"Gay: perché? / Gay: cos'è?
/ È un'etichetta che offende / la virtù di un re. /
Ma l'errore dov'è? / È
in testa di chi / ha paura di sé / ha paura di te. /
È sempre un fatto positivo che perfino
i ballerini della tv italiana scoprano (sia pure con alcuni decenni di
ritardo e buoni ultimi sulla Terra) il significato del coming out.
Ma purtroppo il loro retroterra culturale resta pur sempre quello di ballerini
della tv italiana. Che non è propriamente quello della Scuola di
danza della Scala, ecco... E ciò si nota.
Insomma, la storia della musica italiana
poteva anche fare a meno di questa canzone raffazzonata, messa insieme
in fretta e senza sforzarsi troppo, al solo scopo di cavalcare e soprattutto
monetizzare nel più breve tempo possibile lo scandalo mediatico.
2010 -
Prophilax - Vent'anni
di analità. Autoprodotto. Scaricabile
gratuitamente dal sito del complesso.
Antologia della produzione dei Prophilax,
reinterpreta e incisa qui con un cura decisamente "professionale". Contiene
anche alcuni inediti.
Si
vedano le tracce:
-
04 - "Traves".
Reincisione del brano proposto nel
1993 in - Il signore delle fogne.
-
08 - "Pompotron".
Reincisione del brano proposto nel
1991 in - Voci dall'oltrechiavica e nel
1996 in - Nerkiology. In questa nuova interpretazione il brano
è ora interpretato da una donna, quindi ne è palese il carattere
non gay.
-
12 - "Pajarulo".
Reincisione del brano proposto nel
1993 in - Il signore delle fogne.
-
14 - "Stamo ancora qua".
Inedito. Il cantante vanta come se fosse
un merito il fatto che il suo complesso perpetra i suoi crimini canori
già da vent'anni:
"senza paure: la censura non ci fermerà
/ in fondo raccontamo la realtà: /
preti politici veline troie froci e
trans / storie inventate o vere, ma che differenza fa?".
-
20 - "La Megaceppa sorgerà".
Reincisione del brano proposto nel
1991 in - Voci dall'oltrechiavica e nel
1996 in - Nerkiology. Il testo è stato aggiornato, e
ora dice:
"Stupri, scippi, rapine, omicidi e
mignotte veline, / governatori coi travestiti, cardinali sodomiti".
-
24 - "M'arrazzo
col trans".
Brano
inedito, a commento del caso del politico Piero
Marrazzo, costretto alle dimissioni per
la sua frequentazione di transessuali. ("Arrazzarsi", in vernacolo
romanesco, sta per "eccitarsi sessualmente").
Al
di là del gioco di parole esilarante del titolo, è l'intera
canzone a risultare assolutamente riuscita, sia musicalmente (ottime tanto
l'interpretazione quanto l'incisione), sia per il testo, che finalmente
riesce a raggiungere la dignità di satira, sia pure con il solito
eccesso di volgarità caratteristico di questo complesso (ma sulla
vicenda Marrazzo se ne sono dette e scritte tante che la volgarità
dei Prophilax stride meno che in passato):
"A me la f**a mi piaceva un bòtto
/ e adesso invece non mi piace più: /
questo giocattolo adesso si è
rotto, / sono spiacente, vi confesso che:
M'arrazzo col trans / cor cu*o sano
che vivo a fa'? /
M'ammazzo de trans: / qualcuno dice
che 'n se po' fa'. / (...) /
E sto dai preti a disintossicare /
ma quando torno ne vorrò di più".
Non banale il fatto che la canzone noti il
fatto più inquietante della vicenda, messo a tacere da tutti: entrambi
i testimoni del ricatto a Marrazzo sono morti "misteriosamente" entro un
mese:
"M'ammazzano er trans: / qui
c'è qualcuno che sta a trama'. /
E io cambio trans: / si me dimetto
lo posso fa'!".
