Fin da questo primo numero
(che è anche il primo d'una trilogia, che prosegue nei numeri 2
e 3) appare la
psicopatica sadica, lesbica e serial killer Myrna
Harrod, innamorata della protagonista del fumetto Julia,
e che
apparirà diverse altre volte. Per la sua "speciale" concezione
dell'amore, manifestarlo implica la tortura, l'assassinio e lo smembramento
della persona amata.
Che "sfortunatamente" (per
lei!) non riesce mai ad avere luogo...
La serie è opera
d'uno sceneggiatore decisamente colto e decisamente cinefilo (tutti i protagonisti
- a iniziare da Julia - hanno addirittura i tratti di celebri attori e
attrici statunitensi), capace di riferimenti e allusioni culturali anche
raffinate (e non solo nel campo della criminologia), ma vittima del solito
difetto di gran parte dei fumetti di questo editore: la schematicità
esasperata e la didascalicità eccessiva.
Le situazioni, i personaggi,
le concatenazioni di eventi, le motivazioni dei personaggi sono a volte
piuttosto scontate e prevedibili. Da parte sua Julia, per poter vivere
più avventure, si comporta come una cretina oligofrenica che si
ficca sistematicamente nei pasticci ed altrettanto sistematicamente rifiuta
la protezione della polizia, che però, dato che Julia sembra incapace
di cavarsela da sola, deve sempre irrompere a salvarla suo malgrado.
E indipendentemente da quante volte si ripeta questo cliché, lei
non riesce a imparare (come invece nella realtà riesce persino a
ratti e formiche): non può fare a meno di comportarsi da decerebrata
perché "la disegnano così".
In questo albo...
(Recensione
ancora da scrivere).
(Recensione
ancora da scrivere).
Qui una recensione del numero 1, e la voce su Wikipedia.
Oggetto
d'amore, "Julia" n. 2, novembre 1998.
(Recensione
ancora da scrivere).
Qui una
recensione del numero 2.
(Qui una
recensione in chiave non gay del numero 3).
Nonostante
queste siano "le avventure di una criminologa", alla fine prevale un aspetto
comico, da cartone animato di Gatto Silvestro alle prese con Titti. Il
lettore sa infatti in anticipo che è inconcepibile che la protagonista
della testata possa davvero far la fine che le prepara Myrna, la bellissima
lesbica psicopatica e serial-killer: torturarla a morte per il suo godimento
sessuale.
Quindi
per quanto intelligente e scaltra si dimostri Myrna, alla fine va sempre
a parare come Wile Coyote con Bip-Bip: i suoi piani le si ritorcono sistematicamente
contro.
Non
so se questo indebolisca il racconto o semmai ne alleggerisca le macabre
premesse, fatto sta che anche nella vicenda presente in questo albo Myrna
procede lasciandosi dietro una scia di cadaveri (di preferenza uomini,
che prima seduce e poi ammazza), ma quando rapisce la sorella di Julia
affinché quest'ultima le si consegni, e riesce a fare in modo che
l'inetta Julia si trovi infine denudata, legata e pronta ad essere sia
baciata che dissezionata (dopodiché lo stesso trattamento spetterà
alla sorella che intendeva inettamente salvare), irrompe la polizia. Tutto
qui.
Naturalmente
la polizia avrà sì cura di ferire la serial killer per
fermarla, però senza ucciderla, nonostante sia armata, pericolosissima
e stia per far saltare le cervella a Julia.
Della
serie: "Non rompetecela, che dobbiamo usarla ancora". Risibile.
D'altro
canto, per quanto riguarda la tematica lgbt, va aggiunto che nel presente
episodio Myrna si nasconde in città grazie alla sua relazione lesbica
con un'altra donna, sposata, che avrà un ruolo importante nella
vicenda. Anche se ciò non le impedirà di finire a pezzi,
in sacchetti per alimenti, nel frigorifero.
Ma
Myrna è fatta così: da una relazione con lei, si viene sempre
fuori a pezzi...
Punto ridicolmente incredibile
numero uno: la pericolosa serial killer psicopatica Myrna, che si trovava
se non in un manicomio criminale almeno in un carcere di massima sicurezza,
viene prescelta - proprio lei! - per godere di un programma di riabilitazione
sperimentale, e trasferita in un carcere di minima sicurezza (sembra
un educandato per fanciulle discole...).
