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Il gay canzonato - L'omosessualità nelle canzoni italiane - Parte 1
[da "Babilonia", n. 39, settembre 1986, pp. 48-52]

Per la seconda parte fare clic qui. - Per il catalogo di canzoni dal 1920 ad oggi, fare clic qui.

di: Giovanni Dall'Orto e Stefano Casi

Premessa
Il terzo sesso: travestiti e transessuali
S / gradite sorprese: avventure con travestiti
Triangolo: pericolo
Riso coi finocchi: l'umorismo
Disco mix - miscellanea
Ci siamo anche noi! Canzoni gay esplicite
Il fenomeno Renato Zero

Nota aggiunta nel 2003



 
"Io vivo solo con mammà
in una vecchia proprietà
via Paganini,
con una gatta in libertà
la tartaruga senza età
e i canarini.

Perché mammà riposi un po'
ci penso io, visto che so,
a cucinare, mettere in ordine
pulire, fare la spesa e perché no,
anche a cucire...".

Quelli che avete appena letto sono i versi d'una canzone di qualche anno fa e, non c'è dubbio, descrivono una persona decisamente tranquilla e "casalinga".
Eppure il nostro eroe ha un segreto. La sera lavora in uno spettacolo un po' eterodosso, che conclude con il nudo integrale ("che mi si addice", assicura).
Tornato a casa, disteso sul letto, lo assale un po' di malinconia e solitudine: il suo pensiero allora vola
"a lui che so soltanto io
che infiamma bello come un dio
i miei pensieri.
Parlargli io non oserò
so ch'io non gli rivelerò
la mia condanna
se il meglio della verde età
in letti anonimi lo dà
ad una donna.
Però non mi guardate mai
con aria di severità
giudicatrice:
che colpa posso avere se
Madre Natura fa di me
un uomo o... quel che si dice...".
"Condanna", "colpa": il linguaggio di questa canzone, "Quello che si dice" di Charles Aznavour, non si può certo definire "rivoluzionario". Eppure quando essa apparve, nel 1972, fu immediatamente bandita da tutte le trasmissioni della RAI e suscitò scandalo, al punto che ne parlarono i giornali.

Il timido appello a non giudicare, il pacato invito a pensare che in fondo gli omosessuali non hanno "colpa" se sono come sono, ma soprattutto il sobrio accenno ad affetti "normali" provati da un "diverso", erano decisamente più di quanto il conformismo italiota potesse digerire!

Sono passati quasi quindici anni. La canzone italiana, tradizionale prodotto di evasione caramellosa, ha conosciuto il periodo dei cantautori "impegnati", per poi tornare ai primi cenni di "riflusso" alla più scontata tradizione di cuore-amore-mamma-capanna.
"Altrove" si sente parlare di "gay rock" e Jimmy Somerville riesce a fare bandire dalla BBC la sua "You are my world" nell'anno di grazia 1986 perché troppo gay.

Jimmy Somerville
E da noi?
Cosa hanno rappresentato questi tre lustri per la canzone italiana?
L'omosessualità è sempre un tema tabù nella "musica leggera"?
Gli omosessuali hanno ottenuto diritto di cittadinanza in quella roccaforte conformista che è la canzonetta?

Proviamo insieme a compilare una prima lista di canzoni sull'argomento...

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Il terzo sesso

L'omosessuale che appare nella canzone con cui abbiamo iniziato il nostro discorso (per quel che ne sappiamo, la prima diretta al grande pubblico nel dopoguerra) prende in considerazione un tipo particolare di omosessuale: si tratta in realtà di un travestito.

Paradossalmente infatti sono stati proprio travestiti e transessuali i primi ad apparire nelle canzonette italiane, dove continuano ad essere riproposti con regolarità.
Probabilmente la loro "diversità totale", in quanto maggiormente bisogna di "tolleranza", permette agli eterosessuali una magnanimità che l'omosessualità banalizzata, cioè "normale", non consente. Abbiamo in effetti già accennato al modo in cui una innocentissima canzone come quella di Somerville, che si limitava a dire frasi romantiche per un ragazzo, sia stata bandita dalla radio inglese. Considerare "normali" i "diversi": questo mai!

***

Il filone "travestiti" è aperto nel 1976 da "Pierre" dei Pooh, una canzone delicata che descrive l'incontro per strada di un ex compagno di scuola in abiti femminili:

L'LP ''Pooholver'' dei Pooh, che contiene ''Pierre''"scusami
se ti ho riconosciuto, però
sotto il trucco gli occhi sono i tuoi
non ti arrendi a un corpo che non vuoi,
senti,
Pierre, sono grande e l'ho capito, sai,
io ti rispetto, resta quel che sei
tu che puoi".
Un discorso tutto sommato assai corretto.
***

Sulla stessa linea si è mosso il Banco del mutuo soccorso nel 1980 con "Paolo Pa'": Paolo viene seguito e "scoperto" nelle sue evasioni dallo squallido mondo della periferia:

