CHECCA
"Omosessuale effeminato".
Deriva da un vezzeggiativo di Francesca tuttora diffuso in molte zone d'Italia (Lazio, Toscana, Lombardia...), di cui esiste anche il maschile Checco.
L'uso di un vezzeggiativo femminile ha ovviamente, quando riferito ad un uomo, un'intenzione offensiva. Esso ha paralleli "canonici" in altre lingue, come per esempio nell'antico inglese Molly, Nelly e Mary-Ann, e probabilmente anche nello spagnolo odierno marica (che deriva dal nome "Maria" secondo Hernan Rodriguez Castelo, Lexico sexual ecuadoriano y latinoamericano, Libri mundi, Quito 1979, pp. 332-333).
Per un parallelo italiano si veda il veneto peppia: "donna lagnosa e noiosa" ed "omosessuale effeminato", "checca".
Checca è molto usato soprattutto in Lazio e Lombardia, ma anche, in misura minore, nel resto d'Italia, e comprende almeno tre significati leggermente diversi.
Il primo è quello, già enunciato, di "omosessuale effeminato", in senso spregiativo:
Nell'omosessualità come mondo monosessuale il maschilismo viene continuamente alimentato. Le caratteristiche di imitazione femminile della "checca" sono solo parzialmente in contrasto con quanto detto.
(Giovanni Forti, II maschilismo omosessuale, "Ombre rosse", n. 18/19, gennaio 1977, pp. 123-128, a p. 127). |
Il secondo è quello di "omosessuale" in genere, ancora in senso spregiativo.
Luciano invece è stato sbertulato tutta la sera da questo orrendo, questa orrenda checca. "Marchetta", lo ha chiamato dall'inizio alla fine, senza carità né per lui né per me.
(Dario Bellezza, Lettere da Sodoma, Garzanti, Milano 1973, p. 52). |
Il terzo, tipico del gergo gay, indica (ma senza significato spregiativo) un omosessuale, ed è alla base di numerose espressioni composte (tra le più note: checca fatua, fracica, isterica, manifesta, marcia, onnivora, pazza, persa, sfatta o sfranta, storica, velata) o ancora di termini composti (come chierichecca: "omosessuale bigotto").
La mitologia classica, la biologia, la Tunisia, i paragoni zoologici, lo fanno anche certi scimmiotti, ah sì, e pare che ci siano anche delle balene checche, ma no, cosa mi dite mai, cher maître, eppure sì sì, me l'assicurano certi balenieri...
(Alberto Arbasino, Anonimo lombardo, Einaudi, Torino 1973, p. 154). |