Da: Luxorii cento
/ Antologia di Lusorio [secc. I-V] [1]
.
39.
De Narcisso
( = 26).
|
39.
Su Narciso.
|
Dum putat
esse parem vitreis Narcissus in undis,
solus amore
perit, dum putat esse parem. |
Mentre Narciso
crede d'avere un pari nelle onde vitree,
muore solo,
d'amore... mentre crede d'avere un pari [2]. |
.
69.
De Hyla
et Hercule ( = 57).
|
69.
Su Ercole
ed Ila.
|
Raptus amatus
Hylas: nympharum gaudia crescunt.
Herculis
ira tumet: raptus amatus Hylas. |
Rapito è
l'amato Ila - l'esultanza delle ninfe impazza.
L'ira d'Ercole
si gonfia - rapito è l'amato Ila. |
|
Achille
cura l'amico Patroclo ferito.
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72.
De Ganymede
( = 60).
|
72.
Su Ganimede
<ed Ermafrodito>.
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Captus amante
puer aquila moderante pependit;
infamavit
aquas captus amante puer. |
Pendette dall'aquila
rapitrice il ragazzo rapito dall'amante,
contaminò
le acque il ragazzo rapito dalla amante [3]. |
76.
De tumulo
Achillis ( = 64).
|
76.
La tomba
di Achille.
|
Iurgia
conflat Amor, ut blandius urat amantes;
ad
cumulum fidei iurgia conflat amor. |
L'amore gonfia
i litigi, per arder più dolcemente
gli amanti;
per
aumentare la fiducia l'amore gonfia i litigi [4]. |
77.
De Nyso
et Euryalo ( = 65).
|
77.
Su Eurialo
e Niso.
|
Nomen
amicitiae magna pietate colendum est;
maxima pars
vitae est nomen amicitiae. |
Il
nome dell'amicizia va onorato con gran devozione:
il nome dell'amiciza
è la parte maggiore della vita. |
|
|
78.
Item
unde supra ( = 66).
|
78.
Lo stesso
del precedente.
|
Mens, ubi
amaris, ama: rarum est agnoscere amicos,
rarum servare
<est>.
Mens, ubi amaris, ama. |
Anima, se sei
amata, ama: è raro riconoscere gli amici,
è raro
conservarli. Anima, se sei amata, ama. |
108.
De eunucho
( = 97)
|
108.
Su un eunuco.
|
Quem natura
marem dederat, fit femina ferro;
nam teneri
pubes viribus exuitur. |
Colui che la
natura creò uomo, diventa femmina col bisturi;
infatti giovani
pubi sono privati della virilità. |
Hinc
iuvenem cernis tanto sub robore mollem,
et dubii
pulcher corporis extat homo. |
Perciò
vedi il ragazzo tanto effeminato e senza forza,
e cresce
un bell'uomo dal corpo ambiguo. |
Coniugibus
cautis placita est monstrosa voluptas;
fidus enim
custos qui sine teste datur. |
Gli sposi prudenti
gradiscono il mostruoso piacere,
infatti è
custode fidato chi è credibile senza testi [5]. |
109.
Aliter
( = 98)
|
109.
Lo stesso.
|
Incertum
ex certo sexum fert pube recisa,
quem tenerum
secuit mercis avara manus. |
Da certo il
sesso diventa incerto con l'operazione al pube,
che da piccolo
una mano avida di denaro tagliò. |
Namque
ita femineo eunuchus clune movetur
ut dubites
quid sit, vir <magis> an mulier. |
E
infatti l'eunuco cammina con natiche femminili, in modo
tale che tu
dubiti cosa sia, se più uomo o donna. |
Omnem grammaticam
castrator sustulit artem
qui docuit
neutri esse hominem generis. |
Il castratore
ha sconfitto ogni arte della grammatica,
perché
insegnò che esistono uomini di genere neutro [6]. |
111.
De
pantomimo ( = 100).
|
111.
