Da: Expositio et
lectura super Epistolas Pauli Apostoli / Esposizione e commento
sulle lettere dell'Apostolo Paolo [ca. 1269/1272] [1]
.
Super
Romanos,
Caput
I, lectio 8.
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Sulla
lettera ai Romani.
Capitolo
1, commento 8.
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Posita culpa
impietatis, secundum quam contra naturam divinam
peccaverunt, ponit poenam, qua scilicet ad hoc reducti sunt ut contra
suam naturam peccarent. |
Stabilita la
colpa di empietà secondo cui peccarono contro la natura divina,
stabilisce una pena per cui s'intende sono ricondotti a ciò poiché
peccarono contro la propria natura. |
Et
primo ponit poenam, secundo exponit, ibi nam feminae, tertio eius convenientiam
ostendit, ibi et mercedem. Dicit ergo primo propterea, scilicet quia Dei
veritatem in mendacium mutaverunt, tradidit illos Deus, non quidem impellendo
in malum sed deserendo, in passiones ignominiae, id
est peccata contra naturam, quae dicuntur passiones, secundum quod
proprie passio dicitur ex eo quod aliquid trahitur extra ordinem suae naturae,
puta cum aqua calefit aut cum homo infirmatur. |
E
per primo stabilisce una pena, per secondo la espone, in “infatti le donne”,
per terzo ne dimostra la sua conformità e anche il suo prezzo. Dice
dunque per prima cosa che, poiché certamente cambiarono la verità
di Dio in menzogna, Dio li abbandonò, non tanto spingendoli nel
male ma allontanandosi, alle passioni dell'ignominia, cioè i peccati
contro natura, che sono chiamati passioni, poiché propriamente si
chiama passione qualcosa condotta fuori dall'ordine della sua natura, per
esempio quando l'acqua diventa calda o l'uomo è ammalato. |
Unde
quia per huiusmodi peccata homo recedit ab ordine naturali, convenienter
dicuntur passiones, infra VII, 5: passiones peccatorum. |
Perciò
poiché l'uomo si allontana dall'ordine naturale attraverso tali
peccati, conformemente sono chiamate passioni infra VII, 5: passioni dei
peccati. |
Dicuntur
autem passiones ignominiae quia non sunt nomine digna, secundum illud Eph.
c. V, 15: quae aguntur in occulto ab eis turpe est dicere. Si enim
peccata carnis communiter exprobrabilia sunt quia per ea homo deducitur
ad id quod est bestiale in homine, multo magis peccatum contra naturam,
per quod etiam homo a natura bestiali decidit. Os. IV, 7: gloriam
eorum in ignominiam commutabo. |
Sono
chiamati anche passioni dell'ignominia poiché non sono degne del
nome secondo quel passo Eph. c. V, 15: è turpe parlare delle cose
che compiono segretamente. Se infatti i peccati della carne sono generalmente
riprovevoli perché attraverso di essi l'uomo è condotto verso
ciò che è bestiale nell'uomo, molto peggio è il peccato
contro natura per cui l'uomo esce anche dalla natura bestiale. Os. IV,
7: cambierò la loro gloria in ignominia. |
Deinde cum
dicit nam feminae eorum, etc., exponit quod dixerat, et primo quantum
ad feminas, secundo quantum ad masculos, ibi similiter autem masculi. Dicit
ergo primo. Ideo illos dico in passiones ignominiae traditos, nam feminae
eorum mutaverunt naturalem usum in eum usum qui est contra naturam.
I
Cor. c. XI, 14: nec ipsa natura docet vos. Is. XXIV, v. 5:
mutaverunt ius, dissipaverunt foedus sempiternum, id est ius naturale. |
Perciò
quando dice “infatti le loro donne” ecc. espone ciò che aveva detto,
per primo riguardo le donne, poi sugli uomini, “così similmente
dell'uomo”. Dice dunque per prima cosa. Perciò dico che essi si
sono abbandonati alle passioni dell'ignominia, infatti le loro donne hanno
mutato l'uso naturale in quell'uso che è contro natura. I Cor. c.