2010
- Resistenzalibera - "Io scrivo - Rap contro l'omofobia" (nata
come video per Youtube).
Rap di un gruppo siciliano, politicamente
orientato a sinistra, che spezza una lancia contro l'omofobia descrivendo
quanto possa essere brutta e negativa (e claustrofobica, e infelice, e
perseguitata, e discriminata, e...) la condizione omosessuale.
Oddio: l'intento è ottimo. Ma,
ehm ehm, forse è stato messo un po' troppo entusiasmo nel
descrivere gli aspetti negativi della condizione lgbt.
E per carità, gli aspetti negativi
ci sono eccome. Ma a scegliere solo quelli si rischia d'ottenere
un effetto opposto a quello cercato! Dopo avere ascoltato questo
rap che gronda lacrime e disperazione, infatti, uno è portato a
chiedersi se dopo tutto il suicidio non sia un'alternativa meno dolorosa.
Contribuisce a questo effetto anche l'interpretazione,
enfatica e ansimante, impregnata di iperbolico pathos. (Ed è
anche un po' faticosa da seguire, perché il rapper tende a mangiarsi
le parole del testo, che già di suo è scritto in un italiano
vacillante, con una sintassi brulicante di anacoluti).
Quanto al video, la sua ambientazione,
che più che postindustriale definirei postatomica, direi che metta
la ciliegina in cima alla torta... Finito il video, siamo tutti pronti
per la pillola di antidepressivo:
"Lacrime, che racconto in un diario:
/ quanto sono fragile, e quanto è duro il mio calvario. /
È da troppo tempo che sento
sguardi addosso, / che a stento cerco d'indossare panni che non posso,
/
che resto fermo, mentre a questo resisto;
/ ma adesso ho capito (e mi svesto non visto) /
già quanto l'uomo possa farsi
meschino / lanciando sentenze di odio vicino a cuori come il mio, / che
sente amore verso un altro uomo. /
Solamente, scrivo, quanta è
forte la rabbia / quando mi sento dare del ricchione sporco in gabbia,
/
[che] mi mettono stuprandomi a parole,
/ o quando ignoranti mani battono sulla mia pelle. /
Vuole imporsi la presunzione infame
/ che il male sia da trovarsi in chi, di un'emozione, / fa un'emozione
verso il proprio stesso sesso, /
- un'emozione che per anni non ho ammesso!
/
Mi sento stanco di tutta questa gente
che critica, / che insulta, che sentenzia e che mi offende: / adesso non
mi voglio più nascondere...
Insomma: l'impalcatura di questo brano rivela
la mentalità di persone eterosessuali che hanno cercato di mettersi
nei nostri panni, per simpatia politica, senza rendersi conto del fatto
che nella condizione gay ci sono ombre ma anche luci, e che le luci servono
proprio a fugare le ombre..
Giusto è pensare all'adolescente
che fatica ad accettarsi:
"Mi vergogno e immagino le lacrime
in camera al buio / di un ragazzo che vorrebbe solo vivere sicuro",
ma forse per asciugargli le lacrime sarebbe
utile anche fargli sapere che c'è una felicità alla quale
ha diritto...
Come conclusione, l'analisi di Resistenzalibera
critica lo Stato, e il suo ostruzionismo ai diritti gay, giungendo a inserire
un cameo della Ministro alle pari opportunità, Mara Carfagna,
mentre si esibisce in una dichiarazione omofoba, seguito da un attacco
all'ipocrisia di chi deve il suo posto alla frequentazione di organizzatori
di bunga-bunga salvo poi sparare a zero sull'immoralità altrui.
Ebbene, l'analisi politica è corretta,
e condivisibile, tuttavia psicologicamente parlando non credo serva molto
ad asciugare le lacrime di quel ragazzo. Anche perché se avessimo
dovuto aspettare che a salvarci fossero le analisi della sinistra italiana,
nei 40 anni passati, saremmo stati freschi.
