...E I MALFATTORI
SUDICI! [21/5/1908] [1].
"Con vivo
senso di disgusto abbiamo letto in un giornale cittadino le degradanti
dichiarazioni di un preteso mercato di carne umana che si sarebbe impiantato
nella vetusta Taormina,
il nido di poesia e di incanto della nostra isola bella
("Azione", n. 136, I denigratori nordici...)" [2].
Laonde, il nasismo [3]
catanese capeggiato da colui vicino al cui nome, ho visto più volte
brillare, sulla pubblica stampa, i graziosi sostantivi furto
e lenocinio, si sente in dovere di insorgere in nome della
Civiltà e del Vero.
Viceversa,
i protestanti [4]
- dopo essersi trincerati, nel cospetto della mia chiara firma, dietro
la coraggiosa cortesia dell'anonimo - si limitano a negare per apotegma,
e con iperbolica faccia tosta, a cinquanta chilometri di distanza, i fatti
da me denunziati e dei quali ho affermato di tenere la prova nel cassetto.
Chiedo venia
ai lettori di dover riportare sulle colonne di un giornale onesto, e per
comodo di polemica, la brutta proposta dell'Azione:
“Quello
che però ha suscitato in noi la più disgustosa impressione
si è che la fonte denigratrice della nostra Sicilia è appunto
sempre la stessa: un illustre sconosciuto, piovuto da non sappiamo quale
borgo putrido dell'Alta Italia, si è reso strumento delle
più nere calunnie che si siano mai rivolte ad una città,
che vive esclusivamente del suo antico splendore, attirando nei suoi vetusti
ruderi, quanto più di elevato, sia intellettualmente che finanziariamente
vantino gli uomini”.
Fin qui, trattandosi
di espressioni che mi toccano personalmente, si potrebbe lasciar scorrere
il fango dei coraggiosi anonimi. Due sole brevi rettifiche:
a) i
redattori dell'"Azione" sconoscono me, conosciuto abbastanza dalla gente
che sa leggere.
b) il
putrido borgo che mi diede i natali - e che dopo averli dati
a Dante, Michelangelo, Boccaccio, Galileo, Brunelleschi, Giotto, Cimabue,
Macchiavelli, Vespucci, Ferrucci, Capponi, poteva ben dispensarsi dai miei
- è... Firenze! ma passiamo oltre:
"Le
denigrazioni di questo novello Harden,
che vorrebbe con la lanterna di Diogene far credere una ipotetica tavola
rotonda, non possono non indignare ogni animo ben nato perché
- oltre ad essere false di sana pianta,
riescono estremamente esiziali agli interessi di Taormina
non solo, ma della Sicilia intera, cui si aggiungono alle antiche calunnie,
altre infamie che vorrebbero intaccare ciò che un popolo ha più
di sacro: l'onore".
Il corsivo è
mio; le offese all'ortografia ed alla sintassi sono dell'Azione.
Si ripete dunque
la stessa solfa: l'oltraggio, la denigrazione siciliana da parte
dei continentali; la tavola rotonda la ho trovata io di sana pianta;
tutte le mie accuse sono false e bugiarde [5].
Questo lo vedremo
più sotto, quando io polemizzerò con gente che ragiona, o
almeno si attenta [6]
a ragionare, e non con questi
untorelli del giornalismo nasofilo [7],
altrettanto nuovi di zecca alle cartelle tipografiche,
quanto infatuati a ripetere Don Chisciotte contro i mulini a vento
della oppressione nordica.
Dichiaro di
nutrire per essi profonda pietà, ragion per cui non mi formalizzo
delle stupide e villane accuse. Del resto, siccome i miei princìpi
non mi consentono di pigliarmela penalmente con la testa di legno<,>
e credo inabilitata certa gente alle vie cavalleresche [8],
così mi limito a rispondere:
a)
mente chi afferma che io intenda denigrare la Sicilia.
