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Martino Lutero (1483-1546)

Martino Lutero
Martino Lutero.

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", condiviso in attesa di trovare il tempo
per curare o farne curare la traduzione, il commento, o entrambe le cose.
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Da: Lecturae in Genesim / Lezioni sulla Genesi [1513/17?? 1539? Controllare[1]
XIX, 1
XIX, 1
/ p. 46 / 1. In hoc capite describitur poena illa peccatorum, cuius capite praecedenti facta est mentio, quod clamor Sodomae ascenderit ad coelum. 
Porro horribilem hanc historiam, sicut et illam diluvii, non libenter tracto. 
Est enim horribile, sentire et experiri iram Dei, sic immodice pene grassantem in miserum genus humanum. Toto igitur pectore commoveor, cum vel lego, vel tracto ista. Etsi enim sum homo iracundus, tamen tam insigni calamitate permoveor, et sentio tentationem Abrahae, quam habuit, cum conaretur omnibus viribus avertere per intercessionem tantam iram ab impoenitentibus peccatoribus.
1. In questo capitolo sarà descritta la pena di quei peccatori, di cui è stata fatta menzione nel capitolo precedente, quando il grido di Sodoma salì al cielo.
Ma non tratto volentieri questa orribile storia, così come quella del diluvio universale.
Infatti è orribile sentire e sperimentare l’ira di Dio, che così quasi senza misura si abbatte sull’infelice genere umano. Dunque sono scosso con tutto il cuore, quando leggo o tratto di codeste cose. Infatti, anche se sono un uomo irascibile, tuttavia sono sconvolto da una calamità tanto straordinaria, e sento la tentazione che ebbe Abramo quando cercava di distogliere tanta ira da tutti gli uomini attraverso intercessione dai peccatori impenitenti.
2. Antinomi, novi isti Prophetae, contendunt homines tractandos suaviter, nec terendos irae divinae exemplis. Sed diversum Paulus dicit [2. Tim. 3, 17] 2 Timothei 3. 
Ubi dicit "Scripturam etiam utilem ad obiurgandum et ad castigandum, ut homo Dei sit perfectus, et ad omne bonum opus paratus". 
[1. Cor. 10, 6] Et notum est praeceptum de verbo Dei recte secando. 
Et 1. Corinthiorum 15 [sic!] post varia irae divinae testimonia contra peccatores clare dicit. Scripta illa esse propter nos, ne illorum exemplo concupiscentia peccemus.
2. Gli Antinomi [nota], codesti nuovi profeti, si rivolgono agli uomini, che trattano dolcemente, e non usano spesso esempi dell’ira divina. Ma diversamente quando Paolo [2. Tim. 3, 17] dice “la Scrittura è anche utile per rimproverare e castigare, affinché l’uomo di Dio sia perfetto e sia preparato il necessario per ogni bene”. 
[1. Cor. 10, 6]. Ed è noto il precetto sul selezionare la parola di Dio in modo giusto. 
E 1. Corinzi 15 dopo varie testimonianze dell’ira divina, parla chiaramente contro i peccatori. Quelli sono stati scritti a causa nostra, affinché non pecchiamo di concupiscenza sul loro esempio.
3. Ergo exempla irae divinae, quale hoc praesens est, sic sunt tractanda, ut faciant ad doctrinam et eruditionem nostram. 
Sicut Dominus Abrahae, qui nobis longe sanctior fuit, mandat, ut filiis suis haec narret. 
Semper enim invenies duo hominum genera: Alterum superbum, praefractum, contemnens verbi ac piarum admonitionum, et immodice securum: hos si suaviter tractes, si misericordiam Dei eis proponas, deteriores reddes. 
Hic scilicet fructus est, quem error Antinomorum affert. 
Sed moneo, ut eos caveatis. Non enim sunt contenti, quod ipsi pereunt, volunt nos quoque secum rapere ad interitum, ac suis peccatis onerare, dum ea repraehendi nolunt, sicut Sodomitae.
