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Robert Burton (1577-1640)

Ritratto di Burton, dal frontespizio della presente edizione.
Ritratto di Burton, dal frontespizio
della presente edizione.

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", pubblicato provvisoriamente in attesa di trovare il tempo
per curare o farne curare la traduzione, il commento, o entrambe le cose.


 
Da: The anatomy of melancholy / Anatomia della melanconia [1621] [1]
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Pars 3 sec. 2.
Loves power and extent
Parte 3, sezione 2.
Quanto possa e fin dove arrivi l'amore

// p. 437 // Semiramis equo, Pasyphae tauro, Aristo Ephesius asinae se commiscuit, Fulvius equae, alii canibus, capris, & c. unde monstra nascuntur aliquandò, Centauri, Sylvani, & ad terrorem hominum prodigiosa spectra:

Semiramide si accoppiò con un cavallo, Pasife con un toro, Aristone d’Efeso con un’asina, Fulvio con una cavalla e altri lo fecero con cani, capre e altri animali, da cui talvolta nascono dei mostri: Centauri, Silvani ed esseri mostruosi che atterriscono gli uomini:
Nec cum brutis, sed ipsis hominibus rem habent, quòd peccatum Sodomiae vulgò dicitur; & frequens olim vitium apud Orientales illos fuit, Graecos (k) nimirum, Italos, Afros, Asianos: Hercules Hylam habuit, Polycletum, Dionem, Perythoonta, Abderum & Phryga, alii & Euristium ab Hercule amatum tradunt. e non si accoppiano solo con le bestie, ma anche tra uomo e uomo, ed è il cosiddetto peccato di sodomia. Un tempo fu vizio frequente presso gli orientali, in primo luogo tra i greci.(k), gli italici, gli africani e gli asiatici. Ercole ebbe Ila, Policleto, Dione, Peritoonte, Abdero e Frige; altri tramandano che anche Euristeo fu amato da Ercole.
Socrates pulchrorum Adolescentum causa frequens Gymnasium adibat, flagitosoque spectaculo pascebat oculos, quòd & Philebus & Phaedon, Rivales; Charmides & reliqui Platonis Dialogi (l), satis superque testatum faciunt: quòd verò Alcibiades de eodem Socrate loquatur, lubens conticesco, sed & abhorreo; tantum incitamentum praebet libidini. Socrate andava spesso al ginnasio per i bei ragazzi e si riempiva gli occhi di quello spettacolo scandaloso, come abbondantemente testimoniano il Filebo, il Fedone, il Carmide e gli altri dialoghi di Platone(l): passo volentieri sotto silenzio ciò che Alcibiade dice di Socrate, ma esprimo anche il mio orrore, tanto è l’eccitamento che offre alla libidine; [nota]
At hunc perstrinxit Theodoretus lib. De curat. Graec. Affect. Cap. ultimo. Quin & ipse Plato suum demiratur Agathonem, Xenophon Cliniam, Virgilius Alexin, Anacreon Bathyllum; Quod autem de Nerone, Claudio; caeterorumque; portentosà libinine <sic> memoriae proditum, mallem à Petronio, Suetonio, caeterisque petatis, quandò omnem fidem excedat, quàm à me expectetis, sed vetera querimur.(m). ma egli fu rimproverato da Teodoreto nell’ultimo capitolo del suo “De Curat<ione> Graec<orum>. Affect”. Anzi Platone stesso si rimira il suo Agatone, Senofonte il suo Clinia, Virgilio il suo Alessi, Anacreonte il suo Batillo; quello poi che si tramanda di Nerone, di Claudio, della portentosa libidine di tutti gli altri, preferirei che lo cercaste in Petronio, in Svetonio e in altri piuttosto che aspettarlo da me, poiché tutto ciò supera ogni immaginazione. Ma ci lamentiamo di cose antiche (m).
Apud Asianos, Turcas, ltalos, numquàm frequentius hoc, quàm hodierno die vitium; Diana Romanorum Sodomia: officinae horum alicubi apud Turcas,

---- qui saxis semina mandant ---- arenas arantes,

& frequentes querelae, etiam inter ipsos conjuges hac de re, quae virorum concubitum illicitum calceo in oppositam partem verso magistratui indicant; nullum apud Italos familiare magis peccatum, qui & post (n).Lucianum(o) Tatium, scriptis voluminibus defendunt.

