Da: Epigrammaton
libellus [1111] [1]
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36.
Sebastiano Caroli filio
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36.
A Sebastiano, figlio di Carlo
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Cum tibi
par meritum, par sit quoque gloria formae
pincerna
aetherei cum Ganimede Iouis, |
Poiché
sei pari per valore e anche per fama di bellezza
a Ganimede,
coppiere del divino Giove, |
Nec
te pulcher Hylas uincat rhoseusque Iacynthus,
alter Apollo
tuus, Herculis alter amor; |
non
ti vincerà il bell’Ila nè il roseo Giacinto,
un altro Apollo,
o un altro amore di Ercole; |
nec
minus ingenio praestes morumque nitore,
atque uaces
totus artibus ingenuis: |
eccellerai
con non meno carattere o grazia dei costumi,
e non avrai
affatto bisogno delle arti liberali: |
foelix
quae tali gaudebit sponsa marito,
sentiet
amplexus, facta beata, tuos. |
felice
la fidanzata che si godrà un tale marito,
sentirà
i tuoi abbracci, sarà resa beata. |
Eventuale
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37.
In Lucilium pediconem
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37.
Contro il sodomizzatore Lucillio
|
Lucilii cineres
hac sunt tellure sepulti,
Corporis
absumpsit cetera flamma uorax. |
Son qui sepolte
le ceneri di Lucillio:
la fiamma vorace
ha distrutto il resto del corpo. |
Infoelix
uiuus, praetore iubente, crematur:
qui legis
haec pueros, si sapis, ergo fuge. |
L'infelice
fu bruciato vivo per ordine del pretore:
perciò
tu che leggi, se sei saggio, fuggi i ragazzi. |
Eventuale
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41.
In pediconem ardentem puerum,
cui
nomen erat Deus
|
41 Contro
un sodomizzatore innamorato
d'un
ragazzo di nome Dio.
|
Quam bonus
egregia sit relligione Iohannes,
hoc docet:
insano flagrat amore Dei. |
Di
che religiosità squisita sia il buon Giovanni,
l'insegna questo:
arde d'insano amore per Dio. |
Eventuale
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44.
In pediconem
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44.
Contro un sodomizzatore
|
Crispum quod
sacri pueri sit captus amore,
arguis iniuria:
relligiosus homo est. |
Di Crespo, poichè
si è innamorato di un pio ragazzo,
dichiari con
un’ingiuria: “E’ proprio un uomo religioso” |
Eventuale
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52.
In pediconem
|
52.
Contro un sodomizzatore
|
Si non pedicas,
cur gaudes, Paule, cynedo?
Aut igitur
fellas aut tibi prurit anus. |
Se non inculi,
perché ti godi, Paolo, una checca?
Evidentemente
o lo succhi, o ti prude l'ano. |
Eventuale
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64.
In Nicomedem
|
64.
Contro Nicomede
|
Dum Nicomedes
erat tenera lanugine, fertur
qui peteret
molles non habuisse nates. |
Quando Nicomede
aveva solo una tenera lanugine,
si dice rifiutasse
le morbide natiche a chi chiedeva. |
Nunc
uir factus habet plures hirsutus amantes,
hunc pediconum
plurima turba rogat. |
Ora,
fatto uomo, e peloso, ha molti amanti,
e una vasta
schiera di sodomiti lo reclama. |
Vis
referam causam? Nota est mensura priapi
omnibus,
et cornu durius inguen habet: |
Vuoi
che ti dica perché? È nota la misura del pene
a tutti, ed
ha un sesso più duro del corno: |
sic
quem tu paticum credebas esse cynedum,
pedicat
rigidos, assis amore, senes. |
così
colui che credevi fosse una checca passiva
sodomizza,
per amor di denaro, vecchi rinsecchiti. |
Eventuale
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seguono le appendices
Appendix,
4.
Ad
Baptistam Albitium
|
Appendice,
4.
A Battista
Albizzi
|
Quod modo
claudus erat noster, Baptista, Perillus,
noli praecisus
credere quod sit anus: |
Poichè,
Battista, poco fa il mio Perillo era zoppicante,
non credere
che abbia il culo rotto: |
Vulcus
at in causa est positum super inguine crudum,
quo dolet
ac leuo claudicat ille pede. |
il
motivo, invece, è che ha una ferita non cicatrizzata sopra l’inguine
(Vulnus),
per cui ha
male e zoppica con quel piede sinistro. |
Eventuale
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|
Appendix,
5.
In
Lucilium pediconem
turpissimum
|
Appendice,
5.