3. Dunque gli esempi di ira divina, quali qui sono presenti, devono essere trattati in modo da servire per la nostra educazione e cultura. 
Come Dio affida l’incarico ad Abramo che fu molto più santo di noi, così racconterà queste cose ai suoi figli. Sempre, infatti, troverai due tipi di uomini: uno superbo, severo, che disprezza la Parola e i giusti ammonimenti, ed eccessivamente sicuro: se tratterai dolcemente questi, se proporrai loro la misericordia di Dio, li renderai peggiori.
Questo è appunto il frutto che l’errore degli Antinomi porta. Ma consiglio di evitarli. Infatti non sono soddisfatti, perché essi stessi sono perduti, vogliono che anche noi ci trasciniamo con loro nella perdizione, e caricarci con i loro peccati, mentre non vogliono essere criticati, come i sodomiti.
4. Posuit autem Deus ministerium verbi in hunc mundum, non ut tacerent ministri, sed ut arguerent, docerent, consolarentur, terrerent, atque hoc modo salvarent, quoscunque possent. 
Hoc ministerium Antinomi in totum tollunt, dum repraehensiones nolunt ferre, ac iubent nos consentire ipsorum peccatis contra Pauli sententiam, qui non solum facientes, sed [Rom.  2, 1] consentientes damnat. Romanorum 2. 
Consentiunt autem, qui peccata non arguunt, ut si dissimularem cardinalium, Papae, Episcoporum peccata et  [Hes. 3, 19] blasphemias et tyrannidem. 
Atqui Dominus apud Prophetam dicit: "Tu liberaveris animam tuam, si argueris peccata populi tui".
4. Poi Dio stabilì la funzione della Parola in questo mondo, non perché i ministri del culto tacessero, ma perché denunciassero, insegnassero, consolassero, spaventassero e in questo modo salvassero chiunque potessero. 
[Antinomi] negano questo ministerio in tutto, mentre non vogliono avere critiche, e ci ordinano di acconsentire ai loro peccati contro la frase di Paolo “condanna non solo quelli che lo fanno, ma anche quelli che lo consentono” [Rom 2, 1]. 
Poi acconsentono coloro che non denunciano i peccati, come se nascondessero i peccati di cardinali, papi e vescovi e [Esodo 3, 19] bestemmie e tirannide. 
Ebbene Dio dice al profeta: “tu avrai liberato la tua anima, se denuncerai i peccati del tuo popolo”.
5. Sicut etiam pessimi homines in misericordia tolerandi. 
Sed cum volunt nos secum rapere in interitum, ibi misericordia cesset necesse est, non parentum autoritas, non liberorum amor tanti nobis esse debet, ut cum eis perire velimus. 
Obliviscenda ibi omnis misericordia est ad exemplum Loth, deserentis uxorem respicientem in via contra Domini mandatum. 
Tales quia indurati sunt, nec ullam admonitionem admittunt, sunt relinquendi.
5. Così anche gli uomini peggiori sono da innalzare alla misericordia. Ma poiché vogliono trascinarci con loro nella perdizione, allora è necessario che la misericordia cessi, né l’autorità dei genitori né l’amore dei figli deve avere tanto valore per noi da voler perderci con loro. 
Allora ogni misericordia deve essere dimenticata con l’esempio di Loth, che abbandonò la donna che lo amava su una via contro il volere di Dio. 
Perché tali persone sono indurite e non accettano alcun ammonimento, sono da lasciar stare.
6. Illi autem, qui non sic sunt praefracti, sed flecti possunt, erga hos [Luca 15, 4 segg..] misericordia vult Deus uti, sicut docet parabola de ove perdita. 
Non enim sunt impoenitentes Sodomitae, quibus debetur malleus divinus, qui conterit petras. 
Ab his iuditium Domini non est abscondendum, alioqui fiet, ut nos ipsorum peccatis polluamus consentiendo eis. 
Omnes enim Christiani sunt in mundo ideo positi, ut serviant proximo, non solum quod ad secundam tabulam attinet, sed magis ad primam, ut discant omnes timere Deum, et confidere misericordia eius.
