Sclavi, Tiziano; Villa, Claudio e Casertano, Giampiero, Dopo mezzanotte, "Dylan Dog" n. 26, settembre 1991. (Anche in ristampa).
La sceneggiatura di questo
albo è un poco scombinata, essendo imperniata sulle vicissitudini
notturne d'un Dylan Dog che ha dimenticato le chiavi e non riesce a svegliare
Groucho. Attorno a lui succede di tutto, sia sul piano naturale che su
quello soprannaturale.
Nel bel mezzo di questo
marasma Dog, senza una lira né un luogo dove andare, trova temporaneo
rifugio in casa d'un tossicodipendente omosessuale prostituto e malato
terminale di Aids (pp. 50-54).
Che desidera ardentemente
lasciare il prima possibile questa valle di lacrime, tant'è vero
che aveva aiutato Dog, "il cacciatore di mostri", pensando di chiedergli
di uccidere lui, un mostro.
Questa è una delle
prime apparizioni d'un personaggio omosessuale in un fumetto della casa
editrice Bonelli (celebre per la sua ostinata e pluridecennale chiusura
mentale rispetto alla tematica lgbt), e non si può certo dire che
la sua caratterizzazione sia positiva. Se esiste lo sforzo di non calcare
(troppo) la mano sull'aspetto "mostruoso", in compenso si calca la mano
sul lato del patetico, proponendo alla fine un personaggio positivo
e umano, ma condannato al destino dell'infelicità.
Come se ciò non bastasse
la profonda ideologia omofoba dell'editore (o forse qui solo di
Tiziano Sclavi) traspare nel desiderio che il "mostro" esprime non appena
Dog esce di casa: provare come sia il sesso con una donna. Quasi che questa
fosse l'ambizione segreta d'un omosessuale in fin di vita, il suo rimpianto
segreto. Patetico!
Giudicato con questo metro, il resoconto di questo incontro di Dylan Dog è semplicemente disastroso. Utile da rivangare solo per ricordarci quanta strada abbiamo dovuto fare per arrivare ad avere anche in Italia fumetti che non avessero un approccio altrettanto omofobico alla tematica lgbt.
Quando in questa fantasmagoria onirica appare un antiquario che pavla con l'evve moscia, uno pensa "Oh, no, la solita macchietta gay stereotipata!". E invece no. L'antiquario è promesso sposo della bella ereditiera, la difende con zelo, e per l'intero albo non appare il minimo cenno all'omosessualità.
Fino all'ultimissima pagina
del racconto, nella quale si scopre il movente dell'omicidio dell'antiquario.
Che è il solito movente da macchietta gay stereotipata (provate
a immaginare perché i froci si ammazzino a vicenda?).
Sì, era la
solita macchietta gay stereotipata.
Casertano, Giampiero; Masiero, Michele e Stano, Angelo, Istinto omicida, "Dylan Dog" n. 227, giugno 2008. (Anche in ristampa).
Non sono riuscito a gustare
pienamente questo albo per una circostanza molto particolare: gli sceneggiatori
hanno preso le mosse da
un caso criminale realmente avvenuto negli Usa: quello d'un serial
killer che adescava poveri ragazzi sbandati, adolescenti per lo più,
li torturava atrocemente e poi li uccideva. Ed una cosa è vedere
in un fumetto ammazzare esseri di cartone e di fantasia, tutt'altra vedere
trasposta in immagini una storia vera, con veri esseri umani che patiscono
le torture.
Nel fumetto appare un episodio
davvero accaduto (una delle vittime, uno straniero, era riuscita a scappare,
ma due poliziotti lo riconsegnarono al suo carnefice che li rassicurò
che s'era trattato solo d'una lite tra omosessuali, e che il ragazzo che
cercava di far capire loro che l'uomo voleva ucciderlo stava avendo solo
una crisi da checca isterica. Ovviamente il ragazzo fu ucciso; il
suo solo torto era stato quello di non essere bianco, e quindi non credibile
a priori.
La sceneggiatura si distacca dal reale a questo punto, immaginando che l'assassino (un conduttore televisivo) fosse stato scoperto e fosse morto in prigione, e che uno dei due poliziotti responsabili di quel gesto avesse vissuto da allora in poi con il tormento del ricordo di quel drammatico errore. L'episodio riesce a diventare per lui incubo ed ossessione finché, quando ricominciano le morti di giovani sbandati con il medesimo rituale che era tipico del defunto serial killer, arriva il momento di chiamare l'indagatore dell'incubo. Che scoprirà la verità che sta dietro all'apparente reincarnazione.