Punto ridicolmente incredibile
numero due: questo programma sembra creato da un nemico giurato della
funzione riabilitativa della pena, che in questo albo viene presentata
come una barzelletta scema a cui solo un cretino può credere...
e viene infatti portata avanti da personaggi che credendoci tanto dimostrano
di essere tali, ed anche tanto.
Punto ridicolmente incredibile
numero tre, la direttrice dell'educandato del carcere
è una virago cicciona che quando appare nella prima vignetta spinge
ad esclamare "Questa è una lesbicona!". E, indovinate la sorpresa?
Lo è. Sembra
uscita da Mädchen
in Uniform con molti, molti anni di ritardo.
E dato che alla Bonelli
al didascalismo fine a se stesso non dicono mai no, la virago è
anche pettinata in maniera assurda, tale che vedendola in ombra o in controluce
sembri avere due corna diaboliche sulla testa.
Punto ridicolmente incredibile
numero quattro: Myrna evade seducendo a bella posta la lesbicona cicciona,
assassinandola e fingendosi lei, uscendo poi dall'educandato
dal carcere senza il minimo controllo d'identità.
Punto ridicolmente incredibile
numero cinque:
la "Bonelli editore" pensa che il lettore si beva tutte queste premesse
ridicolmente incredibili senza esclamare "bum!", quando tutto questo ambaradan
(a 'sto livello, tanto valeva che ci fosse un terremoto che le apriva il
muro della cella, e facevamo prima) alla fine le serve solo a rimettere
in libertà Myrna.
Che da evasa ricercata potrà
occupare solo poco spazio nella vicenda di questo episodio, ma almeno ha
il buon gusto di apparire in casa di Julia mentre costei è alle
prese con un mafioso strozzino che le vuole far la pelle, ed ha anche la
gentilezza di pugnalarlo alla schiena. Nel trambusto successivo (la polizia,
ovviamente, era in agguato, e irrompe: colpo di scena magistrale e inedito!)
riesce però a filarsela, in modo da garantire ulteriori sue apparizioni
in questa collana senza costringerci a sorbirci altre evasioni ridicolmente
incredibili.
Un albo talmente prevedibile
in tutti i suoi dettagli da essere persino fastidioso.
Se vi fanno sballare le
lesbiche psicopatiche assassine, allora non può mancare alla vostra
collezione, in caso contrario...
Questa volta gli sceneggiatori hanno finalmente azzeccato il tono giusto per parlare d'omosessualità, senza sbavature.
La criminologa Julia va in
incognito in un paesino nel quale una famiglia di quattro persone è
stata sterminata, senza che si riuscisse a trovare il colpevole.
Il suo scopo è farsi
coinvolgere, se possibile, dal vortice di pettegolezzi della piccola realtà,
nella speranza di trovare in questo insolito modo (che per ovvi motivi
la polizia non può certo adottare) indizi utili. Ovviamente riuscirà
nel suo scopo.
Quanto alla tematica omosessuale, anche se a p. 82, nominando Myrna, la sceneggiatura confonde l'identità con l'orientamento sessuale (e dài!), quando alla fine Julia sarà oggetto della delicata e quasi timida dichiarazione d'amore di una delle donne del paese, la sua reazione nel declinarla sarà molto delicata e molto elegante ("Ma adesso dovrò spezzarti il cuore. Perché io sono diversa. Diversa da te!...", p. 112), senza traccia dei soliti stereotipi dozzinali tipici dei fumetti Bonelli.
Oltre tutto, la ragazza innamorata avrà diritto, nelle ultime due pagine del racconto, anche a un lieto fine, e ad una compagna. Bene così!
In questo episodio lo sceneggiatore descrive, secondo lui in termini positivi, il ruolo di fantasia di donna mansueta e votata ad attrarre la violenza sadica riservato a Julia, facendola caratterizzare (p. 71) come donna "Senza stereotipi femministi, affermata nella professione, senza aggressività maschilista"... Insomma, una donna-pupazzo, che non a caso attrae la viriloide sadica Myrna.