Al giorno d’oggi, presso gli asiatici, i turchi e gli italiani [Busbequius] questo vizio è più che mai frequente; [il culto di] Diana [era] presso i Romani [un pretesto per] la sodomia, le scuole di costoro sono in qualche luogo presso i Turchi, che

“gettano i semi in campi pietrosi” [Nota: Platone leggi]
e arano la sabbia;

per questo sono frequenti le liti anche tra i coniugi stessi, in cui le mogli indicano al magistrato l’accoppiamento illecito dei mariti girando la scarpa al contrario; nessun peccato è più diffuso tra gli italiani che, anche dopo (n) Luciano e (o) Tazio, lo difendono negli scritti.

lohannes de la Casa Beneventinus Episcopus divinum opus vocat, suave scelus, adeoque jactat se non alià usum Venere. Giovanni Della Casa, vescovo di Benevento, lo chiama opera divina, crimine soave, tanto che si vanta di non aver avuto altro modo di accoppiamento.
Nihil usitatius apud monachos, Cardinales, sacrificulos, etiam (p) furor hic ad mortem, ad insaniam (q). Niente è più praticato da monaci, cardinali e preti, con furore (p) che porta anche alla morte o alla follia (q).
Angelus Politianus, ob pueri amorem, violentas sibi manus injecit. Et horrendum sanè dictu, quantum apud nos patrum memorià, scelus detestandum hoc saevierit! Quum enim Angelo Poliziano, per amore di un ragazzino, si dette una morte violenta. È orribile a dirsi quanto questo delitto detestabile infuriò da noi, al tempo dei nostri padri! Infatti,
 
Anno 1538. prudentissimus Rex Henricus Octavus cucullatorum coenobia, & sacrificorum collegia, votariorum, per venerabiles legum Doctores Thomam Letum, Richardum Laytonum visitari fecerat, & c., tanto numero reperti sunt apud eos scortatores, cinaedi, ganeones, paedicones, puerarii, paederastae, Sodomitae, ((r) Balei verbis utor) Ganymedes, & c. ut in uniquoque eorum novam credideris Gomorrham.
 
Nel 1538 il saggissimo re Enrico VIII aveva fatto visitare i conventi dei frati e le comunità dei preti, legati dai voti, dai venerabili dottori in legge Thomas Lee e Richard Layton ed altri, e tra di loro trovarono un così gran numero di puttanieri, finocchi, crapuloni, invertiti, amatori di fanciulli, pederasti, sodomiti ((r) uso le parole del Bale), effeminati ecc., che in ognuno di questi posti avresti potuto vedere una nuova Gomorra.
Sed vide si lubet eorundem Catalogum apud eundem Baleum; Puellae (inquit) in lectis dormire non poterant ob fratres necromanticos. Ma, se ti interessa, puoi vederne il catalogo presso il citato Bale; "le ragazze", dice, "non potevano dormire nel letto a causa dei frati stregoni". [nota]
Haec si apud votarios, monachos: sanctos scilicet homunciones, quid in foro, quid in aulà factum suspiceris? quid apud nobiles, quid inter fornices, quam non foeditatem, quam non spurcitiem?  Se questo avveniva fra gente legata dai voti, monaci, cioè santi poveruomini, cosa immagini che succedesse nelle piazze o nei palazzi di corte? Quali turpitudini, quali nefandezze tra i nobili come nei postriboli?
Sileo interim turpes illas, & ne nominandas quidem monachorum (s) mastrupationes; masturbatores Rodericus à Castro  (+).vocat, // p . 438 // tum & eos qui se invicem ad venerem excitandam flagris caedunt, Spintrias, succubas, Ambubeias, & lasciviente lumbo Tribades illas mulierculas, quae se invicem fricant, & praeter Eunuchos etiam ad Venerem explendam, artificiosa illa veretra habent. Taccio per ora di quelle turpi, innominabili pratiche masturbatorie dei monaci (s); Roderigo da Castro (+).chiama “masturbatori” coloro che, per eccitarsi al coito, si frustano a vicenda, i finocchi, le donne libertine, le prostitute e le lesbiche, quelle donnine in fregola che si sfregano tra loro e, come gli eunuchi per supplire al coito, hanno quei noti falli artificiali.
