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IL DISCORSO
DI GUGLIELMO
II
L’allegria
dei farabutti e dei forcaiuoli
d’Italia
"Essen
27 - Prima di partire, l’Imperatore riunì ieri, alla stazione, i
membri della direzione delle officine di Krupp e i delegati degli
operai. Disse loro che era rimasto commosso per la morte di Krupp, di cui
era amico.
Soggiunse che
le speciali circostanze che accompagnarono il doloroso avvenimento gli
dettero occasione di venire qui anche come capo dell’Impero per mettere
sotto l’egida dell’Imperatore tedesco la casa e la memoria del defunto.
- Krupp fu
vittima della sua integrità inviolabile.
Il delitto fu
commesso in paese tedesco perché si trattava di oltraggio ad un
popolo intiero.
Questo delitto
e [sic] un assassinio perché non vi ha differenza
fra colui che avvelena e colui che dal suo tavolo di redazione toglie ad
un compatriota il suo nome onorato e lo uccide con torture morali.
Il delitto
fu compiuto da uomini fin qui stimati come tedeschi, ma ora indegni
di tal nome, uomini che vogliono essere guide degli operai tedeschi e li
privarono del loro amato capo, sorto delle [sic] classi operai [sic]
tedesche e a cui essi debbono tanta gratitudine.
Spetta ad essi
proteggere la sua memoria e far sapere a tutti gli operai che in avvenire
non vi saranno nuove relazioni comuni fra essi e gli autori di così
abbominevoli fatti”.
Il magnifico
scatto di Guglielmo II (così un giornale di... Napoli!) non
è che una delle tante intrusioni del biondo sire che al popolo
tedesco non fanno né freddo, né caldo.
Ma da noi, non
abituati al contatto della divinità regale, queste cose fanno epoca.
Pensate un po’ all’impressione se Vittorio Emanuele III si fosse pubblicamente
posto a difendere il generale Afan de Rivera.[2]
contro gli attacchi mossigli dalla pubblica ed onesta stampa sulla sua
moralità
di uomo pubblico! Tutti i funzionarii si sarebbero squagliati, i magistrati,
tremando verga a verga, avrebbero stesa la sentenza di condanna prima del
giudizio ed attorno agli accusatori si sarebbe di botto provocato il vuoto,
come attorno ad appestati, che la sanzione regale bollò come tali.
Ritratti del
re d'Italia e dell'imperatore di Germania [1902].
Italia e Germania
erano alleate.
Ma i nostri
in generale sono piccini e non hanno coraggio civile: mentre in
Germania i tedeschi la pensano diversamente.
In Germania
l’imperatore, per quanto arcifeudale ed arcidivino, è sempre, in
certi atti della sua vita giudicato come un privato qualunque. Quante
volte non ha egli nelle sue centinaia di discorsi attaccato questi o quello,
senza cavare un ragno dal buco? Quante volte non ha dovuto piegare il capo
innanzi al vice-borgomastro di Berlino che non gli lasciava approvare
qualche suo progetto di architettura? Quante volte non ha dovuto chinare
il capo dinanzi ai giudici, che gli mandarono a casa, assolti, gl’imputati
di lesa maestà?
Evvia, i giudici
di Germania non sono come certi giudici d’Italia, che cedono alle pressioni
del primo Finocchiaro-Aprile.[3]
o del primo Talamo!
In Germania
l’Imperatore sbraita ed i tedeschi non si smuovono e restano tranquilli.
Figuratevi un po’ se essi possono prendere sul serio le affermazioni del
biondo sire, con le quali egli giura di difendere la memoria di
Krupp e con un cenno del capo ordina che le masse operaie si stacchino
dai socialisti.
Ma sono le
cose che fanno sorridere: sono delle simpatiche originalità del
sire teutonico, originalità che restano tali e che la Germania,
nella sua operosità, si dà il lusso di permettere al suo
imperatore.
Ma in Italia
la originalità di Guglielmo è presa assai sul serio: i nostri
porci ed i nostri forcaiuoli
vorrebbero che Vittorio Emanuele, in nome del loro ordine scendesse in
campo a difendere le truffe, gli stati di assedio, gli assassini legali.
Udite come uno di questi giornali scrive:
"Il
monarcato o il presidio di ciò che noi riteniamo e l’umanità
ritiene ancora fondamento del vivere sociale (che cosa? Il furto? La
concussione? La corruzione?) o è semplicemente un abbarbagliamento
superfluo di nomi e di buffetterie, una pura e semplice spesa improduttiva".
Li sentite come
questi monarchici trattano il loro re, solo perché il monarca
non scende pubblicamente in piazza a difenderli dal Codice Penale?
Turba di malfattori,
ad ogni vostro passo, vi colpiamo con la mano nel sacco.
Il comento
[sic] dell’"Avanti!"
L’imperatore
Guglielmo ha questa grande virtù, non molto frequente nei monarchi:
la gratitudine.
