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Carlo d'Agostino (18..-19..)

Copertina de "La rondine", maggio 1928.
 "La rondine", maggio 1928.

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Da: Il barone Guglielmo von Gloden [1928] [1] 
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Da un articolo che il poeta Carlo d'Agostino - venuto da qualche anno a piantare, anch'egli, le tende a Taormina, e del quale si legge, nel presente fascicolo di RONDINE, la tanto suggestiva lirica intolata LA BARCA DEI SOGNI, pubblicò, or non è molto, su di un giornale francese, intorno ad uomini e cose di questo piccolo incantevole centro cosmopolita, stralciamo il seguente profilo del barone Guglielmo von Glöden.

"Chi non lo conosce qui? Il barone Guglielmo von Glöden, gentiluomo compito, studioso d'arte e di letteratura e, per giunta, taorminese di elezione, tiene casa aperta per tutti coloro — italiani o stranieri — che nell'arte e nella letteratura hanno un nome.
Vive in un'atmosfera di bellezza e armonia, tra i fiori del suo giardino e il canto degli usignoli, in mezzo a dipinti rari, a ricordi preziosi, a libri che autori nostrani, francesi, tedeschi, inglesi, americani gli inviano spesso con le dediche più lusinghiere. Possiede un album pregevolissimo per gli autografi in esso contenuti: Ci si trovano pensieri, massime, versi, schizzi di celebrità mondiali: Anatole France, Michetti, Gerard Hauptmann, Eleonora Duse, Jean Lorrain, Harold Mac Grant...
Il Glöden, appassionato di euritmica — poesia, musica, pittura e scultura —, è una curiosa tempra di esteta multanime. Della fotografia, da lui rinnovata, perfezionata, nobilitata, dopo assiduo e paziente lavoro, egli è riuscito ad ottenere risultati meravigliosi.

Le sue riproduzioni di tipi e paesaggi siciliani possono sostenere il paragone con ottimi acquarelli o pastelli del genere, sia per inquadramento, sia per rilievo, sia per espressione: il colore solo vi manca. I premi facilmente vinti da Glöden-fotografo nelle varie mostre internazionali a cui ha partecipato, bastano a dimostrare in modo perentorio quanto asserisco.

Nonostante gli anni ormai accumulatisi sulle ampie sue spalle di granatiere di Pomerania, il barone von Glöden si ostina a non invecchiare. Comunemente, gli uomini giunti ad una certa età, perdute le ultime illusioni, si accasciano rinchiudendosi nella propria mestizia e nel caratteristico senile languore. Ma il Glöden invece ha conservato — per quale sortilegio? —, un atteggiamento mentale di sorprendente agilità. Ad ascoltarlo mentre scherza o discute e a vederlo andare, venire, affaccendarsi, vi credereste stare di fronte ad un giovane venticinquenne.

E se egli racconta episodi del suo passato o aneddoti riguardanti alcuni dei personaggi illustri coi quali ebbe dimestichezza, tali rievocazioni conservano ancora, a dispetto del lungo tempo trascorso, una straordinaria freschezza di attualità, in grazia della di lui verve miracolosamente primaverile.

Immaginarsi quindi la piacevolezza e l'interesse che irradia intorno a sé, nella cerchia degli interlocutori, uno spirito così poliedrico, un parlatore così efficace e un testimone così documentato di avvenimenti svoltisi da mezzo secolo ad oggi, qual è il barone Guglielmo von Glöden.

L'Editore.

Wilhelm von Gloeden. IIllustrazione da "La Rondine", maggio 1928.
Wilhelm von Gloeden negli anni Venti.
Illustrazione da "La Rondine", maggio 1928.
 

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note 

[1] Il testo è quello pubblicato sul bollettino turistico taorminese: "La Rondine mensile artistica letteraria mondana", anno III, nn. 5-6, maggio 1928, s.i.p.
Ringrazxio Umberto Martorana per avermi gentilmente fornito un esemplare del rarissimo testo, da lui ripubblicato con alcune piccole modifiche nel suo: Ghumbert Catholicus (pseud.), I Milord di Taormina, Giambra (ME) 2020, pp. 158-159.

La foto di Gloeden anziano che qui riproduco è apparsa nel medesimo articolo.


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