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p. 401 / La falange degli artisti stranieri stabiliti in
Italia aumenta sensibilmente con nostra grande soddisfazione, non solo,
ma con rilevante beneficio dell'arte medesima che se ne avvantaggia in
maniera vistosa e prospera nel campo fecondo come magnifica pianta sotto
la radiosità azzurra.
Oggi è la volta
del barone William von Gloeden, premiato testé con la grande
medaglia d'oro dal Ministro della Pubblica Istruzione, e le cui mirabili
fotografie artistiche vennero, in album, presentate in dono a S. M.
Vittorio Emanuele III, che molto se ne compiacque e molto lodò
la tecnica dell'artista.
L'Accademia dell'arte in
Weimar,
da lui frequentata sotto la guida di Karl
Gehrts, era riuscita a svegliargli quell'amore al pittoresco
e quel sentimento della perfezione nel bello, che sono le prerogative di
ingegni, dirò così, aristocratici, ma fu in Italia che la
mente, ben nutrita di linee e di luci, si diede a rivangare, e risalendo
alla civiltà classica, la fantasia prese a popolare quei luoghi
che furono teatro di altri tempi, di classiche figure dell'epoca.
Egli ha concepito l'arte
della fotografia non come semplice arte di riproduzione di luoghi e di
persone, ma bensì come mezzo a far rivivere una civiltà spenta,
della quale cogliamo qua e là degli improvvisi bagliori. Da qui
il nessun contatto della sua arte con quella dei comuni fotografi; da qui
la maestrevole maniera di accoppiare il luogo e la figura; da qui l'individualità
netta e spiccata e anche audace se vogliamo, nel campo artistico, e appunto
lodevole perché ha oltrepassato i limiti voluti dal convenzionalismo,
ed ha aperto una nuova via, non battuta da alcuno, né menomamente
sognata.
Wilhelm von
Gloeden, Ragazzo in costume siciliano.
Il contatto col Michetti,
col quale visse per un certo periodo di tempo in Francavilla al Mare, e
la frequenza con Costantino
Barbella, D'Annunzio,
Serao,
influirono grandemente allo sviluppo dei suoi ideali d'arte, e gli procurarono
il plauso dei pochi che cominciavano a comprendere l'armonia della sua
idea. Egli
stesso narra della sua prima visita a Michetti che, sulle prime, lo
ricevette con una tal quale diffidenza, ritenendolo uno del grande stuolo
dei suoi ammiratori, ma avendo, in seguito, esaminato l'album di figure
in cui il Gloeden si era dilettato, gli disse semplicemente, ma solennemente:
"Ella
è un artista!", ed essendosi quegli schermito accennando alla
sua deficienza in pittura, Michetti tagliò corto ed esclamò
in tono che non ammetteva replica: - Chiunque può essere pittore,
cioè a dire, manipolatore di colori, ma artista non vuol dire pittore:
ed ella è artista! -
Da qui s'intrecciò
una cordiale amicizia che doveva rinvigorire i due ingegni in un'unica
intesa artistica, stabilendo una corrente di simpatia tra i due maestri:
il / p. 402 / maestro
dei colori ed il maestro delle linee, compendiandosi l'uno nell'altro e
completandosi a vicenda.
Un'opera d'arte è un
pezzo della Natura veduto traverso un temperamento, disse Zola;
ma noi non possiamo dare un temperamento all'apparato fotografico, sicché
l'artista deve fare in modo che la camera e l'occhio ottico
possano vedere come egli vede, debbano cioè sottomettersi al suo
volere, piegarsi, ripiegarsi, foggiarsi, in maniera da corrispondere perfettamente
all'idea.
Nell'arte riproduttiva
il lavoro dell'artista consiste nel sapere cogliere l'espressione che la
cosa racchiude in sé stessa, mentre l'arte del Gloeden consiste
nell'immaginare, rendere al vivo tale espressione, assimilarla all'ideale
e fissarla, e le sue fotografie, che costituiscono una serie di quadri
a soggetti classici, si svolgono in un'atmosfera cantata da Teocrito
e da Ovidio.
È il luogo che gli
suggerisce la figura, o la figura che gli suggerisce il luogo? Un po' l'uno,
un po' l'altro: un arco, una colonna antica, un tempio bastano perché
la fantasia rievochi persone che colà vissero in tempi remoti e
per là s'aggirarono; un profilo, un atteggiamento, un'espressione
gli parlano delle genti di Hellas e di Roma.
Questo plasmatore
di modelli, come lo / p. 403
/ hanno definito nelle diverse Esposizioni in Germania, questo
Alma
Tadema della fotografia, come lo chiamano gli Inglesi, nel
realizzare l'idea, nell'incorporarla e sostituirla all'ambiente, ha il
privilegio di sapere scegliere dei modelli nelle cui vene c'è ancora
un residuo di sangue greco o romano, aggiogarli alla sua volontà,
far loro pensare, contemplare, esprimere ciò che egli medesimo pensa,
contempla, esprime!