Contro
Lucillio, schifosissimo
sodomizzatore
|
Obscenum
uisu nuper foetidumque relatu
Lucilio
euenit, cum futuisset Hylam. |
Una volta un
fatto osceno a vedersi e sozzo a dirsi
accadde a Lucilio,
che aveva appena fottuto Ila. |
Nanque
uidens multo foedatum sanguine penem
Post coitum,
timuit obstupuitque nimis, |
Infatti
vedendo il pene sporco di molto sangue
dopo il coito,
si stupì ed impaurì molto, |
Et
simul incertus praecisus num
puer esset, an cruor is flueret pene uomente suo, |
non
capendo se lo avesse rotto al ragazzo, o il sangue
fosse uscito
dal suo pene mentre vomitava. |
Ambiguusque
trahens imo suspiria corde:
quaeso,
puer, doleat num tibi culus? - ait. |
E
traendo, incerto, ambigui sospiri profondi:
"Ragazzo, per
caso ti fa male il culo?"; chiese. |
Rettulit
ille: Meum fregit tua mentula culum, dum clunes agitas, luxuriose, nimis. |
Rispose quello:
"Il tuo uccello mi ha rotto il culo, dato che,
da infoiato,
spingi troppo le cosce". |
Gaudeo -
tunc dixit - postquam mihi mentula salua est
Lucillus
-. Ne te destrue, pulcher Hyla: |
"Mi rallegro
che il mio uccello sia salvo", disse allora
Lucillo. "Ma
non abbatterti, bell'Ila: |
nam, mea
lux, quanuis forsan, tibi ruga dolorem
scissa det,
en medicas nunc tibi pono manus. |
infatti, luce
mia, se qualche crespa rotta ti desse
dolore, ______
eccomi in arrivo con mani guaritrici. |
Maxima uis
nostro residet uirtusque priapo, qualem Pelidae fabula prisca dedit, |
Infatti nel
mio uccello c'è un gran potere, pari a quello
che la favola
antica attribuiva ad Achille, |
qui repetita
suo curabat uulnera telo:
sic, ego
si rursus irrimo, saluus eris. |
che sanava
le ferite delle sue armi ripetendone il colpo [nota]:
così,
se io ti sfondo un'altra volta, risanerai". |
Eventuale
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Appendix,
6.
In Lucilium
maximum omnium pediconem
|
Appendice,
6.
Contro
Lucillio, il più gran sodomita di tutti.
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Lucilius
pueros omnes sectatur et ardet,
in duros
animum flectit et in teneros, |
Lucilio insegue
tutti i ragazzi e arde per loro,
inclina l'animo
per i forti e per i teneri, |
nullus
et hac tota plures pedicat in urbe,
cui placet
hirsutum marcidulumque femur. |
Non
c’è nessuno, in tutta questa città, che ne inculi di più,
a cui piaccia
la natica pelosa e marcia. |
Is
neque formosis mauult quam turpibus uti:
Lucilius
cunctos arrigit ad pueros. |
Costui
non preferisce godere di quelli belli più dei brutti:
a Lucilio vien
duro per qualsiasi ragazzo. |
Dum
modo pedicet, fellet, praecidat et ungat,
discrimen
nullum cum Venere ipse facit. |
Purchè
inculi, succhi, sfondi e “unga”,
per lui non
fa nessuna differenza in fatto di sesso. |
Eventuale
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|
Appendix,
7.
In Paulum
Cinoctum
|
Appendice,
7.
Contro
Paolo Cinotto
|
Cum paticis
semper uersaris, Paule, cynedis
Et nihil
hoc pluris, care Cinocte, facis. |
Sei sempre lì
a ciarlare con checche passive,
caro Cinotto,
e nient'altro ti importa più di questo. |
Pedicasse
tamen nunquam sacra numina diuum
testaris,
nulli concubuisse mari. |
Però
chiami a testimonio la maestà degli dei:
mai sodomizzato,
mai scopato con un maschio! |
Ore
igitur peccas, quo non obscenius ullum
esse potest:
fellas. Luxuriosus homo es! |
Tuttavia
menti per la gola [nota], cosa di cui nulla
può
essere più
oscena: lo succhi. Che uomo lussurioso sei!
[nota:
letteralmente "pecchi con la bocca", ma "tu menti per la gola" era un'espressione
comunissima nel linguaggio parlato dell'epoca (al punto che la si trova
latinizzata nei verbali dei processi per insulto,come "tu mentiris per
gullam"), e che qui è stata tradotta letteralmente; l'ho quindi
ripristinata]. |
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnaleràeventuali
errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Alessandro Braccesi (Alexander Braccius), Epigrammaton
libellus, secondo l'edizione in: Alexandri Braccii carmina,
a cura di Alessandro Perosa, Libreria editrice Bibliopolis, Firenze
1943, così come a suo tempo pubblicato online dal defunto
sito "Poeti d'Italia in lingua latina".
La traduzione
dal latino, inedita, è in parte mia ed in parte di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto.
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