Da: De regimine
principum continuatio [12__] [1]
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liber
IV, cap. 14.
De politia
lacedaemoniorum, quam reprehendit circa regimen servorum et mulierum, et
circa bellatores.
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Libro
IV, cap. 14.
Sul Governo
degli Spartani, che [il filosofo] critica riguardo al trattamento degli
schiavi e delle mogli, e riguardo ai militari.
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Nunc igitur
ad alias politias procedendum, quas philosophus refert in praedicto libro
secundo, ut cretensium et lacedaemoniorum, quae clarae videbantur et ex
fama regionis, et ipsarum antiquitate, et earum auctore.
Et licet
in multis Aristoteles commendet politiam praedictam, multa tamen ibidem
reprehendit.
(...) |
Ora dunque
procediamo agli altri governi, che il filosofo riporta nel predetto libro
secondo, come quello dei cretesi e degli spartani che sembravano famosi
sia per la reputazione della regione, sia per la loro antichità
sia per il loro fondatore. E anche se in molte cose Aristotele ne elogia
il governo, tuttavia ne critica anche molte altre
(...) |
Tertium
autem, quod Aristoteles disputat de lacedaemoniorum politia, est circa
milites, utrum deberent uxores habere, vel mulieribus coniungi: quia, si
hoc est, distrahuntur a pugna. |
un
terzo punto poi che Aristotele discute riguardo al governo degli spartani,
riguarda i soldati, se debbano avere moglie o congiungersi in matrimonio:
poiché, se questo accade, vengono distratti dalla battaglia. |
Ex
actu enim carnalis delectationis mollescit animus et minus virilis redditur,
ut dictum est supra: et sententia est Platonis, ut Theophrastus refert,
quod militaribus rebus intentis non expedit nubere. |
Infatti,
l’animo è indebolito dall’atto di godimento carnale ed è
reso meno virile, come detto sopra: e secondo una frase di Platone, che
riporta Teofrasto, sposarsi non giova alle questioni militari. |
Sed Aristoteles
istud reprobat dicto secundo libro, quia bellatores naturaliter sunt proni
ad luxuriam.
Causa autem
assignatur in quodam libello, De problematibus, translato de graeco
in latinum Frederico imperatori. |
Ma Aristotele
respinge ciò nel secondo libro, poiché i militari sono per
natura inclini alla lussuria. La causa viene attribuita in una specie di
libretto, De problematibus, tradotto dal greco al latino dall’imperatore
Federico. |
Sed philosophus
ibidem introduxit Hesiodi poetae fabulam, quae Martem cum Venere iunxit:
unde si abstineant a mulieribus, prolabuntur in masculos. |
Ma il filosofo
presentò lì il mito del poeta Esiodo che congiunge Marte
a Venere: dunque si astengano dalle mogli, si lascino andare ai maschi. |
Et ideo
Aristoteles in hoc reprobat Platonis sententiam, quia minus malum est mulieribus
carnaliter commisceri, quam in vilia declinare flagitia. |
E perciò
Aristotele critica in ciò la sentenza di Platone, poiché
congiungersi in modo carnale con le mogli è un male minore che deviare
in spregevoli atti sconci. |
Unde Augustinus
dicit, quod hoc facit meretrix in mundo, quod sentina in mari, vel cloaca
in palatio: tolle cloacam, et replebis foetore palatium: et similiter de
sentina: tolle meretrices de mundo, et replebis ipsum sodomia. |
Da ciò
Agostino afferma che la prostituta nella società
fa quel che fa la sentina
nella nave, o la fogna nel palazzo: togli la fogna, e riempirai di puzza
il palazzo, e lo stesso per la sentina: togli le prostitute dalla società,
e la riempirai di sodomia. |
Propter
quam causam idem Augustinus ait in quartodecimo De civ.<itate> Dei,
quod terrena civitas usum scortorum licitam turpitudinem fecit. |
Per questo
motivo lo stesso Agostino dice nel quattordicesimo libro della Città
di Dio, che la Città terrena rende l’andare a prostitute
una turpitudine lecita. [nella città terrena
l'uso delle puttane ha reso lecita la turpitudine]. |
Hoc etiam
vitium sodomiticum ipse philosophus, in septimo
Ethic.,
dicit accidere propter vitiosam naturam et perversam consuetudinem: et
horum etiam non est convenientiam vel inconvenientiam assignare, cum non
sint per se delectabilia humanae naturae: unde medium virtutis ibi esse
non potest. |
Lo stesso filosofo
[Aristotele] nel 7° libro dell’Etica [nicomachea]
afferma che anche questo vizio sodomitico accade a causa di una
natura viziosa e di un’abitudine perversa: e anche di questi non si può
attribuire la convenienza o la sconvenienza, poiché non sono per
se stessi piaceri dell’umana natura: perciò in questo caso non può
esserci una via di mezzo della virtù. |
Et hoc concordat
cum apostolo, Ad
rom.<anos>, qui tales actus ignominiae passiones appellat. |
E ciò
concorda con l’Apostolo Lettera ai Romani,
che chiama tali atti passioni dell’ignominia. |
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
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eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo del De regimine principum continuatio di Bartolomeo Fiadoni
(Tolomeo da Lucca, Ptolomaeus de Lucca), tramandatoci anche come
opera apocrifa di Tommaso d'Aquino, sta in: S. Tommaso d'Aquino, S.
Thomae Aquinatis opera omnia., Fromann, Stuttgart 1980, 8 voll., vol.
7, pp. 550-570.
Il presente
estratto è dal testo online qui.
La traduzione
dal latino, inedita, è di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il contributo.
La revisione
del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare
a me soltanto.
Vedine liber
IV, cap. 14, p. 565, su sodomia
Riprende i difetti
che Aristotele imputava agli spartani a causa della loro organizazione
politica.
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