Concludendo, siamo di fronte a una proposta
altamente commendevole per le intenzioni, ma tale da suscitare qualche
perplessità per quanto riguarda i risultati.
2010
- Seestop - "E vai via". Singolo autoprodotto, edito
su "Youtube".
Recriminazione d'una
ragazza che vede il suo ragazzo andare via da lei per un altro uomo (nel
commento al video, il brano viene citato anche col titolo alternativo "Il
mio nemico").
È stata pubblicata
per mezzo d'un videoclip che ha assorbito in pieno la struttura e l'estetica
dei video di fan-art, nei quali una canzone è commentata da immagini
statiche (fotografie o disegni) che richiamano o meno ciò che il
testo sta dicendo. Di fatto è indistinguibile da un video creato
da un fan, segnando così la completa saldatura tra la produzione
professionale degli artisti da un lato, e quella amatoriale dei fans dall'altro.
Il carattere di
"demo" dell'incisione spiega la qualità non ottimale del suono ed
anche dell'interpretazione, presa a tratti da vertigini nel cercare la
nota, pur non essendo malvagia.
Notevole poi il fatto
che anche questa canzone abbia dato voce alle "lei" usate
come "donne dello schermo" dai troppi gay velati di cui pullula il
mondo:
E vai via da
me, / un'altra volta più non c'è. /
E vai via da
me, / non lasciar la scia dietro a te. /
E allora dimmi
perché / è freddo qui intorno a me / anche se sopra vedo
il sole? /
E allora dimmi
com'è, / e l'altro ora dov'è? / (...)
Ma cosa ti ha
preso di lui! / Non sai che rabbia mi fa / sapere la verità!
Si tratta d'una novità, nel regno della
canzonetta italiana, ed è il segnale d'un cambiamento di costumi.
Come ha detto Sconsolata
(il personaggio creato dalla cabarettista Anna Maria Barbera), nel suo
tentativo di sedurre il ballerino Kledi: "Kledi, se sei gay, dimmelo:
io non ciò preggiudizi... Ciò esiggeenze!"
2010 - Sonofghost dj & dj Riky B - "Benvenuti
a 'sti frocioni" - Dal
sito Soundcloud.
Ma davvero il mercato sentiva il bisogno
d'un remix dance (peraltro banalotto) di questo stornello, già
proposto
nel 1981 in Fracchia la belva umana, e rimasticato nel
2007 dagli Zozzoni de noantri?
Cos'è che lo rende tanto irresistibile?
A meno che dare del frocio a qualcun altro
costituisca una delle poche consolazioni che si hanno nella vita quando
si ha la malasorte di essere nato tamarro e grezzo...
2010 -
Spina, Piero - Versatile.
Se
ne vedano i brani:
-
"Paolo
e Francesco".
Di
questa canzone esiste anche un videoclip, visibile su Youtube.
Ancora
un richiamo alla coppia di "amanti dannati" Paolo
e Francesca, della Divina Commedia, a cui si era
già richiamato nel
1977 Mauro Pelosi con "Claudio e Francesco" e nel
2009 Greta Fornasari con "Paola e Francesca".
La
canzone inizia raccontando di Francesco, che se ne va da Crotone alla volta
di Milano, "accompagnato dalla sua malinconia" perché "non
si è mai sposato, ed in paese si comincia a parlare".
Poi
passa a parlare di Paolo:
"A
Treviso Paolo non ci vuol tornare da quando il padre non lo vuol vedere:
/ gli ha detto che non è più figlio suo, e di farsi curare:
/ per questo è rimasto a Milano ed ha affittato un monolocale".
Oggi è
festa, Paolo sta camminando, e inciampa in un passante: Francesco.
"Si
guardano negli occhi e in un istante... / due uomini che ridono, due uomini
che giocano: /
si
prendono, si lasciano, volteggiano nell'aria, scompaiono, / sono più
in alto del giorno, molto più lontano della notte, / nell'abbagliante
splendore del loro primo amore".