Su
un attore [7].
|
Mascula
femineo declinans pectora flexu
atque
aptans lentum sexum ad utrumque latus
ingressus
scenam populum saltator adorat,
sollerti
spondens prodere verba manu. |
Piegando
il petto maschile in modo femmineo
e
adattando il sesso molle ad entrambi i lati,
entrato
in scena, il mimo si rivolge al pubblico,
promettendo
di esprimere le parole con l'abile mano. |
Nam
cum grata chorus diffudit cantica dulcis,
quae
resonat cantor, motibus ipse probat. |
Infatti
quando il coro diffonde piacevoli canti,
che
il cantore fa risuonare, li asseconda con i gesti. |
Pugnat,
ludit, amat, bacchatur, vertitur, adstat;
inlustrat
verum, cuncta decore replet. |
Combatte,
gioca, ama, si agita, si gira, si ferma;
illustra
il vero, compie tutto con leggiadria. |
Tot
linguae quot membra viro. Mirabilis ars est
quae
facit articulos ore silente loqui. |
L'uomo
ha tanto lingua che corpo. Mirabile è l'arte
che
fa parlare le parti del corpo con la bocca silenziosa. |
129.
De Marte
cinedo ( = 118).
|
129.
Su un Marte
finocchio.
|
Quid prodest
Martis nomen de nomine ductum
pruriat
infami cum tibi clune Venus? |
A cosa ti serve
avere il nome di Marte [8]
quando Venere [9]
ti fa prudere le infami natiche? |
Sors
fuerat melior Cypridos si nomen haberes
nec natura
daret Martia membra tibi. |
Sarebbe
stata miglior sorte se ti fossi chiamato "Venerio"
e la natura
non ti avesse dato un corpo da Marte. |
Nunc utroque
carens, ignoti fabula sexus,
femina cum
non sis, vir tamen esse nequis. |
Ora sei privo
di entrambi, di sesso ignoto alla lingua [10],
poiché
femmina non sei, né puoi essere maschio. |
145.
De Narcisso
( = 134).
|
145.
Su Narciso.
|
Invenit
proprios mediis in fontibus ignes
et sua deceptum
urit imago virum. |
Trovò
la sua fiamma d'amore in mezzo all'acqua,
e il suo riflesso
lo fece ardere, ingannandolo. |
|
|
146.
Aliter
( = 135).
|
146.
Idem.
|
Ardet amore
sui flagrans Narcis<sus> in undis,
cum
modo perspicua se speculatur aqua. |
Narciso arde,
bruciando d'amore per sé nelle onde,
specchiandosi
ora nella limpida acqua. |
|
|
147.
Aliter
( = 136).
|
147.
Idem.
|
Suspirat
propriae Narcissus gaudia formae,
quem
scrutata suis vultibus unda domat. |
Narciso
sospira il godimento della propria bellezza,
lo
placa l'acqua scrutata per il suo volto. |
167.
De Hyacintho.
|
167.
Su Giacinto[11].
|
Discrimen
vitae, ludit dum forte, Hyacinthus
Incurrit,
disco tempora fissa gerens. |
Giacinto,
mentre gareggia con abilità,
cade in fin di vita,
con
la testa ferita da un disco. |
Non potuit
Phoebus fato subducere amatum,
sed cruor
extincti florea rura replet. |
Apollo
non riuscì a sottrarre l’amato al suo destino,
ma
il suo sangue ora riempie i prati di fiori di giacinto. |
|
|
168.
Aliter.
|
168.
Idem.
|
Dispersit
remeans ludentis tempora discus
Et dira
pulcher morte Hyacinthus obit. |
Il
disco che tornava colpì la sua testa, mentre giocava,
e
così il bel Giacinto morì di una morte crudele. |
Gratia magna
tamen solatur morte peremtum:
semper Apollineus
flore resurgit amor. |
Tuttavia,
una grande ricompensa lo consola della morte:
l’amore
di Apollo rinasce sempre nel suo fiore. |
|
Il vento
Zefiro (rivale di Apollo), qui rappresentato con le ali, rapisce Giacinto.
