Home page Giovanni Dall'Orto > Saggi di storia gayBiografie di personaggi gay > Testi originali > Sec. XVI >  Giovanni Della Casa

Giovanni Della Casa (1503-1556)

dimensioni h 170 x largh 132

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", condiviso in attesa di
trovare il tempo
per curarne il commento.
 
Da: Carmina [15__[1] 
. 
17.  
Ad germanos. 
17. 
Ai tedeschi. 

Quod uos apud, Germaniae humanissima
gens, culpor, atque turpioris flagitii
ornasse dicor, nescio quid, laudibus,
impuro id est ab homine confictum, et leui:
testisque tellus omnis est mihi Itala,
tantum me ab omni abesse turpitudine,
quantum ille ab omni laude semper abfuit.

Presso di voi, umanissimo popolo tedesco,
sono incolpato di aver celebrato con lodi,
non so perché, una turpe infamia,
cosa che è stato inventata da un uomo ignobile e falso: 
e mi è testimone l’intera terra d’Italia
che è lungi da me ogni tipo di turpitudine,
tanto quanto fu sempre lungi da costui [Vergerio] ogni tipo di lode.

Annis ab hinc triginta, et amplius, scio,
nonnulla me fortasse non castissimis
lusisse uersibus; quod aetas tunc mea
rerum me adegit inscia, et semper iocis
licentius gauisa, concessu omnium,
iuuenta: quod fecere et alii item boni.
So che da trent’anni a questa parte e oltre
di aver scritto forse qualche verso non castissimo;
poichè a quel tempo mi spinse la mia età, inesperta della vita,
e la gioiosa gioventù con scherzi sempre più licenziosi,
dopo essermi concesso ogni cosa: 
anche altri rispettabili uomini fecero lo stesso.
At nunc abit iuuenta, lusus permanet;
et carmini illi nomen adscribunt meum
idem, quod ante erat, nec adscribunt diem
eandem, erat quae quando id olim lusimus:
sed quod puer peccauit, accusant senem.
Ma ora la giovinezza è lontana, lo scherzo rimane; 
e attribuiscono a quel carme il mio nome,
quello che era davanti, e non considerano la data,
che era quando lo scrivemmo tanto tempo fa: 
ma poichè il giovane ha peccato, accusano il vecchio.
Verum hoc utut tamen sit, obscaeni nihil
scripsisse me scitote: namque tum quoque
festiua nos a turpibus secreuimus,
a mollibusque impura: cumque uersibus
laudauimus Furnum, haud mares laudauimus
(quod ille ait per maximam calumniam)
sed faeminas plane, ut uidere carmine
ex ipso adhuc potestis: atque moribus,
industria, pudore, continentia,
lasciuiam nos carminis correximus
illius, emendauimusque seriis
iocos, boni quod literis quam plurimi
testantur; inter quos senex ille optimus
est Bembus: is me uersibus lectissimis
ornauit, is pedestribus sermonibus,
cum maxima esset dignitate praeditus,
et splendide habitare in mea dixit domo 
uirtutem, homo grauis, senectute ultima.
Comunque ciò sia vero, tuttavia sappiate che non ho scritto 
nulla di osceno: e infatti, anche allora 
noi abbiamo distinto i versi scherzosi da quelli turpi, 
quelli dissoluti da quelli raffinati: e quando con i versi
abbiamo lodato il forno, non abbiamo lodato certo gli uomini
(come costui sostiene con un’enorme calunnia) 
ma ovviamente le donne, come potete vedere
anche nel carme stesso: con buoni modi, 
attenzione, pudore e moderazione, 
noi abbiamo corretto la lascivia di quel carme,
abbiamo emendato gli scherzi con cose serie,
cosa che attestano i più buoni letterati;
tra di essi c’è quel famoso venerabile anziano,
il Bembo: egli mi onorò con versi eccellenti,
con brani in prosa, 
essendo uomo dotato di grandissimo prestigio, 
disse chiaramente che la virtù abitava nella mia dimora,
lui, uomo autorevole, già in età avanzata.
[Nota. "Ille" è il Vergerio].