Finalmente
canzoni in cui l'omosessualità non è solo dramma e sofferenza.
Ce n'era bisogno.
-
"Un'amica
per la vita".
Anche
di questa canzone esiste uno spiritoso videoclip, visibile su Youtube.
Si
tratta d'un omaggio, forse un po' sopra le righe, a un'amica lesbica. Dico
"un po' sopra le righe" perché nel cercare di descrivere i lati
positivi della propra amica, Spina/l'io narrante ne ha fatto una specie
di superwoman, tant'è vero che il videoclip ha accolto
il suggerimento e ne ha fatto senz'altro una superoina dotata di superpoteri:
"È
una dura la mia amica lesbica / sa quello che vuole e non incespica. /
Lei
non tìtuba e non piange mai, / è sempre accanto a te se sei
nei guai. /
Lei
non perde tempo in preamboli: / dritta al punto senza tanti fronzoli; /
non
tradisce mai, è un'amica vera, / tu sai che la sua anima è
sincera. /
Lesbica,
lesbica, un'amica / lesbica, lesbica, per la vita / lesbica, lesbica, sempre
insieme a noi":
Ora, è
palese che la canzone, anche nella musica, s'è ispirata ironicamente
alle sigle dei cartoni animati giapponesi che presentavano i super-robot
che arrivavano in volo a salvare la città, e già che c'erano
anche il mondo. Direi perciò che l'ironia sia abbastanza palese
perché l'ascoltatore avvertito non cada nell'errore di credere che
Spina stia dicendo sul serio.
Si
tratta però di un'operazione un po' rischiosa, dato che quando
una canzone come questa esce dall'ambito del pubblico lgbt (e pubblicando
su Youtube, ciò è inevitabile che avvenga) rischia d'essere
presa troppo sul serio, e di proporre uno stereotipo nuovo al posto di
quello vecchio.
Quello
della lesbica dai nervi d'acciaio che "non piange mai", e che quasi quasi
abbatte un toro infuriato a a mani nude. E se una donna volesse
essere lesbica e piangere quand'è commossa, che male ci sarebbe?
A
parte questo caveat, comunque, la canzoncina risulta spiritosa e
divertente, nella sua deliberata esagerazione, ed ha certamente i numeri
per piacere.
-
"Lesby
Ann".
Versione
in inglese di "Un'amica per la vita".
Il
videoclip della versione italiana è stato adattato anche
a questa versione.
-
"Domenica
sportiva".
(Brano
che non sono ancora riuscito ad ascoltare).
-
"Labels".
(Brano
che non sono ancora riuscito ad ascoltare).
-
"La mia
tribù".
(Brano
che non sono ancora riuscito ad ascoltare).
-
"Transgression
time"
(Brano
che non sono ancora riuscito ad ascoltare).
2010 -
Supino, Osvaldo - "Get
sexy" [single].
Il testo di questa canzone in inglese
non contiene nulla a tematica gay (anzi, ad un certo punto si rivolge alle
"bitches"). La
sensibilità sfacciatamente gay di questo cantante si percepisce
in effetti solo a partire dai suoi videoclip.
Lo inserisco ugualmente in questo elenco
perché serve comunque per segnalare quanto la Rete stia cambiando
i termini: questa canzone nasce come videoclip che a sua volta nasce per
la diffusione sulla Rete. La canzone presa da sola non è gay, mentre
l'insieme del prodotto "Get sexy" (e
Osvaldo Supino in genere), invece, lo è.
2010 -
Supino, Osvaldo - "LOL" [single].
Vale quanto detto alla voce precedente.
Dopo aver reso chiaro il punto, non inserirò
in questo elenco ulteriori brani di Supino, a meno che non abbiano espressi
richiami al tema gay.
2010 -
Trash, Sabryna - "Non sono una trans!" - da - Aspetta & sperma.
(Autoprodotto, scaricabile
dal suo sito).
