Home page Giovanni Dall'Orto > Saggi di storia gayBiografie di personaggi gay > Testi originali > Sec. XII >  Alano da Lilla

Alano da Lilla (Alain de Lille, ca. 1114/20-1202)

Donne piangenti
Donne piangenti.
Arte spagnola, fine del XII secolo.

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", pubblicato provvisoriamente
in attesa di trovare il tempo per curarne il commento.
 
Da: De planctu naturae / Il pianto della Natura [prima del 1170] [1] 
. 
Titolo 
Titolo 
[col. 0431A Patrologia latina] 
In lacrymas risus, in fletum gaudia verto: 
in planctum plausus, in lacrymosa jocos, 
cum sua naturam video secreta silere, 
cum Veneris monstro naufraga turba perit.
Cambio il riso in lacrime, la gioia in pianto, 
l’applauso in gemito, gli scherzi in tristezze, 
quando vedo la natura tacere con i suoi segreti, 
quando la folla naufraga è rovinata dal mostro di Venere.
Cum Venus in Venerem pugnans, illos facit illas: 
cumque suos magica devirat arte viros. 
Non fraus tristitiam, non fraudes fletus adulter 
non dolus, imo dolor parturit, imo parit.
Quando Venere, combattendo contro se stessa, trasforma gli uomini in donne: 
quando con la sua magica arte evira gli uomini. 
Non è l’inganno che genera tristezza, né il falso pianto che genera inganni, 
né la frode, ma piuttosto il dolore.
Musa rogat, dolor ipse jubet, natura precatur, 
ut donem flendo, flebile carmen eis.
La Musa mi chiede, lo stesso dolore mi ordina, la natura m’implora, 
piangendo, di dedicare a loro un canto dolente.
Heu! quo naturae secessit gratia? morum 
forma, pudicitiae norma, pudoris amor! 
Flet natura, silent mores, proscribitur omnis 
orphanus a veteri nobilitate pudor.
Ahimè, quant’è lontana la bellezza della natura, la grazia degli avi, 
la regola della castità, l’amore del pudore? 
La natura piange, gli avi tacciono, ogni pudore è svenduto, 
orfano dell’antica nobiltà.
Activi generis sexus, se turpiter horret 
[0431B] sic in passivum degenerare genus. 
Femina vir factus, sexus denigrat honorem, 
ars magicae Veneris hermaphroditat eum.
Il sesso del genere attivo s’inorridisce così turpemente 
Da degenerare nel genere passivo. 
L’uomo si trasforma in donna, denigra l’onore del suo genere, 
la magica arte di Venere lo rende ermafrodito.
Praedicat et subjicit, fit duplex terminus idem,grammaticae leges ampliat ille nimis. 
Se negat esse virum, naturae factus in arte 
barbarus. Ars illi non placet, imo, tropus.
È insieme predicato e soggetto, diventa come un doppio termine, 
stravolge in profondità le regole della grammatica. 
Dice che non è un uomo, anche se creato secondo l’arte della natura, 
il barbaro. A lui non piace l’arte, piuttosto, la finzione.
Non tamen ista tropus poterit translatio dici; 
in vitium melius ista figura cadit. 
Hic modo est logicus, per quem conversio simplex 
artis, naturae jura perire facit.
Tuttavia questa finzione non può essere chiamata metafora; 
questa figura retorica sta meglio nel vizio. 
Ora secondo lui è logico che una semplice conversione del genere 
Sovverta le leggi della natura.
Cudit in incude, quae semina nulla monetat 
horret et incudem malleus ipse suam. 
nullam materiam matricis signat idaea, 
sed magis in sterili littore vomer arat.