Amo questa
terra assai più di quanto l'amino i canonizzatori di tutte le sue
grandi camorre, da Nasi
a Palizzolo.[9];
l'amo perché ne provo e ne subisco il fascino etico delle sue grandi
bellezze e del suo gran sole; l'amo perché le forti memorie
dei Vespri
e dei Fasci
parlano nell'animo mio assai più eloquentemente di quanto non valgano
a farmene dimenticare le modernissime gesta di chi, accanto, difende tutto
a priori, dai peculati
alle sozzure omosessuali<,> ed offende tutto quanto non giuri
nel verbo del suo magistero.
b) mente
chi afferma che la campagna allontana i forestieri da Taormina.
No! Sono le
innominabili pratiche omosessualiste, è la corruzione del costume,
è la presenza in Taormina di un elemento perturbante, che allontana
i forestieri!
Noi proveremo
tutto questo a suon di documenti e di argomenti irrefutabili nel prosieguo
della nostra pubblicazione.
Il giorno in
cui da Taormina si spazzasse il fango, che morde la gioia dei tanti onesti,
il giorno in cui l'Autorità facendo il suo dovere, come
lo fece a Napoli e a Roma, purificasse l'ambiente di questo
luogo sacro agli incanti della bellezza della Natura e dell'Arte, allora
non si vedrebbe più Lord Strowie e famiglia più il
Duca e la Duchessa di Santa Caterina e altri di cui daremo le
dichiarazioni firmate, abbandonare la Città; protestando di
non essere per loro decoroso abitare, anche se per poco, un luogo dove
sfacciatamente si oltraggia il pudore e la moralità di quanti hanno
occhi per vedere ed orecchie per sentire.
c) mente
chi afferma essere io inspirato da chicchessia.
Ho già
dichiarato che dietro a me sta la schiera plaudente del pubblico taorminese
onesto; anche di quello che per le sue relazioni coi forestieri più
dovrebbe risentire il danno della campagna, se danno ci fosse; ed
ho già anche espresso le ragioni che mi spingono a parlare.
|
Wilhelm
von Gloeden, Pescatore taorminese in costume.
|
***
E passiamo ora
ad esaminare la corrispondenza dell'ignoto pubblicista Taorminese, il quale
smentisce in quel modo brillante che la verità facilmente
permette, le accuse rivolte alla patriottica città, siccomesi
esprime L'Asino nel suo cappello di commento [10].
Ma prima al
contradditore una dichiarazione ed una domanda:
Il vostro linguaggio
è quasi sempre misurato e corretto e io ne prendo atto con piacere
tanto maggiore in quanto esso [11]
maledettamente stride con quello del cappello e della chiusa, fabbricato
in redazione.
La domanda:
perché vi nascondete, anzi, perché ti... nascondi?
Perché
non firmate, anzi perché... non firmi come faccio io? La polemica
ci guadagnerebbe in sincerità!
Mio carissimo,
ti sei accorto che l'Azione - a proposito, non senti un po' di vergogna
a collaborare con quel foglio ed è forse per questo che non ti sveli?
- non ha letto il tuo articolo prima di commentarlo? Ciò non è
lusinghiero per sé.
Difatti ecco
le parole testuali del fogliaccio in merito alla verità o meno delle
mie denunzie: preteso mercato di carne umana... nere calunnie... una
ipotetica tavola rotonda... false di sana pianta... menzognere accuse
etc.
Tu scrivi, pesco [12]
a caso qua e là:
"Mai
ho voluto prendere la penna per scrivere di simili sozzure perché
capivo che non avrei tolto un ragno dal buco.
Ma giacché
ci siamo, giacché c'è il rappresentante di un partito (socialista)
che coraggiosamente ha messo un dito sulla piaga, è giusto che ogni
cittadino porti il suo contributo all'edifizio etico sociale, anche quando
la contribuzione dovesse limitarsi a far sì che l'esposizione dei
fatti proceda calma, veritiera, scevra da passionalità e sovrattutto
giusta, cioè onesta.
E plaudo alle
esortazioni che il corrispondente rivolge al Magistrato, perché
siamo nello stesso ordine di idee.
