L’imperatore
e Krupp.
Ancora il
discorso di Guglielmo
II
Del discorso
dell’imperatore Guglielmo ci
siamo occupati, ed abbiamo fatti i nostri comenti [sic] conoscendone
solo il sunto telegrafico pubblicato dai giornali. Oggi, che proprio nelle
[sic] sue testuali parole giunge il discorso, ci accorgiamo che, lungi
dall’essere eccessivamente violento, il nostro giudizio sull’atto
di Guglielmo II era fin troppo tenue, data la straordinarietà
della cosa. E di questo si accorgerà chiunque voglia leggere il
testo del discorso pronunziato dal Kaiser sulla bara di Krupp, com’è
riportato in una corrispondenza berlinese al "Mattino"
di ieri.
Il commento
che fece giorni fa l’"Avanti!" [il
quotidiano nazionale del partito socialista, NdR] e che noi riportammo,
era invero molto esatto, poiché proprio l’imperatore ha esplicitamente
affermato, con modo che in altri sarebbe tacciato di
impudenza,
che ricordando di aver "goduto dell’ospitalità della famiglia
Krupp" non ha potuto astenersi di accorrere alla morte dell’"amico".
Ed è
accorso - lo ha detto proprio lui! - per levare "sulla casa e sulla
memoria del defunto lo scudo dell’imperatore tedesco".
Mentre un giudizio,
quello contro il Vorwäerts, pende, questo significa dire ai
magistrati ed alla giustizia del proprio paese: di qui non si passa!
Ecco il testo
del discorso.
"È
per me un bisogno di dirvi come io sia stato profondamente commosso dalla
morte di Alfredo Krupp.
Sovente ho goduto
dell’ospitalità della famiglia Krupp; e nel corso degli anni i nostri
rapporti furono tali, che io mi posso chiamare un amico del defunto.
Perciò non ho potuto astenermi dall’accorrere qui, al fianco della
vedova e delle figlie del mio amico.
I fatti che
accompagnarono il triste avvenimento, mi hanno anche indotto ad accorrere
qui per tenere alto sulla casa e sulla memoria del defunto lo scudo
dell’imperatore tedesco. Chi ha conosciuto da vicino Alfredo Krupp
sa di che natura dedicata e sensitiva ei fosse dotato; sa che questa
sua natura poteva offrire il solo punto vulnerabile per colpirlo a morte.
Nella patria
tedesca è stata commessa un’azione tanto volgare e tanto abietta,
che fa arrossire ogni patriota. Si è attaccato nel suo onore
un uomo, un vero tedesco che pensò soltanto per gli altri, per il
bene della patria e dei suoi operai. Quest’abnegazione non è che
un assassinio: giacché non v’ha differenza fra chi somministra
un veleno e chi, nascondendosi dietro il torchio della redazione, uccide
un uomo cogli strali della calunnia.
E chi è
colui che commise sì vergognoso delitto contro il nostro amico?
Sono uomini, che fino a ieri passavano per tedeschi, ma che oggi sono indegni
di tal nome, sono uomini usciti dalla classe operaia.
(E rivolgendosi
agli operai): Voi operai delle officine Krupp siete sempre stati fedeli
ed attaccati al vostro datore di lavoro: non è spenta nel vostro
cuore la gratitudine. Uomini, che vogliono essere i duci degli operai
tedeschi, vi hanno privato del vestro [sic] caro padrone.
A voi tocca
proteggere
l’onore del vostro padrone, proteggerne la memoria contro gli insulti.
Io confido che voi troverete la retta via per far comprendere agli operai
tedeschi che ogni rapporto con gli autori di quell’atto obbrobrioso è
escluso. Chi non scava un abisso fra sé e simil gente si addossa
moralmente una parte di colpa".
Manifesto di
fiera tedesca, 1898.
L’imperatore
ebbe la pruova
L’imperatore sente
la gratitudine verso il miliardario che in vita lo ha beneficato
come uno dei tanti poveri (i poveri per gli uomini come Krupp, o come Rotchild
[sic] sono i re e gl’imperatori) e giura di salvarlo dall’onta.
Né la
gratitudine
sarà sprecata, perché i miliardi di casa Krupp esistono
tuttavia, e chissà, domani dal biondo imperatore potranno non senza
speranze essere richiesti.
Dunque l’imperatore
ha giurato di porre tra la giustizia e il benefattore, la propria persona.
Dopo il discorso
un’altra notizia, l’incarico della cui circolazione alle agenzie ufficiali
è stato affidato, fa il giro dei giornali: egli garentisce [sic]
personalmente... come diremo?… l’integrità di Krupp.
Ecco la strabiliante
notizia:
"Krupp,
avanti di morire, dimostrò pienamente la insussistenza delle accuse
all’Imperatore"...
*
* *
Deve essere stato
così: [2].
Krupp si presenta
in casa di Guglielmo.
-
Caro Guglielmo... -
- Oh, quali onori! Come
state, ed a che debbo attribuire l’onore? -
- Ecco, vi dirò:
un piccolo favore. -
- Al vostro servizio, per
quel poco ch’io posso. -
Il signor Krupp
sembra impacciato, non sa come incominciare. Entra un cameriere, con del
vino del Reno e con dei taralli in una guantiera: Krupp beve d’un fiato
il primo bicchiere, versa il secondo e, centellinandolo:
-
Senti, mio caro, hanno stampato, alcuni porci, laggiù, nel paese
dei briganti, che io... -
- So tutto, so tutto, signor
mio, ed hanno anche detto ch’io vi avevo consigliato di abbandonar Capri.
Per parte mia, non li crederete, spero, eh?-
- No; e son venuto appunto
per darti la pruova che quelle pubblicazioni non sono esatte.
Chiunque lo dicesse non
sarebbe creduto: quei maledetti godono la massima fiducia, ma tu... T’invito
adunque ad una perizia sul mio corpo.-
- !? -
Il cameriere, che
sta tutto orecchi dietro la cortina e prende appunti per mandarli al suo
giornale prediletto, "La Propaganda", spinge leggermente la porta. E dallo
spiraglio tenta di vedere ciò che avviene nella camera. Allo scricchiolio
Krupp si volge. Guglielmo si alza, chiude a due girate la porta dalla parte
interna, abbassa la cortina, e non s’ode più nulla.
Quel che avviene,
quindi, non si sa. Quando uscirono, il cameriere udì soltanto queste
parole di Guglielmo: "Ora ho la pruova che laggiù ci sono
dei porci!".
Il fatto è
che dopo due giorni Krupp moriva; poi Guglielmo gli faceva il discorso,
e non contento, manda oggi la notizia che della... integrità di
Krupp egli personalmente ha avuta la pruova.
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