[Wilhelm von Gloeden],
Un artista fotografo insigne. W. von Gloeden [1910] [1].
Quando nel
1878 io cominciai ad occuparmi di fissare col mezzo della fotografia scene
vere di vita vissuta, il mio lavoro costituiva un'impresa ben ardua.
La fotografia
era allora relegata nello studio del fotografo e si basava unicamente sull'artificiosa
illuminazione della terrazza.
Solo eccezionalmente
il fotografo si allontanava dal suo studio per riprodurre qualche paesaggio
o architettura.
A quei tempi
non
esistevano le lastre secche e il processo al collodio rendeva
difficilissimo il lavoro quando si trattava di ritrarre soggetti in movimento.
Ma io non mi scoraggiai.
Venuto in Italia
per ristorare il mio fisico, ritrovai col sole d'Italia la salute, ed ebbi
dal cielo d'Italia un immenso aiuto nel lavoro fotografico pel quale il
sole è tanta parte.
Nelle classiche
contrade della Sicilia mi si rinnovarono gli entusiasmi pei miei
prediletti studi sulla vita degli antichi ed alla mia mente più
che mai risuonarono armoniosi i versi di Teocrito
e di Omero
trasportandomi a rivivere fra i pastori
arcadici e Polifemo.
Ma sgraziatamente i più bei quadri di quei tempi impressionavano
solo il mio occhio, ché la camera fotografica non poteva in quell'epoca
fissarli.
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Wilhelm
von Gloeden: Triplo ritratto. La foto è stata eseguita a Napoli
(che appare sullo sfondo in altre pose della stessa serie), durante una
delle visite a Wilhelm
von Plüschow, prima dell'anno 1900.
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Il grande artista
Sen. Francesco
Paolo Michetti, al quale presentai a Francavilla al Mare
i miei primi modesti lavori fotografici, m'incoraggiò colla sua
viva approvazione, a continuare nella difficile impresa. Egli volle chiamarmi
artista, ed alla mia obiezione che mai alcun dipinto era uscito dalle mie
mani, per quanto avessi studiato all'Accademia di Weimar, così mi
rispose: "La pittura è un'arte in cui si può essere artisti
o mestieranti; la fotografia invece è un mestiere, ma ella è
in essa un artista".
Accolto colla
massima ospitalità in casa di questo grande artista e vivendo nell'ambiente
artisticamente eletto frequentato da Gabriele
d'Annunzio, Matilde
Serao, Costantino
Barbella, il mio spirito trovò un alimento prezioso.
Ma forse l'impressione lasciatami mi portò talvolta involontariamente
ad imitare il genere di quel grande artista che così mirabilmente
consacrò sulla tela la sua terra natia.
Nel 1893
all'Esposizione internazionale della Photographic
Society of Gr. [sic] Britain di Londra, ove presentai alcuni
miei studi di nudo e scene arcadiche, conseguii la mia prima medaglia.
A
quell'epoca si discuteva assai se la fotografia potesse prestarsi ad estrinsecazioni
artistiche e ricordo le risposte contraddittorie pervenute ad un periodico
inglese d'arte, che aveva indetto una specie di referendum, sull'argomento
fra gli artisti.
Oggi non è
più dubbio che con un temperamento artistico, anche la più
anti-artistica camera può riprodurre mirabilmente scene liete e
tristi della vita reale e darci opere piene di poesia, luce e bellezza.
Se i mezzi tecnici
per produrre opere d'arte non mancano oggi in fotografia, bisogna però
che tali mezzi siano studiati come si fa nella pittura.
Se ancora oggi
opinioni diverse si contendono il campo, è perché
non pochi nell'applicazione dei mezzi tecnici sono portati ad esagerazioni
che non possono essere approvate. I formati giapponesi più strani,
l'imitazione di pitture antiche o moderne, gli ingrandimenti confusi ricavati
da piccole negative, la grana eccessiva e numerosi altri artifici cui oggi
in fotografia si ricorre possono valere a sorprendere l'occhio, ma nulla
possono creare.
Io non ho
mai creduto necessario che la fotografia per elevarsi debba rinnegare la
sua origine.
Essa non ha
bisogno di abbassarsi a ciò per dare modo a chi ha temperamento
artistico di fare rivivere nell'opera fotografica i sentimenti che egli
provò davanti alla natura.
W. von Gloeden
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
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Note
[1]
Questa presentazione autobiografica, la sola esistente in italiano, apparve
come: Un artista fotografo insigne. W. von Gloeden, "Il progresso
fotografico", maggio 1910, pp. 129-131.
Fu riedita per
la prima volta in: Wilhelm
von Gloeden, Ritratti (1898-1904), Edizioni dell'Elefante,
Roma 1964, che però non indicò né data né
provenienza.
Da qui fu ripresa
senza ulteriori indicazioni sulla fonte in: Italo
Mussa (a cura di), Wilhelm von Gloeden, Malambrì,
Taormina 1980, p. 19 e poi in: Wilhelm
von Gloeden, Taormina. Poesie ed innocenza, Vittorio Malambrì,
Taormina 1998, p. 5, da dove l'ho ricopiata.
A rintracciare
la fonte è stata infine Raffaella
Perna in: Wilhelm von Gloeden. Travestimenti, ritratti, tableaux vivants,
Postmedia, Milano 2013, p. 198.
Per migliorare
la leggibilità ho aggiunto neretti ed "acapo".
Sul fotografo
tedesco di nudo maschile Wilhelm von Gloeden si
veda la sezione che ho dedicato a lui nel presente sito.
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