Ecco, corrispondente
di Giardini,
dove si consuma il mercato di carne: presso i proprietari di stanze ammobiliate...
e voi avete l'obbligo di correggere, mettere fuori i nomi e continuare
con esattezza e scrupolo la moralissima campagna.
A questo punto
io ti domando in verità: c'è patente, evidente, palpitante
contraddizione, fra i microcefali dell'Azione e te?
Essi smentiscono
indignati, e tu affermi.
Essi riportano
il tuo scritto come documento di solenne sbugiardamento delle mie affermazioni;
tu… queste affermazioni correggi, chiarisci e completi.
Te ne ringrazio,
come ti ringrazio dei nuovi elementi che porti alla mia campagna di luce
e di purezza e non posso <fare> a meno
di rimanere a lodare la tua obbiettività - salvo in qualche punto
- e il tuo desiderio di veder fatta, nella gentile Taormina, piazza pulita
di tante porcherie.
***
Passo sopra
al tuo quasi rimprovero di aver trasportato l'ambiente giornalistico della
campagna dalla Provincia Socialista di Messina al Corriere di
Catania col dirti che ci si trova a migliore agio nelle colonne di
un quotidiano anziché in quelle di un quindicinale. Mentre a Messina
non avrei trovato un quotidiano degno di tale propaganda purificatrice.
Lasciamo anche
stare il continentale venuto da poco alla stazione di Giardini [13]
e che non conosce uomini e cose; tu sai che io non vengo dagli antipodi,
ma da Messina e che ormai conosco le cose e gli uomini siciliani e locali,
a preferenza [14]
di molti indigeni.
Eppoi prima
di scrivere, io mi informo e prima d'asserire, guardo attentamente... nel
mio famoso cassetto!
Venendo al
sodo, tu mi trovi i seguenti sostanziali addebiti:
1.
di non fare la campagna generale, ma cristallizzata <su> di una sola persona,
che tu dici potrebbe non essere punto colpevole e della quale affermi:
dicesi si guadagni il pane quotidiano coll'onesto lavoro;
2. di
aver denunziato un irreale mercato di carne (e questa è grossa!;
esclami tu);
3. di
aver equivocato per oscena l'...arte dell'ormai famigerato Gloeden;
4. di
tradire gl'interessi di Taormina.
Risponderò
punto per punto.
|
Pubblicità
turistica del 1933.
|
***
1. Io
conduco tanto la campagna generale contro il fango non del solo Gloeden,
ma di tutti gli altri; che cominciai le mie pubblicazioni con un articolo
sull'omosessualismo in generale, toccando Taormina solo incidentalmente.
Non ho alcuna
difficoltà ad ammettere che le cerimonie antinaturali si pratichino
da molta gente e in molti luoghi; anzi, parlerò in prosieguo di
questa gente e di questi luoghi, contro i quali a buon diritto ti scagli.
Io ho preso
ad offendere il Gloeden perché ho assai ragione di ritenere che
il Gloeden sia stato l'importatore della mala gramigna<,> e che
il suo mestiere serva molto bene di incentivo e di eccitamento alle pratiche
omosessuali.
Ma non risparmierò,
come non ho risparmiato gli strali della pubblica deplorazione, né
mancherò di inchiodare alla gogna quanti mi risulteranno delinquenti
colpevoli. Perché ho inteso ed intendo che la campagna non abbia
carattere personale contro chicchessia, ma generale, come tu mi
consigli e come, te lo assicuro, fu sempre nelle mie intenzioni.
2. Il
mercato di carne non è frutto della mia fantasia. Tu stesso, in
privati colloqui, mi hai affermato che è vero ed esiste.
Tu, ed io,
e tutti conosciamo giovani a decine che si offrono e vengono offerti e
che naturalmente, a differenza di Scarpia,
si vendono "a prezzo di moneta".
Dice il mio
carissimo compagno ed amico Dr. Frank Iaula<,> e tu riporti con
lui:
“E
tra la gente interessata v'erano padri, ai quali riusciva gradita la nuova
agiatezza dei figli: v'erano proprietari di stanze mobigliate, i quali
(capite?) hanno una fonte non trascurabile di guadagno, albergando signori
di quel tipo e procurando loro le... necessarie comodità”.
