Dalla: Perizia contro
Pancrazio
Buciunì [2/1/1940] [1].
[Il
professor Stefano Bottari, titolare della cattedra di Storia dell'arte medioevale
e moderna presso l'Università di Catania],
in esecuzione
del mandato ricevuto dalla S.V.I.L. di accertare se le fotografie sequestrate
al signor Bucinì <sic> Pancrazio da Taormina debbano
considerarsi artistiche o pornografiche.
Ha nei giorni
16-17-18-19 e 29 dicembre 1939 XVIII, esaminato il materiale sequestrato
e sulla base di detto esame dichiara che:
Il materiale
fotografico si compone complessivamente di n. 362 positive e di n. 681
negative: dopo il nostro esame positive e negative sono state sistemate
in 23 cassette e in due pacchetti.
(...)
Tutte le negative
che le positive riproducono, nella maggior parte dei casi, nudi e gruppi
di nudi, in prevalenza maschili ed esibenti, alle volte in primo piano
e senza alcuna particolare giustificazione, il membro virile.
L'accennata
preferenza non è certo casuale, ma il frutto di un temperamento
malato e viziato che si serve di tale mezzo a scopo di oscena eccitazione.
L'artisticità
di detti nudi consisterebbe nel fatto che essi sono il più delle
volte posti in pose statuarie e ammantati all'antica: il fotografo ha tentato
cioè di imitare statue antiche e di rievocare scene classiche.
Ma si tratta sempre di una classicità oleografica e di pessimo gusto
richiamata come attrattiva sessuale di bassa specie.
Quanto sin qui
si è esposto riguarda il soggetto delle fotografie, e se nella fotografia
il soggetto è tutto, gran parte del materiale sequestrato deve
considerarsi senz'altro pornografico o comunque osceno e lesivo del
pudore.
A prescindere
dalla discutibile possibilità che la realtà materiale, qual
è quella che viene data dalla riproduzione fotografica, possa trasfigurarsi
con mezzi meccanici (la macchina fotografica) o chimici (i mezzi per la
riproduzione) in realtà artistica, resta il fatto indiscutibile
che le accennate fotografie, anche in base ai più correnti criteri
moralistici, debbono ritenersi, come già si è notato, lesive
del pudore, quando sono eseguite e propagate con lo scopo evidente
di attrazione e di eccitazione sessuale.
(Conclusione).
Per queste
considerazioni il sottoscritto è convinto che gran parte del materiale
fotografico sequestrato non può restare in circolazione senza offesa
al pudore.
Possono restare
in circolazione soltanto alcune fotografie in cui i nudi sono drappeggiati
e disposti in modo da perdere la loro offensiva ed eccitante
materialità, e sono quelle contenute nelle cassette n. 2-4-18 e
23 sulle quali è stata apposta ben visibile la dicitura: "negative
e positive non pornografiche", oppure "negative non pornografiche".
Lo specchietto
seguente specifica meglio il contenuto delle cassette e dei pacchetti:
1)
Cassetta n. 1: contiene n. 12 grandi negative pornografiche; 3 piccole
negative pornografiche; una positiva pornografica.
2) Cassetta
n. 2: contiene positive e negative non pornografiche; 4 grandi lastre,
11 lastre 18x24, 11 lastre 13x18; 17 positive di grande formato, 70 positive
in pacchetto.
3) Cassetta
n. 3: contiene 28 negative di nudi pornografici.
4) Cassetta
n. 4: contiene 25 negative di nudi non pornografici.
5) Cassetta
n. 5: contiene 22 negative di nudi pornografici.
6) Cassetta
n. 6: contiene 20 negative di nudi pornografici.
7) Cassetta
n. 7: contiene 37 negative di nudi pornografici.
8) Cassetta
n. 8: contiene 22 negative di nudi pornografici.
9) Cassetta
n. 9: contiene 20 negative di nudi pornografici.
10) Cassetta
n. 10: contiene 29 negative di nudi pornografici.
11) Cassetta
n. 11: contiene 33 negative di nudi pornografici.
12) Cassetta
n. 12: contiene 27 negative di nudi pornografici e gruppi di nudi pornografici.
13) Cassetta
n. 13: contiene 25 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
14) Cassetta
n. 14: contiene 24 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
15) Cassetta
n. 15: contiene 27 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
16) Cassetta
n. 16: contiene 36 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
17) Cassetta
n. 17: contiene 11 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
18) Cassetta
n. 18: contiene 11 negative di nudi non pornografici.
19) Cassetta
n. 19; contiene 18 negative di nudi pornografici.