Come ho detto sopra, la Bonelli
editore s'è distinta nel panorama italiano per avere conservato
per molti decenni l'atteggiamento tradizionalista da "anni Cinquanta" nei
confronti dell'apparizione nei suoi fumetti della tematica omosessuale
(il che vuol dire in parole povere che l'ha censurata per decenni).
Qui però, trattandosi
d'un efferato caso criminale, la tematica non può fare a meno di
filtrare, però la tendenza omosessuale del serial killer
è a sorpresa sfumata per quanto possibile. Nel fumetto appare
così uno strano tipo di sadico, che gode della sofferenza ma senza
il minimo coinvolgimento sessuale.
La narrazione introduce
perfino una donna, da lui rapita e, sfuggitagli, era stata la causa della
sua cattura e condanna.
Paradossalmente, insomma,
l'abitudine a censurare la tematica omosessuale fa sì che nella
descrizione di questo assassino sadico la sua omosessualità sia,
a sorpresa, per quanto possibile nascosta.
A volte, come in questo
caso, l'omofobia dà vita a ben strani risultati...
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Fumetti di ambientazione western, in b/n e (parzialmente) colore.
Di questa storia è co-protagonista Junius Foy, un ballerino e coreografo che, travestito da donna, viaggia e balla nel West in un corpo da ballo femminile sperando di reincontrare il suo amante fuggito per allontanarsi dalla riprovazione sociale.
Oltre ad aiutare il protagonista a salvare la pelle e a scagionarsi da una falsa accusa d'omicidio, Junius arricchirà l'aitante protagonista con una serie di considerazioni sulla "diversità" e la condizione sociale dei "diversi"... E quando Parker, al termine della storia, gli farà intendere che loro due possono essere "solo amici", capirà.
Una storia che non perde mai il senso della misura, evitando i due rischi contrapposti di cadere o nel patetico o nel grottesco.
Ostini, Alberto e Mandanici, Patrizia, Gli amori difficili, "Legs Weaver" n. 51, febbraio 2000.
La vicenda di questo albo
di fantascienza è particolarmente scombinata, fino al punto
da risultare di lettura decisamente noiosa.
Si tratta infatti d'un incastro
di flashbacks, che ruotano attorno al fatto che la coinquilina May
ha reagito da persona gelosa quando una certa Janet (palesemente una ex
amante) ha telefonato per salutare Legs
Weaver (una specie di versione fumettistica di Sigourney Weaver in
Alien) prima di partire per una missione. Da qui il bisogno di riesaminare
tutta la relazione precedente fra le due amiche.
Legs, giustamente, rimprovera
questo atteggiamento a May, soprattutto in considerazione del fatto che
May è fidanzata, e per di più con un uomo! Mentre Legs, come
sottolinea chiaramente a p. 22, degli uomini non vuole saperne proprio.
Le due parlano del loro passato, e della vita in comune, e dei loro sentimenti reciproci, e parlano, e parlano: troppo. Ma alla fine Legs riassume ottimamente la discussione in questo modo: "Stiamo girando intorno al problema, May! La sostanza che è che tu non sei più... o forse non sei mai stata... "innamorata" di me... o sbaglio?" (p. 73). E si notino le virgolette intorno alla parola "innamorata". Forse, se gli autori non fossero stati obbligati a prendere tanto alla larga la questione, con tutte queste ridicole virgolette, la vicenda sarebbe stata più snella e quindi molto meno noiosa.
Alla fine, Legs richiamerà Janet e le due passeranno una nottata sul tetto a... parlare e guardare la Luna... compostamente sedute a distanza di sicurezza. Perché i limiti imposti dalla censura esistono, e si vedono. Ma se non altro, questo albo segnala il passaggio della sua lealtà amorosa da May a Janet Blaise (che in futuro sarebbe diventata la sua partner).
Fra tutti gli albi della testata "Legs Weaver" (pubblicata dal 1995 al 2008) questo è peraltro il primo in cui traspaia infine in modo netto il carattere amoroso dell'attaccamento della protagonista per la sua "amica" e coinquilina May, come sottolinea un recensore:
Questa situazione anomala
spiega anche la
prudenza nelle allusioni e il carattere estremamente pudico dei cenni alle
preferenze sessuali dell'eroina.