"lo sguardo dolceridente
vestito d'angelo assassino
e poi quel trucco invadente".
E nel ritornello lo si rimprovera:
"Paolo Paolo Pa, Paolo maledetto
ma perché non l' hai, perché non l' hai detto mai".
Qualche anno ancora è passato da "Pierre" e la domanda-rimprovero ha un significato ben specifico: la canzone si chiude infatti con una proposta:
"Ma stasera io ti ho visto e tu sei tu.
T'ho seguito, forse un caso o chi lo sa.
Vorrei dirti senti Paolo se ti va
facciamo una pazzia".
Copertina dell'LP ''Buone notizie'' del Banco del mutuo soccorsoPer la cronaca, il Banco recidiverà l'anno seguente in Buone notizie con "Baciami Alfredo": il mondo è grigio e triste, dice il cantante,
"e allora baciami Alfredo,
baciami ti prego,
amami Alfredo,
amami ti prego...
Il cielo è poi così lontano Alfredo".
***

Almeno altre due canzoni che ci sono state segnalate, ma che finora non abbiamo potuto ascoltare, si muovono su questa linea: "La storia di Marcello", incisa da Ornella Vanoni nel 1977, mette in scena un Marcello che dopo varie traversie riesce infine a diventare Maria, e "Maddalena" di Pierangelo Bertoli (1984), che descrive affettuosamente un travestito:

"Maddalena sopra ai viali
quando è buia la città
con la barba ben nascosta e una gonna di taffettà.

Maddalena si trascina tra i profumi di Chanel
Protettori e delinquenti e le stanze di un motel.

Maddalena è un bastimento che non porta marinai
È un assurdo calendario dove il sole non c'è mai".

Copertina dell'LP di Pierangelo Bertoli contentente ''Maddalena''
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S/gradite sorprese

Esiste però un'altra situazione in cui il travestito fa la sua apparizione: sono canzoni non a caso piuttosto recenti dal tono decisamente ironico. Si tratta della situazione: "vado a letto con una donna, e scopro che è un uomo".

Nel 1977 Fabio Concato incide "Dedicato a Dean Martin", in cui un perbenista americano fa il filo ad una "ragasina picolina" per poi esclamare ad un tratto "Quanto pelo hai sul petto / ora che ti guardo meglio / sembri proprio un ometto"...

Copertina di ''Dedicato a Dean Martin'' di Fabio Concato
***

L'anno seguente è la volta di Renato Zero con "Sbattiamoci", una canzone dal ritmo serrato in cui il protagonista pregusta follie con una ragazza: "Dai su.. sbattiamoci, dai su, perquisiamoci, sulle reti morbide, con un dolce su e giù". Ma ecco la "tragica scoperta": "Non ci sbattiamo più... Non potevi dirmelo, anche tu, che ti chiamo Massimo, è uno scherzo pessimo".

***

Nel 1979 tocca a Franco Califano, che produce una "Avventura con un travestito" il cui titolo dice già tutto. Dopo un inizio decisamente maschilista, un "galletto" o che ha sedotto una "bella figa" si trova a letto con un uomo. E il "peggio" è che stavolta il "misfatto" viene "consumato"...

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Triangolo: pericolo

Un altro tema che ha eccitato la fantasia dei "parolieri" è quello del triangolo.

In testa alla classifica stanno i Pooh, con la loro "Lei e lei" (1973). "Lei" è amica della "lei" di "lui", e nella migliore tradizione "lui" la corteggia. Sorpresa finale:

"La sera che dicesti "vattene"
eri calma più che mai.
Ma ciò che poi mi ferì di più
fu quando chiesi: "Ma perché, per chi?".
Guardai dietro a te, in un sorriso c'era lei
in silenzio vi guardai
ciò che vuoi, ma questo mai".
***

Nel 1978 le cose però cambiano, ed il "triangolo" può diventare un "Pensiero stupendo", come canta Patty Pravo:

 
"E tu 
e noi 
e lei fra noi 
vorrei 
no so 
che lei 
oh no 
le mani 
le sue 
pensiero stupendo 
nasce un poco strisciando 
si potrebbe trattare 
di bisogno d'amore 
meglio non dire".
Patty Pravo 
Patty Pravo
 
***

Anche Renato Zero, nella notissima "Triangolo" (1978), a tutta prima nicchia: "il triangolo no, non l'avevo considerato: d'accordo ci proverò, la geometria non è reato: garantisci per lui?".
Dopo aver gustato il frutto proibito però cambia idea ed assicura: "il triangolo... io lo rifarei".

***

Non è un vero ménage à trois quello che Antonello Venditti descrive nello stesso anno in "Giulia": si tratta piuttosto della contesa per una donna fra un uomo e Giulia; ed è Giulia che pare avere la meglio:

"Giulia ti accarezza
Giulia lotta insieme
Giulia parla anche per te
è Giulia che ti tocca
è Giulia che ti porta
via da me.
(...)
ma lei è solo un po' confusa
e ti prego non portarla
via da me
Giulia".
***

Non fa migliore figura l'uomo di "Resta vile maschio dove vai?" di Rino Gaetano (1979): "lui" si procura una "lei" per fare i suoi comodi sotto il naso di "lei", ma quando scopre che le due "lei" socializzano un po' troppo tenta la fuga.