In apertura il brano sembrerebbe una sorta
di "apologia per se stessa", ma bastano pochi versi per rendersi conto
del fatto che si tratta dell'esatto opposto: di un gioco al massacro autodenigratorio,
tanto più divertente quanto più iperbolico:
"Chissà perché mi scambiano
per una trans! / (...) /
Si vede lontano un miglio che sono
un travone: / addosso non ha neanche mezz'etto di silicone! / (...)
Non ho neanche il botulino nelle guance:
/ sarà per questo che ricevo solo mance! /
Dai cinesi mi servo per il trucco:
/ costan poco, e ad ogni bo***no mi ritrucco. / (...) /
Di scarpe, porto il quarantatrè,
/ e a quarant'anni, si sa, sembro una gallina che fa coccodè! /
Da secoli, indosso il solito paia (sic)
di calze rattoppate: / come dar torto, a qualche cliente che ti prende
a badilate?"
Il testo è ravvivato anche da siparietti
comici, e con sbigottimento ci troviamo di fronte a un prodotto che sta
ad anni luce dal livello vomitevole da cui Sabryna era partita.
La cura con cui sono realizzati la base
musicale e il missaggio è infatti ormai professionale, ed oltre
a ciò Sabryna qui non canta ma parla in rima, ragione per cui l'ascolto,
essendoci risparmiate le sue stecche agghiaccianti, è addirittura
gradevole.
Ovviamente a impedire di considerare questo
brano una canzone "normale" restano il tema e il linguaggio, ma certo questo
pezzo regge senza problemi il confronto con tante fetenzìe rap di
ben maggiore fama. Ed io stento a credere alle mie orecchie.
Noto anche, in margine, un'evoluzione personale:
nelle primissime canzoni Sabryna si diceva senza remore transessuale, e
non escludeva di ricorrere all'operazione di cambio di sesso, mentre qui
rivendica un'appartenenza identitaria diversa. Ma questo è un dettaglio
minore.
2010 -
Valentina Ok - "'E guagliune 'e 'sta città" - da - Amami con
passione.
(Commento
ancora da scrivere).
2010
- Valentina Ok e Nello Amato - "'Na storia diversa" - da - Amami con
passione.
(Commento
ancora da scrivere).
2010 -
Valentino, Viola - "Domani è un altro giorno" - da - Alleati
non ovvi.
Da
molti anni Viola Valentino si sta proponendo come "icona gay" attraverso
dimostrazioni di simpatia e solidarietà alla comunità lgbt
che invano ci sogneremmo dalle "icone
gay" attualmente in carica (assurdamente e in blocco omofobe,
a parte la Mannoia, la Rettore e la Oxa).
Questo
sforzo non si era però fin qui concretizzato nella decisione di
prendere il toro per le corna affrontando le tematiche gay in un brano.
Con
"Domani è un altro giorno", questa decisione è arrivata,
e il mio parere personale è che con questa canzone Viola Valentino
abbia fatto un centro
pieno.
La
canzone è a tematica gay (parla di omofobia), ha una bella musica
(sobria e priva di pretenziosità, ma orecchiabile e cantabile),
un testo preziosamente incastonato nella musica senza sbavature e forzature,
e un arrangiamento elegante, mai sopra le righe. L'effetto complessivo
è di gran sobrietà ed antiretorica, quanto mai opportune
nella trattazione d'un tema difficile come la
violenza omofobica, nel quale era essenziale non sbagliare il tono.
E
in effetti anche il testo, qui, si rivela all'altezza dell'impresa, evitando
le immagini "a facile effetto" e i facili shock. (Anche se un poco di retorica
c'è comunque: non credo infatti che la frase "e se ti fa star
bene, dai continua pure" vada presa alla lettera! Trovo questa frase
un troppo retorico invito cattolico a "porgere l'altra chiappa": inopportuno!).
Il
risultato è una delle migliori canzoni a tema che abbia mai ascoltato:
elegante e raffinata, ma non cerebrale ed elitaria. Non a caso è
stata, meritatamente, scelta come inno dell'Europride del 2010.