Pudico, ma per una volta
esplicito: per esempio, a pagina 69 di questo albo May si riveste ed esce
di casa, lasciando nel letto (matrimoniale) Legs, nuda, che continua a
dormire. Questo è il massimo dell'allusione a cui si arriva in questo
fumetto, ma la pagina è palesemente costruita al solo scopo di fare
capire al lettore, senza doverglielo dire, che le due hanno fatto l'amore
prima di addormentarsi.
Allusioni alle preferenze di Legs appariranno poi in altri numeri del fumetto, ma mai con una caratterizzazione esplicita quanto in questo numero, che da questo punto di vista è un "unicum" nella serie.
MAGICO VENTO
Manfredi, Gianfranco, Barbati, Giuseppe e Ramella, Bruno, La luna delle foglie cadenti, "Magico Vento" n. 35, maggio 2000.
Questo western di taglio
dozzinale (metà delle vignette riguardano la Lotta Eroica dei protagonisti
contro Il Feroce Puma, o la loro Lotta Eroica per sfuggire alla acque delle
Infide Rapide del Fiume In Cui Sono Caduti, o alla Lotta Eroica contro
il Perfido Indiano Cattivo... un déjà-vu e un déjà-lu
via l'altro) trova momenti originali mettendo in scena, fra i personaggi,
anche le divinità indiane. Tale è Doppia Faccia (pp. 15-21),
divinità il cui lato sinistro ha fattezze virili, mentre quello
destro ha tratti femminili, e che ha preso sotto la sua protezione la coppia
lesbica formata da due co-mogli fuggite dal violento marito comune, che
poi sarebbe il Perfido Indiano Cattivo che le insegue per o riprendersele
o ammazzarle.
Le due cercano di raggiungere
la mitica Città di cristallo nella quale gli uomini non sono ammessi
e le donne maltrattate hanno infine requie.
Purtroppo, dopo questo spunto iniziale che prometteva bene, il resto dell'albo lascia perdere gli aspetti sentimenatli o sociali e si regge interamente su inseguimenti, agguati, lotte, sparatorie, finché una delle donne ci lascia le penne, e l'altra vivrà nel ricordo di lei. Fine. Ed amen.
La realizzazione grafica
della divinità indiana che protegge
le due donne dal "doppio-spirito" non ha ovviamente nulla a che vedere
con la vera tradizione indiana, e risale semmai alle
rappresentazioni alchemiche rinascimentali dell'Ermafrodito, che era
appunto rappresentato con un lato maschile ed uno femminile.
Ciò specificato,
la relazione d'amore fra le due donne, rappresentante come disposte a dare
l'una la vita dell'altra, non è negativa o stereotipata, e caso
mai è tale da indirizzare verso di loro e la loro relazione la simpatia
del lettore.
Del Freo, Marco e Suarez, Orestes, Giochi pericolosi, "Mister No" n. 245, ottobre 1995.
Si muove collezionando un
cliché scontato via l'altro, questa insipida avventura nella
Cuba prerivoluzionaria, tanto che non è pensabile non trovarci il
cliché del ricco, viziato, sfaccendato crudele e decadente
omosessuale che mantiene e corrompe un adolescente, insegnandogli che la
morale non esiste.
I due si divertono ad assistere,
per puro spasso, alle torture dei loro prigionieri ma, insoddisfatto del
vortice di piacere decadenti a cui l'ha iniziato l'amante, il riccio e
bruno adolescente decide di provare l'emozione del tradimento.
Siamo di fronte a una specie
di Genet rimasticato e predigerito per teste di coccio, insomma.
Ovviamente tutto ciò
non potrà che finire male, e sia il ricco decadente che il riccio
decadente verranno giustiziati (da agenti della Cia, scontenti dei loro
intrighi politici che interferiscono con i loro).
La relazione fra i due non
è mai raccontata in modo esplicito, ma è evidente dai loro
gesti, dalla loro intimità, dalla famigliarità con cui il
ragazzo tratta l'adulto, e dal fatto che il ragazzo sappia dove il suo
partner tiene la pistola quando va a dormire (in un letto a due piazze).
Ciononostante, tutto è
gestito deliberatamente in modo tale che un lettore particolarmente ottuso
e quindi particolarmente omofobo potesse interpretare il rapporto fra i
due personaggi come il rapporto fra un padre e un figlio.
