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BUGGERONE o BUZZARONE o BUGGIARONE
 

Le baccanti uccidono Orfeo, ''il primo buggerone''.
Orfeo ucciso dalle baccanti per avere inventato l'amore fra maschi. Incisione di Dürer, 1494. Sul cartiglio sull'albero c'è scritto: Orfeus, der erste puseran ("Orfeo, il primo buggerone").

Altro termine molto usato prima dell'Ottocento ma in disuso ai nostri giorni.

Ne è rimasta una traccia solo nel verbo buggerare (che anticamente significava "sodomizzare") che oggi vuol dire "ingannare", esattamente per la stessa ragione per cui anche "inculare" viene ora usato nellinguaggio colloquiale per dire "ingannare", "imbrogliare".

Deriva da bu(l)garus ("bulgaro") attraverso il francese boulgre / bougre (che ha dato anche l'inglese bugger), probabilmente attraverso un ulteriore adattamento latino in bugeronem (da: bugero / bugeronis). Indicava l'opposto di bardascia, ossia il sodomita attivo.

Lo slittamento di significato si spiega col fatto che la sètta eretica dei càtari o albigensi - che si diceva avesse avuto origine, appunto, in Bulgaria - venne accusata nel XIII secolo dalle autorità ecclesiastiche di darsi, fra altre scelleratezze, alla sodomia.
È possibile che tale accusa alludesse in origine all'uso di pratiche anticoncezionali nel coito eterosessuale (i càtari ritenevano che tutto il mondo sensibile fosse opera del Male, e quindi procreare fosse "cattivo") perché buggioressa e buggeressa ("donna che si lascia sodomizzare"), sono attestati nella nostra lingua almeno una settantina d'anni prima di buggerone ("uomo che sodomizza").

Tanto martellante fu questa propaganda che il nome di bulgaro servì da allora per definire tanto gli eretici in genere che i sodomiti.
Col passare del tempo il primo significato andò perso, e rimase solo il secondo, che a sua volta ha poi ceduto il passo a quello attuale di "imbroglione".


La figura dell'eretico e del sodomita sono state  confuseintenzionalmente per ragioni di propaganda nel 1200-1300, e non è un caso che proprio a quest'epoca risalgano i primi roghi documentati di sodomiti (il più antico è del 1277). E non a caso  Battaglia ipotizza che l'identificazione fra le due categorie sia avvenuta, semplicemente, "per l'identità della pena".

Tale tattica non è del resto ignota al nostro secolo: si pensi a come, durante e dopo l'ultima guerra, si sostenne la tesi secondo cui il nazismo era "intrinsecamente omosessuale", oppure come, in ambienti di destra, l'omosessualità sia considerata una tipica "deviazione bolscevica".

Così già nel fabliau francese Du sot chevalier, che risale proprio ai secoli XIII-XIV, un sodomita viene definito hérite (letteralmente: "eretico"):
 

Je n'irai mie à cel erite
qui en tele oevre se delite:
miex valdroie estre en croiz tenduz
que je fusse d'omme foutouz.
"Io non andrò da quell'eretico
che si diletta in tale opera:
preferisco essere crocifisso
che fottuto da un uomo".
(Montaiglon, vol. 1, p. 225).

Anche in Italia l'identificazione fra "eretico" e "sodomita" ebbe successo, come attesta a cavallo fra Due e Trecento Cola di Messer Alessandro, poeta perugino, che nell'accusare gli spoletini di sodomia fa un sol mazzo delle accuse di sodomia ed eresia patarina:
 

Amico, sappie l'uso de Spolìte 
(...)
femmine commune [prostitute] ne so' sbandite 
(...)
son tutte [tutti] patarine, al ver parlare,
e 'nnaturate sodome condìte [sodomiti incalliti]. (Marti, p. 770.)

Il legame fra "bulgaro" e "sodomita" era ancora evidente nel XIV secolo inoltrato, come mostra Buonaccorso Pitti (1354-dopo 1431?) che raccontando nella sua Cronica un fatto del 1395 descrive come:
 

"Essendo egli caldo di vino e riscaldato del giuoco, mi cominciò a dire: "Ah, Lombardo vilano traditore, che farai? Vincierai tutta notte, bulghero, sodomito?"
(Buonaccorso Pitti, Cronica, Romagnoli-Dall'Acqua, Bologna 1905 , p. 88).


La prima attestazione nella nostra lingua che abbia trovato con l'esplicito senso di  "sodomita" risale al 1370, ed è riportata in un processo per insulti:
 

Sozzi bugieroni marci, io sono fuori di presone ad vostro dispecto!
(Bongi, p. 114).

Ecco altri esempi d'uso:
 

Qui giacion tutti quanti i cardinali,
chi buggeròn e chi per altro tristo,
ma ciaschedun di lor nemico a Cristo
(Anonimo [1540], in: Valerio Marucci et all., Pasquinate romane del Cinquecento, Salerno, Roma 1984, p. 562).

Fatevi buggeròn, voi che non sête,
e in cul ponete ogni speranza vostra 
(...)
piangete il tempo che perduto avete 
(...)
e queste pote [fighe] siansi sempre a noia,
lasciando le morir, crepar di foia.
(Giovan Battista Marino (attribuita a), Persuasiva efficace a coloro che schifano la delicatezza del tondo. Foglio volante, s.i.t., circa 1650, (Parigi, Bibliothèque nationale, Enfer), p. 1).

Giunto al cospetto del Culiseo Romano
così cantava un buggeròn toscano:
"Il mio genio [gusto] è buggerone,
non inclina al sesso imbelle:
donerìa cento gonnelle
per un lembo di calzone".
(Giuseppe Parini, Tutte le opere, Barbera, Firenze 1925, p. 491).

Buggerone è stato, nel corso dei secoli, adattato a vari dialetti italiani: lombardo bolgiròn, veneto buzeròn e buzaròn, siciliano buzzarrùni ecc.

Ha paralleli anche con l'antico tedesco puzeron, il cèco buzerant e lo spagnolo bujarrón.

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