6. Poi ci sono quelli che non sono così rigidi, ma possono essere flessibili, verso i quali [Luca 15, 4 e segg] Dio vuole usare misericordia, come insegna la parabola della pecora smarrita. Infatti non sono impenitenti i sodomiti, ai quali è destinato il martello divino che spacca le pietre. Il giudizio divino non deve essere nascosto da essi, altrimenti accade che, consenzienti con loro, ci macchiamo con i loro peccati. Infatti tutti i cristiani sono posti nel mondo in modo che siano d’aiuto al prossimo, non solo per ciò che riguarda il secondo comandamento, ma di più per il primo affinché tutti imparino a temere Dio e confidare nella sua misericordia.
7. [Luca 12, 32] Altera pars, qui iam antea humiliati et pavidi sunt, sicut Christus eos vocat pusillum gregem, ac mandat, ne timeant, hi etsi infirmi sunt, et varie peccant, tamen non sunt praefracti nec indurati, erga tales sit minister prudens ac fidelis, qui recte secet verbum Dei, et nihil peregrinum sanae doctrinae admisceat, territos ira et iuditio Dei non terreat amplius, sed erigat. 
Haec magna sapientia est, et in ministerio admodum necessaria, ut duplices auditores recte discernantur, et quisque audiat suam vocem, duri horribilia irae divinae exempla, pavidi autem suaves consolationes.
[Luca 2, 34] "Christus enim positus est, aliis in resurrectionem, aliis in ruinam".
7. [Luca 12, 32] Un altro tipo è di quelli che già prima erano umiliati e timorosi, come Cristo li chiama umile gregge, e ordina di non avere paura, anche se sono malati e abbiano commesso vari peccati, tuttavia non sono rigidi né induriti, verso di essi il ministero del culto sia esperto e credente, che selezioni correttamente la parola di Dio, e non mescoli nulla di estraneo alla sana dottrina, non impaurisca di più chi è già spaventato dall’ira e dal giudizio di Dio, ma sia di conforto. È una grande saggezza, e molto necessaria nel ministerio, che i due tipi di ascoltatori distinguano correttamente e ciascuno ascolti la sua voce, i refrattari i terribili esempi dell’ira divina, ma i timorosi dolci consolazioni. [Luca 2, 34] “Cristo infatti stabilì per gli uni la resurrezione, per gli altri la perdizione”.
8. Humiliati igitur erigendi sunt, contra in securitate exaltati, deprimendi, sicut sancta Maria in suo cantico etiam docet. Haec est recta sectio. 
Non enim fieri potest, quin pavidi securis admixti sint: moderatione igitur hac opus est, ut, qui sunt duri, sciant se peti horribilibus exemplis.
Pavefacti autem arripiant verba solatii et promissionis.
8. Gli umiliati devono quindi essere confortati, al contrario gli esaltati nella sicurezza devono essere contenuti, come santa Maria insegna anche nel suo cantico. Questa è la giusta divisione. Infatti non può accadere che i timorosi siano mescolati ai sicuri: dunque con questo criterio è necessario che quelli che sono refrattari sappiano di aspettarsi terribili esempi. Mentre i timorosi abbiano parole di conforto e promessa.
9. Atque hoc postea spiritus sancti offitium est, per verbum et confessionem dirigere corda, ut pavidi apprehendant consolationes, praefracti autem vel convertantur territi voce legis, vel prorsus pereant. 
Non enim sine discretione universi damnandi sunt. 
Sicut enim diluvium et Sodomitarum interitus ceu fulmina sunt, quibus animi terrentur: Ita his irae exemplis additur consolatio de servato Noah et Loth: sic fiet, ut pavidi non desperent.
