Con vivo senso di disgusto abbiamo letto su un giornale cittadino le degradanti ed oscene narrazioni di un preteso mercato di carne umana, che si sarebbe piantato nella vetusta Taormina, il nido di poesia e d'incanti della nostra isola bella.
Quello
che però ha suscitato la più disgustosa impressione si è che la fonte
denigratrice della nostra Sicilia è appunto sempre la stessa, un
illustre sconosciuto, piovutoci da non sappiamo quale borgo putrido
dell'Alta Italia, si è reso strumento delle più nere calunnie che si
siano mai rivolte ad una città, che vive esclusivamente del suo antico
splendore, attirando nei suoi vetusti ruderi quanto di più elevato sia
intellettualmente che finanziariamente vantino gli uomini[2].
Le denigrazioni di cotesto novello Harden che vorrebbe con la sua lanterna di… Diogene far credere una ipotetica tavola rotonda non
possono non indignare ogni animo ben nato perché - oltre ad
essere false di sana pianta, riescono estremamente esiziali agli
interessi di Taormina non solo, ma della Sicilia intera, cui si
aggiungono alle antiche calunnie altre infamie che vorrebbero
intaccarne ciò che di più sacro ha un popolo: l'onore.
In nome della civiltà e del vero noi insorgiamo.
Noi
protestiamo contro questo pseudo sentimento osceno di moralità, che
allontana dalle nostre plaghe incantate i forestieri, allontana da noi
quelle simpatie che ogni giorno il popolo siciliano guadagna quando può
dimostrare allo straniero d'Italia o allo straniero del mondo quanto
siano menzognere le accuse di barbarie e d'inciviltà che
inconsultamente ci si muovono.
Protestiamo,
nel nome e nell'interesse della Sicilia, bene augurandoci che cotesti
novelli... Harden cui viene la fregola d'inzaccherarsi, nelle lordure,
che esistono nella loro fantasiosa e malata intelligenza, comprendano
una buona volta il loro torto e contribuiscano, con noi, alla
redenzione morale e intellettuale del nostro popolo.
Cediamo,
pertanto, la parola al nostro corrispondente di Taormina, che entrando
in merito alle insulse e balorde accuse rivolte alla patriottica
Taormina, le smentisce in quel modo brillante, che la verità
inconfutabile dei fatti facilmente permette.
Non supponevo che a così breve distanza fosse apparso sul "Corriere di Catania" un
terzo articolo dai titoli a lettera cubitali più lungo del precedente e
poderoso, e questa volta sotto forma di lettera aperta all'Ill.mo
Procuratore del Re.
Come
ebbi a dire nella mia ultima corrispondenza, questo genere di
letteratura senza un costrutto, senza un utile immediato, fa più male
che bene.
E
mai ho voluto prendere la penna per scrivere di simili sozzure, perché
capivo che non avrei mai tolto un ragno dal buco. Ma giacché ci siamo,
giacché c'è un rappresentante di un partito (socialista) che
coraggiosamente ha messo, come si suol dire, il dito sulla piaga, è
giusto che ogni cittadino porti il suo contributo all'edifizio etico
sociale, anche quando la contribuzione dovesse limitarsi a far sì che
l'esposizione dei fatti proceda calma, veritiera, scevra da
passionalità e soprattutto giusta, cioè onesta. E plaudo alle
esortazioni che il corrispondente esorta [sic] al Magistrato, perché
siamo nello stesso ordine di idee. Cercherò soltanto di non offendere
la decenza e la verità e di essere obbiettivo e giusto.
È dal 1904 che apparve [3] in Messina, in un foglio socialista, un chiaro accenno alla piaga sociale che il corrispondente del "Corriere" chiama niente meno che "mercato di carne"!?.
Pare che l'intento dell'incognito e sconosciuto autore dell'articolo Paradiso perduto
del 1904 non fosse stato quello di moralizzare, bensì quello di
commettere un ricatto, chiunque sia stato l'autore, che fu lasciato
indisturbato nella broda della sua sozzura.
Ma intanto la prima pietra era stata lanciata; indi silenzio.
Bisogna venire al 1907 per apprendere che una simile campagna contro la gramigna di Taormina fu [sic] trattata
[4] con un giornalista di Roma; ma non fu accettata, e fu allora che nello stesso giornale di Messina, "La provincia socialista",
fu pubblicato (1907) un articolo del genere, e questa volta con firma
chiara e autentica e con la promessa di studiare il fenomeno "come qui io appresso farò" (parole testuali dell'articolista). Or fa quasi un anno, e l'inclita [5] è rimasta [sic] con un palmo di naso in attesa di fatti piccanti e studii del punto di vista patologico-sociale.
Col nuovo anno però si sono visti tre articoli del genere sul "Corriere"; cioè
dalla provincia di Messina si è passato [sic] alla provincia di
Catania, mentre si poteva [sic] rimanere sui fogli della "Provincia
socialista". La campagna sarebbe stata in veste più adatta, tanto più
che Taormina è in provincia di Messina.