Dipinto di Douris (ca. 480 a.C.) su vaso greco.
|
219.
De Narcisso.
|
219.
Su Narciso.
|
Se Narcissus
amat captus lenonibus undis.
Cui si tollis
aquas, non est ubi saeviat ignis. |
Narciso
ama se stesso, invaghito delle acque ruffiane.
Se
gli togli l’acqua, il fuoco non avrà più combustibile [12]. |
263.
Eiusdem
|
263.
Dello stesso [13].
|
Dum dubitat
natura, marem faceretne puellam,
natus es,
o pulcher, paene puella, puer. |
Mentre
la natura è indecisa se crearti maschio o femmina,
sei
nato, o bel ragazzo, quasi femmina. |
265.
De Narcisso.
|
265.
Su Narciso.
[di
Pentadio]
|
Cui pater
amnis erat, fontes puer ille colebat
Laudabatque
undas, cui pater amnis erat. |
Suo
padre era un dio del fiume [Cefiso],
quel giovane venerava le fonti
e
lodava le acque, colui il cui padre era un dio del fiume. |
Se
puer ipse videt, patrem dum quaerit in amne,
perspicuoque
lacu se puer ipse videt. |
Vede
se stesso, mentre cerca suo padre nel fiume,
in
un limpido lago il ragazzo vede se stesso. |
Quod
Dryas igne calet, puer hunc inridet amorem
Nec putat
esse decus, quod Dryas igne calet. |
Mentre
Driante arde di passione [per Dioniso],
il giovane deride questo amore
e
pensa non sia decoroso, mentre Driante arde di passione. |
Stat
stupet haeret amat rogat innuit aspicit ardet
Blanditur
queritur stat stupet haeret amat. |
Si
ferma, rimane stupito, fisso, ama, si domanda, indica, guarda, arde,
accarezza,
geme, si ferma, rimane stupito, fisso, ama. |
Quodque
amat, ipse facit vultu prece lumine fletu;
oscula dat
fonti, quodque amat ipse facit. |
E
ciò che egli ama, fa lo stesso con preghiere del volto e lacrime
degli occhi;
lui
dà baci alla fonte, e ciò che egli ama, fa lo stesso.
265: epigramma
di Pentadio
[ca. 290 d.C.] su Narciso. Si vede nelle onde e si innamora di sé,
e quello che fa lo fa anche ciò che egli ama. Bacia le acque, e
lo stesso fa ciò che egli ama. |
266.
Aliter.
|
266.
Idem. [di
Pentadio]
|
Hic est
ille, suis nimium qui credidit umbris,
narcissus
uero dignus amore puer. |
Questo
è colui che credette troppo alle sue ombre,
Narciso,
giovane degno di vero amore. |
Cernis ab
inriguo repetentem gramine ripas,
ut per quas
periit crescere possit aquas. |
Vedi
che ritorna dalle piante acquatiche alle sponde,
affinché
possa far crescere le acque, con cui morì. |
|
Narciso.
Affresco romano del I secolo d.C. Da Pompei, casa di Lucrezio Frontone.
|
295.
Glyconeum
in advocatum effeminatum.
|
295.
Gliconeo
contro un avvocato effeminato.
|
Execti species
viri,
naturae
grave dedecus,
usu femineo
Paris,
foeda cura
libidinis, |
Specie
di uomo castrato,
orribile
obbrobrio della natura,
Paride
dai modi femminei,
vergognoso
strumento di lussuria, |
cum sis
ore facundior,
cur causas
steriles agis
aut corrupta
negotia
et perdenda
magis locas? |
se
sei così eloquente con le parole,
perché
difendi cause perse
o
preferisci occuparti
di
casi sterili e corrotti? |
Agnovi.
Ut video, tuo
Ori quid
bene credier
Non vis
sed, puto, podici. |
Ho
ben capito. Come vedo, preferisci
aver
reputazione non per la tua bocca,
ma,
penso, per il tuo culo. |
298.