9. E dopo ciò è compito dello Spirito santo dirigere i cuori con la parola e la confessione, affinché i timorosi prendano le consolazioni, mentre i refrattari o siano convertiti spaventati dalla voce della legge, o si perdano del tutto. Infatti sono tutti da condannare senza distinzione. Infatti così ci furono diluvio universale, la rovina dei sodomiti e la morte, per cui gli animi sono terrorizzati: così si aggiunge a questi esempi di ira la consolazione della salvezza di Noè e Loth: così accade che i timorosi non perdano la speranza.
10. Hic est finis, cur huiusmodi horribiles historiae a me legantur, licet invitus eas legam, quia terreor magnitudine irae Dei, et tamen video prodesse hanc doctrinam, non solum, ut superbi terreantur, sed etiam ut pii in timore Dei contineantur, nec exemplo impiorum peccent et pereant.
Deinde sic proponitur in hisce exemplis ira Dei, ut tamen simul eluceat Dei benignitas, misericorditer servantis fideles.
10. Questo è il motivo per cui raccolgo tali terribili storie, anche se controvoglia, perché ho paura della grandezza dell’ira di Dio, e tuttavia vedo che questa dottrina è utile non solo affinché i superbi abbiano paura, ma anche affinché i giusti si contengano nel timore di Dio e non pecchino e non si perdano nell’esempio degli empi. Quindi l’ira di Dio si manifesta in questi esempi qui così che tuttavia brilli contemporaneamente la bontà di Dio, che salva i fedeli con misericordia.
11. [Jes. 61, 1 segg.] Sic Christus apud Esaiam dicit, capite 61: "Spiritus Domini super me, eo quod unxerit me. Ad annunciandum pauperibus misit me, ut mederer contritos corde, et praedicarem captivis indulgentiam et clausis apertionem, ut praedicarem annum placabilem Domino, et diem ultionis Deo nostro, ut consolarer omnes lugentes etc.".
Ecce pauperes, contriti corde, captivi, clausi, lugentes, his promittitur indulgentia, liberatio et annus seu tempus, quo Deus placatus sit. 
Qui igitur non sunt pauperes et contriti corde, his dies ultionis praedicatur, hoc est, ira Dei.
11. [Jes 61, 1 segg] Così Cristo dice ad Isaia: “Lo spirito di Dio è sopra di me, perché mi ha unto. Mi ha mandato a dare la Buona novella ai poveri, per salvare i pentiti nel cuore e annunciare indulgenza agli schiavi, apertura ai rinchiusi, un anno che Dio è placato, e il giorno di castigo da Dio nostro, e consolare tutti quelli che piangono”. Ecco i poveri, i pentiti nel cuore, gli schiavi, i rinchiusi, chi piange, a cui è promessa indulgenza, liberazione e un anno o tempo in cui Dio è placato. Dunque a quelli che non sono poveri e pentiti nel cuore, è annunciato il giorno del castigo, questa è l’ira di Dio.
12. Si igitur Christus sic docet, ut cum misericordia irae doctrinam coniungat, cur nos eum non sequeremur? 
Summa igitur sapientia est, recte miscere haec, misericordiam in servato Loth ostensam, et iram in Sodomitis perditis. 
Territi animi et paventes sine dubio placent Deo, promittit enim [Jes. 42, 3] se "calamum conquassatum non fracturum, nec fumigans linum penitus extincturum".
12. Dunque se Cristo insegna così da unire la dottrina dell’ira con la misericordia, perché non dovremmo seguirlo? Dunque è somma saggezza unire giustamente queste cose, la misericordia dimostrata nella salvezza di Loth e l’ira contro i sodomiti perduti. Gli animi atterriti e spaventati piacciono senza dubbio a Dio, infatti, promette che [Jes 42, 3] “non saranno abbattuti da calamità sconvolgenti, né saranno distrutti da una fitta coltre di fumo”.
Joachim Patenier, Paesaggio con la distruzione di Sodoma e Gomorra
Joachim Patenier, Paesaggio con la distruzione di Sodoma e Gomorra [ca. 1510], dettaglio. Museo Van Beuningen di Rotterdam.
