Da: Carmina
[15__] [1]
.
17.
Ad germanos.
|
17.
Ai tedeschi.
|
Quod uos
apud, Germaniae humanissima
gens, culpor,
atque turpioris flagitii
ornasse
dicor, nescio quid, laudibus,
impuro
id est ab homine confictum, et leui:
testisque
tellus omnis est mihi Itala,
tantum me
ab omni abesse turpitudine,
quantum
ille ab omni laude semper abfuit. |
Presso di voi,
umanissimo popolo tedesco,
sono incolpato
di aver celebrato con lodi,
non so perché,
una turpe infamia,
cosa che è
stato inventata da un uomo ignobile e falso:
e mi è
testimone l’intera terra d’Italia
che è
lungi da me ogni tipo di turpitudine,
tanto quanto
fu sempre lungi da costui [Vergerio] ogni tipo di lode. |
Annis
ab hinc triginta, et amplius, scio,
nonnulla
me fortasse non castissimis
lusisse
uersibus; quod aetas tunc mea
rerum me
adegit inscia, et semper iocis
licentius
gauisa, concessu omnium,
iuuenta:
quod fecere et alii item boni. |
So
che da trent’anni a questa parte e oltre
di aver scritto
forse qualche verso non castissimo;
poichè
a quel tempo mi spinse la mia età, inesperta della vita,
e la gioiosa
gioventù con scherzi sempre più licenziosi,
dopo essermi
concesso ogni cosa:
anche altri
rispettabili uomini fecero lo stesso. |
At
nunc abit iuuenta, lusus permanet;
et carmini
illi nomen adscribunt meum
idem, quod
ante erat, nec adscribunt diem
eandem,
erat quae quando id olim lusimus:
sed quod
puer peccauit, accusant senem. |
Ma
ora la giovinezza è lontana, lo scherzo rimane;
e attribuiscono
a quel carme il mio nome,
quello che
era davanti, e non considerano la data,
che era quando
lo scrivemmo tanto tempo fa:
ma poichè
il giovane ha peccato, accusano il vecchio. |
Verum
hoc utut tamen sit, obscaeni nihil
scripsisse
me scitote: namque tum quoque
festiua
nos a turpibus secreuimus,
a mollibusque
impura: cumque uersibus
laudauimus
Furnum, haud mares laudauimus
(quod
ille ait per maximam calumniam)
sed
faeminas plane, ut uidere carmine
ex ipso
adhuc potestis: atque moribus,
industria,
pudore, continentia,
lasciuiam
nos carminis correximus
illius,
emendauimusque seriis
iocos, boni
quod literis quam plurimi
testantur;
inter quos senex ille optimus
est Bembus:
is me uersibus lectissimis
ornauit,
is pedestribus sermonibus,
cum maxima
esset dignitate praeditus,
et splendide
habitare in mea dixit domo
uirtutem,
homo grauis, senectute ultima. |
Comunque
ciò sia vero, tuttavia sappiate che non ho scritto
nulla di osceno:
e infatti, anche allora
noi abbiamo
distinto i versi scherzosi da quelli turpi,
quelli dissoluti
da quelli raffinati: e quando con i versi
abbiamo lodato
il forno, non abbiamo lodato certo gli uomini
(come costui
sostiene con un’enorme calunnia)
ma ovviamente
le donne, come potete vedere
anche nel carme
stesso: con buoni modi,
attenzione,
pudore e moderazione,
noi abbiamo
corretto la lascivia di quel carme,
abbiamo emendato
gli scherzi con cose serie,
cosa che attestano
i più buoni letterati;
tra di essi
c’è quel famoso venerabile anziano,
il Bembo: egli
mi onorò con versi eccellenti,
con brani in
prosa,
essendo uomo
dotato di grandissimo prestigio,
disse chiaramente
che la virtù abitava nella mia dimora,
lui, uomo autorevole,
già in età avanzata.
[Nota. "Ille"
è il Vergerio]. |
Eburnea
tu, Flamini, me concinis
lyra, et
libellos dicis aureos meos. |
E tu, Flaminio,
mi celebri con la lira d’avorio
e definisci
i miei libretti aurei. |
Victoriusque
candidus me laudibus
complexus
omnibus, uereri uos uetat
quid turpe
de me. Non ego possum infici
calumniae
caligine ulla turbidae,
quando tuetur
fama me consentiens,
constansque
uatum, totaque testimonio
et acta
pure uita luce in urbium
clarissimarum.
Diligit me ciuitas
beata Venetum,
ut diligit ciues suos. |
E il candido
Vittori mi abbracciò con ogni tipo di lode,
vi vieta di
ascoltare ciò che di turpe è stato detto su di me.
Io non posso
essere macchiato
dalla tenebra
di nessuna torbida calunnia,
quando si può
vedere che mi sostiene la fama,
è confermata
dai grandi poeti, e come testimonia
un’intera vita
condotta alla chiara luce delle città più illustri.
La beata città
di Venezia ama me,
come ama i
suoi cittadini. |
Quid, clariorem
habere quod me neminem
se dictitat
flos Patria urbium mea? |
Perchè
la mia città natale, il fiore delle città [Firenze], continua
a dire
che non ritiene
nessuno più illustre di me? |
Quid nobile
oppidum Bononiae, artium
caussa bonarum,
cognitum uobis quoque? |
Perché
la nobile città di Bologna è conosciuta
anche da voi
per le arti liberali/buone qualità? |
Equiritote,
amabo uos, quid sentiat
de me: mea
illa ciuitas nutrix fuit;
namque erudiuit
illa nos a paruulis. |
(Quiritote)
Inveite pure, ma io vi amerò qualunque cosa pensiate di me:
quella città
mi diede i natali;
e infatti ci
educò fin da bambini. |
Quid ipsa
Roma? praedicanti ignoscite
de me mihi;
non tota nos complectitur
amore, mater
liberos uti sinu |
Che dire di
Roma stessa? Perdonatemi se mi celebro da solo;
forse non ci
abbraccia con amore totale,
come una madre
gioisce, abbracciando |
complexa
gaudet? quare habere transfugae
de me fidem
nolite perditissimo:
sed enecate
in dies magis siti,
paedoribusque,
et esuritionibus:
quod belle
adhuc fecisse uos existimo,
uirtute
Natio, et fide, atque industria,
et literis
clara, ingenique gloria. |
i figli al
petto? Perciò, non consideratemi
come il più
dissoluto dei disertori:
ma piuttosto
uccidetemi di giorno in giorno di sete,
in modi squallidi
e di fame:
poiché
penso che finora vi siete comportati in modo giusto,
popolo illustre
per virtù, fiducia, operosità,
letteratura
e gloria d’ingegno. |
[2].
[3].
[4].
[5].
[6].
[7].
[8].
[9].
[10].
[11].
[12].
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Giovanni Della Casa, Carmina, come pubblicato online
dal sito "Poeti
d'Italia in lingua latina", che riproduce l'edizione a cura
di M._______ Scorsone, _________, ________
1995.
La traduzione
dal latino, inedita, è di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto.
Questa composizione
fu scritta per smentire la voce, messa in giro dai protestanti, di
aver scritto un'opera In laudem sodomiae ("In lode della sodomia"),
(cosa che non aveva mai fatto) e/o di aver scherzosamente lodato
l'omosessualità nel "Capitolo
sopra il forno" (cosa che invece aveva fatto).
[2].
[3].
[4].
[5].
[6].
[7].
[8].
[9].
[10].
[11].
[12].
|