XI, 14: né la natura stessa ve lo insegna. Is. XXIV, v. 5: hanno
mutato il diritto, hanno distrutto il patto eterno, cioè il diritto
naturale. |
Est autem
considerandum quod dupliciter est aliquid contra naturam hominis.
Uno modo
contra naturam differentiae constitutivae hominis, quae est rationale;
et sic omne peccatum dicitur esse contra naturam hominis, inquantum est
contra rationem rectam. |
Deve
poi essere considerato che è qualcosa due volte contro la natura
dell'uomo. In primo luogo è contro la natura del carattere distintivo
dell'uomo che è la razionalità; e così ogni peccato
è ritenuto essere contro la natura dell'uomo poiché è
contro la giusta ragione. |
Unde et
Damascenus
dicit in II Lib. quod Angelus peccans versus est ex eo quod est
secundum naturam in id quod est praeter naturam.
Alio modo
dicitur esse aliquid contra naturam hominis ratione generis, quod est animal.
Manifestum
est autem quod, secundum naturae intentionem, commixtio sexuum in animalibus
ordinatur ad actum generationis, unde omnis commixtionis modus, ex quo
generatio sequi non potest, est contra naturam hominis inquantum est animal. |
Perciò
anche Damasceno dice in II Lib. Che l'angelo che pecca si volta da ciò
che è secondo natura verso ciò che contro natura. In altro
modo è detto che qualcosa è contro natura dell'uomo secondo
il criterio della specie, che è animale. È manifesto poi
che, secondo lo scopo della natura, l'unione dei sessi negli animali è
disposta per l'atto della generazione, perciò ogni tipo di unione
da cui non può seguire la generazione, è contro la natura
dell'uomo in quanto è animale. |
Et secundum
hoc dicitur in Glossa naturalis usus est ut vir et mulier in uno
concubitu coeant, contra naturam vero ut masculus masculum polluat et mulier
mulierem. Et eadem ratio est de omni actu coitus ex quo generatio sequi
non potest. |
E secondo ciò
che è detto in Glossa che è uso naturale che l'uomo e la
donna si accoppino sessualmente, mentre è contro natura che l'uomo
violi un altro uomo e la donna un'altra donna. E con il medesimo criterio
su ogni atto sessuale da cui non può seguire la generazione. |
Deinde cum
dicit similiter autem, exponit quantum ad mares, qui, scilicet,
relicto
naturali usu feminae exarserunt, id est, extra terminos naturae arserunt,
secundum illud Ps. CXVII, 12: exarserunt sicut ignis in spinis:
et hoc in desideriis suis, scilicet carnalibus, invicem masculi in masculos
turpitudinem operantes. Ez. XVI, 37: nudabo ignominiam tuam
coram eis, et cetera. |
Poi quando
dice “similmente poi” tratta dei maschi che s'intende desideravano, dopo
aver abbandonato l'uso naturale della donna, cioè desiderarono fuori
dei confini della natura, secondo quel passo Ps. CXVII, 12: arsero come
il fuoco nelle spine: e ciò nei loro desideri, s'intende carnali,
compiendo turpitudine maschi con maschi reciprocamente. Ez. XVI, 37: scoprirò
la tua ignominia di fronte a loro, ecc. |
Deinde cum
dicit et mercedem, ostendit hanc poenam convenientem esse culpae,
dicens recipientes in semetipsis, id est in deformatione suae naturae,
mercedem
erroris sui, scilicet quo Dei veritatem in mendacium commutaverunt,
mercedem, id est retributionem, quam oportuit scilicet eos recipere, secundum
iustitiae ordinem, ex qua debitum erat ut qui in Dei naturam iniuriosi
fuerant, id quod est proprium sibi, creaturis attribuendo, in sui natura