L'esplicita copertina dell'LP di Rino Gaetano ''Resta vile maschio dove vai''
L'esplicita copertina dell'LP Resta vile maschio dove vai?
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Riso coi finocchi

Che dell'omosessualità la gente rida è cosa risaputa.
Non può quindi sorprendere scoprire che numerose sono le canzoni umoristiche o anche goliardiche che parlano di omosessuali.
Non abbiamo la pretesa di essere riusciti a scandagliare questo mare magnum: non passa quasi mese senza che scopriamo una nuova canzone di questo genere.

***

Fra le più significative riteniamo comunque vadano segnalate le due incise da "I gufi" addirittura nel 1968: "Si chiamava Ambroeus" (e faceva l'entraîneuse) che mette in scena, tanto per cambiare, un travestito, e "La madre del Giglio", straziante lamentazione di una mamma per il purissimo figlio ucciso in una sparatoria. Un vero giglio senza macchia... salvo quella di travestirsi e andare a battere...

***

Per il suo garbo merita menzione anche la delirante "Silvano" di Enzo Jannacci (1977) che è un puro divertissement senza senso:

"Silvano mi hai lasciato sporcandomi...
e la storia del nostro impossibile amore
continua anche senza di te.
E amami, amami, stringimi, sgonfiami
e allora amami, sdentami, stracciami, applicami
e stringimi, dammi l'ebrezza dei tendini
prendimi, con le tue labbra fracassami.
Rino, sfodera scuse plausibili,
girati, scaccia il bisogno del passero"...
***

Ma il trionfo di questo genere è incontestabilmente nelle demenziali e ferocissime canzoni degli "Squallor". Prendiamo ad esempio "Unisex" (1977) che descrive, con un linguaggio da far rizzare i capelli, il riuscito battuage di un cardinale in un cinema, sul sottofondo di una scatenata musica flamengante:

La copertina di ''Pompa'' degli Squallor (1977)Mi sentii un affare durissimo in mano e lo strettei fortissimo e lo pigliei:
esso non era un cioccolato e né una buglia
ma un pezzo de carne, (...)
era bello, era giocondo ed era mio. Me lo portai ingolosito verso l'uscita,
al pezzo de carne c'era un uomo bello e alto, un biforcuto,
che mi faceva impazzire.
(...)
Lo portai nella mia stanza,
lo denudai e lo baciai fortemente su tutto il corpo. Olè. Olè. Olèee.
Non si capiva più niente: lo prendevo da tutte le parti,
nelle narici del nasooo,
dentro al buco delle orecchieee,
e anche nel buco del...".
Il seguito lo indovini il lettore.

Per ragioni di spazio faremo solo cenno alle altre canzoni degli "Squallor" sullo stesso tema (e tono): nel 1980 "Tromba" e "Casablanca", nel 1982 "El toro" e "La guerra del vino", e nel 1984 "Dottor Palmito" e il volgarissimo "A chi lo do stasera".

Tutte canzoni deliranti ma, ahimè, da far morir dal ridere...

Copertina di ''Uccelli d'Italia'' degli Squallor (1984)

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Disco mix - miscellanea in ordine cronologico

Lo spazio è tiranno e non è possibile elencare tutte le canzoni che abbiamo individuato fino ad oggi. Prima di passare agli interpreti "militanti" vogliamo però accennare ai titoli più significativi.

Nel 1977 Roberto Vecchioni ha inciso "Blu(e) notte", una canzone dolce che esprime la malinconica protesta d'un vecchio omosessuale per i ragazzi che ha visto passare e fuggire nella sua vita:

"Hai mai perso un ragazzo, ragazzo? Ha detto:
"Ciao", è andato, ha detto: "Sono stanco d'amare".
È diventato abbastanza lontano su quella sua
bicicletta. Quand'ero giovane dicevo: "perduto",
certo piangevo, ma perduto lui ce n'era
un altro; però da vecchio pesa il respiro:
lo vedevo giocare, lo guardavano tutti. Quante
volte ho pensato: "Basta, sto male", quante
volte ho detto: "basta, camminami avanti..."
Ma il fanciullo che avanti a te cammina
e non lo chiami, non sarà più quello".
(Gli ultimi due versi sono una citazione da una poesia di Sandro Penna).

Sempre nel 1976 lo stesso autore propone  "A.R." (su Arthur Rimbaud) e "Velasquez".

***

Lucio Dalla nel 1977 canta "Quale allegria", in cui mentre parla d'amore introduce la figura del tipico sbandato-prostituto minorenne.
Poiché sull'interpretazione da dare al brano non c'è accordo fra i due autori di questo articolo, giudicate voi stessi: che ve ne pare di

"Andrea
con un bastone e cento denti
che ti chiede di pagare
per i suoi pasti mal mangiati
i sonni derubati i furti obbligati
per essere stato ucciso
quindici volte in fondo a un viale
per quindici anni la sera di Natale..."?
 ***

Il 1978 è un anno decisamente "affollato".