NAPOLEONE
In questo strano e originale fumetto, in bilico fra surrealismo e iperrealismo (il che è tutto dire), appare un personaggio di pazzo assassino che soffre di dissociazione della personalità e si veste ora da uomo ora da donna, a seconda di quale personalità prevalga.
La vicenda non ha però la benché minima connotazione erotico-sessuale (come da tradizione di questa pudibonda casa editrice).
Nel chiuso e omofobico universo della Bonelli questo albo di fantascienza era stato segnalato quale metafora della tematica omosessuale, attraverso il racconto della vicenda di androidi senzienti che lottano per vedere riconosciuti i loro diritti e la parità con il resto dell'umanità.
Questi erano però
giochi che si poteva avere la pazienza di fare nel 1993, quando oltrettutto
ogni minimo cenno, in quanto rarissimo, era prezioso, ma nel XXI secolo
non credo che nessuno avrà la pazienza di mettersi a leggere in
filigrana la storia per trovarvi una vicenda omosessuale.
Resta comunque il valore
storico e documentario di questo episodio, per il quale lo segnalo qui.
Medda, Michele e Casini Stefano,
Tragica
ossessione, "Nathan Never" n. 36, maggio 1994.
Anche in: "Nathan Never
grande ristampa", n. 12, pp. 195-290, maggio-giugno 2011.
La celebre reticenza della Bonelli a parlare d'omosessualità potrebbe alla fin fine essere stata una benedizione, almeno a giudicare da come ne trattavano i suoi albi nelle rare volte in cui non la censuravano.
In questo albo, nel corso
delle indagini su un omicidio gli agenti dell'Agenzia Alfa devono interrogare
"Sissy" (termine che in inglese indica la "checca") personaggio che "ha
cambiato sesso tante di quelle volte da aver perso il conto" (p. 213
della ristampa).
Sissy è un/a cantante
apprezzat* e di successo, ma è un personaggio narcisista, vanesio,
stupido e crudele, capace di commissionare l'assassinio di chi osi mettere
in dubbio che sia un/a grande artista.
Ancora peggiore è
la sua rappresentazione grafica: il lato sinistro del volto è femminile,
e truccato, quello destro è maschile, e dotato di tratti somatici
marcati. Letteralmente, e non solo per modo di dire è
una "mezza donna", o se preferite un "mezzo uomo".
Questo "essere" capace di
chiedere la morte altrui per mero capriccio verrà infine fatto "cantare"
terrorizzandolo con una... corsa d'automobile a rotta di collo...
Uno dei punti più
bassi mai toccati dai fumetti di questa casa editrice nella trattazione
del tema lgbt.
Ostini, Alberto e Bonazzi, Germano, Midnight blues, "Nathan Never" n. 84, maggio 1998.
A tutta prima si penserebbe che questo albo si sia deciso a parlare di omosessualità attraverso il personaggio dell'obeso fotografo Richard Adonis, truccato (porta gli orecchini ed ha la bocca a cuore), effeminato e capriccioso. E invece no: si scoprirà che è "soltanto" un pedofilo. Ah, ecco.
Alla fine verrà peraltro
fuori che la misteriosa e bellissima assassina era in realtà un
uomo, che s'era trasformato nella gemella (uccisa da bambina durante una
rapina) per vendicarsi dei rapinatori. L'identificazione schizoide con
la sorella era stata tale "da impedire, con la pubertà lo sviluppo
dei tratti maschuili carattristici" (p. 96). E l'albo scivola dall'improbabile
al francamente assurdo non soltanto in questo punto, ma anche laddove immagina
un virus informatico in grado di uccidere per ipnosi chi osservi lo schermo.
Ma per piacere. E poi Bonelli
si lagnava del fatto che il fumetto italiano perdeva terreno...
Con fumetti come questi
per le mani, mi sarei stupito semmai del contrario...
Andando dalle stalle alle stelle nel corso del medesimo anno, in questo numero speciale della collana "Nathan Never" l'omosessualità appare sotto termini accettabili, anche se il preconcetto dimostra d'essere una bestia dura a morire.
Il fratello della bellicosa protagonista, che si allontanato di casa e dal padre generale per non rivelare il proprio segreto, è infatti omosessuale. La sua figura è descritta con rispetto, e disegnata senza manierismi insultanti, ma lui è comunque presentato sotto le vesti di un "zenzibile" e imbelle poeta, che guarda caso è riuscito a ficcarsi nelle mani d'una banda di criminali che ricattano lui ed attraverso lui anche la sorella, che cerca di riavere indietro il materiale compromettente. Ed io di questa storia per cui se uno è gay è il bersaglio predestinato dei ricattatori ne ho piene le...