contumeliosi existerent. |
poi quando
dice “e il prezzo”, mostra che questa pena è conforme alla colpa,
dicendo pagando su loro stessi, cioè nella deformazione della propria
natura, il prezzo del proprio errore, s'intende per cui scambiarono la
verità di Dio in menzogna, prezzo che è la retribuzione che
è certamente opportuno che paghino, secondo ordine di giustizia,
da cui era obbligo che coloro che erano stati offensivi contro la natura
di Dio, attribuendo ciò che è adatto alle sue creature, diventassero
oltraggiosi contro la propria natura. |
Et quamvis
merces proprie videatur in bonum sonare, tamen hic sumitur pro quacumque
retributione, etiam in malis, secundum modum quo dicitur infra VI, 23:
stipendia
peccati mors. Mich. I, 7: mercedes eorum igni comburentur. |
E per quanto
il prezzo sembri in particolare suonare in bene, tuttavia qui è
inteso per una retribuzione qualsiasi, anche in male, secondo il modo che
dice infra VI, 23: la morte è il tributo del peccato. Mich. I, 7:
le loro punizioni saranno bruciate con il fuoco. |
Est autem
notandum quod satis rationabiliter apostolus vitia contra naturam, quae
sunt gravissima inter peccata carnalia, ponit idololatriae poenam, quia
simul cum idololatria incepisse videntur, scilicet tempore Abrahae, quando
creditur idololatria incoepisse.
Unde et
tunc primo leguntur in Sodomitis punita fuisse, ut Gen. XIX.
Simul etiam
idololatria crescente, huiusmodi vitia creverunt. Unde dicitur II Mach.
IV, 12 s., quod Iason ausus est sub ipsa arce optimos quosque epheborum
in lupanaribus ponere. Erat autem hoc non initium sed incrementum quoddam
et profectus gentilis et alienigenae conversationis. |
Deve poi essere
notato che l'Apostolo in modo abbastanza ragionevole stabilisce la pena
di idolatria contro i vizi contro natura che sono i più gravi tra
i peccati carnali, perché sembra che iniziarono insieme con l'idolatria,
naturalmente al tempo di Abramo, quando si crede che l'idolatria ebbe inizio.
Quindi anche
allora per prima cosa si legge che fossero puniti a Sodoma, come in Gen.
XIX.
Crescendo insieme
anche l'idolatria, crebbero i vizi di tale tipo. Da qui viene detto II
Mach. IV, 12 s., che Giasone osò mettere sotto la stessa fortezza
i migliori efebi nei lupanari. Questo poi era non l'inizio ma una specie
di aggiunta e il proseguimento del discorso pagano e di diverso tipo. |
Deinde cum
dicit et sicut non probaverunt, ostendit eos iustitiae fuisse subiectos.
Et primo
ostendit ex qua priori culpa in haec peccata devenerunt, secundo enumerat
horum peccatorum differentias, ibi repletos omni iniquitate.
Culpam autem
praecedentem ponit, cum dicit et sicut non probaverunt Deum habere
in notitia. |
Poi quando
dice “e così non provarono”, mostra che essi furono sottoposti alla
giustizia. E per primo, mostra da quali colpe precedenti giunsero a questi
peccati, per secondo passa in rassegna le caratteristiche di questi peccati
“pieni di ogni ingiustizia”. Poi stabilisce la colpa precedente, quando
dice e così non provarono di conoscere Dio. |
(...)
Tertio considerandum
est quibus talis poena debetur.
Et, primo,
his qui talia agunt, scilicet praedicta peccata, secundum illud Ps.
V, 7: odisti
omnes qui operantur iniquitatem, perdes omnes qui loquuntur mendacium.
Et non solum illis qui faciunt sed etiam his qui consentiunt facientibus. |
(...)