Eburnea tu, Flamini, me concinis 
lyra, et libellos dicis aureos meos.
E tu, Flaminio, mi celebri con la lira d’avorio
e definisci i miei libretti aurei.
Victoriusque candidus me laudibus
complexus omnibus, uereri uos uetat
quid turpe de me. Non ego possum infici
calumniae caligine ulla turbidae,
quando tuetur fama me consentiens,
constansque uatum, totaque testimonio
et acta pure uita luce in urbium
clarissimarum. Diligit me ciuitas
beata Venetum, ut diligit ciues suos.
E il candido Vittori mi abbracciò con ogni tipo di lode,
vi vieta di ascoltare ciò che di turpe è stato detto su di me.
Io non posso essere macchiato
dalla tenebra di nessuna torbida calunnia, 
quando si può vedere che mi sostiene la fama, 
è confermata dai grandi poeti, e come testimonia
un’intera vita condotta alla chiara luce delle città più illustri.
La beata città di Venezia ama me,
come ama i suoi cittadini.
Quid, clariorem habere quod me neminem
se dictitat flos Patria urbium mea?
Perchè la mia città natale, il fiore delle città [Firenze], continua a dire
che non ritiene nessuno più illustre di me?
Quid nobile oppidum Bononiae, artium
caussa bonarum, cognitum uobis quoque?
Perché la nobile città di Bologna è conosciuta
anche da voi per le arti liberali/buone qualità?
Equiritote, amabo uos, quid sentiat
de me: mea illa ciuitas nutrix fuit;
namque erudiuit illa nos a paruulis.
(Quiritote) Inveite pure, ma io vi amerò qualunque cosa pensiate di me:
quella città mi diede i natali;
e infatti ci educò fin da bambini.
Quid ipsa Roma? praedicanti ignoscite
de me mihi; non tota nos complectitur
amore, mater liberos uti sinu
Che dire di Roma stessa? Perdonatemi se mi celebro da solo;
forse non ci abbraccia con amore totale,
come una madre gioisce, abbracciando 
complexa gaudet? quare habere transfugae
de me fidem nolite perditissimo:
sed enecate in dies magis siti,
paedoribusque, et esuritionibus:
quod belle adhuc fecisse uos existimo,
uirtute Natio, et fide, atque industria,
et literis clara, ingenique gloria.
i figli al petto? Perciò, non consideratemi
come il più dissoluto dei disertori:
ma piuttosto uccidetemi di giorno in giorno di sete,
in modi squallidi e di fame:
poiché penso che finora vi siete comportati in modo giusto, 
popolo illustre per virtù, fiducia, operosità, 
letteratura e gloria d’ingegno.
[2]. 

[3]. 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11]. 

[12]. 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note 

[1] Il testo da: Giovanni Della Casa, Carmina, come pubblicato online dal sito "Poeti d'Italia in lingua latina", che riproduce l'edizione a cura di M._______ Scorsone, _________, ________ 1995.

La traduzione dal latino, inedita, è di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto.

Questa composizione fu scritta per smentire la voce, messa in giro dai protestanti, di aver scritto un'opera In laudem sodomiae ("In lode della sodomia"), (cosa che non aveva mai fatto) e/o di aver scherzosamente lodato l'omosessualità nel "Capitolo sopra il forno" (cosa che invece aveva fatto). 

[2]. 

[3] 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11] 

[12]. 
 


Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons "Attribuzione - Non opere derivate 2.5" Italia.
La ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto i termini di tale licenza.
La ripubblicazione parziale è concesso esclusivamente previo accordo con l'autore: scrivere per accordi.
[Torna all'indice dei testi originari] [Vai alla pagina di biografie di gay nella storia]