La quale in questo episodio sfrutta la propria bellezza per creare un'intricata rete di relazioni e ricatti che le permetteranno d'avvicinarsi nuovamente a Julia. Al solito, essendo i poliziotti di questo fumetto una banda di cretini, la scorta l'accompagna in piscina stando fuori dall'edificio, in modo che a Myrna basti entrare da un ingresso diverso da quello che sorvegliano per essere pronta, pugnale alla mano, al delitto. Per una volta tanto, però, stavolta l'ultra-imbranata Julia riesce almeno a sgattaiolare e salvarsi da sola, dopodiché udito il trambusto al solito i poliziotti irrompono, e al solito Myrna scappa. Aspettarsi delle innovazioni in questa serie è un po' come andare a messa nella speranza di udire qualcosa di nuovo e inedito, ma insomma, se la Bonelli continua a sfornare albi su Myrna vuol dire che qualcuno li comprerà pure...
Il lesbismo ha un ruolo secondario
nella narrazione, a parte il corteggiamento e il bacio che Myrna impone
a Julia, e il discreto ma esplicito corteggiamento di una donna sposata
(pp. 93-94 e 110), che però ha secondi fini.
A p. 80 è inoltre
ripresentata la scena della seduzione della carceriera virago cicciona
e lesbicona dell'episodio precedente, anche qui con scena di bacio.
In questo episodio riecco
apparire la serial killer lesbica, che mette a punto un pian ben architettato
per insinuarsi in una famiglia ricchissima alla ricerca di un'infermiera
per la madre, malata e costretta al letto. La sceneggiatura procede con
riuscita lentezza, e i pezzi del mosaico si compongono ad uno ad uno, rimandando
con sapienza il momento inevitabile in cui Myrna riuscirà ad avere
Julia legata e impotente di fronte a sé, dichiarandole platealmente
il proprio amore. Ma mentre lo sbudellamento sta per iniziare, irrompe
(colpo di scena completamente inedito!) la polizia, e la salva. Myrna però
(colpo di scena completamente inedito!) riesce a scappare.
Considerato il fatto che
la trama era scontata fin dal titolo, dato che la semplice apparizione
di Myrna porta già a sapere in anticipo cosa accadrà nell'albo,
compreso il finale, gli autori riescono a cavarsela bene, partendo con
un inizio quasi idilliaco, arrivando fino a metà della narrazione
prima di scoprire l'assassino di Ingrid, l'amante di cui Myrna ha preso
l'identità (e la vita, mettendo i pezzi del suo cadavere in frigorifero),
procedendo poi a uccidere anche il fratello preoccupato dal fatto di non
avere più notizie da lei. E da qui inizia la solita scia d'omicidi
e il ritmo accelera fino al solito clou.
Considerato il fatto che
personaggi e situazioni stereotipate non lasciavano agli autori la possibilità
di giocare troppo sulla suspense, il risultato è buono, basandosi
sul disvelamento graduale dei piani di Myrna, sufficientemente contorti
da non essere indovinabili nel giro di dieci pagine, come avviene di solito
in questo tipo di fumetti.
(Un dettaglio buffo: Julia va a cena in un ristorante giapponese con uno dei protagonisti, che commenta lo strano gusto dei cibi. Un americano che nel 2007 non aveva mi assaggiato il sushi? Ma quanto provinciale e arretrato è il mondo di questo personaggio?).
Va a fuoco il carcere in
cui è rinchiusa Myrna, e l'incendio è doloso. Vengono sfollati
i carcerati, ed alla fine indovinate chi manca all'appello? Myrna... ed
una carceriera. Ammazzata.
Da subito riecco Myrna sulla
strada, a volte con un travestimento maschile, a volte invece nei suoi
abiti femminili e con lunga chioma nera. In questo albo Myrna si dà
un sacco da fare, ammazzando ogni poche pagine, e sterminando anche famiglie
intere, con i soliti atti di crudeltà gratuita e sadica.
Inoltre, in questo albo
Myrna non perde occasione per rimarcare il fatto che ama le donne, anche
nei momenti di semplice interazione sociale, ad esempio quando va a condividere
un appartamento con uno studente (che ovviamente finirà sbudellato).
Non manca per la prima volta
un tocco d'omosessualità maschile, che in questa serie era stata
fin qui tabù: nella sua versione in abiti maschili, e l'aspetto
di un ragazzo sbarbatello, Myrna suscita infatti la libidine del capufficio
della ditta d'assicurazioni per cui lavora. Myrna finge di starci, e una
volta a casa del vecchio porco, per una cena romantica, lo ammazza senza
pietà.
