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2006 - Dangerous Muse - "The rejection". Dall'Ep - The rejection (2005).
I Dangerous
Muse ("Musa pericolosa") sono due
ragazzi di New York, gay dichiarati (si esibiscono anche regolarmente
ai Gay pride), e le cui doti di fotomodelli sopravanzano quelle canore.
La cosa in sé
non è gravissima in quest'epoca televisiva, in cui l'aspetto d'un
cantante conta più delle sue qualità vocali, ma nel caso
di questo video il vocalist è addirittura costretto a sussurrare
più che a modulare la voce per nascondere il più possibile
l'intonazione traballante. (Oltre a ciò, ostenta un accento british
molto nasale e posh per distrarre l'attenzione degli ascoltatori
anglosassoni).
La canzone ha un
motivetto piuttosto elementare e parecchio ripetitivo, ma se non altro
allegro e accattivante, nonché gradevolmente ballabile.
Il video è
stato confezionato con pulizia, cura ed eleganza attorno a un'idea forse
vecchia ma carina e sempre d'effetto, se usata bene (e qui è usata
bene).
Il risultato è
che, a mio parere, il video regge bene, nonostante la performance
vocale non da Grammy
award.
Le immagini alternano
ora l'esibizione dei due ragazzotti (completa d'assalti di ragazzine in
fregola che saltano addosso al cantante cercando di togliergli la camicia),
ora le vicende d'un liceo che si rifanno al titolo della canzone ("La
ripulsa").
Un ragazzo in una classe fa avances
a una ragazza, che le respinge seccamente.
Poco dopo la ragazza lascia cadere i libri
di fronte a una compagna, per avere una scusa per toccarle la mano con
gesto seduttivo... e riceve un rifiuto.
La seconda ragazza la rivediamo al bar
mentre ride e parla con un bel biondino (anch'egli scelto sul catalogo
d'un'agenzia di fotomodelli), che però a un certo punto la molla
in asso bruscamente e se ne va, lasciandola delusa.
Infine il biondino si ritrova negli spogliatoi
con un biondone grande grosso e muscoloso (che a sua volta avevamo visto
mentre lumava la ragazza lesbica, ovviamente senza risultato), e il suo
sguardo di desiderio dice tutto, però lui preferisce andarsene di
botto piuttosto che mettere alla prova il modo di fare da macho
stronzo del bel fusto.
Il ritornello della canzone intanto continua a intonare (o stonare), rivolto a una ragazza che insiste a cercare di sedurre il cantante, che da parte sua non ne vuol sapere:
Indubbiamente positivo il modo in cui in questo video il desiderio eterosessuale è messo sullo stesso piano di quello omosessuale, nonché il tono delicato con cui è raccontata la vicenda, a piccole pennellate che richiedono un piccolo sforzo allo spettatore per percepire il disegno d'insieme del quadro (e alla prima volta o due non avevo compreso bene io stesso cosa stesse accadendo).
Decisamente meglio riuscito il video che la canzone, e meritevole d'essere visto.
Ottimo risultato, insomma, con mezzi assolutamente minimali, semplici ed eleganti. Complimenti al regista.
2006
- Mines - "Per diventare gay" - da - Di bar in bar.
La Retorica c'insegna che l'iperbole
è quel tipo di figura retorica
Purtroppo, però, il videoclip
che ha accompagnato questo brano ha rovinato tutto.
Perché dall'iperbole si è
passati direttamente alla caricatura,
che è tutt'altro tipo di figura retorica, la quale "storpia
volutamente l'immagine della persona rappresentata, caricandone (da
qui il termine) alcuni tratti caratteristici della fisionomia".
Questa fisionomia può addirittura
essere del tutto immaginaria, come nel caso delle caricature naziste degli
ebrei, che esageravano tratti inesistenti, se non nel pregiudizio razzista.
In quest'ultimo caso, si parla di calunnia.
Che è esattamente ciò che
presenta questo ripugnante video: non iperbole, non satira, ma puro
e semplice linciaggio visuale.
Dei cento modi spiritosi e magari malandrini
in cui si sarebbe potuto rappresentare visivamente il paradosso della canzone,
si è scelto l'unico che avesse un contenuto deliberatamente ingiurioso
nei confronti del mondo gay. Oltre tutto, per farlo, si era contraddetto
lo spirito leggero e spiritoso con cui Mines aveva maneggiato il tema (e
ciò, incidentalmente, mi fa pensare che l'approccio del video non
sia affatto farina del suo sacco).
Nel video, il cantante va a scuola di
omosessualità, che prevede insegnanti, banchi e tutto quanto.
Gli insegnanti? Degli "zombie" di travestiti
talmente mostruosi che mai se ne vide traccia nel mondo gay neppure nel
più sderenato spettacolino trash.
Le materie d'insegnamento? Trucco e parrucco,
travestimento da donna, scheccata, urletti e gridolini, sculettamento e
isteria di contorno.
Tutto questo, nel 2006, è quanto
è riuscito a visualizzare un regista italiano quando gli è
stata pronunciata la parola "gay". Rendendo palesi a chiunque, con
un risultato di cui sono certo si vergognerà nel giro di pochi anni,
i decenni di arretratezza culturale scontati da un ambiente culturale asfittico,
bigotto, chiuso e incapace di osare come quello italiano.
Per chiudere, un piccolo aneddoto. Quando
uscì il video, concordai un'intervista con il critico musicale della
rivista che dirigevo all'epoca, "Pride".
Credevo di averne uno scambio di opinioni
pungente, invece
ottenni solo un'intervista "in ginocchio" che non chiedeva mai al
cantante conto dell'immagine insultante che aveva dato di noi nel
video.
Come direttore avevo la pessima abitudine
di non censurare i punti di vista dei miei collaboratori, pertanto, pur
dissentendo al massimo, la pubblicai lo stesso. Ma ovviamente mi
guardai bene dal rinunciare a chiedere al collaboratore, in termini molto
coloriti, se si fosse completamente bevuto il cervello, e se davvero quella
porcata omofobica gli sembrasse il capolavoro che sembrava fosse, a leggere
la sua intervista.
La risposta? "Ovviamente no, è
orribile, però già nessuno vuole parlare di noi, se
poi ci mettiamo a sparare addosso ai pochi che lo fanno, non riusciremo
mai a far parlare dei nostri problemi".
Fu lì che capii come la "ragionevolezza",
portata avanti da troppo tempo dal movimento gay per dimostrare che noi
non eravamo "pericolosi estremisti", fosse nemica della Ragione. Perché
se di me si deve parlare solo per calunniarmi e basta, allora io
sto meglio se nessuno parla di me. Se non altro il silenzio non può
peggiorare la situazione, a differenza di quanto fanno le calunnie.
Per questo sono lieto di poter dire e proclamare finalmente al mondo, qui, che questo è uno dei video più brutti, stupidi, ignoranti, provinciali, gretti e cretini che abbia mai visto in vita mia sul tema gay. E sto ancora usando eufemismi.