E tu continui:
“ecco,
corrispondente di Giardini, dove si consuma il mercato di carne... tanta
gente paesana fa a gara ad offrire i propri figli al cosiddetto forestere”.
Queste non sono
invenzioni mie, ma citazioni e parole tue. Offrire figli, albergare forestieri
e procacciare loro delle... distrazioni fisiologiche, costituiscono
forse mercato di... carote?
3. L'arte
di Gloeden è pura arte - dici tu - nient'affatto oscena.
"Il
Gloeden e il Marziani hanno un gusto squisito dell'arte e sanno impostare
qualche figura nuda o seminuda o impaludata in mezzo ai ruderi, dar vita
alle nude rocce, alle dirupate pietre";
Ecc: io ho qui
sott'occhio una fotografia di W. von Gloeden, Taormina (Sicilia) contrassegnata
col numero 72, edita il 4 - 5 marzo 1907 e... la tengo a disposizione
dell'Illustrissimo signor Procuratore del re - (stai ben attento proto
di stampare con la lettera minuscolissima, acciocché gli spiriti...
socialisti del mio contraddittore non si mettano a vibrare di sdegno) [15].
|
Wilhelm
von Gloeden, foto n. 72 [4-5-/31907], Quattro figure in una grotta
(dettaglio). Collezione Malcom Gain, Parigi.
|
Essa rappresenta
un... quadro plastico: una specie di bassa caverna rocciosa, di quelle
tante, in nostre contrade, che formano la delizia degli esteti, nonché...
dai
seguaci d'Eulenburg!
Ci sono dei
cespugli e degli arbusti infiorati per terra e attorno ai bassi fianchi
interni della grotta. Sopra di quelli intrecciano una danza leggiadra due
ragazzi cui un lieve arboscello semi-cela i... mezzi genitali - il resto
è nudo completamente - ed una giovane donna vestita da... Eva senza
foglia. Gli sguardi dei ragazzi sono rivolti alla... foglia!
A un metro
di distanza, assiso sopra una roccia ricoperta da una pelle di daino o
di camoscio, sta un bambino settenne tutto nudo, con due cornetti sulla
testa fatti coi capelli, il quale fischia in un pifferetto, dando il tempo
alla danza.
Questo miscuglio
sessuale di uomini e di donne, di adulti, quasi adulti e bambini, è
eminentemente suggestivo per gli organismi malati, dediti ai vizi così
bene diagnosticati dal Mantegazza.
E ciò
si chiama animare le rocce?
Passiamo oltre.
Il n. 2154,
edito il 15 marzo 1906, rende l'immagine di un giovane taorminese, bruno,
ben costruito e noto, seduto su di un artistico sedile, a la cui spalliera
sovrastano anfore antiche. Il giovane, in costume adamitico prima del peccato
tiene disteso sulle sue gambe, trasversalmente, un bambino forse decenne,
anch'esso ignudo. Le labbra del soggetto attivo sono atteggiate a libidine…
Il n. 180
del 1 aprile 1906 rende un gruppetto di cinque giovanotti attornianti un
pozzo; nell'atteggiamento di guardarsi dentro.
È una
magnifica esposizione di... rotondità umane la quale pare gridi
all'osservatore: “Avanti, avanti, signori, la scelta è libera!”.
|
Wilhelm
von Gloeden, foto n. 180 [1/4/1906], Cinque giovani attorno al pozzo
del convento (oggi Hotel) San Domenico (dettaglio). Collezione Malcom
Gain.
|
Il N. 682
del 4 marzo 1907 mostra un giovane maschio ed una femmina addossati entrambi
ad una parete rocciosa ed esponenti la doppia varietà già
contenuta nei bianchi calzoni dei corazzieri d'Alsazia! [16].
Notevole: il maschio tiene sul davanti e non... altrove una candida e molto
significativa bacca di giglio.
Potrei continuare,
avvertendo che non mi è assolutamente possibile descrivere in
stile decente altri quadri di gran lunga più osceni di questi
e che mi riserbo di presentare all'Autorità.