In terzo luogo
deve essere considerato a chi è destinata tale pena. E per prima
a coloro che compiono tali azioni, appunto i predetti peccati, secondo
quel passo Ps. V, 7: odiai tutti quelli che commettono ingiustizia, distruggerai
tutti quelli che pronunciano menzogne. E non solo a quelli che lo fanno,
ma anche a quelli che consentono a loro di farlo. |
Et hoc dupliciter.
Uno modo directe, vel laudando peccatum, secundum illud Ps. IX, 24:
laudatur
peccator in desideriis animae suae, vel etiam praebendo consilium et
favorem, secundum illud II Par. XIX, 2: impio praebes auxilium. |
E ciò
doppiamente. In un modo direttamente, o lodando il peccato, secondo quel
passo Ps. IX, 24: sia lodato il peccatore nei desideri della sua anima,
o anche offrendo consiglio e favore, secondo quel passo II Par. XIX, 2:
offri aiuto all'empio. |
Alio modo
indirecte, quando non reprehendit aut impedit quocumque modo, si potest,
et praecipue si ex officio incumbat, sicut peccata filiorum imputantur
Heli, sicut patet I Reg. III, 13. |
In altro modo
indirettamente, quando non riprende o impedisce in ogni modo, se può,
e soprattutto se vada contro il dovere, come i peccati dei figli sono imputati
al Sole, come si trova in I Reg. III, 13. |
Haec autem
specialiter apostolus dicit propter quosdam sapientes gentilium, qui, et
si idola non colebant, tamen colentibus non resistebant. |
L'Apostolo
dice specialmente queste cose a causa di alcuni sapienti pagani che, anche
se non veneravano idoli, tuttavia non si opponevano a quelli che lo facevano. |
Eventuale
dida di foto
|
Da: Super I Epistolam
Beati Pauli ad Corinthios lectura / Commento sulla lettera del beato Apostolo
ai Corinzi. [ca. 1269/1272] [1]
.
Cap.
6, lectio 2.
|
Capitolo
6, commento 2.
|
Et ideo
subdit quod peccata contraria charitati a regno Dei excludunt, in quod
sola charitas introducit, dicens neque fornicarii, neque idolis servientes,
neque adulteri (de quibus dicitur Hebr. ult.: fornicatores
et adulteros iudicabit Deus), neque molles,
id est, mares muliebria patientes, neque
masculorum concubitores, quantum ad agentes in illo vitio, de quibus
dicitur Gen. XIII, 13: homines Sodomitae
pessimi erant et peccatores coram domino nimis, neque avari,
neque fures (de quibus dicitur Zach. V, 3: omnis fur, sicut
scriptum est, iudicabitur), neque ebriosi, neque maledici, neque
rapaces regnum Dei possidebunt. |
E perciò
espone perché i peccati contrari alla carità escludono dal
regno di Dio, in cui solo la carità fa entrare, dicendo né
gli adulteri (di cui è detto Hebr. ult.: Dio giudicherà i
fornicatori e gli adulteri), né gli effeminati, cioè gli
uomini che si comportano da donna, né chi giace con i maschi, di
coloro che vivono in quel vizio è detto Gen. XIII, 13: gli uomini
sodomiti erano i peggiori e straordinari peccatori di fronte a Dio, né
gli avidi, né gli iracondi (di cui è detto Zach. V, 3: tutti
gli iracondi, come è stato scritto, saranno giudicati), né
gli ubriachi, né i maldicenti né i ladri avranno il regno
di Dio. |
Dicitur
enim Is. XXXV, 8: via
sancta vocabitur, non transibit per eam pollutus. |
Infatti
è detto Isaia XXXV, 8: "sarà
chiamata via santa, il vizioso non passerà per essa". |
Et Apoc.