Questa
volta non è nemmeno un taorminese (almeno, dei possibili taorminesi
ispiratori o suggeritori non si ha cognizione), ma un continentale,
venuto da poco alla stazione ferroviaria di Giardini, il quale non può
conoscere uomini e cose che attraverso le informazioni di gente
moralissima e correligionaria, la quale non sapendo o non volendo
scrivere, si serve di giornalisti coraggiosi.
Ho
letto i tre articoli, e gira e rigira gli strali e gli appunti si
rivoltano contro una stessa persona che, dicesi, si guadagni il pane
quotidiano con l'onesto lavoro, e non col mercato di carne, e lo si
accusa sol perché nelle sue fotografie artistiche, le quali sono state
premiate in Londra con attestati di giurie di artisti di incontestabile
valore e fama, sol perché [sic] sui ruderi antichi si ammira qualche nudo e
seminudo artistico, e non in tutte le fotografie.
Ora
io che non difendo, né accuso, alcuno, rivolgo una domanda al
corrispondente di Giardini [10]: i tre articoli con tutte le inesattezze e
le accuse inverosimili, sono stati suggeriti del fine nobile di
sradicare la gramigna? Evidentemente sì, perché se così non fosse non
avrei parole per stigmatizzare simili articoli.
Oh,
allora perché si appuntano gli strali contro un solo individuo, che
[sic] fino a prova contraria non è provato quanto si scrive sul suo conto.
Posso scusare le false, le bugiarde e sensazionali notizie, come quelle
smentite nella mia ultima corrispondenza, ma non posso ammettere che
una simile campagna abbia una parvenza di onestà, se è diretta contro
un solo individuo che potrebbe non essere punto colpevole.
|
Wilhelm von Gloeden,
Panorama da Taormina. |
Se
le intenzioni del corrispondente sono quali li [sic] vedo, la compagnia
deve essere generale, né vale qui il motto dell'"Avanti!" "uno
alla volta"; perché si potrebbe pensare che la campagna fosse dovuta ad
una lotta personale, meschina, lotta di invidiuzze e di gelosie ed
anche, perché no, allo scopo di ricatto che ebbe l'ignoto autore del
1904. Tuttociò mai in persona [sic] dei suoi suggeritori, dei quali egli
inconsciamente si è reso strumento.
Se ne [sic] vuole una prova del mio asserto? Il corrispondente di Giardini è in opposizione a quanto scrisse il D. Frank Famà
nel 1907 (attenti alle date). E il dott. Famà è persona addentro alle
segrete cose, perché essendo in continuo contatto [6], ai thé, ai pranzi e
ai balli, ne sa qualcosa.
E infatti nel 1907 scriveva:
"È
sperabile che le Autorità si diano pena di procedere a una epurazione o
almeno di sorvegliare molto da vicino la condotta di tanta gente, sia
essa tedesca, inglese, americana, o danese poco monta".
E
io aggiungo anche la prussica, a tanta alleanza, senza tema di
sbagliare. Veda dunque il corrispondente che il giudizio del Famà calza
con quanto io dissi nell'ultima corrispondenza.
Il corrispondente del "Corriere" scriveva del mercato di carne:
"Questa è grossa, e confina con la diffamazione e la calunnia".
Compulsiamo la prosa del Frank Famà e vediamo cosa dice sul riguardo:
"V'erano
allora in Taormina non pochi giovani discendenti di famiglie patrizie
finanziariamente rovinate, ai quali era caro il dolce far niente: si
intende di leggieri come questi formassero il primo saldo nucleo degli
amici di quegli stranieri che poi per un tal tramite estesero le
relazioni anco alle classi dei lavoratori".
Chi
siano questi giovanotti patrizi che hanno anche infettato i lavoratori
non li [sic] so, bisognerebbe chiederlo al D.r Famà; e il corrispondente di
Giardini ha l'obbligo di saperlo e di sferzare il patriziato perché
nessuno meglio di lui, socialista, può e sa farlo.
Il D.r. Frank Famà continua:
"E fra la gente interessata v'erano padri ai quali riusciva gradita la nuova agiatezza procurata dai loro figli; v'erano proprietari di stanze mobiliate i quali hanno (capite? hanno) una fonte non trascurabile di guadagno albergando signori di quel tipo e procurando loro le necessarie comodità".
Ecco,
corrispondente di Giardini, dove si consuma il mercato di carne: presso
i proprietari di stanze mobigliate; lo afferma il D.r Frank Famà, e il
corrispondente del "Corriere" ha l'obbligo di correggere le sue asserzioni erronee, e chiedere al collega in politica D.r Famà, fuori i nomi, e continuare così con esattezza e scrupolo la moralissima campagna [7].
Come si può pretendere che il Procuratore del Re si occupi di certe corrispondenze vaghe, inesatte? Dunque urge che il "Corriere" e la "Provincia socialista" si mettano d'accordo e facciano i nomi, e le accuse a chi debbano essere rivolte.
Il Dott. Frank Famà dice inoltre che "tanta gente" (paesana) [8] "fa a gara a offrire i propri figli al così detto forestiere".
