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Gloeden
Signori stranieri
- che tra poco prenderete d'assalto i serpenti infuocati, ovverosia i direttissimi
della Magna Grecia, per gettarvi a capo fitto sulle nevose montagne nordiche
- ascoltate, prima di far le numerose valigie, questo mio discorso su Gloeden,
che tutto solo qui rimane a inebriarsi di mare tiepido e di fumo d'asfalto.
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Gloeden
in età matura. Questa è la foto usata per la sua tomba (vedi
sotto). Collezione Malcom
Gain.
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Questo Fidia
dei tempi nostri, che in luogo del marmo lavora mirabilmente la lastra
fotografica, ama Taormina
in particolar modo d'autunno. Io non comprendo perché non si debba
trascorrere ottobre tra le rovine incandescenti del teatro
greco-romano. C'è un contrasto veramente epico tra le
folate calde del vulcano e i venticelli benigni del mare Jonio. Se da un
canto si maledice l'arsura, si sciolgono inni nel frattempo ai sorsi gelati
della marina.
Qui la vena
lirica di Gabriele
d'Annunzio erompe in magiche strofe. Nuda
stabat Aestas, canta il poeta, e la bellissima Està,
formosa e gigantesca ragazzona, dalle mani leggermente lucenti di sudore,
sorge, in pieno autunno, come un giglio favoloso annaffiato dagli Dei,
e si conduce neghittosamente tra Messina e Catania, pranzando e cenando
nel suo regno di Taormina.
I fanciulli
mulattieri, quelli dagli occhi tristi, grandi, a mandorla, e
neri, che d'inverno ballano la tarantella in costume nei dancings
taorminesi o se ne stanno sdraiati sui tappeti degli ateliers dei
pittori americani, passeggiano con passo malandrino nella strada principale
della città o sonnecchiano sotto lo zampillo della fontana pagana;
eccoli ritornati gli splendidi efebi
dell'Ellade, ecco i giuocatori olimpici e gli statici contemplatori
delle nuvole, correre ignudi tra le rupi di ginestre e fichi d'India in
cerca della loro Regina.
Perché,
dunque, o signori stranieri, voi fate le valigie proprio quando la immortale
Grecia dalle forme impeccabili rivive su quest'altura di fuoco? [2].
Il vecchio e grande Gloeden, penetrato nella leggenda, rimane e felicemente
suda, come Semidio che ama, non visto amare, con la febbre dello sguardo
tanta bellezza; egli si nasconde fra i cespugli e sorprende col
suo obbiettivo i figli dell'estate, che, dopo una corsa folle sulle tracce
della Ninfa, in gruppi stanchi, si abbattono nelle oasi dell'ombra, così
interpretando, inconsapevolmente nella tregua, il sogno degli scultori
e dei pittori divini.
***
Grazie alla geniale
passione artistica di Gloeden una eterna vita terrena vive il mondo
pagano di questa terra. Il mito ellenico è tramontato per
sempre, i suoi ruderi sono così scarsi da far pena; soltanto i fanciulli
statuari rimangono e si rinnovano per una continua glorificazione dell'êra
di Atene e di Sparta; e noi non ci saremmo accorti di loro, così
goffi e deformi dentro la giubba di pesante velluto, se l'audace tedesco
Gloeden non li avesse portati nella loro stupenda nudità
in primo piano nella sua concezione arcaica della Sicilia.
Ecco il motivo
per cui egli si distingue tra gli artisti di Taormina, ecco il privilegio
della sua estetica, che ci induce a parlare oggi di lui dinnanzi ad un
così scelto pubblico che conosceva e ammirava un Gloeden ben diverso
da quello che oggi io ho avuto il piacere di presentare, cioè a
dire un semplice raccoglitore di nudi più o meno perfetti.
***
Sono trascorsi
parecchi anni da quando Gloeden, che era allora il più ricco
signore di Taormina, dopo Guglielmo
II, accoglieva
nella sua villa principesca artisti celebri, e, perché
il loro soggiorno alla riva del mare incantato fosse un sogno paradisiaco,
non si preoccupava delle ingenti spese cui andava incontro ogni qualvolta
un poeta insigne approdava nell'esiguo porto di Ulisse.
Di questo passo
andando, il tempo è trascorso e il denaro del magnanimo s'è
fatto crescere le ali e ha preso il volo, come un sontuoso arcangelo bardato
in oro zecchino.
Ora Gloeden
non è più ricco; parlando di lui, potremmo dirlo il
povero Gloeden; i pranzi abbondanti e principeschi non si fanno
più; egli vive da solitario e parco; coloro che vengono a dormire
e a riposarsi qualche giorno sotto il suo tetto sono i fedeli, gli ammiratori,
che non schivano il fumante piatto di lenticchie e la grandezza francescana.
Non c'è
tristezza in queste mie parole; ripeto ancora una volta che non m'interessa
tutto quanto in Gloeden è stato materialismo, altro è
il privilegio dell'arte del maestro tedesco ed io ve l'ho già detto
in mezzo al mio discorso.
L'arte gloedeniana
è un mito stupendo che ha la sua origine in Teocrito;
egli è Fidia, egli è Teocrito, egli è l'eterna bellezza
ellenica che come aurora appare e tramonta allor che un genio s'annuncia
e declina.
La tomba
di Wilhelm von Gloeden a Taormina,
fotografata
nel 2002 da Malcom
Gain.
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