13. Etsi igitur haec irae exempla ad contritionem faciunt, tamen ab eis cessandum est, cum animi fracti sunt, et mitigandus dolor ac sanandum [Salmi  51, 19] vulnus. 
Scriptura vocat timorem sacrificium Dei et cultum, Psalmo quinquagesimo primo. 
Cum autem in hunc finem historiae hae per spiritum sanctum sint scriptae, ut excitentur animi ad timorem Dei, ac fugiant peccata et faciant iuditium et iustitiam, recte proponuntur in Ecclesia, quae sicut duplices homines habet, ita etiam duplex verbum proponit, historias irae et comminationes contra duros, securos, impoenitentes, et promissiones pro contritis ac humiliatis. 
Summa autem sapientia est, haec recte dispensare.
13. Dunque se anche questi esempi di ira portano contrizione, tuttavia ci si deve astenere da essi, quando gli animi sono mortificati e si deve mitigare il dolore e sanare una ferita [Salmi 51, 19]. La Scrittura chiama timore il sacrificio e il culto di Dio, nel Salmo 51. Poiché poi queste storie sono state scritte per mezzo dello Spirito santo al fine di spronare gli animi al timore di Dio, fuggire i peccati e comportarsi con giudizio e giustizia, giustamente sono proposte nella Chiesa, che come ha due tipi di uomini, così propone anche due tipi di parola, storie di ira e minacce contro i duri, i sicuri, gli impenitenti, e promesse per i pentiti e gli umiliati. È somma saggezza distribuirle correttamente.
14. Papa habet excommunicationis fulmen, sed contra quos eo utitur? 
Nonne contra nos, qui non securi, sed contriti sumus et humiliati? 
Sui autem ordinis homines, Epicureos, Canonicos securos, Cardinales, Episcopos, Tyrannos beatos praedicat, et in coelum evehit. 
Sic titulum, quod confortet pauperes Ecclesiae, et damnet rebelles, implet.
14. Il Papa possiede il fulmine della scomunica, ma contro chi lo usa? 
Forse non contro di noi che siamo non sicuri, ma pentiti e umiliati? 
Proclama beati uomini del suo ordini, Epicurei, Canonici sicuri, Cardinali, Vescovi, Tiranni, e li eleva al cielo. 
Così la fama che conforta i poveri della Chiesa e condanna i ribelli, è soddisfatta.
15. [Hes. 13, 19] Sed hoc non novum est, Ezechielem vide, capite 13: "vos Prophanastis me apud populum meum propter pugillos hordei’" id est, propter temporalia bona consequenda corrupistis doctrinam, et bonos damnastis, malos autem confirmastis: hoc enim est, quod sequitur: "Propter fragmenta panis interfecistis animas, quae non fuissent mortuae, et vivificastis animas quae [Hes. 13, 22] non vixissent, dum vos mentimini populo meo, qui auscultat mendatiis" et alibi. "Contristastis cor iusti, quem ego non contristavi". 
Caret igitur sapientia illa verbi recte secandi totus Papatus, non igitur aedificare potest, sed convellit et evertit omnia per suam doctrinam.
15. Ma ciò non è nuovo, vedi [Hes 13, 19]: “Voi mi avete tradito di fronte al mio popolo per una manciata di orzo”, cioè per ottenere beni temporali avete corrotto la dottrina, condannato i buoni, mentre avete approvato i malvagi: infatti, questo è ciò che segue: “Per dei pezzi di pane avete ucciso delle anime che non erano morte e avete dato vita a delle anime che non erano vive [Hes 13, 22] mentre avete mentito al mio popolo che ascolta menzogne” e in un altro punto “Avete attristato il cuore del giusto che io non avevo attristato”. 
Dunque l’intero papato è privo di quella saggezza di selezionare correttamente la Parola, non può quindi costruire, ma distrugge e sconvolge tutto secondo la propria dottrina.
16. Spiritus sanctus autem sic etiam hasce irae et iuditii Dei historias proponit, ut simul consolationem firmam ostendat, Deum sicut Loth timentes se ex certo interitu liberaturum. 
