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GUGLIELMO
II ED I SOCIALISTI
Manutengolismo
La improvvisa
morte di Sua Eccellenza Krupp, l’intervento
dell’imperatore di Germania ai funerali, il discorso abbastanza retorico
(come una vecchia scomunica) del Kaiser, ha ridato un po’ di forza ai garretti
già fiaccati dei giornalisti da fondi segreti [fondi neri],
dei mantenuti sulle aberrazioni altrui.
La cosa non
ci sorprende, data la colossale influenza che il dio giallo [l'oro]
ha sui giudizi umani.
L’imperatore
di Germania, per il primo, ha perduto nel suo Krupp il fido banchiere
che gli prestava quattrini, il fido compagnone che gli tenne al morso un
esercito di operai; ed infine nella tragica scomparsa dell’uomo ha subito
veduto una magnifica speculazione contro la Socialdemokratie
dei suoi non abbastanza imperiali dominii.
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Le officine
Krupp in un disegno d'inizio secolo.
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Gli industrialitedeschi
ed inglesi, felicissimi per la catastrofe riversatasi sulla potente casa,
si atteggiano a dolenti prefiche e lanciano anch’essi il dardo contro i
socialisti,
che suscitarono a dignità le masse operaie.
Le autorità
tedesche ed italiane, con ipocrisia solita, si aggiungono al coro dei protestanti
[di coloro che protestano] - esse, che, a luce fatta, verrebbero
ricoverte di vergogna e di disprezzo.
I giornalisti
che vivono di scrocco, i pittori, gli scultori, i musicisti che hanno il
vuoto nel cervello ed il fango nel cuore [2],
tutti gli avvezzi a vivere lautamente senza lavorare, tutti i souteneurs
[ruffiani] ed i monsieurs Alphonse.[3]
della terra che girano periodicamente tra la bisca e la casina elegante
- tutti questi schifosi parassiti sbraitano anch’essi, poiché
loro è sottratta la miniera aurea alla quale con un po’ di ruffianesimo,
con un po’ di leccamento di zampe potevano liberamente attingere.
Le autorità
dell’isola di Capri e quanti a Capri erano gli sfruttatori del
ricco signore, e quanti trovavano nelle aberrazioni sessuali di
moltissimi sventurati stranieri il modo onde costruire case, comperare
proprietà, pagare i debiti, e godersi la vita, strillano
anch’essi e si vestono a nero, e portano in giro i loro farisaici lamenti
sotto forma di un funerale pubblico.
E così
tutti, dal potente imperatore all’ultimo straccione di Capri, tutti fondono
le loro geremiadi attorno alla salma di uno sventurato, che da noi ebbe
accusa serena e disinteressata, da essi ebbe lodi ed incitamento interesati
[sic] e colpevoli.
Evviva dunque
il dio giallo, che per una volta almeno, fonde così armonicamente
elementi tanto disparati!
*
*
*
Bande
di briganti! Sì, e di quelle che neppure la
legge marziale Pica potrebbe distruggere!
Quando tutta
un’isola pone le prime sue autorità ed alcuni suoi principali proprietarii
od industrianti [imprenditori] al servizio delle degenerazioni
altrui: quando un giovane inglese si uccide improvvisamente [4],
quando due inchieste della pubblica sicurezza si compiono, quando
molti stranieri munificentissimi verso l’isola sono additati come la
fonte della corruzione, quando i preludii ad ogni aberrazione
si eseguono in pubblica osteria, quando cocchieri e marinai della penisola
sorrentina e di Capri danno a questi sventurati il nome ch’essi meritano,
quando tutto ciò avviene impunemente, come se per l’isola di Capri
non esistesse un codice penale - quando tutto ciò accade
impunemente per anni ed anni e si trovano giornali e fogliacci di occasione
i quali schizzano veleno contro di noi - i soli a parlare ed a gridare
lo scandalo - noi
non abbiamo che una sola parola rispondente alla situazione presente ed
alle persone: Manutengoli!
Eh si! Manutengoli
ben peggiori di quei poveri proprietarii di Calabria e di Sicilia
che dovevano dare un po’ di pane a Ninco
Nanco, alla
banda
Maurina ed a Musolino.
Quelli erano soli a resistere contro i manigoldi. Quando il brigante picchiava
alla loro porta e chiedeva cibo, essi non avevano la pubblica sicurezza
che li garentisse [sic] contro l’incendio del campo ed il trafugamento
del bestiame. Eppure nel
1860 furono fucilati come cani rognosi ed ora sono mandati innanzi
alle Assise.
Ma questi di
oggi sono delle canaglie che fanno da manutengoli non per evitare un pericolo
alla vita ed alla sostanza, ma per vivere meglio, per godersela
più degli altri mortali. E se una voce onesta e morale scovre [svela]
le fonti impure e lubriche del loro benessere, essi strillano ferocemente
perché pestati sulla coda, urtati nel ventricolo [stomaco].
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Capri in
una cartolina del 1908
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Dunque non foste
voi, signori
scribacchini di qualche giornale napoletano, che deste la stura all’accusa
larvata contro Krupp? Accusaste sottoforma sospetta, per poi
tacere. Ma che avvenne perché taceste? Eravate forse affamati? Trovaste
tavola imbandita?
Rispondete
a noi, vilissimi manutengoli - perché accusaste nella forma
più vile ed impunitaria della diffamazione larvata?
E chi poi vi
cucì la bocca? ...
O covo di affamati
mastini, covo di lupi e di iene che andate fiutando dei possibili cadaveri
che abbiano gli anelli al dito, sgombreteci [sic] la via. Noi accusammo
perché un paese andava alla perdizione, perché Capri
era diventata bordello: noi compiemmo opera civile ed onesta.
Sgombrateci
la via, e voi di Capri, voi autorità e privati che mangiaste
sulle degenerazioni altrui, apprestatevi a rendere il conto.
*
*
*
E così,
per un fenomeno di associazione spontanea ve li trovate sempre di fronte,
or gli uni, or gli altri. Oggi la calunnia, domani l’aggressione
sulla strada, dopodomani la pugnalata alle reni. Ve li trovate tutti
di fronte, pronti a difendere contro di noi - i guastatori del mondo presente
- le ultime trincee del vizio, del manuteengolismo, della corruzione.
Ma
vi scacceremo a pedate, e vi ripiomberemo in quel grande crogiuolo della
vita, che vi fonderà e vi sopprimerà come personalità
di fango.
Krupp è
un indice della situazione, ma non è tutta la situazione.
Krupp è
un nome, ma ve ne sono cento altri, italiani e stranieri, artisti e giornalisti,
imbellettati e straccioni.
E noi distruggiamo
il marcio, perché siamo il fuoco purificatore.
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