Il ricatto avrà conseguenze
di rilievo nell'intera narrazione, al punto da risultare una delle chiavi
di volta dell'inghippo. Di più non voglio dire per non guastare
la suspense (che oltretutto, in questi fumetti dalle sceneggiature
esili e totalmente prevedibili, non è mai molta).
Commento finale: un prodotto
seriale, alquanto prevedibile, apprezzabile per il fatto di non avere fatto
un mostro del personaggio gay, ma tutt'altro che libero dai pregiudizi
e dagli stereotipi. Il mondo avrebbe potuto fare a meno di questo capolavoro
senza alcun danno.
Viene introdotto in questo
albo uno fra i primi personaggi omosessuali della Bonelli: la poliziotta
Sarah Himmelmann, che è lesbica (già a p. 17 ci viene fatto
sapere che "A lei piacciono le donne").
Purtroppo per questo editore
sfuggire ai luoghi comuni era un'eresia, quindi Sarah è disegnata
come molto mascolina, coi capelli tagliati cortissimi e i tratti del viso
marcati. Una vera butch, insomma, ossia il simmetrico delle checche
nel campo delle donne.
Ma se non altro sa sparare
e combattere meglio di un maschio, e questo per la vicenda del fumetto
è pur sempre un bel vantaggio.
La Himmelmann accetterà
di inviare un marmocchietto senza famiglia dalla sua amica Alice, che si
prenderà cura di lui (pp. 44-46). Ma quando tre terroristi e mafiosi,
incaricati di far fuori Sarah che sta ficcando troppo il naso nelle loro
vicende, andranno a cercarla a casa sua, la porta aprendosi rivelerà
il volto (molto femme, ovviamente: perché mai rinunciare
a un ulteriore stereotipo?) di Alice: sarà lei ad essere
uccisa (pp. 54-57). E dal dolore di Sarah capiremo che le due erano ben
altro che semplici "amiche".
Sarah riuscirà comunque
a vendicare Alice (p. 88) nello scontro a fuoco finale.
Il personaggio di Sarah è indubbiamente un personaggio positivo, in questo fumetto, ma paradossalmente lo è per le sue qualità "mascoline", con l'ambivalenza tipica di questo genere di fumetti.
Questo albo costituisce la
prima parte di una vicenda che continua nel numero successivo (n. 60).
In questo intrico che s'impernia
attorno al rapimento d'un bimbo appare (p. 47) un losco e obeso avvocato,
che è omosessuale, come evidenziato dal suo rapporto eccessivamente
intimo (pp. 79-82) con uno spietato killer biondo, tossicodipendente, dai
lunghi e femminei capelli e dalle mani ingioiellate, suo mantenuto.
E per chi fosse "diversamente
intelligente" e non lo avesse ancora capito da sé, il biondo viene
espressamente definito da un altro personaggio "il maledetto finocchio"
(p. 88).
L'omosessualità di
questi due personaggi non ha comunque influenze sullo svolgersi della storia,
presentandosi come "nota di colore" utile a far rimarcare quando corrotti
e malvagi siano i "cattivi" della vicenda.
Nogara, Alberto; Queirolo, Renato e Polese, Renato, La resa dei conti, "Nick Raider" n. 60, maggio 1993.
Seguito e conclusione della
vicenda iniziata nell'albo 59.
A p. 52 apprendiamo che
il killer biondo è notoriamente gay.
E per capire cosa volesse
dire ciò per i fumettari di questo tipo, basta vedere in che modo
viene ricompensato per aver fatto fuori un testimone scomodo: con un anello
di Tiffany con pietra preziosa.
E durante la perquisizione
della sua casa vengono scoperti "Profumi, creme di bellezza, ciglia
finte... è difficile credere che questa sia l'abitazione di un killer"
(p. 57). Si noti il marasma ideologico a cui punta questa vignetta. Se
uno è gay deve far per forza uso di ciglia finte e creme di bellezza,
il che mostra che gli mancano le palle per essere un killer, tanto che
si fatica a credere che un gay possa essere un criminale assassino. Sotto
sotto, in questi fumetti continua ad emergere la convinzione che la violenza
sia un "mestiere da maschi", e che i gay non siano abbastanza maschi per
essere violenti (a differenza delle lesbiche, almeno a giudicare da Sarah
Himmelmann...).
