OMOSESSUALE
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Forse molti di quelli che oggi vorrebbero abolire questa parola non ci crederanno, ma essa era nata originariamente come eufemismo. Fu infatti coniata nel 1869 da un militante austriaco di origine ungherese, lo scrittore Károly Mária Kertbeny (o prima del 1847, Karl Maria Benkert, 1824-1882) (che era "dottore" perché era laureato, e non perché fosse un medico, come oggi si legge fin troppo spesso!).
Benkert creò homosexuel da una non troppo elegante mescolanza grecolatina di òmoios = "affine", "analogo" e sexualis ("che ha a che vedere col sesso") per indicare una persona che pur essendo in tutto uguale alle altre, sperimenta un'attrazione per individui del suo stesso sesso.
In questo neologismo, apparso in un pamphlet che chiedeva l'abolizione delle leggi antiomosessuali prussiane, e nella sua voluta "asetticità" (che l'ha fatto ritenere da molti erroneamente un termine d'origine medico-psichiatrica) c'è un'intenzione polemica nei confronti del quasi coevo urningo / uranista coniato da Ulrichs, che invece sottendeva un intrinseca "differenza" di chi amava persone del suo stesso sesso, anche nel senso di una certa qual effeminatezza. Benkert al look virile ci teneva, e non poteva quindi che contrapporre un "suo" neologismo a quello di Ulrichs.
I due termini si fecero, all'inizio, concorrenza, e fino alla fine del secolo scorso sembrò che urningo / uranista l'avesse vinta. Ma verso il 1890 omosessuale iniziò ad apparire in pubblicazioni scientifiche per "merito" di medici e psichiatri (soprattutto di Krafft-Ebing) che avevano direttamente o (più spesso) indirettamente letto le tesi di Benkert.
Furono però i grandi scandali d'inizio secolo (Wilde, Krupp, Molthe-Eulemburg) a renderlo noto alla popolazione generale come termine nuovo e "discreto", adatto anche ai giornalisti...
Dalla letteratura scientifica lo prese poi la psicoanalisi, che rifiutava a priori l'idea di una "causa organica" dell'omosessualità, come quella sottintesa in urningo.
Con il trionfo della psicoanalisi sùbito dopo la seconda guerra mondiale, urningo fu anzi completamente spazzato via.
In Italia omosessuale
apparve a stampa nel 1894, ripreso direttamente dal tedesco (e non
tramite il francese, come ipotizza il Battaglia)
in un manuale di psichiatria di Enrico Morselli, che scriveva:
Sono una
sopravvivenza od un ritorno dell'immoralità primitiva le forme più
o meno mostruose di relazione carnale fra individui omosessuali.
(Enrico Morselli, Manuale di semejotica delle malattie mentali, Vallardi, Milano 1894, vol. II, p. 681). |
Nerina Millettisegnala però l'utilizzo in italiano di questa parola, come aggettivo, già nel 1892.
Per ulteriori informazioni su questo termine e sulla personalità del suo creatore, non si può non fare riferimento agli splendidi saggi che sull'argomento hanno scritto Jean Claude Féray e Manfred Herzer:
Eccone alcuni
esempi d'uso:
Forse nella
storia del mondo è esistito un omosessuale monogamo, ma ne dubito.
Anche tu...
(André Tellier, Uomini del crepuscolo, Garzanti, Milano 1951, p. 215). |
Il desiderio omosessuale è l'ingenerante-ingenerato, il terrore delle famiglie perché si produce senza riprodursi. (Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino 1977, p. 52). |
Vivo una mia solitudine quando sento che passano gli anni... quando gli altri avranno la sola colpa di essere vecchi, e io sarò un vecchio omosessuale. (Lettera a "L'Unità", 30/11/1979). |