Da dove viene la parola "gay"?
[Da "Gay.it", 5 maggio 2005]
di:
Giovanni Dall'Orto.
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Dal significato originale di 'allegro', la storia di un termine che è arrivato a identificare la comunità omosessuale. E che ora, però, ha assunto una valenza particolarmente negativa.
Da
parecchi decenni gli omosessuali statunitensi usano nel loro gergo la parola
gay per indicare se stessi.
La
radice di questa parola è quella dell'antico francese (più
esattamente, provenzale) gai: "allegro", "gaio", "che dà gioia"
(come "lo
gai saber", "la gaia scienza", che è la scienza d'Amore)
che passò in inglese come gay. In questa lingua la
parola acquisì nel Settecento secolo il senso di "dissoluto", "anticonformista"
(come in "allegro compare").
Il
significato peggiorò ancora nell'Ottocento, fino a voler dire
"lussurioso", "depravato".
Ecco
perché, nell'Inghilterra dell'Ottocento, una gay woman
era esattamente quel che in italiano è "una donnina allegra", cioè
una prostituta, mentre una gay house (letteralmente "casa
allegra") era un bordello.
Come
si vede l'omosessualità, in questa fase della lingua, non c'entrava
ancora nulla.
L'omosessualità
entra in ballo solo nell'inglese parlato negli Usa, prima del 1920,
anno dal quale iniziano a moltiplicarsi le attestazioni dell'uso di gay
col significato di "'omosessuale" (riferito ai soli uomini, e non senza
uno sfottente parallelo con la gay woman), anche nel gergo della
sottocultura statunitense.
Nel
1938 "gay" era già compreso dalla massa dei parlanti americani col
senso di "omosessuale": lo rivela un film di quell'anno, Bringing
up baby (in italiano, Susanna), nel quale l'attore Cary
Grant è sorpreso, per un malinteso comico, in vesti femminili.
A chi gli chiede il perché, risponde stizzito: "Because I just
went gay all of a sudden", "Perché sono appena diventato
gay tutto d'un tratto!".
Il
"grande salto" nell'uso di questo termine avvenne comunque solo nel 1969,
con la nascita negli Usa del nuovo movimento di liberazione omosessuale.
I
nuovi militanti rifiutarono i termini usati fin lì, come omosessuale
e soprattutto "omofilo".
Non
volendo più essere definiti con le parole usate dagli eterosessuali,
spesso ingiuriose, gli omosessuali che scesero
in piazza ribellandosi scelsero di auto-definirsi (come già
avevano fatto i neri, che avevano rifutato negro preferendogli
black) usando un termine del loro stesso gergo: gay.
Era
nato il "Gay
liberation front", abbreviato in "Gay lib".
Sull'esempio
americano, gay si diffuse nel mondo ovunque esistesse un movimento
di liberazione omosessuale.
La
diffusione in Italia di questa parola attraverso il movimento
di liberazione gay, dal quale passò al linguaggio generale,
data dal 1969-1971. Non senza qualche divertente (e vana) protesta in Piemonte,
dove sono numerosi coloro che portano il cognome provenzale "Gay".
La
parola era comunque già apparsa negli anni Cinquanta e Sessanta
sulla bocca degli omosessuali che viaggiavano o frequentavano turisti americani.
Lo testimonia un libro di Giò
Stajano che l'adopera, come termine straniero, già nel 1959:
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Ancora
più interessante è notare come l'uso di gay come termine
comune per "omosessuale" abbia sottoposto questa parola alla stessa usura
che in passato ha trasformato a ripetizione gli eufemismi (come "omosessuale"
o "invertito")
in insulti.
Oggi
i ragazzini scrivono sui muri "Tizio è gay", esattamente
come dieci o vent'anni anni fa scrivevano "Tizio è culo" o "ricchione".
I
termini sono cambiati, ma i preconcetti che sottintendono, no.
Negli
Usa lo
scivolamento di significato è stato particolarmente accentuato,
al punto che "gay" è diventato un sinonimo colloquiale di lame,
boring, bad, cioè di "mediocre", "noioso", "brutto", "schifoso
/ cattivo".
"Il
film che ho visto ieri sera is
so gay", cioè "fa schifo, è noioso".
Il
fenomeno è talmente diffuso che John Caldwell ne ha scritto
preoccupato sul mensile gay "Advocate" del 25/3/2003.
E
secondo l'enciclopedia
online Wikipedia, "in alcune parti degli Stati Uniti questo uso
gergale è talmente comune tra i ragazzini che molti lo usano senza
nemmeno sapere a cosa si riferisca la parola", come in effetti dimostra
un esempio divertente di tale uso: "my computer is acting gay",
"il mio computer funziona male" (ma letteralmente: "si comporta da gay"!).
Per
chi si dedica alle gioie delle canzonette c'è infine da segnalare
la produzione degli Anal
cunt, complesso punk non gay, che in alcuni titoli di canzoni liquidano
come "gay" tutti coloro o tutto ciò che non amano (da Bill Gates
alla ceramica ai loro fans), o Frank Zappa, che nel 1997 ha prodotto
una canzone intitolata "He's
so gay"...
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