Alla resa dei conti finale
(pp. 63-71) alla quale l'avvocato si presenta con un vezzoso foulard
al collo, l'agente insulta il killer biondo definendolo "Un ridicolo
ometto con le dita piene di anelli, come una tredicenne", e quando
gli salta addosso inizia schiaffeggiandolo... come una tredicenne.
E durante l'interrogatorio
dell'avvocato il poliziotto si dice disposto a incalzarlo fino a che non
crollerà, aggiungendo la postilla che tanto "voi non sembrate
un tipo dai nervi molto saldi" (p. 68). E mi sarei stupido del contrario:
queste checche potranno anche essere perfide, ma sono delle donnicciole
isteriche dai nervi fragili!
C'è qualche stereotipo stupito che sia stato tralasciato, in questo fumetto? No, direi proprio di no.
D'Antonio, Gino; Queirolo, Renato e Del Vecchio, Pasquale, Tiro incrociato, "Nick Raider" n. 72, settembre 1994.
Riappare Sarah Himmelmann,
più virile che mai.
Una vera donna "con le palle".
Al punto da infiltrarsi in un'organizzazione mafiosa di spacciatori di
droga per smascherarli, riuscendovi.
Il disegnatore in questo
albo ha marcato meno i tratti della poliziotta, che in questo , modo appare
un po' meno butch, e un po' più femminile. Anche il suo lesbismo
non è più motivo di battute, come era accaduto nell'albo
numero 59, anzi è praticamente sparito dalla vicenda, salvo in una
pagina che costituisce una clamorosa caduta di stile. A p. 71, affranta
dall'esperienza di avere assistito ad un duplice omicidio a sangue freddo
senza poter far nulla per intervenire, per non smascherarsi, la poliziotta
cerca conforto nella virili braccia del protagonista. E da cosa nasce cosa:
"Le tue braccia sono forti, mi fanno sentire al caldo... protetta. Mi
fanno sentire piccola... ". E poi "Mi sono chiesta a volte come
sarebbe stato con un uomo". Da qui un tentativo (peraltro disegnato
in modo castissimo) di rapporto eterosessuale, che però fallisce
nel giro di due vignette: "Non funziona, Nick. Scusami, è stata
colpa mia... sono stata una sciocca": (p. 71). Nick, da gentiluomo, prende
la cosa con grande aplomb
Se non altro ci è
stato risparmiato il teatrino della lesbiche che si converte grazie alle
calde braccia protettive dell'eroe, ma il messaggio che continua a passare
da narrazioni come questa è che gay e lesbiche, potendo, vorrebbero
anche loro essere normali. Poi magari non ce la fanno, ma sotto sotto...
D'Antonio, Gino e Parlov, Goran, Gli occhi del gatto, "Nick Raider" n. 88, settembre 1995.
Nei fumetti Bonelli gli omosessuali possono entrare per due tipologie narrative: o come serial killer psicopatici, oppure come vittime di ricatto, licenziamento, discriminazione, pestaggi e infelicità varie. Tanto per "insegnare" ai lettori cosa li aspetta se si azzardano a vivere come uno di "quelli là".
Il personaggio omosessuale
di questa storia non è un serial killer psicopatico. Quindi,
non può che essere la vittima d'un ricatto.
La vicenda ruota infatti
attorno a una giornalista di gossip che ricorda molto Louella
Parsons, salvo il fatto che qui la "gentildonna" ricatta le
vittime dei suoi scoop gossippari.
Fra costoro appare anche
Darcy Scott, fascinoso attore e tombeur de femmes, fotografato in
tenere effusioni col suo ragazzo.
L'odiosa giornalista verrà
assassinata, come pure altre due persone coinvolte nel giro dei ricatti,
e i "bravi poliziotti" risolveranno il caso e la giustizia trionferà.
Oilì oilà.
Darcy Scott, oltre ad essere
vittima del ricatto in quanto gay, è anche caratterizzato come imbelle
e pavido, tanto che verrà escluso dalla rosa dei sospetti omicidi
perché giudicato incapace di "avere le palle" per arrivare a tanto...
Preferisco evitare di commentare,
grazie.
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 1: A-L.
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 2: M-Z.
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 3: Kizuna
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 4: Zetsuai 1989
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 5: Banana fish
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 7: Fumetti Bonelli
Repositorio (Fumetti ancora da recensire).