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prof. Stefano Bottari (1907-1967)

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Stefano Bottari
Stefano Bottari

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Dalla: Perizia contro Pancrazio Buciunì [2/1/1940] [1].

[Il professor Stefano Bottari, titolare della cattedra di Storia dell'arte medioevale e moderna presso l'Università  di Catania], 

in esecuzione del mandato ricevuto dalla S.V.I.L. di accertare se le fotografie sequestrate al signor Bucinì <sic> Pancrazio da Taormina debbano considerarsi artistiche o pornografiche. 

Ha nei giorni 16-17-18-19 e 29 dicembre 1939 XVIII, esaminato il materiale sequestrato e sulla base di detto esame dichiara che: 

Il materiale fotografico si compone complessivamente di n. 362 positive e di n. 681 negative: dopo il nostro esame positive e negative sono state sistemate in 23 cassette e in due pacchetti.

(...)

Tutte le negative che le positive riproducono, nella maggior parte dei casi, nudi e gruppi di nudi, in prevalenza maschili ed esibenti, alle volte in primo piano e senza alcuna particolare giustificazione, il membro virile.
L'accennata preferenza non è certo casuale, ma il frutto di un temperamento malato e viziato che si serve di tale mezzo a scopo di oscena eccitazione

L'artisticità di detti nudi consisterebbe nel fatto che essi sono il più delle volte posti in pose statuarie e ammantati all'antica: il fotografo ha tentato cioè  di imitare statue antiche e di rievocare scene classiche. Ma si tratta sempre di una classicità oleografica e di pessimo gusto richiamata come attrattiva sessuale di bassa specie.
Lo studio di von Gloeden.
Von Gloeden nel suo studio in una foto pubblicata dalla rivista "Varietas" nel

Quanto sin qui si è esposto riguarda il soggetto delle fotografie, e se nella fotografia il soggetto è tutto, gran parte del materiale sequestrato deve considerarsi senz'altro pornografico o comunque osceno e lesivo del pudore.

A prescindere dalla discutibile possibilità che la realtà materiale, qual è quella che viene data dalla riproduzione fotografica, possa trasfigurarsi con mezzi meccanici (la macchina fotografica) o chimici (i mezzi per la riproduzione) in realtà artistica, resta il fatto indiscutibile che le accennate fotografie, anche in base ai più correnti criteri moralistici, debbono ritenersi, come già si è notato, lesive del pudore, quando sono eseguite e propagate con lo scopo evidente di attrazione e di eccitazione sessuale. 

(Conclusione). 
Per queste considerazioni il sottoscritto è convinto che gran parte del materiale fotografico sequestrato non può restare in circolazione senza offesa al pudore.

Possono restare in circolazione soltanto alcune fotografie in cui i nudi sono drappeggiati e disposti in modo da perdere la loro offensiva ed eccitante materialità, e sono quelle contenute nelle cassette n. 2-4-18 e 23 sulle quali è stata apposta ben visibile la dicitura: "negative e positive non pornografiche", oppure "negative non pornografiche".

Lo specchietto seguente specifica meglio il contenuto delle cassette e dei pacchetti:

1) Cassetta n. 1: contiene n. 12 grandi negative pornografiche; 3 piccole negative pornografiche; una positiva pornografica.
2) Cassetta n. 2: contiene positive e negative non pornografiche; 4 grandi lastre, 11 lastre 18x24, 11 lastre 13x18; 17 positive di grande formato, 70 positive in pacchetto.
3) Cassetta n. 3: contiene 28 negative di nudi pornografici.
4) Cassetta n. 4: contiene 25 negative di nudi non pornografici.
5) Cassetta n. 5: contiene 22 negative di nudi pornografici.
6) Cassetta n. 6: contiene 20 negative di nudi pornografici.
7) Cassetta n. 7: contiene 37 negative di nudi pornografici.
8) Cassetta n. 8: contiene 22 negative di nudi pornografici.
9) Cassetta n. 9: contiene 20 negative di nudi pornografici.
10) Cassetta n. 10: contiene 29 negative di nudi pornografici.
11) Cassetta n. 11: contiene 33 negative di nudi pornografici.
12) Cassetta n. 12: contiene 27 negative di nudi pornografici e gruppi di nudi pornografici.
13) Cassetta n. 13: contiene 25 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
14) Cassetta n. 14: contiene 24 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
15) Cassetta n. 15: contiene 27 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
16) Cassetta n. 16: contiene 36 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
17) Cassetta n. 17: contiene 11 negative di nudi e gruppi di nudi pornografici.
18) Cassetta n. 18: contiene 11 negative di nudi non pornografici.
19) Cassetta n. 19; contiene 18 negative di nudi pornografici.
20) Cassetta n. 20: contiene 23 negative di nudi pornografici.
21) Cassetta n. 21: contiene 17 negative di nudi pornografici.
22) Cassetta n. 22: contiene 4 negative di nudi pornografici e 232 positive di nudi pornografici.
23) Cassetta n. 23: contiene 28 negative e 13 positive non pornografiche.
Pacchetto n. 1: contiene 171 positive di nudi pornografici.
Pacchetto n. 2: contiene 114 positive di nudi pornografici.
Messina, 2 gennaio 1940 [2].