Se
questo basterà a rendere celebre e amato questo brano, non lo so:
di solito la qualità del prodotto non basta a garantirne il successo,
la Fama essendo una dea cieca che si muove in modo completamente imprevedibile.
Ma se la Fama volesse incapricciarsi proprio di "Domani è un altro
giorno", almeno in questo caso si tratterebbe di una buona scelta, "di
qualità".
Insomma,
stiamo parlando d'un brano che posso invitare con convinzione, una volta
tanto, ad ascoltare e fare ascoltare.
Il
testo (complimenti ad A.<ntonio?> Gallo, che lo firma) descrive in modo
antiretorico, appunto, la realtà delle persone omofobiche autrici
dei "raid" in branco per picchiare (e talora uccidere) le persone omosessuali:
È
facile morire qui / dentro quelle frasi che / son tutto tranne che ironia:
/ son solo per offendere / soltanto un'altra anima / che forse poi somiglia
a te, a te. //
Adesso
dimmi se colpisci solo per tua frustrazione, / se nel cuore tuo c'è
solo odio e non amore; / e ora dimmi se poi siamo così diversi...
/ ora sento i pugni tuoi. //
Adesso
dimmi se colpisci solo per tua trasgressione / e se ti fa star bene, dai,
continua pure! / tanto ho le spalle larghe, so anche perdonare / quelli
che non sanno amare.
Ma la
denuncia assume toni anche più precisi e dettagliati, quali io non
ricordo (e se sbalio, mi corigirete) di aver mai sentito da una
canzonetta italiana:
"È
facile morire qui / dentro quegli sguardi che / traboccano di rabbia e
poi / nel branco poi si esaltano / in cerca di una vittima stasera, stasera".
Come si
vede, siamo di fronte a un testo di una qualità non banale.
Il
titolo stesso della canzone si spiega con il fatto che l'io narrante della
canzone (che è un uomo gay) conclude la sua nottata constatando
con sollievo la propria incolumità, per quella volta, pur avendo
presente il fatto che il pericolo della violenza omofobica è incombente
e costante, e quindi potrebbe presentarsi domani stesso. Ma... domani è
un altro giorno:
"Alzo
gli occhi al cielo / sono tutto intero / domani è un altro giorno
/ e si vedrà, si vedrà".
Concludendo,
questa è una canzone particolarmente ispirata e ben riuscita, con
un equilibrio di tono - sia nel testo, sia nella musica - che solo raramente
capita di ascoltare.
E
per ascoltarla si potrebbe accompagnare le note e le parole con le immagini
del video non ufficiale che hanno realizzato Milena e Pietro Galeoto,
oppure di quello (anch'esso non ufficiale) di Rossana Ruberti: entrambi
sono visibili su Youtube.
Brava
Viola Valentino, ci sei riuscita. Mille di queste canzoni.
2010 - Xara - "Chi è Massimiliano"
- (singolo) - Autoprodotto per la diffusione promozionale tramite "Youtube".
Una ragazza scopre un messaggino erotico
nel telefono del suo ragazzo e, giustamente gelosa, gli chiede conto di
chi sia il mittente, Massimilano:
Messaggio un po' audace, / gelosia
mia precoce / ed è finita la pace. /
Ora tu mi dirai chi è, chi è,
chi è Massimiliano? / Io no non lo conosco, / se lo incontro io
lo pesto! /
Che fa, che fa, che fa Massimiliano?
/ Tu dimmi il suo lavoro: / vado là e lo faccio nero! /
Le ragazze d'oggi sono meno giuggiolone di
quanto sembri, dato che anche questa ha compreso un dato di fatto fondamentale:
"È molto meglio, si dice, /
saperlo adesso che mai".
Meglio non impegnarsi mai con un gay velato...
<--- 2009
- vai al - 2011
--->
Inedito.
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