Immo quod magis mirere, foemina foeminam Constantinopoli non ita pridem deperiit, ausa rem planè incredibilem, mutato cultu mentita virum de nuptiis sermonem init, & brevi nupta est: sed authorem ipsum consule, Busbequium. Ma cosa ancora più straordinaria, non molto tempo prima a Costantinopoli, una donna s’innamorò perdutamente di un’altra donna e osò apertamente l’incredibile: cambiò abbigliamento, si finse uomo, parlò di matrimonio e in breve si sposò; ma consulta l’autore stesso, Busbeq.
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Omitto (t) salinarios illos Aegyptiacos, qui cum formosarum cadaveribus concumbunt, & eorum vesanam libidinem, qui etiam idola & imagines depereunt. Taccio (t) di quegli imbalsamatori egizi che si accoppiano con i cadaveri di belle donne e dell’insana libidine di coloro che si innamorano perdutamente persino di statue e pitture.
Nota est fabula Pigmalionis apud (u).Ovidium;Mundi & Paulini apud Aegesippum belli Iud. lib. 2. cap. 4.  È noto il mito di Pigmalione in (u).Ovidio, <e quello di> di Mondo e Paolina in Giuseppe Flavio (Guerra giudaica, libro II, cap. 4).
Pontius C. Caesaris legatus, referente Plinio, lib. 35, cap. 3. quem suspicor eum esse qui Christum crucifixit, picturis Atalantae & Helenae adeò libidine incensus, ut tollere eas vellet si natura tectorii permisisset, alius statuam bonae Fortunae deperiit, (Aelianus lib. 9. cap. 37 alius bonae deae, et ne qua pars probro vacet. (x) Raptus ad stupra - (quod ait ille) & ne (y) os quidem a libidine exceptum. Come riferisce Plinio nella Storia naturale (XXXV, cap. 3), Ponzio, governatore di Cesare (che sospetto sia quello che crocifisse Gesù) si accese di libidine per le immagini dipinte di Atalanta ed Elena, tanto che avrebbe voluto possederle, se la natura dell’intonaco lo avesse permesso; un altro si invaghì della statua della Buona Fortuna (Eliano, <_____>, IX, 37), un altro della Buona dea, e affinché nessuna parte fosse immune da vergogna (x)spinto allo stupro” (come riferisce costui) “nemmeno la bocca si salvò dalla libidine” (y).
Heliogabalus, per omnia cava corporis libidinem recepit, Lamprid. vita ejus.(++) Eliogabalo trovò soddisfazione con tutte le cavità del proprio corpo (<Elio> Lampridio, Vita di Eliogabalo).
Hostius quidam specula fecit, & ita disposuit, ut quum virum ipse pateretur aversus omnes admissarii motus in speculo videret, ac deinde falsa magnitudine ipsius membri tanquam verà gauderet, simul virum & foeminam passus, quod dictu foedum & abominandum.  Un certo Ostio [Seneca, Questioni naturali, I] costruì degli specchi e li dispose in modo che, mentre lui faceva il passivo, vedeva nello specchio tutti i movimenti del compagno [lett. “stallone”] pur voltato dall’altra parte; quando poi faceva il passivo e l’attivo, cosa turpe e abominevole solo a dirsi, godeva del falso ingrandimento del suo pene come se fosse reale.
Ut verum planè sit, quod apud (z).Plutarchum Gryllus Ulyssi objecit.  Quindi appare vero ciò che in (z).Plutarco il grillo dice ad Ulisse:
 