XXI, 27: non
intrabit in illam aliquid coinquinatum, faciens abominationem. |
E Apocalisse
XXI, 27: "non entrerà in essa qualcosa di infetto, facendo
cosa esecrabile". |
Et est advertendum
quod hic enumerat eadem vitia quae in praecedenti capitulo posuerat. |
E si deve notare
che elenca i medesimi vizi che aveva stabilito nel precedente capitolo. |
Addit autem
quaedam in genere luxuriae, scilicet adulterium et
vitium contra naturam, in genere autem iniustitiae, furtum. |
Ne aggiunge
poi un altro nel tipo della lussuria, appunto l'adulterio e il peccato
contro natura, mentre nel tipo dell'ingiustizia aggiunge il furto. |
Deinde,
cum dicit et haec quidem, etc., ostendit quomodo praedictum periculum evaserunt. |
Quindi, quando
dice “e queste cose" ecc. mostra in che modo evitarono il predetto
pericolo. |
Et
primo commemorat statum praeteritum, dicens et quidem aliquando fuistis,
scilicet fornicarii et idolis servientes, etc., et ideo specialiter haec
vitia commemorat, quia in eis abundaverunt, secundum illud Eph. V, 8:
eratis
enim aliquando tenebrae, nunc autem lux in domino. |
E
per prima cosa ricorda lo stato passato, dicendo come foste veramente una
volta, s'intende fornicatori e schiavi di idoli, e perciò ricorda
specialmente questi vizi, perché eccedevano in essi, secondo quel
passo Eph. V, 8: "infatti una volta [erravate] nelle tenebre,
ma ora siete nella luce di Dio". |
Secundo
ostendit quomodo ab his intus fuerunt liberati, dicens sed abluti estis,
scilicet virtute sanguinis Christi in Baptismo, secundum illud Apoc.
I, 5: lavit
nos a peccatis nostris in sanguine suo.
(...) |
Per
secondo, mostra in che modo furono liberati dal loro profondo, dicendo
“ma siete stati purificati” s'intende con la virtù del sangue
di Cristo nel battesimo, secondo quel passo di Apocalisse
I, 5: "ci lavò dai nostri
peccati nel suo sangue".
(...) |
Eventuale
dida di foto
|
Da: Super I Epistolam
Beati Pauli ad Timotheum lectura / Commento sulla lettera del beato
Apostolo a Timoteo. [ca. 1269/1272]
Caput
1, lectio 3.
|
Capitolo
1, commento 3.
|
Deinde ponit
flagitia, et primo quae secundum naturam sunt, cum dicit fornicariis. Hebr.
ult.: fornicatores
et adulteros iudicabit Deus. |
Poi tratta
degli atti turpi, per primi quelli che sono secondo natura, quando dice
"fornicatori". Epistola agli ebrei, ult.:
"Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri". |
Secundo
contra naturam, dicens masculorum concubitoribus. I Cor. VI, 10:
neque masculorum concubitores regnum Dei possidebunt. |
Poi
quelli contro natura, dicendo "coloro che giacciono con i maschi".
I Cor. VI, 10: "coloro che giacciono con i maschi non avranno il regno
di Dio". |
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Sancti Thomae de Aquino Super Epistolam
B. Pauli ad Romanos lectura, I 8, così
come pubblicato dall'Opera
omnia online (Corpus thomisticum):
Caput
I, lectio 8.
Ne esiste traduzione
italiana: Tommaso d'Aquino, Commento alla Lettera ai romani. Vol.
1: cap. I-VIII, Città Nuova, _____, 1994.
La traduzione
dal latino qui proposta, inedita, è di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il contributo.
La revisione
del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare
a me soltanto.
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[10].
[11].
[12].
Thomas Aquinas
(1225-1274), Super I Epistolam Beati Pauli ad Corinthios lectura
VI, 2.
Il testo è
quello online dell'Opera
omnia: Caput
VI, Lectio 2.
Thomas Aquinas
(1225-1274), Super I Epistolam B. Pauli ad Timotheum lectura, I
3
Il testo è
quello online dell'Opera
omnia: Caput
I, Lectio 3. |