Batte su un’incudine che non conia nessuna moneta 
e il suo stesso martello ha in orrore la sua incudine. 
Il segno della matrice non incide nessuna materia, 
ma piuttosto il vomere ara una sterile spiaggia. 
[0431C] Sic pede dactilico Veneris male iambitur usus, 
in quo non patitur syllaba longa brevem.
Così come il verso giambico mal si adatta al piede dattilico di Venere, 
in cui una sillaba lunga non permette una breve.
Quamvis femineae speciei supplicet omnis 
forma viri, semper hujus honore minor; 
quamvis Tyndaridi vultus formetur, Adonis 
narcissique decor victus adoret eam: 
spernitur ipsa tamen, quamvis decor ille peroret 
et formae deitas disputet esse deam.
Anche se tutta la bellezza dell’uomo supplicherà la grazia della donna, 
sarà sempre inferiore alla sua gloria; 
anche se il volto della figlia di Tindaro [Elena] cambierà, 
la bellezza di Adone e Narciso, sconfitti, la adorerà: 
tuttavia lei è disprezzata, anche se la sua grazia parla 
e la divinità della sua bellezza dimostra che è una dea.
Qua Jovis in dextra fulmen langueret, et omnis 
Phoebi cessaret otia nervus agens: 
qua liber fieret servus, propriumque pudorem 
venderet Hippolytus, hujus amore fruens.
Mentre languirebbe per lei il fulmine nella mano destra di Giove, 
e ogni forza di Apollo cesserebbe e cadrebbe nell’ozio: 
mentre per lei l’uomo libero diventerebbe schiavo, 
e Ippolito, per godere del suo amore, venderebbe la sua castità.
Queis impressa semel, mellirent oscula succo, 
queis mellita darent, mellis in ore favum. 
[0431D] Spiritus exiret ad basia deditus ori, 
totus et in labiis luderet ipse sibi. 
Ut dum sic moriar, in me defunctus, in illa 
felici vita perfruar alter ego.
Su chi una buona volta imprimerà le labbra, darà baci di miele, 
a chi darà dolci baci sulla bocca di miele. 
Lo spirito, tutto preso dai baci, uscirà dalla bocca, 
e giocherà sulle labbra con se stesso. 
In questo modo allora morirò, liberato da me stesso, 
un altro io goderà di quei baci nella vita felice.
Non modo Tyndaridem Phrygius venatur adulter, 
sed Paris in Paridem monstra nefanda parit. 
Non modo per rimas rimatur basia Thysbes 
[0432A] Pyramus, huic Veneris rimula nulla placet.
Non solo l’adultero frigio [Paride] caccia la figlia di Tindaro, 
ma Paride con Paride compie azioni mostruose e indicibili. 
Non solo Piramo cerca i baci di Tisbe attraverso le fessure nella parete [i due giovani, vicini di casa, si scambiavano promesse d’amore attraverso una fessura della parete, poichè le rispettive famiglie erano contrarie al loro matrimonio]  
ma a lui non piace nessuna piccola fessura di Venere.
Non modo Pelides mentitur virginis actus, 
ut sic virgineum se probet esse virum; 
sed male naturae munus pro munere donat, 
cum sexum lucri vendit amore suum.
Non solo il figlio di Peleo [Achille] finge gesti femminili [la madre Teti, avendo saputo dall’indovino Calcante che il figlio sarebbe morto a Troia, per impedirgli di partire, lo nascose vestito da donna tra le figlie del re Licomede] 
Come per mostrarsi così uomo virgineo; 
ma rinuncia a un dono di natura per un cattivo, 
poiché vende il suo sesso per amore del denaro.
A Genii templo tales anathema merentur, 
qui Genio decimas, et sua jura negant. 