Or dimmi, contraddittore,
questa è arte pura o... porcheria?
Per questa medesima
morale professionale, per aver smerciato simili studi di nudo, Guglielmo
Flüschow (sic), cugino materno di W. Von Gloeden, fu
lo scorso anno dal tribunale di Roma condannato a un anno e mezzo di reclusione
ed espulso dal territorio italiano.
Il che significa
che la magistratura romana era perfettamente di parere opposto al
tuo e riconosceva nelle fotografie di Flüschow
(sic) quello spirito osceno e pervertitore che tu ti ostini a disconoscere
in quelle del Gloeden [17].
***
Sulla nazionalità
dei sacerdoti di Sodoma, per cui tu mi vuoi far apparire partigiano, io
non mi picco; pederasti sono un po' tutti, francesi, inglesi, danesi, russi,
americani ed... italiani, ma devi consentire con me che la tinta predominante
nell'iride [18]
omosessuale è... la Germania.
Tanto peggio
per i nostri fedelissimi
alleati, ma è così e non se l'avrà certo
a male S.
E. Tittoni così tenero degli imperiali maiali del Reno
come di quelli chiercuti [19]
di Pallanza
e Varazze.
***
Ecco dunque
- eccellente amico - il torto del tuo non degno giornale nel condannare [20]
di falso me, che ho ripetuto, ampliandole ed illustrandole, le denunzie
dell'anonimo - una intelligente signora che nemmeno per sogno pensava al
ricatto - del 1904; del Dott. Frank Frama nel 1907<,> e
quelle<,> scritte e verbali<,> del sindaco e di cospicui cittadini,
rese al delegato di P.S. locale, al tenente dei carabinieri ed all'Illustrissimo
Prefetto della Provincia, sulle quali mi riserbo di intrattenermi.
Dopo di che
non resta che disprezzare la tua insinuazioncella sul pranzo offertomi
ed a cui ero stato invitato... prima delle pubblicazioni, o quell'altra
maligna, anzichenò, attorno ai miei gentili ospiti a cui lascio
la cura di rispondere, limitandomi a dirti <che>
questi tentativi di infangare me non fatano [21],
né te né altri, perché io sono superiore a voi tutti
in galanterismo e in moralità e non sono uomo da farmi impressionare
affatto da chicchessia, fino a che, per grazia del diavolo, mi rimangono
cellule nel cervello e... pelle nelle mani.
Latet
anguis in penna.[22]
dici tu a mo' di conclusione di un articolo che ebbe intenzione quasi cortese,
sicuramente corretto e ben diverso dalle bruttezze letterarie e dai detestabili
sistemi giornalistici del cappello e del commento.
Io ti rispondo,
da mediocre latinista, che l'anguis non è l'aspis [23]
e che in ogni modo non risente di quell'ireus
porcinus [24]
di cui facilmente imbrattasi chi si atteggia a gratuito difensore del Gloeden
e delle sue brutture nonché a inchiostratore taorminese... dell'Azione
di Catania.
Questo
è il terzo articolo di una serie di quattro.
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[Fare
clic qui per l'indice delle pagine su Gloeden e Plueschow]
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
|
Note
[1]
Il testo da "Il Corriere di Catania", 21 maggio 1908, così
come appariva nel sito (ora offline) di Enrico Oliari. Questo brano è la risposta all'articolo: I denigratori nordici, apparso anonimo su "L'Azione - Quotidiano monarchico", n. 136, 18/5/1908, pp. 1 e 2.
Ho corretto
i refusi più evidenti e reimpaginato il testo, aggiungendo acapo
e neretti, per migliorare la leggibilità online.
Ringrazio Enrico
Oliari, che ha rintracciato e pubblicato i testi degli articoli, e
Malcom Gain,
che ha rintracciato nella sua collezione gloedeniana alcune delle immagini
citate nel testo.