Fabrizio De André produce con "Andrea" una delle più poetiche evocazioni dell'amore fra uomini apparse finora. La parole sono maliziosamente ambigue, di modo che molti non si sono mai accorti del vero tema della canzone: l'amore di Andrea per un ragazzo morto nel corso della Prima guerra mondiale.

La copertina di ''Rimini'', che contiene ''Andrea''"Andrea s'è perso, s'è perso e non sa tornare.
Andrea aveva un amore, riccioli neri,
Andrea aveva un dolore, riccioli neri...
(...)
Occhi di bosco, contadino del regno, profilo francese;
occhi di bosco, soldato del regno, profilo francese.
E Andrea l'ha perso, ha perso l'Amore, la perla più rara;
e Andrea ha in bocca un dolore, la perla più scura... ".
 
[Nota di G. Dall'Orto del 2003: Curiosamente, il tema omosessuale di questo testo mi è stato spesso negato dalle persone - specie omosessuali - a cui ne ho parlato negli anni; eppure è stato confermato esplicitamente dallo stesso De André, che così la presentò in occasione di un concerto nell'estate 1992: "Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico, 'figli della Luna': quelle persone che noi continuiamo a chiamare 'gay', oppure, con una strana forma di compiacimento, 'diversi', se non addirittura 'culi'. Ecco... mi fa piacere cantare questa canzone, che peraltro è stata scritta per loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi senza bisogno di vergognarsene"].

Nello stesso anno Faust'o (Fausto Rossi) accenna più o meno obliquamente all'omosessualità in diverse canzoni dell'LP Suicidio (fra cui "Benvenuti tra i rifiuti", che proclama:
"Benvenuti tra i rifiuti, non vi tratteremo male.
(...)
Quando cade la notte
e i vostri sogni si fanno pesanti
ricchi, poveri politicanti
siete figli della merda;
noi corriamo dentro il buio
vomitiamo sangue sulle vostre verità.
Benvenuti tra i rifiuti/ non vi cacceremo via!").
Per contro il patetico Gianni Bella, mollato dalla sua "lei", va a frignare sulla spalla del suo "Amico gay", che "vive come un artista e non si innamora mai":
"gay, pallido Pierrot, di lei non ti parlerò
tu puoi capirmi oh gay, e consolarmi
certo che stasera un po' confuso e disperato
ti ho cercato come se cercassi lei
ma non ti prenderò per quello che non sei
amico gay".
Invece Fabio Concato rievoca con delicatezza in "Vito" i "giochi strani" da bambino con un compagno di scuola, e come una volta furono scoperti e presi in giro dai compagni per i quei "giochi strani". Di cui il cantante dichiara di non vergognarsi.
"Vito, quel giorno al doposcuola, ci presero un po' in giro,
avevano scoperto i nostri giochi strani.
Vito non mi vergognavo di volerti bene
di prenderti per mano di darti il mio affetto
quello che sapevo, quello che potevo".
Finalmente una canzone senza sensi di colpa!
Copertina dell'LP ''Svendita totale'', che contiene ''Vito''
L'LP ''Svendita totale'', che contiene ''Vito''

(Nel 1984 Concato darà un seguito a questa bella canzone con l'altrettanto bella "Ti ricordo ancora":

"E ti ricordo ancora
l'ingenuità la tua tenerezza disarmante
eri un omino ma dentro avevi un cuore grande
che batteva forte un po' per me.
(...)
Ti ricordo ancora
quando scoprirono che mi accarezzavi piano
e mi ricordo che ti tremavano le mani
ed un maestro antico che non capiva").
 ***

Siamo al 1979 e Pino Daniele si diverte a scrivere "Chillo è 'nu buono guaglione". Anche qui, ovviamente, il travestito è de rigueur, ma il cantante lo descrive almeno con simpatia: il travesitto si prostituisce per cambiare sesso, e sogna che così non sarà più trattato da diverso dagli altri.

"Chillo è nu buono guaglione
fa 'a vita sott'a nu lampione
e quando arriva mezzanotte scende
e va a fatica'.
Chillo è nu buono guaglione
ma che peccato ca è nu poco ricchione
ha cominciato col vestito della sorella
pe pazzia'.
Chillo è nu buono guaglione
e vo' essere 'na signora.
Chillo è nu buono guaglione
crede ancora all'amore".
 ***

Passa ancora un anno ed Ivan Graziani propone "Dada", storia d'amore e di droga fra Dada ed "Ivette senza tette". Purtroppo il mondo della droga è crudele e la povera ragazza ne uscirà con le ossa rotte. Anzi, non ne uscirà proprio:

"Dada è buona, Dada è buona, Dada è buona assai.
E fu così che si innamorò di Ivette senza tette
fu un rapporto torbido fra cugine strette
'Oh Ivette, Ivette, Ivette, Ivette, Ivette senza tette
smetti di bucarti, hai solo quindici anni
ma non vedi che ti guardo, ma non senti che ti parlo
non ci andare, non lasciarti andare, io ti guarirò'".
Ancora il 1980: Fabrizio De André rievoca Pasolini in "Una storia sbagliata"
"È una storia da dimenticare
è una storia da non raccontare
è una storia un po' complicata
è una storia sbagliata.