Non è la volgare
posa,
tanto biasimata e discussa nell'arte fotografica, e per la quale i più
bravi artisti cadono nell'ammanierato, ma sono atteggiamenti ed espressioni
che qualificano l'essere e lo situano nell'ambiente che solo gli conviene.
''Attenti allo
spettacolo!''.
Da: ''Varietas'',
luglio 1910.
Nell'Attenti
allo spettacolo ci troviamo in piena epoca romana, e sul
viso dell'uomo, seduto, dallo sguardo fisso allo, spettacolo svolgentesi
nell'arena, rilevansi l'ansia e la trepidazione interna che induriscono
e quasi ne contraggono le linee.
Socrate
alla fontana che vede riflessa nell'acqua cristallina
la propria immagine, è un capolavoro di concetto e di esecuzione.
Svelto, fine, come modellato nella cera, è il corpo adolescente,
lungo giacente su un fianco. Il capo è poggiato sul braccio destro,
ed il sinistro, cadente lungo il fianco, trattiene indolentemente l'anfora,
che riempirà d'acqua alla fonte, tosto che verrà il suo turno.
E nell'attesa del suo turno egli adocchia, con malizia d'adolescente,
le / p. 404 / giovinette,
come lui venute ad attingere l'acqua, e sorride, intanto, tenendo tra i
denti un bocciolo di rosa, nella spensierata baldanza giovanile, felice
di vivere, di godere, di sentirsi pulsare il sangue nel fine e svelto corpo
fiorente.
''Siesta greca''.
Da: ''Varietas'', luglio 1910.
Di classica bellezza greca
è il profilo del giovinetto il cui sguardo si perde in lontananza;
e la Siesta greca costituisce
da sola una di quelle tele dipinte da mano maestra, e nella quale l'artista
ha voluto versare tutta la sua anima, traducendovela in un abbagliante
fulgore che cade come pioggia d'oro sulle cose, e, avvincendo i corpi in
una spira magnetica, li fa cedere al silenzio, al grande e magnifico silenzio
dei vividi e infocati meriggi siciliani.
''Un desiderio''.
Da: ''Varietas'',
luglio 1910.
Il profilo della piccola
testa di popolana, dal mento proteso in su e dalle labbra semiaperte,
racchiude tale doloroso sentimento nostalgico, tale potente anelito, tale
disperato ed intimo desiderio,
che lo personifica, e quasi lo simboleggia.
''Figlia di
Maria'.
Da: ''Varietas'',
luglio 1910.
Bella, d'una placidità
riposante e carezzevole, è la Figlia
di Maria, che, chiusa nella mantellina bianca, lascia vedere
un viso quieto e sereno, i cui grandi occhi neri, privi di sogni, pare
adorino il momento religioso.
........
La testa
di Glauco ha nelle linee della breve fronte, delle guance
e del mento qualche cosa di indefinibile e di squisitamente bello.
Stupendo la testa del
Fauno,
nella terribile espressione d'ira.
''L'orgoglio''.
Da: ''Varietas'',
luglio 1910.
Bello L'orgoglio
simboleggiato nella figura del giovane che ammira il tacchino far la ronda,
e quasi gli parla.
Il
quadro
Indolenza meridionale,
incarnata nella giovane figura maschile che scende lentamente gli scalini,
con un braccio indolentemente teso verso il fogliame, e l'altro cadente
lungo il corpo recante tre belle rose a stelo lungo (sintetizzanti la giovinezza,
la bellezza e l'amore), è per me una stupenda opera artistica, sia
per. gli effetti della luce che, cadendo in pieno, vi crea penombre e contrasti
recisi, quasi bruschi, sia pel concetto bellamente simboleggiato.
Di questo siamo debitori
al von Gloeden, unico nel suo genere, di avere cioè adottato
l'arte fotografica come mezzo riproduttivo dì soggetti simbolici,
nei quali egli eccelle, guidato da una rara sagacità e da un finissimo
acume.
Come faccia il Gloeden
a trovare i modelli e adattarli alla sua idea è materia dì
discussione fra gli amatori d'arte. Egli però non ne fa un mistero,
e con la maniera franca e disinvolta, che costituisce in lui un merito
grandissimo, egli narra delle difficoltà che incontra nei modelli,
scovati nel popolo, fra gente quindi ignorante o poco intelligente.
- Raccomandare
a cotali persone di prendere questa o quella posa, sarebbe deturpare orrendamente
l'idea che mi prefiggo; vedere, cioè, il concetto mutarsi in una
comica scena buffa, talmente grottesca sarebbe la posa che essi prenderebbero.