In spadonem
regium,
qui mitellam
sumebat.
|
298.
Contro un
eunuco del re,
che indossava
una fascia sul capo.
|
Rutilo decens
capillo
Roseoque
crine ephebus
Spado regius
mitellam
Capiti suo
locavit. |
Un
bel ragazzo, eunuco del re,
dai
capelli biondi
e
con ciocche rosse,
mise
sulla testa una fascia. |
Proprii
memor pudoris,
bene conscius
quid esset,
posuit,
cogente nullo,
fuerat minus
quod illi. |
Memore
del suo pudore,
ben
conscio di ciò che era,
e
indossò, senza nessuna costrizione,
ciò
che prima non era adatto a lui.
[ora
sì perchè è una donna ormai] |
317.
In puellam
hermaphroditam.
|
317.
Contro una
ragazza ermafrodita.
|
Monstrum
feminei bimembre sexus,
quam coacta
virum facit libido,
quin gaudes
fututi furente cunno? |
Mostro
di donna dal doppio sesso,
che
la lussuria innaturale rende maschio,
perché
non godi a farti scopare quando ti prude la f...? |
Cur
te decipit inpotens voluptas?
Non das,
quo pateris facioque, cunnum. |
Perché
un piacere sfrenato ti devia?
Non
la dai via, né in modo attivo né
passivo. |
Illam, qua
mulier probaris esse,
partem cum
dederis, puella tunc sis. |
Quando
darai quella parte che prova che sei donna,
allora
sarai una ragazza. |
321.
In cinaedum
bona sua
corruptoribus
dantem.
|
321.
Contro un
finocchio che dava i suoi beni
ai suoi
stupratori.
|
Divitias
grandesque epulas et munera multa,
quod proavi
atque atavi quodque reliquit avus, |
Anche
se offri ricchezze, grandi banchetti e molti regali
(tutti
beni che ti hanno lasciato i tuoi avi, bisavi, trisavoli) |
des licet
in cunctos et spargas, Becca, maritos,
plus tamen
ille capit cui dare saepe cupis. |
a
tutti, e li dividi tra i tuoi mariti, o Becca
tuttavia
dai di più a quello a cui ti piace darlo più spesso. |
Nescio quid
miserum est quod celas, Becca. Talento
vendere
debueras, si bona membra dares. |
Non
so quale problema nascondi, Becca. Costeresti tu una fortuna, se quello
che dai via fosse un buon membro. |
336.
In aurigam
effeminatum numquam vincentem.
|
336.
Contro un
fantino effeminato che non vinceva mai.
|
Praecedis,
Vico, nec tamen praecedis,
et quam
debueras tenere partem,
hac mollis
misero teneris usu. |
Vai
avanti, Vico, ma non arrivi mai primo,
e
la posizione che dovresti tenere ben salda
la
tieni mollemente come un povero effeminato. |
Umquam vincere
possis ut quadrigis,
corruptor
tibi sit retro ponendus. |
Poiché
tu riesca mai a vincere con la quadriga,
bisognerebbe
mettere il tuo corruttore
a spingerti di dietro. |
[14].
[15].
[16].
[17].
[18].
[19].
[20].
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo dal sito "Divus
Angelus Pagina philologica", che riproduce l'edizione a cura
di A._____ Riese, Anthologia latina,
Teubner, Leipzig 1906 , 2 voll. (solo testo latino).
La traduzione
dal latino qui proposta, inedita, è in parte mia e in (gran) parte
di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il contributo.
La revisione
del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare
a me soltanto.
Il sito "Divus
Angelus" ne ha però modificato la numerazione, per cui ho
provveduto a ripristinare quella di Riese, mettendo fra parentesi quella
usata nel sito "Divus angelus".