Cominciò con la luna sul posto
e finì con un fiume d'inchiostro
è una storia un poco scontata
è una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale"...

Copertina di ''Una storia sbagliata''
Sempre il 1980 e Lucio Dalla recidiva e in "Balla balla ballerino" propone sia un'ambigua invocazione al ballerino ("vieni angelo benedetto / prova a mettere i piedi sul mio petto"), sia una per nulla ambigua invocazione a fermare un treno per via di un bel ragazzo:
"ferma con quelle tue mani
il treno Palermo-Francoforte,
per la mia commozione
c'è un ragazzo al finestrino,
gli occhi verdi che sembrano di vetro;
corri e ferma quel treno,
fallo tornare indietro".
Per finire con questo anno, Leopoldo Mastelloni ci affligge con le rime cretine di "Ambiguità":
"Ambiguità,
così non va,
le labbra rosse per l'avidità:
chi vale zero,
col trucco nero,
dietro la maschera scomparirà".
Ovviamente, una canzone moooolto ambigua.
 ***

1983: Ancora Gianni Bella, ma stavolta per fortuna le parole (bellissime) se le è fatte scrivere da Mogol ed in "Il patto" un prostituto tratta con Dio per porre fine alla solitudine della sua vita:

"Ho venduto ormai
persino la mia dignità
sopra i marciapiedi
di questa orribile città.
Non l'ho fatto per denaro
né per evitar lavoro:
solamente perché son solo
troppo solo.
(...)
Ho bisogno d'amore
se Tu vuoi che creda in Te".
Si fa viva anche Giuni Russo che con "Le sere d'agosto" ed "Abbronzate dai miraggi" dice e non dice, ma in modo tale che chi vuol capire, capisca:
"Maestre troppo elementari
mi complicarono la vita
orizzonti ormai lontani
ma una supplente di Pantelleria...
(...)
Donne troppo indipendenti
abbronzate dai miraggi
ma innamorate solo al mare".
***

Colpo di scena nel 1984: "L'elefante gay" è presentato da Erika Mannelli all'"Ambrogino d'oro":  "Non più lui ma lei", con le zanne di lamé e cinquanta nei e le unghie laccate, l'elefante gay "il vizietto lui ce l'ha", e lascia sfogo "alla sua femminilità".
Ma la cantante ritornella: "che simpatico che sei". Meno male: almeno questo, visto la vagonata di stereotipi che ha inflitto. Ma l'equilibrio psichico dei bambini ne sarà stato sconvolto per sempre?

Fra i meno piccini Giuni Russo imperversa con Mediterranea, dove troviamo "Champs Elysées", che ironizza su certi ambienti del jet set gay:

Giuni Russo"Hanno corpi sottili e diafani
il veleno nel cuore.
(...)
Hanno autisti che vanno
a prendere i loro amanti
su automobili che non corrono
ma slittano dolcemente
sull'asfalto degli Champs Elisées.
E seducono un uomo al primo incontro
a volte basta uno sguardo".
e... "Babilonia" (il titolo parla da sé...):
"Uomini di notte ai tabernacoli di vizi
vanno in cerca dell'amore
e sono tanti.
Uomini in pelle
donne in doppiopetto
vanno a braccetto
alla corte dei miracoli".
 ***

Infine nel 1985 segnaliamo due canzone: una di Stefano Borgia, presentata al Festival di Sanremo, "Se ti senti veramente un amico", che se anche non è esplicitamente di tema gay ci è piaciuta per il modo molto amoroso/affettuoso con cui dipinge l'amicizia fra persone dello stesso sesso.

"E se ti senti veramente un amico non tradirmi mai,
e se hai qualcosa dentro al cuore da dirmi
dilla quando vuoi
(...)
Però stammi accanto sempre, ogni volta,
soprattutto se mi sento giù,
quando la notte va tutta storta
una notte può trovare la svolta
se con me ci sei tu".
L'altra è "A Pa'" di Francesco De Gregori, dedicata a Pierpaolo Pasolini:
"Non ricordo se c'era la luna
e né che occhi aveva il ragazzo
ma mi ricordo quel sapore in gola
e l'odore del mare come uno schiaffo".
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Ci siamo anche noi!

Ma, si chiederanno i lettori, in tutto questo fervere di ugole canore, dove sono i gay? Tranquilli: ci sono, anche se pochi e un po' sparuti. Li abbiamo solo tenuti per ultimi perché il dolce va in fondo...