[A penna, aggiunto: " Onorario L. 220 - per 36 vacazioni dal 15.12.1939 al 2.1.1940 (...). 
15 dicembre incarico e anticipo di L. 170"].
 

Pancrazio Buciunì in tarda età.
Pancrazio Buciunì (1879-1963), in tarda età, mentre osserva un album di foto di Gloeden. Foto edita nel 1977 nella monografia di Charles Leslie.

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo è il risultato di una mia collazione fra quello citato da Diego Mormorio, Processo a von Gloeden, "Gente di fotografia", n. 3, inverno 1994, pp. 8-11 (così come riedito online sul sito Gentedifotografia, dal quale successivamente è stato tolto), e quello in Marina Miraglia e Italo Mussa (curr.), Le fotografie di von Gloeden, Longanesi, Milano 1996, pp. 50-53.
I neretti ed alcuni acapo sono stati aggiunti da me.

Questa perizia fu stilata nel corso del processo di primo grado contro Pancrazio Buciunì, erede di Wilhelm von Gloeden, per il possesso e la vendita delle foto di nudo maschile di Gloeden stesso, accusate di essere oscene e sequestate. 
Il prof. Stefano Bottari, palesemente non riteneva che si potesse considerare "arte" la fotografia in quanto tale, a prescindere dal soggetto. Nonostante il suo parere, Buciunì fu comunque assolto.

Il pubblico ministero Francesco Panetta si oppose però all'assoluzione in primo grado e impugnò la sentenza. A suo dire:

"L'aver infatti ricercato - sia Gloeden che Bucinì - i contadini del territorio e i giovani della città  di Taormina forniti di membri più sviluppati, in modo da ritrarli completamente nudi e allo scopo di far risaltare i loro organi genitali, dimostra che il fotografo non volle compiere un'opera d'arte, ma procurarsi, a scopo di lucro volgare, delle fotografie tendenti unicamente a eccitare la bassa concupiscenza di stranieri pervertiti e destinati al terzo girone del settimo cerchio dell'Inferno [di Dante: quello dei sodomiti, NdR].

Solo chi non esamina il materiale sequestrato può ipotizzare un mondo estetico per nulla lascivo e impudico, incapace di suscitare sentimenti impuri, ma chi prende visione delle fotografie scorge subito il nudo pornografico, per la spiccata ostentazione dei membri virili d'individui a bella posta prescelti, e scarta qualsiasi velleità  artistica, inconcepibile del resto nel Bucinì, che pensava solo a vendere le fotografie lasciategli daI Gloeden e le altre di sua produzione che egli stesso chiama meno artistiche. 
(...)

Sarebbe assolutamente aberrante considerare opera d'arte la riproduzione fotografica di uomini ignudi, esibenti i loro organi genitali a scopo di oscene eccitazioni, perché la visione di simili fotografie può solo servire a eccitare la corruzione sessuale, e l'esposizione di esse procura lo stesso scandalo che provocherebbero gli individui fotografati se si facessero vedere nella stessa posizione in cui si fecero cogliere dall'obiettivo". 
(Citato in Miraglia e Mussa, Op.cit., pp 49-50).

Buciunì fu nuovamente, e definitivamente, assolto il 30/5/1941

[2] Questo è quanto passò, alla morte di Buciunì, alla moglie, che per vivere vedette, a poco a poco, una certa parte delle lastre dei negativi alla collezione Malambrì di Taormina (la cui eredità è stata poi divisa fra i due figli, Giovanni (Nino) e Vittorio Malambrì). 
Alla morte della moglie di Buciunì i fratelli vendettero in blocco il resto dei negativi al gallerista Lucio Amelio di Napoli.
Alla morte di Lucio Amelio il fondo già Buciunì è stato infine acquistato dalla collezione Alinari di Firenze. Si spera definitivamente...
Ho avuto queste notizie dalla nipote di Pancrazio Buciunì.
 


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