Alla fine Myrna segnalerà
alla polizia la propria presenza in un'area della città, la polizia
se la beve ed anche i poliziotti lasciati di scorta a casa di Julia per
proteggerla (al solito) ci cascheranno e se ne andranno lasciandola indifesa
(i poliziotti dei fumetti sono di solito dei babbei, in modo che i protagonisti,
che non sono molto svegli neppure loro, spicchino per intelligenza. Ma
i poliziotti di Julia devono per forza di cose essere descritti come cretini
patentati, e questo perché Julia ha il quoziente intellettivo d'una
gallina e quindi per farla spiccare come la più sveglia del pollaio
occorre descrivere chi la circonda come ancora più cretino)...
Per fortuna qualcuno noterà
che Julia è senza scorta, e la polizia, al solito, piomberà
a sirene spiegate in casa di Julia nel momento in cui la criminologia è
in procinto di raggiungere i suoi avi nei Pascoli del cielo.
Non prima però che
Myrna le abbia salvato la vita (esatto!) perché in realtà...
Il resto, se vi interessa, scopritelo voi.
Julia è appena scampata a uno sbudellamento da parte di Myrna e tutti, amici e colleghi (poliziotti inclusi) vogliono che si faccia proteggere.
Nel frattempo Myrna, ricercata
in abiti maschili su tutte le auto in uscita dalla città, cerca
d'essere imprevedibile, e invece di allontanarsene ci torna, in abiti femminili.
Verrà rimorchiata da un pappone che sta portando al lavoro la sua
"protetta", Marlene, che in realtà è una transessuale innamorata
di lui che "fa la vita" a suo vantaggio.
Myrna farà amicizia
con Marlene, che si presterà ad aiutarla a ritrovare la donna che
- racconta - le ha spezzato il cuore con la sua freddezza: Julia. Da parte
sua il pappone cercherà d'iniziare alla prostituzione Myrna. Entrambi,
ovviamente, verranno uccisi da lei (che ha già assassinato un paio
di altre persone giusto per fare buona misura).
Julia (come suo solito)
cascherà nel tranello, visto che Myrna userà l'assassinio
di Marlene come diversivo per distrarre i poliziotti che vegliano su di
lei. Myrna la narcotizzerà e rapirà, ma l'ennesima
irruzione armi in pugno (stavolta non della polizia, ma d'un amico) in
extremis, al solito salverà Julia e stavolta porterà
all'arresto della pericolosa lesbica serial killer.
A furia di ripetere il personaggio,
quest'albo mostra inevitabilmente una certa stanchezza, ma pur tirando
avanti nella routine, è una routine dignitosa e questo
episodio si lascia leggere senza annoiare.
Myrna non ha più
nulla da offrire e si limita a ripetere ad oltranza la propria parte. La
sola variazione sul tema è qui data dal fatto che il suo amore per
Julia è arrivato al punto tale che al momento di assassinarla le
è mancato "il coraggio di uccidere", e la sua mano ha esitato per
un tempo abbastanza lungo da permettere il salvataggio della vittima. Ma
è un po' poco per dire che la vicenda Myrna-Julia non sia ormai
troppo scontata.
Berardi, Giancarlo; Calza Lorenzo e Michelazzo, Ernesto, Dietro le quinte, "Julia" n. 152, maggio 2011.
Ambientando la vicenda nel suo universo favolistico preferito, il mondo del cinema, lo sceneggiatore riesce a ricavare una trama non prevedibilmente scontata, abbozzando un ritrattino "dietro le quinte" del mondo che creava i film di "serie C", di quelli che vedevamo (e probabilmente vedeva anche lui) all'oratorio da bambini.
E a p. 83 impepa la vicenda
con una rivelazione "piccante": l'assassinato era omosessuale! Oh cielo,
o mio dio, oh che scandalo, oh che cosa inaudita! (Nel 2011???).
Ma oggi siamo progressisti
e a p. 85 apprendiamo da uno scambio di battute: "Chissà cosa
dicono invece i manuali, a proposito di interrogatori ad omosessuali?"