Il primo disco "militante" è di Gian Pieretti, è uscito nel 1973 e s'intitola Il vestito rosa del mio amico Piero. Non ne abbiamo ancora trovato una copia.
 

[Aggiunta di G. Dall'Orto del 2003: ora è stato riedito su CD (in Giappone!) ed è acquistabile via Internet. 

L'intero LP è dedicato a un unico tema: la  vicenda d'un ragazzo omosessuale. 

Come tutti i dischi "di denuncia" di quel periodo questa è una lama a doppio taglio. Nel denunciare l'infelicità della condizione omosessuale, bisogna infatti stare attenti a non cadere nel pietismo, e a non dare l'impressione che la vita dell'omosessuale sia intrinsecamente votata all'infelicità.  

Il che è proprio quello che accade in questo disco, che avrebbe forse avuto un senso dieci anni prima, ma che uscì quando ormai era possibile ("e doveroso", aggiungevano i militanti del movimento gay nato qualche anno prima) parlare anche delle possibilità di felicità che esistono nella vita dell'omosessuale. 

Gian PierettiNon nego che questo LP catturi con fedeltà la vita autentica di un "frocio" di provincia divorato dal senso di colpa, in piena crisi depressiva, sempre sull'orlo dell'esaurimento nervoso.  
Ciò non toglie che l'ascolto di queste canzoni sia dannatamente deprimente e dia una sensazione di claustrofobia. 

D'altro canto, questo è un documento prezioso, che fotografa il modo di essere di una grossa fetta del mondo gay in quegli anni: per pubblicarlo nell'Italia bacchettona di allora ci volle un coraggio da leoni. Che si apprezza ancora di più notando che con l'eccezione (militante) di Alfredo Cohen, da allora nessuno ha più osato pubblicare un intero CD sul tema dell'omosessualità. 

Se si aggiunge che la musica è bella (decisamente meglio della maggior parte delle cose apparse dopo), si può concludere che nonostante i suoi limiti questo rimane un documento di tutto rispetto e meritevole d'ascolto anche trent'anni dopo.

***

Ma nel 1975 Ivan Cattaneo in un LP molto sperimentale e poco noto, UOAEI, fa in "Darling" dichiarazioni d'amore in bergamasco ("darling! per chel ché sò / mi òle giòst fat a te!" (per quel che mi riguarda, voglio solo farti!), mentre in "Pomodori da Marte" esalta la diversità:

"Ma se la vostra normalità è stupida
allora io scelgo la follia:
e non guardare se il mio volto è diverso
non fare domande non voglio risposte
ma cerca di capire il linguaggio
che cancella ogni regola e gioco".
***

Nello stesso anno Antonietta Laterza canta in "Simona" la difficoltà di amarsi fra donne.

***

Nel 1977 appare un intero LP "militante", Come barchette in un tram, di Alfredo Cohen [nota del 2003: nome d'arte di Alfredo d'Aloisio: "Cohen", mi spiegò Alfredo una volta, è il cognome della madre], in collaborazione con Juri Camisasca e Franco Battiato. I testi sono troppo politicizzati per attirare il grande pubblico, ma il disco resta per la sua ironia e la sua chiarezza di discorso, una "pietra miliare" in questo campo.
Cohen propone testi come questo, da: "Dolce ragazzo vai, componi prati" [un campione è ascoltabile online qui]:
Copertina dell'LP di Alfredo Cohen"Dolce ragazzo, vai, componi prati.
Forse di gioia c'è da queste parti
qualcuno che darà carezze gioia.
Qualcuno sa impugnare abbracci baci
come due rossi fiori di battaglia,
come dei grossi baci mai pensati",
oppure, da: "La mia virilità" [un campione è ascoltabile online qui]:
"La mia virilità è un morso di bacio falso
buono per giudicare quelli che noi baciamo
buono per minacciare quelli minacciati
buono per governare i fiati dei ragazzi",
o ancora, dalla canzone: "I vecchi omosessuali" [un campione è ascoltabile online qui]:
"Città dai mille mali
dove li hai confinati?
I vecchi omosessuali
- destini consumati -
vanno a raggiungere
senza sorridere
i tuoi giardini,
dove un giorno
fecero pompini!".
***

Nello stesso anno Ivan Cattaneo si scatena con l'LP Primo secondo e frutta IVA(N) compreso, un disco in cui sperimenta con la voce ed ottiene risultati gradevolissimi.