Ciò
conferma a luce meridiana che il mercato di carne viene esercitato dai
paesani verso i forestieri. È il D. Famà, che lo ha pubblicato; e se il
D. Famà avesse saputo che ci fossero [sic] delle agenzie presso stranieri,
come ha voluto far credere il corrispondente del "Corriere", il D. Famà l'avrebbe detto, l'avrebbe scritto. E
il surriferito corrispondente ha veramente l'obbligo di attingere, e
bene, a tutte le fonti, per non cadere in contradizione coi suoi colleghi
in politica e non asserire il falso, e perché sia creduto dal
Magistrato.
Difatti nell'ultima sua corrispondenza si legge:
"I fotografi in Taormina sono in parecchi, ma vedrete che uno solo si risentirà di questo mio scritto, cercatelo, indagate".
Risentirsi
chi? Di che? E perché? Finora non è a mia conoscenza che alcun
fotografo si sia risentito. Tutti i fotografi di Taormina sono delle
brave persone, che esercitano il loro commercio, la loro arte, come
tutti i fotografi di questo mondo; soltanto due sono quelli che
emergono per il gusto artistico del nudo e del seminudo: il Gloden e il
Marziani
[9].
Entrambi
hanno un gusto squisito dell'arte e sanno, con l'impostare qualche
figura nuda o seminuda o impaludata in mezzo ai ruderi, dar vita alle
nude rocce, alle dirupate pietre.
Ma mi sono accorto che in quanto <a> gusto artistico c'è un po' di depravazione nel corrispondente di Giardini[10], oppure esso è
ancora rudimentale e viziato. Egli ha gusto per le vignette dell'Asino [11], ma vi [sic] scorge del laido, per esempio, nella fotografia di Socrate alla fontana di Aretusa,
fotografia che è stata giudicata un gioiello dell'arte ed ha l'onore di
adornare i salotti di distinte e incensurabili famiglie di Messina.
Né
il Gloden, e tanto meno il Marziani, si sono risentiti di accuse che
non li riguardano; anzi, hanno riso di cuore leggendo i giudizii
artistici sballati del corrispondente.
O dovrebbero risentirsi della
famosa accusa di mercato di carne umana? Non
è faccenda che riguarda i fotografi: bisogna rivolgersi ai proprietari
di stanze mobigliate; così ha detto il Famà.
O avrebbero dovuto
risentirsi per tutte le altre notizie marchiane sballate dal
corrispondente? No, non sono loro che devono risentirsi, ma lo stesso
Procuratore del Re, che il corrispondente di Giardini ci usa la grazia
di scrivere con lettera maiuscola.
Sicuro
è che il Procuratore del Re ha l'obbligo di avocare a sé tutto questo
dibattito per stabilire i limiti della verità e le licenze nel campo
della diffamazione e della calunnia.
E ripeto quelle stesse esortazioni della mia ultima corrispondenza, che gioveranno al corrispondente del "Corriere" per
istaurare il regno della Morale, <e> al sottoscritto per porre una fine a
tutta questa indecente campagna, che nausea e danneggia Taormina e il
suo avvenire.
E l'onore della battaglia sarà dovuto intero al
corrispondente di Giardini, a condizione che parli di inglesi, di
tedeschi, di americani, di danesi e di russi: la gloria sarà dovuta al
benemerito partito socialista, come sempre rappresentato in questa
questione da un anonimo (1904), dal D.r Frank Famà (1907) e dal Bianchi
U. (1908).
E
difatti i primi inviti sono fioccati al signor Bianchi, e già ha avuto
un pranzo offerto a tavola rotonda. Lui non l'ha pubblicato per
modestia, ma io ho l'obbligo di farlo sapere. Però rivolgo al signor
Bianchi lo stesso consiglio che egli dà al procuratore del Re: "calzatevi prima i guanti, perché i padroni di casa potrebbero equivocare".
|
Wilhelm von (1856-1931),
Ritratto di ragazzo. |
Ancora un ultimo consiglio.
A che pro tutto questo rimescolio di frasi luride? A che pro tante inesattezze e lordure? Il corrispondente del "Corriere" assicura
che ha le prove di tutte queste fandonie che ha sciorinato: le presenti
al Magistrato, faccia il sagrifizio d'incomodarsi lui, e se il
Magistrato non farà il suo dovere, si scagli contro la magistratura,
così avrà l'occasione di un'altra gloriosa campagna.
Se poi ha il prurito di far del chiasso inutile, si accomodi pure; la gente onesta esclamerà: latet anguis in herba [12].
E
dopo ciò nessun'altra parola di commento. Amiamo troppo la nostra terra,
che ci vide nascere, per preferire di nasconderne le piaghe. Ma questi
malanni fortunatamente non esistono, e si sciorinano al pubblico per la
turpe voluttà di diffamare; noi insorgiamo e gridiamo basta.
L'omosessualismo
per fortuna è una gramigna che non fiorisce nelle nostre terre, che
anzi ad essa è del tutto refrattaria: essa invece alligna proprio nei
paesi del nord, che non infrequentemente ci danno triste e nauseabondo
spettacolo di luridume esotico, che la civiltà e il progresso
dovrebbero, e per sempre, bandire.
L'Asino.
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