"I manuali non fanno discriminazioni di genere!...". Brutto
scivolone, dato che l'omosessualità non c'entra nulla col genere
(maschio/femmina) ma al massimo con l'orientamento (etero/omosessuale,
appunto). In pratica, chi ha scritto la sceneggiatura non conosceva, nel
2011, la differenza fra un trans ed un gay. Ci sarebbe da piangere ma,
ehi! è un fumetto Bonelli! Qui siamo nel solco d'una tradizione,
se parliamo del non capire nulla di tematiche lgbt!
Come si passa a dimostrare
subito dopo questa citazione, quando viene interrogato l'amante del defunto,
un tempo professore, ora librario. Perché il cambio di professione?
"Cominciarono a girare voci sul mio conto...". "E fu licenziato?"
"Con dei pretesti, ovvio. La libertà sessuale è sancita
dalla Costituzione" (p. 92).
Ma la libertà sessuale
non è proprio sancita in nessun articolo della Costituzione americana.
E poi, l'idea per cui un omosessuale sia predestinato ad essere licenziato
sulla base di semplici "voci", è l'ennesimo cliché
per "dimostrare" che il gay, in quanto tale, è condannato
all'infelicità. Anche questa è omofobia, per quanto
imbellettata da "simpatia contro la discriminazione". Che un professore
gay negli Usa non possa esercitare, è una palla: non stiamo parlando
dell'Arabia Saudita!
Ovviamente il "vedovo" si
lagna del fatto che non potrà neppure andare al funerale (p. 95)
e allora gli viene fatto notare: "Non è vietato dalla legge,
signor Denver". "Ma dal buon senso, sì".
E se non bastasse ancora,
si nota quale sia il livello culturale che alla Bonelli pensano che abbiano
i lettori di questo fumetto "colto" laddove apparendo la parola coming-out
(scritta col trattino) ci si sente in dovere di mettere un asterisco e
spiegare cosa voglia dire. Nel 2011, quando perfino le rubriche di "Posta
del cuore" parlano di coming out, outing e compagnia bella.
Sono dettagli come questi che fanno pensare a una redazione ferma agli
anni Cinquanta, e che fanno sospettare che non siano da attribuire allo
sceneggiatore gli sbalzi qualitativi di "Julia", che a tratti ha riferimenti
colti e raffinati e a tratti si comporta come se il lettore fosse un imbecille
analfabeta, incapace di notare un'incongruenza o una cretinata cosmica
quando ce l'ha davanti...
L'introduzione del tema gay in questo episodio avviene insomma con toni, linguaggio e mentalità irrimediabilmente vecchi e fuori sincronia col resto della società. In un'epoca in cui i Sims permettono di costruire famiglie virtuali gay e i videogame che impazzano fra i ragazzini prevedono personaggi e situazioni gay, nel mondo di questa criminologa "il buon senso", vittorianamente, chiede ancora che un omosessuale non presenzi al funerale della persona amata...
Davvero il fumetto italiano
del XXI secolo è in crisi? Ma fumetti come questo nel XXI secolo
non ci sono proprio mai entrati.
E temo che prima di riuscire
a farlo, a questo ritmo d'evoluzione, ci arriveranno che il XXII secolo
sarà bell'e che iniziato!
Forse rendendosi conto di
avere ormai spremuto tutto il possibile dal personaggio iper-ripetitivo
di Myrna, gli sceneggiatori lo ripropongono ancora, ma senza riproporlo.
Julia è infatti perseguitata dallo stalking telefonico d'una
donna, che dice di essere Myrna... la quale però risulta essere
rinchiusa al sicuro, oltre tutto in stato catatonico, in un manicomio criminale
(alla buon'ora!).
E in effetti non si trattava
di Myrna, bensì... Se non riuscite a vivere senza saperlo, scopritelo
voi.
Nota bene: a parte il minimo sindacale necessario a giustificare le attenzioni ossessive di Myrna, il lesbismo non appare mai in questo albo (e considerato il modo in cui appariva quando c'era Myrna, è decisamente meglio così!).
(P.S. alle pp. 103-104 si ripete la scena di "iniziazione" a un ristorante giapponese: a quanto pare nel 2011 e negli Usa costituisce ancora una novità! Ma quanto provinciali bisogna essere per scrivere queste sceneggiature?).
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 1: A-L.
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 2: M-Z.
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 3: Kizuna
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 4: Zetsuai 1989
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 5: Banana fish
Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 6: Julia (edizioni Bonelli)
Repositorio (Fumetti ancora da recensire).