Krupp gli aveva
più volte messo a disposizione i suoi milioni, e l’imperatore ha
voluto dimostrargli anche dopo la morte la sua riconoscenza.
Il discorsetto
polemico di ieri è un’altra prova che il vile oro può molto
anche sopra la grazia divina dell’impero.
Per questo forse
il discorsetto ha avuto la intonazione volgare di una... inserzione a pagamento!
AD ESSEN
Beneficenza
e mistificazione
Case operaie
Krupp ad Essen [1903].
In questi giorni,
gl’interessati propinano notizie e raccontano storie che pongano in risalto
la [sic] benemerenze di Krupp verso la classe operaia, per
maggiormente attaccare la stampa socialista.
Ma il trucco
si scovre subito: tant’è infelice.
La stampa socialista
di Napoli e poi quella di Berlino hanno pubblicamente mosse delle accuse,
che finora vagavano e che, ai briganti della penna, servirano [sic]
da ricatto. Perché la famiglia Krupp non rende noto quanti ricatti
dovè subire da gente che minacciò le accuse?
Ebbene noi abbiamo
resi parecchi servigii alla moralità pubblica ed alla stessa casa
Krupp. Li enumeriamo:
1)
Abbiamo scoverta a nudo la [sic] piaghe di Capri, paese italiano,
che da dieci anni vive sulla vergogna di aberrati sessuali;
2) Abbiamo accusato
autorità e privati di aver prostituito il nome italiano all’estero,
permettendo che molti stranieri cambiassero Capri in [scambiassero Capri
per] una casa di tolleranza.
3) Abbiamo scovata
una fitta rete di briganti in guanti gialli che ricattavano Krupp
ed altri stranieri.
4) Abbiamo messo
questi malfattori nella posizione di non potersi più giovare a scopo
privato delle accuse ora rese pubbliche.
5) Pur di pulire
una putrida stalla italiana, ci siamo posti contro le più grandi
potenze del mondo: l’imperatore di Germania ed i miliardi di casa Krupp.
Ora la posizione
sulla quale ogni persona onesta deve mettere il suo giudizio è la
seguente:
Doveva una
simile vergogna perdurare?
Era ammessibile
che tutti ne parlassero, tutti vi scherzassero, molti ne inorridissero
e molti ne traessero profitto?
Doveva il nostro
paese italiano passare come luogo di casa [latrina], e, per di più,
come covo di ricattatori <delle> malattie
sessuali altrui?
Ogni galantuomo
risponderà di no. Ogni galantuomo dirà che abbiamo
fatto bene, se i fatti sono veri.
Orbene, aspettate
il giudizio: ecco la nostra risposta. Per ora, c’è già un
processo pendente contro
un famoso pittore, intimo di Krupp, accusato di corruzione
di quattordici ragazzi.
Per ora vi sono
già alcuni rapporti segreti della polizia, rapporti che usciranno
a suo tempo.
Ed allora vedremo
da che parte stanno i galantuomini e da che parte gli sfuttatori
[sic].
*
*
*
Chi conosce
Essen,
sa che questa città è il feudo industriale di casa Krupp,
albergante oltre 20.000 operai.
Naturalmente,
una massa così imponente, che crea i miliardi, non può essere
trattata come i nostri tipici industriali trattano i nostri poveri operai.
I nostri concittadini non comprendono come sia interesse della grande industria
il miglioramento delle condizioni operaie, l’istituzione di casse
di risparmio, di casse di assicurazione.
I nostri ignorano
che per le leggi tedesche è obbligatoria l’assicurazione per la
vecchiaia e per le malattie.
I nostri ignorano
che l’operaio inglese è più perfetto appunto perché
meglio trattato.
Dunque, tutte
le chiacchere sulla beneficenza di Krupp verso gli operai non sono che
vittorie
delle organizzazioni operaie riportate sugli industriali tedeschi.
E l’ultima regalia
di tre milioni fatta dalla vedova Krupp non è che la milionesima
parte di quei milioni che gli operai creano per lasciare ai Krupp ed agli
altri colossi del danaro il lusso della isola di Capri!
Lasciamo dunque
queste mistificazioni dell’ultima ora: lasciamole a quanti campavano
ed oggi non possono più campare sulle spalle dello sciagurato Krupp.
A CAPRI
Manifesto di
lutto del Comune di Capri [1902].
Quando noi accusammo
tutta [sic] le autorità di Capri, e [sic] tutt'i privati
colpevoli si chiusero nelle loro case. Si tapparono ermeticamente e non
fiatarono.
L’altro ieri,
il discorso di Guglielmo secondo dette loro quel coraggio che era scappato
all’annunzio delle inchieste, all’arresto di un tale, alla fuga di un altro
famoso pittore.
Ed allora hanno
timidamente azzardato un pubblico funerale, chiamando per oratore
un certo avvocato di Napoli.
Quando tali
notizie si leggeranno, tutti penseranno alla gratitudine ed al dolore di
Capri. Ma oggi tutti contemporaneamente sapranno che i funerali sono stati
una mistificazione.
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