20) Cassetta
n. 20: contiene 23 negative di nudi pornografici.
21) Cassetta
n. 21: contiene 17 negative di nudi pornografici.
22) Cassetta
n. 22: contiene 4 negative di nudi pornografici e 232 positive di nudi
pornografici.
23) Cassetta
n. 23: contiene 28 negative e 13 positive non pornografiche.
Pacchetto n.
1: contiene 171 positive di nudi pornografici.
Pacchetto n.
2: contiene 114 positive di nudi pornografici.
Messina, 2 gennaio
1940 [2].
[A
penna, aggiunto: " Onorario L. 220 - per 36 vacazioni dal 15.12.1939 al
2.1.1940 (...).
15 dicembre
incarico e anticipo di L. 170"].
-------------------------------------
[Fare
clic qui per l'indice delle pagine su Gloeden e Plueschow]
-------------------------------------
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
|
Note
[1]
Il testo è il risultato di una mia collazione fra quello citato
da Diego Mormorio, Processo a von Gloeden, "Gente di fotografia",
n. 3, inverno 1994, pp. 8-11 (così come riedito
online sul sito Gentedifotografia, dal quale successivamente è stato tolto), e quello in Marina Miraglia
e Italo Mussa (curr.), Le
fotografie di von Gloeden, Longanesi, Milano 1996, pp. 50-53.
I
neretti ed alcuni acapo sono stati aggiunti da me.
Questa perizia
fu stilata nel corso del processo
di primo grado contro Pancrazio Buciunì, erede di Wilhelm von
Gloeden, per il possesso e la vendita delle foto di nudo maschile di Gloeden
stesso, accusate di essere oscene e sequestate.
Il prof. Stefano Bottari, palesemente non riteneva che si potesse considerare "arte" la
fotografia in quanto tale, a prescindere dal soggetto. Nonostante il suo
parere, Buciunì fu comunque assolto.
Il pubblico
ministero Francesco Panetta si oppose
però all'assoluzione in primo grado e impugnò la sentenza.
A suo dire:
"L'aver infatti
ricercato - sia Gloeden che Bucinì - i contadini del territorio
e i giovani della città di Taormina forniti di membri più
sviluppati, in modo da ritrarli completamente nudi e allo scopo di far
risaltare i loro organi genitali, dimostra che il fotografo non volle compiere
un'opera d'arte, ma procurarsi, a scopo di lucro volgare, delle fotografie
tendenti unicamente a eccitare la bassa concupiscenza di stranieri pervertiti
e destinati
al terzo girone del settimo cerchio dell'Inferno [di Dante:
quello dei sodomiti, NdR].
Solo chi
non esamina il materiale sequestrato può ipotizzare un mondo estetico
per nulla lascivo e impudico, incapace di suscitare sentimenti impuri,
ma chi prende visione delle fotografie scorge subito il nudo pornografico,
per la spiccata ostentazione dei membri virili d'individui a bella posta
prescelti, e scarta qualsiasi velleità artistica, inconcepibile
del resto nel Bucinì, che pensava solo a vendere le fotografie lasciategli
daI Gloeden e le altre di sua produzione che egli stesso chiama meno artistiche.
(...)
Sarebbe assolutamente
aberrante considerare opera d'arte la riproduzione fotografica di
uomini ignudi, esibenti i loro organi genitali a scopo di oscene eccitazioni,
perché la visione di simili fotografie può solo servire a
eccitare la corruzione sessuale, e l'esposizione di esse procura lo stesso
scandalo che provocherebbero gli individui fotografati se si facessero
vedere nella stessa posizione in cui si fecero cogliere dall'obiettivo".
(Citato in
Miraglia e Mussa, Op.cit., pp 49-50).
Buciunì
fu nuovamente, e definitivamente, assolto il 30/5/1941.
[2]
Questo è quanto passò, alla morte di Buciunì, alla
moglie, che per vivere vedette, a poco a poco, una certa parte delle lastre
dei negativi alla collezione Malambrì
di Taormina (la cui eredità è stata poi divisa fra i due
figli, Giovanni (Nino) e Vittorio Malambrì).
Alla morte
della moglie di Buciunì i fratelli vendettero in blocco il resto
dei negativi al gallerista Lucio
Amelio di Napoli.
Alla morte
di Lucio Amelio il fondo già Buciunì è stato infine
acquistato dalla collezione
Alinari di Firenze. Si spera definitivamente...
Ho avuto queste notizie dalla nipote di Pancrazio Buciunì.
|