(...)

Questi si meritano gli anatemi dal tempio del proprio Genio tutelare, 
loro che negano le offerte al proprio Genio e i propri diritti.
 
Donne piangenti.
Donne piangenti.  
Arte spagnola, fine del XII secolo. 
 
Ratio naturae. 
Solutio primae quaestionis. 
L’ordine della natura. 
Risposta alla prima questione. 
(...) (...)
Narcissus etiam sui umbra alterum mentita Narcissum, umbratiliter occupatus, seipsum credens esse alterum [0450B] se, de se sibi amoris incurrit periculum.  (ci sono i riferimenti retorici e grammaticali da controllare, tipo soggetto, predicato e simili) 
Narciso, scambiando la sua ombra per un altro Narciso, con la mente occupata da ombre e credendo se stesso un altro, corse il pericolo di innamorarsi di se stesso.
Multi etiam alii juvenes mei gratia pulchritudinis honore vestiti, debriato amore pecuniae, suos Veneris malleos in incudum transtulerunt officia.  Anche molti altri giovani, onorati dal mio favore per la loro bellezza, impazziti per amore del denaro, hanno trasferito i loro doveri in martelli di Venere sull’incudine. 
Talis monstruosorum hominum multitudo, totius orbis amplitudine degrassatur, quorum fascinante contagio, castitas venenatur.  Tanto grande è il numero di questi uomini mostruosi che assale tutta la terra, che avvelena la castità con il loro contagio ammaliante.
Eorum siquidem hominum qui Veneris profitentur grammaticam, alii solummodo masculinum, alii feminum, alii commune, sive promiscuum genus familiariter amplexantur: quidam vero quasi heterocliti genere, per hiemem in feminino, per aestatem in masculino genere irregulariter declinantur.  Di tutti questi uomini che riconoscono la grammatica dell’amore, alcuni offrono abbracci intimi solo al genere maschile, altri a quello femminile, altri ancora in comune o in modo indifferenziato: ma alcuni, come il genere irregolare, sono declinati in modo irregolare in inverno al femminile, in estate al maschile.
Sunt qui in Veneris logica disputantes, in conclusionibus suis, subjectionis, praedicationisque legem relatione mutua sortiuntur.  Alcuni, discutendo la logica dell’amore, sorteggiano nelle loro conclusioni la legge del soggetto e del predicato con una relazione reciproca.
Sunt, [0450C] qui vicem gerentes supposito, praedicari non norunt.  Alcuni, prendendo il posto del soggetto, non hanno imparato l’essere predicato.
Sunt, qui solummodo praedicantes, subjecti subjectionem legitimam non attendunt.  
Alii autem Diones regiam ingredi dedignantes, sub ejusdem vestibulo ludum lacrymabilem comitantur.
Alcuni, stando solo nel predicato, non badano alla regolare condizione del soggetto. 
Altri, sdegnando di entrare nella reggia di Dione, accompagnano un miserabile gioco sotto il suo ingresso.
Contra hos omnes conqueruntur jura, leges armantur, cum ultore gladio suas affectant injurias vindicari.  Contro tutti questi il Diritto si lamenta, le leggi si armano, e cercano di vendicare le offese subite con la spada che castiga.
Ne igitur mireris, si in has verborum profanas exeo novitates, cum profani homines profanius audeant debacchari.  Dunque, non ti meravigliare se mi dilungo su queste empie novità, poiché gli uomini empi osano infuriare in modo ancora più empio.
Talia enim indignanter eructo, ut pudici homines pudoris characterem revereantur; impudici vero ab impudentiae lupanaribus arceantur.  Infatti, mi scaglio indignato contro tali cose affinché gli uomini virtuosi rispettino il valore della castità, mentre quelli senza vergogna stiano lontani dai lupanari dell’impudenza.
Mali enim cognitio, expediens est cautela, quae culpabili nota inverecundiae cauteriatos puniat; et ab [0450D] ejusmodi immunes praemiet. Jam meae solutionis lima tuae quaestionis scrupulum eliminavit. 

[mancano altre citazioni, Ganimede eccetera. Finire spoglio]

Infatti, la conoscenza del male è un’utile precauzione, che punisce il colpevole con il marchio a fuoco della vergogna e premia chi non è macchiato dal peccato. Ormai la lima della mia spiegazione ha sciolto il dubbio della tua domanda.
[1]. 

[2]. 

[3]. 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11]. 

[12]. 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note 

[1] Il testo da: Alain de Lille (Alain de Lisle, Alano da Lilla, Alanus de Insulis), Liber de planctu naturae, così come edito sul sito: "The latin library", che riprende: Patrologia Latina, vol. 210, coll. 431-32 e 450 (il testo completo alle coll. 429-484).  
Edizione critica: Spoleto, Centro italiano di studi sull'alto medioevo, 1978; estratto dagli "Studi medievali" XIX 1978. 

La traduzione dal latino, inedita, è di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto. 

Sul "Medieval sourcebook" è online una traduzione in inglese dell'intera opera. 

Si confronti il De contemptu mundi di Bernard de Morlas. 

[2]. 

[3] 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11] 

[12].

Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons "Attribuzione - Non opere derivate 2.5" Italia.
La ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto i termini di tale licenza.
La ripubblicazione parziale è concesso esclusivamente previo accordo con l'autore: scrivere per accordi.
[Torna all'indice dei testi originari] [Vai alla pagina di biografie di gay nella storia]
[Vai all'indice dei saggi di storia gay]