La morte
di Krupp
Una
notizia
ha fatto il giro dei giornali in questi giorni: il segretario del
signor
Krupp mandava una lettera ai giornali tedeschi, nella quale dichiarava
diffamatorie
le notizie pubblicate dalla "Propaganda" sul triste soggiorno del re
dei
fonditori a Capri, che fecero il giro di tutta la stampa europea, della
tedesca particolarmente che in questi giorni - il socialista "Vorwarts"
[sic] alla testa - se n’era occupata estesamente.
Il
segretario
di Krupp annunziava di sporgere querela contro "la Propaganda" e contro
l’organo interno dei socialisti tedeschi.
Il
giorno dopo,
fulmineamente, fu telegrafata ai giornali italiani dalla laconica e
giammai
esatta Agenzia
Stefani la novella [notizia] che Krupp era morto, in
seguito ad un colpo apoplettico.
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Ringraziamento
della moglie di Krupp per le condoglianze ricevute. Da Knight,
s.i.p.
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Questa
notizia
è stata accolta da tutta la stampa gialla [2]
come l’occasione buona per gettare improperie contro i socialisti
e contro il nostro giornale particolarmente.
I
men tristi
ci chiamarono calunniatori e diffamatori volgari:
ultimo
"il Mattino", che fra i luridi fogli è il peggiore, ripeteva ieri
la cantilena con giubilo.
Intanto
i primi
telegrammi dei corrispondenti privati affermano - in contraddizione
alla
Stefani - che non all’apoplessia è dovuta la morte di Krupp. Egli
si sarebbe tolta volontariamente la vita, non potendo resistere
al dilagar dello scandalo.
Non
sappiamo
quel che dirà la solita stampa a questa notizia che patentemente
dimostra l’ingiustizia, a non dir altro, di quanto ebbero a dire di
noi;
né sappiamo quanto di vero sia nella minaccia di risolver
per man di tribunali la faccenda delle pubblicazioni nostre. Comunque
sia,
noi serenamente attendiamo, poiché questa volta, come sempre, noi
abbiam detto il vero; vero che l’interesse pubblico c’imponeva di dire,
e che potremo dimostrare ove ci venga richiesto.
Il
cuore ci
piange, se, per poco volgendoci indietro, noi scorgiamo i caduti, i
quali
- più che dall’opera nostra - dalla forza della verità e
dell’onestà furon vinti.
Ma
ci è
di conforto il pensiero che sante sono le nostre battaglie,
auspicanti
ad una civiltà superiore, alla quale non si perviene se non
facendo tacere il cuore, che talvolta ci distorrebbe dalla via del
rigido
dovere, se non spezzando ogni ostacolo, piccolo o grande, diretto o
indiretto,
che al cammino sia per opporsi.
Le
vittime
che la società presente travolge seco nel decader dei suoi costumi
e dalla sua compagine sono molte.
È
triste
verità, che non può tuttavia distoglierci dall’assalir, nei
suoi sostenitori, le colonne della società borghese dal dare a questa,
quando che ci sia, l’ultimo colpo.
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Cerimonia
al Comune di Capri in memoria di Krupp [1902].
Da Knight,
s.i.p.
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