[2].A séguito dei primi due articoli di Bianchi un giornalista taorminese anonimo (che Bianchi ostenta di conoscere, al
punto che gli ricorda le conversazioni fatte), anch'egli socialista,
gli aveva risposto sul n. 136 del 1908 del quotidiano conservatore di Catania, "L'azione".
L'articolo era
preceduto e seguito da
un commento redazionale firmato "L'Asino". Il testo può essere letto qui.
[3]
Autonomismo siciliano. Nunzio Nasi (1850-1935) era
un ex ministro, condannato a undici anni di carcere per peculato, che riuscì a mobilitare a proprio favore una fazione politica siciliana, con l'argomento che lo si colpiva in quanto
siciliano e non in quanto ladro e corrotto. Nulla di nuovo sotto il sole...
[4]
Nel senso di "coloro che contestano" (il punto di vista di Bianchi).
[5]
E in effetti è interessante notare, in questo scontro, il
sottostante scontro fra due culture, quelle che l'antropologia culturale
ha definito la "civiltà della colpa", qui impersonata da
Bianchi, e la "civiltà
dell'onore", impersonata dai giornalisti siciliani dell'"Azione".
Bianchi parla
di salvaguardare la società dalle colpe reprimendo i reati,
i
siciliani parlano di salvaguardare l'onore ("ciò che
un popolo ha più di sacro"), anche a costo di lasciare impuniti
i reati (e cosa fu mai l'aberrante "delitto
d'onore", se non la conseguenza di tale aberrante logica?).
"Salvare
la faccia(ta)" è ciò che preme ai contraddittori di Bianchi,
"salvare la moralità" è ciò che preme a Bianchi.
Non stupisce
che gli stranieri (tutti provenienti da "civiltà della colpa", anzi
ossessionate dalla colpa come quelle protestanti) si trovassero
tanto bene in questo contesto nel quale, se si rispettavano le mere apparenze,
non ci si doveva preoccupare delle colpe.
Da parte mia,
osservando col senno di poi lo scontro (ed essendo dopo tutto uno storico
gay), qualche dubbio mi sorge sul fatto che, in parte, quello degli
avversari di Bianchi fosse anche, oltre che cinismo, realismo
rispetto alla miseria spaventosa (sia economica sia, non dimentichiamolo,
sessuale), dei ragazzi. I quali da parte loro nell'andare un poco
a letto coi turisti non si facevano tutti i problemi di Bianchi (che da
questo punto di vista si faceva, letteralmente, "i cazzi degli altri"
-- cosa che giustifica in parte l'ira della risposta dell'"Azione").
Non voglio
dire che credo che i carusi pensassero che quanto facevano fosse
un bene. Ma se era un male, era un male necessario, quindi veniale, come
per il mezzadro che rubando sul peso della parte da consegnare al padrone
riusciva a ricavare di che nutrire i figli. Nemmeno lui pensava che fosse
morale farlo, e ancor meno che fosse consentito, ma questo
atto non era certo l'equivalente di assalire il padrone per portargli via
i beni (o per tornare al nostro caso, di prostituirsi apertamente per la
strada o in un bordello), ed era necessario. Entrambi i tipi di
atti configuravano sì un illecito, ma la gradazione e la gravità
della colpa era ben diversa.
D'altro canto,
nella difesa dell'onore della Sicilia si nota anche (per lo meno
a leggere le citazione fatte da Bianchi, che certo non sarà stato
del tutto obiettivo nel presentare le tesi dei suoi oppositori) la volontà
di non mettere in discussione una morale sessuale che a quanto pare
andava benissimo a chi scriveva per "L'azione", e che era stata messa in
discussione dal solito scassaminchia cuntinentali che s'era
messo a delirare (nel
suo primo articolo) di "libero amore" quale antidoto all'omosessualità.
Quando invece nella mentalità
tradizionale mediterranea era semmai l'omosessualità
ad essere (con infinita gioia degli arrusi stranieri!) l'antidoto
al libero amore, cioè alle fimmini che se ne vanno in
giro a fare le buttane o le svirgugnate!
Insomma, un
autentico dialogo fra sordi!