Non solum igitur pereunt Sodomitae, sed Loth servatus Deo gratias agit. 
In Loth salvatum respice tu, qui paves et humiliatus es, ac spera idem erga te facturum Deum. 
Contra tu, qui secure fornicaris, nempe colligis opes, laute curas cuticulam, et es Epicuri de grege porcus, flecte oculos ad Sodomitas, vide, quae eorum scelera indigna sit secuta gravis poena, cogita subito coelesti igni inflammatas quinque civitates, subsedisse terram, successisse horribilem bituminis lacum, uno momento eversis ac inaeternum perditis peccatoribus.
16. Ma lo Spirito santo propone anche queste storie qui di ira e giudizio di Dio così da mostrare insieme una solida consolazione che chi teme Dio come Loth sarà liberato da una rovina certa. 
Dunque non solo i sodomiti sono dannati, ma Loth è salvato per grazia di Dio. 
Guarda Loth salvato tu che sei timoroso e umiliato, e spera che Dio faccia verso di te lo stesso. Invece tu che fornichi tranquillamente, che certamente accumuli ricchezze, che curi così bene la pelle, e sei un porco del gregge di Epicuro, volgi gli occhi ai sodomiti, guarda quale pesante pena segue i loro indegni peccati, pensa alle cinque città infiammate dall’improvviso fuoco del cielo, la terra che sprofonda, che va sotto un terribile lago di bitume, e in un solo momento i peccatori sono sconvolti e perduti per l’eternità.
17. Haec diligente cogitata excitabunt te, ut de tuo quoque periculo cogites, et peccare desinas, ac veniam peccatorum exposcas. 
Hoc stulti et coeci Antinomi nostri, Grikel et Iekel, non norunt. 
Ideo hanc irae Dei praedicationem cum magno et certo malo ex Ecclesia tollunt.
Moneo igitur, ut caveatis tales, sunt enim fanatici spiritus et rerum spiritualium imperiti, inflati autem vana opinione doctrinae et sapientiae. 
Sed redeo ad historiam.

17. Queste cose attentamente pensate ti inviteranno a riflettere anche sul tuo pericolo, a cessare di peccare e implorare il perdono dei peccati. I nostri stolti e ciechi [Antinomi Grikel e Iekel] non sanno ciò. Perciò sopportano questa predicazione dell’ira divina con grande e sicuro disagio dalla Chiesa. Dunque ti avviso di stare attento a loro, infatti sono spiriti fanatici e incompetenti delle cose spirituali, ma gonfi di una falsa idea della dottrina e della saggezza. Ma ora ritorno alla storia.
18. Superiore capite nominat viros, quos hic clare vocat Angelos. 
Ita tamen idem nomen intelligendum est, ut statuas apparuisse in eis Dominum. 
Cur autem appellationem sic mutaverit Moses nescio, nisi forte voluit spiritus sanctus significare, non fuisse naturales homines.
18. Nel capitolo precedente nomina gli uomini che chiama chiaramente Angeli. 
Tuttavia si deve intendere questo termine così da stabilire che in essi apparve Dio. 
Ma poiché Mosè cambiò così il nome, non so se non volle forse significare Spirito santo, che non fossero uomini naturali.
19. Quod de vespere commemorat Moses, existimo fuisse proximum vesperum, quod secutum est eum meridiem, quod cum Abraha pransi sunt. 
Quia autem iter longius est a Mamre ad Sodoma, quam ut tam paucis horis possit confici ab homine, ideo quoque Angelos fuisse hoc in loco Psalmus dicit, ne quis suspicaretur rem fictam narrari.
19. Poiché Mosè cita la sera, penso fosse vicino alla sera, che segue mezzogiorno, quando mangiarono con Abramo. 
Ma poiché è più lunga la strada da Mamre a Sodoma che può essere percorsa da un uomo in così poche ore, il Salmo dice che gli Angeli erano in quel luogo così che nessuno sospetterebbe che sia raccontata una storia falsa.