Il Luxorii
cento ("raccolta di Luxorio"), che risale al sec. V d.C.
ma comprende anche epigrammi più antichi, è il nucleo più
antico attorno cui si è costituita la cosiddetta Anthologia
latina, un'antologia di epigrammi di vario argomento raccolta
in epoche diverse. In essa gli epigrammi dall'1 al 336 sono costituiti,
appunto, dal Luxorii cento.
Luxorius era
un funzionario latino che visse nel Nordafrica all'epoca
della dominazione dei vandali.
Altri epigrammi
vengono da raccolte medievali, e pur contenendo composizioni medievali
preservano, mescolato, anche molto materiale d'epoca classica.
Purtroppo gran
parte degli epigrammi ci è giunta anonima, di conseguenza
la sua esatta collocazione cronologica è incerta.
Ho
fatto una pagina apposita per gli epigramma dell'Anthologia latina
successivi o estranei alla raccolta di Luxorio.
La fonte
online
si fermava al n. 165. Il resto degli epigrammi è stato perciò
copiato dal testo del Riese da Pierluigi Gallucci, che ringrazio
per il lavoro svolto. Si tratta della prima pubblicazione online di questi
testi.
[2]
Qui e di seguito abbiamo un tipo di componimento di moda in quel periodo,
i "distici ecoici", ossia distici (composizioni di due versi) in cui la
prima parte è uguale all'ultima, ad "eco".
[3]
Il secondo verso allude al mito di Salmaci
ed Ermafrodito. Ermafrodito "contamina" le acque perché l'ermafroditismo
(anche negli animali) era considerato infausto.
[4]
Questa composizione è un buon esempio della lettura in chiave omosessuale
che è stata fatta in molte epoche diverse dell'amicizia tra i personaggi
dell'Iliade, Achille e Patroclo.
[5]
C'è un gioco di parole di pessimo gusto fra testes (testimoni)
e testes (testicoli). Ci si può fidare anche senza bisogno
di testimoni delle rassicurazioni di uno schiavo castrato, sul fatto di
non aver mai insidiato la padrona affidata alla sua sorveglianza...
[6]
La grammatica latina aveva come quella italiana il maschile e il femminile,
ma anche il neutro.
Questo epigramma
è una delle testimonianze della tendenza del mondo latino di considerare
gli eunichi come un "terzo sesso" (tertium
genus hominum), dalle caratteristiche né maschili né
femminili. La tesi del "terzo sesso" avrebbe avuto molto successo nel XIX
secolo, ma stavolta applicata alla transessualità e all'omosessualità
(che veniva confusa con essa).
[7]
Nel teatro antico anche le parti femminili potevano essere affidate a uomini,
spesso giovani e di bella presenza. E tanto più seducente e "sexy"
risultava l'attore, tanto più era considerato e bravo.... salvo
poi essere disprezzato come "effeminato" (come anche qui) per avere compiuto
quegli atti indegni di un vero maschio, ad iniziare dal fatto di essersi
vestito da femmina. Si aggiunga che quei talebani maschilisti dei primi
cristiani rifiutavano addirittura agli attori di entrare a far parte della
loro Chiesa.
[8]
Il dio della guerra.In italiano il nome sarebbe Guerrino, o simile.
[9]
La dea dell'amore e della sessualità.
[10]
Si veda quanto detto alla nota 6. Anche qui si allude al fatto che il suo
genere non è né maschile né femminile.
[11]Da
qui in poi sia la digitalizzazione del testo latino, (assente nel sito
"Divus Angelus") sia la traduzione sono a cura di Pierluigi Gallucci.
[12]
Come già altre composizioni precedenti, anche questa si diverte
a sottolineare che fu l'acqua ad alimentare il fuoco dell'amore di Narciso.
E come le altre, anche questa composizione potrebbe essere stata scritta
in origine per decorare una fontana, una di quelle in cui una statuetta
di Narciso si specchiava nelle acque sottostanti.
[13]
La composizione è attribuita qui a Virgilio, ma la critica
esclude che sia sua.
[14].
[15].
[16].
[17].
[18].
[19].
[20]. |