Prima di mettere a fuoco,
secondo le differenti espressioni da me desiderate, io narro delle cose
dolcissime, se voglio farne risaltare la soavità, oppure delle cose
trucidi lotte, di pugne, di atti ardimentosi se voglio destarne lo sgomento;
riesco, gradatamente, a svegliare l'attenzione del modello, fino a possederla
intera; dopo di che accentro in lui la meditazione e giungo a fargli manifestare
le succedanee sensazioni per mezzo dello sguardo, delle labbra che contraggono
le linee del viso. Arduo e paziente lavoro, lo confesso, questo, diciamo
così,
ipnotizzamento del modello, e spesso fallace, poiché
ad un tratto, mentre tra me stesso mi dichiaro vittorioso, ecco che si
interrompe la corrente tra il modello reale
e il personaggio immaginario (tale interruzione dovuta alla troppo
a lungo durata tensione mentale del modello o ad un subitaneo rallentamento
muscolare, o ad una delle cento piccole cause, inqualificabili e di nessun
conto in tutt'altro ingente, ma di massima importanza nel mio caso), ed
ecco che tutto crolla come per incanto e mi tocca ricominciare di bel nuovo,
tentando altri mezzi, altre vie di preparazione -.
E continua, intercalando nella
conversazione piacevolissima, fatta in buon italiano se l'intervistatore
è italiano, o in altra lingua, degli aneddoti graziosissimi, che
mostrano uno spirito castigato, esercitato ad una aristocratica maniera
di porgere.
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Presunta
foto dello studio della casa taorminese di von Gloeden.
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Il
suo salotto, originalissimo, è un museo d'arte,
ed è là che egli passa il suo tempo, quando, non lavora,
o quando il suo grande amore agli uccelli non lo attira nelle diverse uccelliere
situate qua e là nel
giardino.
È notorio ed anche
sorprendente, come egli arrivi ad ammaestrare i volatili, dal tacchino
al colombo, dal corvo all'usignuolo.
Egli riesce ad insegnare,
col fischio, una canzone ad un uccello, che la ripete subito dopo modulandola
nella piccola gola, in tutte le note alte e acute, basse e morenti. Ad
un suo cenno l'uccello gli salta sul dito, contento di venir portato
a spasso, lo bacia, gli va sulla spalla, /
p. 405 / e dopo un certo tempo ad un secondo cenno rientra
nella gabbia, e canta come di sfida alla libertà!
Uno stuolo di colombe
vola riunito, dal tetto della casa, e gira e rigira nell'aere libero
nel medesimo verso, fino a che egli non dica “basta” battendo due o tre
volte le mani, al che come
dal desìo chiamate con l'ali aperte e ferme ritornano
sul tetto; nel medesimo attimo.
Due ragazzi
nel giardino fiorito di Gloeden. Foto depositata nel 1899.
|
Così egli vive:
tra
i fiori del suo giardino, che dà una vera idea di vegetazione
tropicale, talmente le piante vi sono rigogliose, e intricate e il mondo
degli uccelli che formano la sua passione, dopo l'arte a cui egli si è
dato e continua tuttavia a darsi. Tutti gli artisti stranieri, tutte le
per- / p. 406 / sone
eminenti di passaggio in Taormina, non mancano di visitarlo, e di procurarsi
un'ora deliziosissima nella conversazione di lui, spigliata, franca, attraente,
naturale. Non si sa che cosa ammirare di più in lui: la correttezza
o la cordialità, la disinvoltura o la modestia che lo rende aristocraticamente
cortese.
Di tanto in tanto dà
delle belle serate che sono un alto godimento dello spirito per tutti coloro
che hanno la fortuna di intervenirvi: un celebre violinista
che offre volontariamente di far gemere il suo Stradivari; un celebre cantante
che si presta a cantare della bella musica tedesca; un pianista che fa
parlare
il piano, una dicitrice che recita dei versi magnifici di Goethe,
di
Longfellow o di qualche altro genio, e le ore scorrono dolcissime
nell'ambiente eminentemente artistico e lasciano quella impronta incancellabile
che è delle cose rare e pregevoli.
Prima che il Fregoli
sbalordisse il mondo con i suoi subitanei travestimenti il Gloeden si divertiva
a recitare, nell'intimità del suo salotto, delle scene siciliane,
adattando la voce a quattro o cinque differenti toni, riuscendo a dare
l'illusione di assistere ad un vivo dialogo di parecchie persone.
Nella
mattina egli lavora, quando non è in giardino a curare i suoi fiori,
che crescono rigogliosi, in omaggio al panorama bellissimo,
coll'Etna
da un lato, nel gran manto d'ermellino, e giù, il mare morbido,
striato, come seta cangiante.
Nel pomeriggio egli è
sempre pronto a ricevere tutti coloro che vanno a trovarlo, e ai quali
offre dell'ottimo caffè, tra una conversazione e l'altra.
In un grosso albo rilegato
in pelle è tutta una preziosa raccolta dì autografi dì
personaggi eminenti; ed è delizioso, oltre che importante, sfogliarlo
e leggervi versi, massime, pensieri di aristocratici, di ministri, di artisti
rinomati, che si trattennero con lui a parlare bellamente d'arte e di storia,
mentre fuori la radiosità del meriggio trionfava in una pioggia
d'oro, e nel piccolo ed intricato giardino aulivano, a cascate, le rose,
in omaggio alla Natura, all'arte, alla bellezza!
NINA MATTEUCCI
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