Numerose le canzone oltraggiosamente omosessuali: "Divina (travestitostory)" fa l'apologia di un travestito:

"Tu stella diversa al cervello
ed i piedi a graffiar la pedana per tutta la notte
e i ragazzi del sabato sera
curiosi ti toccano e chiedono ma come mai?
Tu non sei proprio uguale a noi
quei trucchi sfavillanti calzoni attillati
un angelo sporco non ancora caduto
tu sei la regina del nostro night
un clown senza circo sopra una corda/ tu sei una...
divina divina";
"L'altra faccia della luna" è una poetica canzone d'addio e di rimpianto per un ragazzo:
"Mi lasci senza avermi dato niente
eppur sembravi aver capito che
un amore diverso è uguale per noi
ed invece adesso tu vai
(...)
ma l'altra faccia della Luna è anche
l'altra faccia dell'amore
oppure la stessa cosa... e va bene
ma nessuno dalla parte oscura";
"Il vostro ombelico" infine affronta ironicamente la frequente inconciliabilità del desiderio gay con quelli della società "normale":
"Sarò la vostra attrice preferita
che vi tradisce col cattivo del film...
e invece sono il vostro ombelico
sempre lì a metà, in mezzo inutile
imbarazzato mentre voi fate l'amore.
Su dimmi se ce l'hai con me
ma che colpa ne ho?
se io vorrei chiamarti
per poterti dire
che ti voglio bene.
Ed io sarò la vostra
la vostra vasca da bagno
e meglio d'ogni altro
io conoscerò tutto il vostro sporco".
Complessivamente questo è uno dei più bei dischi apparsi finora in questo campo.
***

Andrea Tich nel 1978 con l'LP Masturbati propone qualche canzone provocatoria, come "Uccello"(sì, parla proprio di quel che pensate), "Paese" o "Il candidato" (il candidato, finito il comizio, corre a far la spesa per una festa che prepara per la sera: "balletti verdi e danze sfrenate / questa notte faremo". Quando all'improvviso si accorge di una cosa: "Hiii, ho dimenticato i finocchi"), ma  il tema gay è presente praticamente in ogni pezzo dell'LP, compresa "La primavera nel bosco" che si chiude con queste parole: "Ma non state lì impalati, piuttosto ditemi: / dove si batte in questo bosco dell'ostia?"

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Negli anni successivi Ivan Cattaneo persegue con coerenza nelle sue canzoni un discorso di liberazione sessuale ed omosessuale, legato a una personalissima ricerca vocale dai risultati spesso eccellenti.
Nel 1979 in Superivan "Boys and Boys", "Su"

("Vieni su e vai in amore
io ti amo
dai sali su
dai vieni su
su entra, vai in amore
sali e vai
sali e sei
il fiore che impazzisce"),
e "Sexo!"
("Un po' pantera
forse un poco tigre
certo cagna sarò
la tua cagna sarò");
nel 1980, con Urlo di una spia in agguato avant la guerre (3e), "Polisex" [ascoltabile online qui]
 
Ivan Cattaneo dalla copertina dell'LP ''Bandiera gialla''
("Il corpo macchina 
si muove e tu sei 
fatto di carne 
per i desideri miei 
lascia ch'io morda là 
là dove non vuoi 
e luna acerba 
fra le mie lenzuola sarai. 
(...) 
E sarai donna 
e poi comunque sarai 
la donna che 
fa sempre ciò che non vuoi")
 
ed "Extramore"
("Ma lui
sorrise lui
gettò lo sguardo
sugli amanti irriverenti
disse lo farò per voi
il nuovo amore proverò
per fare crollare noi
amanti stanchi fra di voi");
nel 1982 con Ivan il terribile "Idolo biondo"
("Un dio cannibale tu,
tu mi fai stare in alto
poi mi butti giù
e d'amore perverso
hai già vissuto
con la tua tribù:
con uomini e donne
lo fai tu")
e "Narciso", sono solo alcune delle canzoni che affrontano il nostro tema.

Purtroppo il pubblico apprezza maggiormente le canzoni-revival e Cattaneo è stato costretto infine ad accantonare le sue sperimentazioni.

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Il fenomeno Renato Zero

Per concludere ci manca ancora... calma, calma lettori "sorcini": manca "lui", Renato Zero.

Dobbiamo confessare che si fa un poco di fatica a considerare "militante" questo cantante che è stato sempre bollato negli ambienti del Movimento gay come particolarmente disimpegnato e fatuo. Ma se si osserva con che costanza dal 1973 ad oggi ha proposto provocatoriamente il tema dell'omosessualità nelle sue canzoni, e soprattutto il modo in cui ha voluto introdurre questo discorso fra un pubblico di decine di migliaia di ascoltatori per volta, non sono possibili dubbi.

Dalle canzoni più allusive del 1973 (come "Sergente no" in cui rifiuta il militare perché "l'elmetto mi sconvolge i capelli") e la timida canzone d'amore del 1974 "Tu che sei mio fratello" ("Tu che sei mio fratello, / la mia donna, il mio dio. / Tu che vivi in silenzio, / non scordare il nome mio!") si passa a temi più espliciti:"Qualcuno mi renda l'anima" (1974) parla di un bambino violentato da un adulto:

"Qualcuno... Con un sorriso addosso,
mi dice, giochiamo insieme dai.
Ti compro, un aquilone rosso,
se lo vuoi!
Avevo,
appena aperto gli occhi!
Ma il buio, mi raggiungeva già,
due mani, rubavano al mio corpo,
l'innocenza…
Ma, perché è toccato a me,
fra tanta gente...
Ma, che cosa c'entro io, con quella gente...
Qualcuno mi renda l'anima!";
"Salvami" (1976) è l'invocazione di un prostituto:
"Salvami,
dalla strada che non sa...
fra giorno e notte, quanti figli ha!
Fra questa gente in cerca d'allegria,
che compra e vende, questa pelle mia!";
mentre "Mi vendo" (1977) è una provocazione: "Seguimi, io sono la notte, il mistero, l'ambiguità". Cosa venderà mai il protagonista della canzone?.