Da questo punto
di vista (quello dell'antropologia culturale) l'accusa pretestuosa dell'"Azione",
secondo cui Bianchi avrebbe attaccato non la pratica omosessuale, bensì
addirittura la Sicilia stessa, è corretta... se si
accetta il fatto (scontato per i meridionali, bizzarro per i settentrionali)
che la pratica omosessuale dei ragazzi fosse indispensabile alla
sopravvivenza dello stile di vita sessuale prevalente al Sud fino alla
"rivoluzione sessuale" degli anni Sessanta/Settanta.
[6]
"Prova".
[7]
Nel senso di: "del partito favorevole all'on. Nasi".
[8]
Intende dire che non può sfidarli a duello (all'epoca si
usava...) in quanto erano completamene estranei alle regole dell'onore
e della cavalleria.
[9]
"Don"
Raffaele Palizzolo, deputato siciliano, condannato in primo grado
a trent'anni quale mandante di un omicidio di mafia, ma infine,
come al solito in Italia, assolto. Sul suo caso Sebastiano
Vassalli ha scritto il romanzo Il cigno.
[10]
"Per usare le parole utilizzate da "Asino" nella sua premessa di commento
all'articolo".
[11]
Emendo a senso "caso" in "esso".
[12]
Emendo a senso "penso" in "pesco".
[13]
Il Comune sottostante a Taormina (che è su una collina). La ferrovia,
passando lungo il mare, si ferma qui.
[14]
"Anche meglio di".
[15]
Immagino sia una punzecchiatura privata, dato che è del tutto incomprensibile
altrimenti. Il contraddittore di Bianchi, anch'egli marxista, deve aver
sostenuto che i nomi delle autorità non andassero scritti in maiuscolo.
Bianchi ammonisce scherzosamente il compositore della pagina ("proto")
perché se ne ricordi.
[16]
Non comprendo l'allusione, che immagino si riferisca a qualche canzone
o filastrocca osée celebre all'epoca.
[17]
L'affermazione è falsa. Plüschow (Bianchi conosce talmente
bene i fatti che sbaglia perfino il nome!) fu condannato per prossenetismo,
cioè per aver fatto il ruffiano, e per corruzione di minori.
In aggiunta
a quanto ho
detto commentando l'articolo precedente, noterò che qui, arrivato
al momento giusto per presentare - o almeno dichiarare di avere - le prove
relative all'accusa di prossenetismo già rivolta a Gloeden, Bianchi
fa marcia indietro e si limita a dichiarare oscene e non
artistiche le sue foto. Tutto qui, alla fine?
Quella di Bianchi
è un'opinione che vale quanto qualunque altra, e che però
neppure
un tribunale fascista, qualche decennio più tardi, avrebbe
ritenuto fondata.
Insomma, Bianchi
si rivela, sotto questo aspetto, più moralista che morale, e più
rigorista dei tribunali mussoliniani...
[18]
Arcobaleno.
[19]
"Tonsurati", cioè "religiosi".
[20]
"Dichiarare colpevole".
[21]
Credo intenda dire "non incantano", ma non ci giurerei (ma che razza d'italiano
scriveva costui?). Il senso però non quadra, mi sarei aspettato
un verbo che volesse dire "giovano". Forse il testo è corrotto?
[22]
Parodia del proverbio latino Latet anguis in herba,
"la serpe si nasconde nell'erba", citato nell'articolo dell'Azione e modificato qui da Bianchi per dire che il serpente si nasconde... nella
penna.
[23]
L'anguis in latino è qualunque serpente, anche l'innocua
biscia (cfr. il nome dell'anguilla); l'aspis è invece
il serpente velenoso, l'aspide. (Quanta inutile ostentazione di cultura!).
[24]
Emendando ireus in ireos, cioè iris, suppongo si intenda
l'iris selvatico, che è un fiore. Dunque: il serpente che sta nell'erba
non si sporca con l'iris selvatico (pianta sulle cui qualità "sporcanti"
non so dire nulla), che invece imbratta chi difende gli omosessuali.
Chi ha capito
cosa voglia dire questa sottilissima metafora, per favore me lo spieghi... |