Ad hunc usque diem apud nos neque mas marem, neque foemina foeminam amavit, qualia multa apud vos memorabiles & praeclari viri fecerunt, ut viles missos faciam, Hercules imberbem sectans socium, amicos deseruit & c.
Vestrae libidines intra suos naturae fines coerceri non possunt, quin instar fluvii exundantes atrocem foeditatem, tumultum, confusionemque naturae gignant in re venerea, nam & capras, porcos, equos inierunt viri & foeminae, insano bestiarum amore exarserunt, unde Minotauri, Centauri, Sylvani, Sphinges, & c.
 
Fino ad oggi, fra noi <animali>, mai un maschio amò un altro maschio, né una femmina un’altra femmina, come fecero da voi spesso uomini onorevoli e illustri; per tacere delle persone comuni, Ercole, per cercare il giovane compagno, abbandonò gli amici, ecc. 
Le vostre libidini non possono essere trattenute entro i limiti della natura, anzi come fiumi in piena generano terribile turpitudine, disordine e confusione della natura nella sfera sessuale: infatti, dei maschi si sono accoppiati con capre, scrofe, cavalle e delle femmine arsero di insano amore per quelle bestie, da cui [nacquero] i Minotauri, i Centauri, i Silvani, le Sfingi” ecc.
Sed ne confutando doceam, aut ea foras efferam, quae non omnes scire convenit (haec enim doctis solummodo, quod causa non absimili (+++).Rodericus, scripta velim) ne levissimis ingeniis & depravatis mentibus foedissimi sceleris notitiam, & c. nolo quem diutiùs hisce sordibus inquinare. Ma non voglio insegnare o divulgare, mentre le confuto, le cose che non è conveniente che tutti sappiano (infatti, vorrei che queste mie righe fossero scritte solo per i dotti, come dice (+++).Roderigo), per non divulgare turpissime scelleratezze a indoli molto deboli e a menti depravate, e non voglio contaminare più a lungo nessuno con queste sconcezze.
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[Note]
[Note] [nota: le note nel testo originale sono al margine]
(k) Lilius Giraldus, vita eius. (k).Autobiografia di Lilio Giraldi.
(l) Pueros amare solum Philosophum relinquendum vult Lucianus dial. Amorum. (l) Secondo Luciano, dialogo Gli amori, solo al Filosofo doveva essere permesso amare i ragazzi.
(m) Busbequius. (m) Busbeq., _________________________
(n) Achilles Tatius lib.2. (n) Achille Tazio, <Leucippe e Clitofonte>, libro 2 <capp. 33-38>. (Questa nota e la successiva appaiono invertite di posto).
(o) Lucianus Charidemo. (o) Luciano <di Samosata apocrifo>, Caridemo, o della bellezza. [nota: Si tratta di una discussione sulla bellezza, di secolo ignoto, attribuita apocrifamente in antico a Luciano di Samosata, in cui si citano anche esempi di amori omosessuali].
(p) <">Non est haec mentula demens<">. Mart<ialis>. (p) "Questo cazzo non è pazzo". Marziale.
(q) Iovius Muse.<um> (q) <Paolo> Giovio, Museo.
(r) Praefat.<io> lectori lib.<ri> de vitis pontif.<icorum>. (r) Prefazione al lettore del libro “I vizi dei papi”  [Nota: John Bale (1495-1563), Acta romanorum pontificum , s.e., s.l. 1560. Ne esiste anche una traduzione inglese del 1574, che è quella qui citata, intitolata The pageants of the popes.].
(s) Mercurialis cap.<itulo> de Priapismo. 
Coelius l.<iber> 11 antiq.<uarum> lect.<ionum> cap. 14. 
Galenus 6. de locis off.
(s) Mercuriale, <_______ _______> capitolo "sul priapismo"; Celio <Rodigino (1469-1525)>, Lectionum antiquarum libri XXX, libro 11, cap. 14; Galeno, De locis offic., 6.
(+) De morb.<is> mulier.<um> lib.<er> 1 c.<aput> 15. (+) <Rodrigo da Castro>, De morbis mulierum, liber 1, cap. 15.
(t) Herodotus l. 2 Euterpae: uxores in signium virorum non statimvita functas tradunt condiendas, ac ne eas quidem foeminas quae formosae sunt, sed quatriduo ante defunctas, ne cum iis salinarii concumbant. & c. (t) Erodoto, Euterpe, libro 2: “Raccontano che le mogli defunte degli uomini insigni non debbano essere seppellite subito, neppure le donne che sono belle, ma dopo quattro giorni, in modo che gli imbalsamatori non si accoppino con loro”.
(u) Metam. 13. (u) <Ovidio>, Metamorfosi, 13.
(x) Seneca de ira, l. 11. c. 18. (x) Seneca, Sull’ira, I, 18.
(y) <">Nullus est meatus ad quem non pateat aditus impudicitiae<",> Clem.<ens> Alex<andrinus,> pedagog.<us> lib.<er> 3. c.<aput> 3. (y) <">Non c'è un solo orifizio che non dia accesso all'impudicizia<">, Clemente Alessandrino, Pedagogo, libro III, cap. 3.
(++) Seneca 1. nat.<uralium> quaest.<ionum>. (++) Seneca, Questioni naturali, 1.
(z) Tom. P. Gryllo. (z) <Plutarco>, Grillo. [Nota: Plutarco (ca. 46 - ca. 120 d.C.), Che i bruti usano la ragione (Bruta animalia ratione uti, sive Gryllus). In: Opuscoli, Sonzogno, Milano 1825-1829, parr. 990d-991a (= cap. 7)]
(+++) De morbis mulierum lib.<er> 1 c.<aput> 15. (+++) <Rodrigo da Castro>, De morbis mulierum, liber 1, cap. 15.

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo copiato da: Robert Burton (1577-1640), The anatomy of melancholy, Cripps, Oxford 1638, pp. 437-438, online in formato .pdf sul sito _______.

La traduzione dal latino, inedita, è di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il contributo. La revisione del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare a me soltanto.

Esiste traduzione italiana a stampa di quest'opera: Malinconia d'amore, Rizzoli, Milano 1981, pp. 104-108.

Il testo di quest'opera è in inglese, ma trattando di una materia scabrosa, l'autore passa qui al latino per restringere la comprensione ai soli "dotti".

Burton sta esaminando a quali eccessi possa condurre la passione rabbiosa d'amore: anche alla sodomia. E ad altre "perversioni sessuali".
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Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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