Con "Onda gay" e "Profumi, balocchi e maritozzi" (1980) si raggiunge il clou: la prima è un vero e proprio inno che invita i gay ad unirsi ed essere fieri di quello che sono (peccato che la musica sia bruttina):

"Scendo in piazza con te.. Mi voglio sfogare!
Via quel marchio che hai, grida chi sei!
(...)
Rompi gli argini e vai... che puoi!
(...)
Togli le sbarre alla tua cella!
Ieri tu eri il nulla!
Secoli di buio dentro te,
solo con la tua voglia!
E gli sguardi ironici di chi
veste in doppiopetto, ma non sa
che è a colori il mondo,
lui che in grigio va...".
mentre la seconda è un brano delirante in cui un figlio insiste perché la madre gli trovi... marito:
"Trovami un marito mammà
trovami un marito tu!
Non ho più appetito
sono assai avvilito mammà.
(...)
Io vorrei un uomo tutto mio!
(...)
vorrei un marito che non c'è
mentre poi, sul seno mio
stringerò il solito ritratto di Delon!".
Altre canzoni ancora negli anni seguenti: "L'ammucchiata" (1981: i problemi della coabitazione a due, con un coinquilino il cui sesso non è comunque specificato), "La stazione" (1981) (vi appare "una checca simpatica che / vuole solo svoltare una notte d'amore col suo macchinista") e "Per non essere così" (1984) in cui parla un prostituto:
"Mi scelsi un abito.
Provai ad essere diverso.
Per non essere così!
(...)
Apri il portafoglio
e paghi, quell'ora in più!
Ambiguo.
Diverso.
Perverso.
E adesso, come mi vuoi!
Più donna?
Più uomo?
Non tremo. Adesso decido io
quale sarà il ruolo mio..."
ed altre ancora.

Sicuramente il "fenomeno Zero" è stato sottovalutato fino ad oggi: questo è l'unico caso di discorso "militante" od anche solo "provocatorio" che sia riuscito a raggiungere il grande pubblico.

Beneficiato da un successo irresistibile fra gli adolescenti, questo cantante non aveva certo bisogno di trattare di omosessualità per accrescere la sua fama: la sua è stata un'autentica scelta di coraggio e di franchezza.

Il vero e proprio culto che è cresciuto attorno a lui ne ha fatto una sorta di "fratello maggiore" e un modello di riferimento per migliaia di adolescenti.

In questo senso una valutazione e rivalutazione del lavoro svolto da questo cantante negli anni passati si impone.

Sperando che non si sia trattato di un caso unico, ma che negli anni a venire sempre più artisti abbiano il coraggio di "parlar chiaro".

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Nota aggiunta nel 2003 da G. Dall'Orto 
Nel riproporre questo primo tentativo di censire la presenza omosessuale nelle canzonette, e il modo di rappresentarla, ho deciso di non aggiornare il testo: non era infatti sufficiente aggiornarlo, occorreva riscrivere daccapo il tutto. Lo ripropongo quindi così com'è, nella speranza che abbia almeno un valore di documentare la situazione di quegli anni. O fino a quegli anni. 

Per un aggiornamento si vedrà, oltre a quanto scritto dagli stessi autori nell'anno successivo, soprattutto lo studio assai più recente (2003) pubblicato da Stefano Bolognini su gay.it: prima parte e seconda parte. 
Si vedano poi i pezzi del dossier pubblicato dal mensile "Pride" in occasione dell'uscita della Gay right compilation n. 1 (2002). 
Un divertente pezzo di Matteo B. Bianchi apparso nell'agosto 2003 su "Pride" spazia infine sulla musica straniera. 

Ciò detto, considerando il fatto che questo articolo fu scritto con imperativi limiti di spazio (non fu possibile ottenere una pagina in più: era già troppo lungo...), ho ripristinato quelle citazioni di testi che non avevamo inserito per pura mancanza di spazio. In questo modo spero di accrescere il valore documentario del lavoro. 

Infine, per motivi di rispetto del copyright, non ho inserito nessun mp3, salvo tramite link a quanto già legittimamente online presso siti altrui. 

Una trasmissione radiofonica del marzo 2004 sulla canzonetta gay, con anche una breve intervista a me, può essere ascoltata facendo clic qui.

Per la seconda parte di questo studio fare clic qui. - Per il catalogo di canzoni dal 1920 ad oggi, fare clic qui.


Tratto da: "Babilonia", n. 39, settembre 1986, pp. 48-52. Ripubblicazione consentita previo permesso degli autori: scrivere per accordi.

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