20. Referenda autem ad hanc historiam illa sunt, quae supra de hospitalitate diximus. 
Sicut enim de Abraham, ita de Loth quoque audis exoptasse, obviisque ulnis excepisse hospites, ac tantum non coëgisse, suo ut uterentur hospitio. 
Dixi autem nullum hospitalitatis encomium maius [Matteo,  25, 35] esse, quam illud Matthaei 25: "Esurivi, et dedistis mihi panem".
20. Ma sono da riferire a questa storia quelle cose che abbiamo detto sopra riguardo l’ospitalità. 
Infatti sai come Abramo, così anche Loth desideravano e accoglievano gli ospiti a braccia aperte e non lo facevano solo per utilizzare la loro camera. 
Ma ho detto che nessuna ospitalità merita maggior encomio di quel passo [Matteo 25, 35]: “Ero affamato e mi hai dato il pane”.
21. Quod Loth sedit in porta Sodomae, aliud est, quam sedere in porta civitatis. 
Porta enim civitatis significat locum curiae. 
Mos enim orientalium populorum erat, Curiam ponere in portis, ibi enim arcem, seu propugnacula habebant, ac conveniebant deliberaturi de republica. 
Loth autem sedet in ingressu civitatis.
21. Loth stava sulla porta di Sodoma, è diverso da stare sulla porta di una città. 
Infatti porta di una città significa luogo di curia. 
Infatti era usanza dei popoli orientali porre la Curia vicino alle porte, dove infatti avevano la rocca o i bastioni e si radunavano per deliberare sul governo. 
Loth dunque sta all’ingresso della città.
22. Est autem commendatio hospitalitatis. 
Res enim ostendit, cur se domi non continuerit.
Expectat hospites, videt civium furorem et iniurias, si qui igitur veniant peregrini, vult eos secum esse, ubi sine contumelia et iniuria pernoctare possint. 
Ac fortasse eo tempore magna persecutio fuit in UR Chaldaeorum. 
Itaque pii frequentes Abrahamum exulem secuti sunt, cum eo potius in exilio, quam cum impiis in patria victuri. 
Fratrum igitur periculo moniti Abraham et Loth sedent aut in ostio domus, aut in ipsa porta, ut, si qui veniant, hospitium inveniant paratum.
22. C’è poi il pregio dell’ospitalità. Infatti la cosa dimostra perché non continuerà a rimanere a casa. Aspetta gli ospiti, vede il furore e l’ingiuria dei cittadini, se quelli che giungano fossero stranieri, vuole che stiano con lui, dove possano passare la notte senza ingiurie e offese. E probabilmente a quel tempo fu forte la persecuzione nella città di Ur dei Caldei. 
Così i numerosi fedeli seguirono l’esule Abramo, con lui meglio in esilio che vincitori in patria con gli empi. Dunque, avvertiti del pericolo dei fratelli, Abramo e Loth stanno o nella porta della casa o nella porta stessa in modo che, chi venisse, trovava la camera preparata.
23. Videns igitur Loth Angelos adorat eos facie tenus in terram. 
Hoc de Abraha non est scriptum, qui tantum incurvavit se, seu genu flexit. 
Loth procumbit in faciem in terram, tanta erga hospites tum fuit reverentia. 
Apparet autem hinc, quae fuerit disciplina in familiis piorum, et quomodo adsuefecerint suos posteros, quod venientes peregrinos homines ita exceperunt reverenter, ac si Deus ipse veniret.
Deum enim in eis reveriti sunt et honorarunt.
23. Dunque Loth, vedendo gli Angeli, li prega con il volto rivolto a terra. 
Questo non fu scritto da Abramo che si piegò solamente o si inginocchiò. 
Loth si prostrò faccia a terra, tanto grande fu allora il rispetto verso gli ospiti. 
Appare da qui quale disciplina c’era stata nelle famiglie dei fedeli, e in che modo abituassero i loro discendenti, poiché accoglievano con rispetto gli uomini stranieri che giungevano, così come se Dio stesso giungesse. 
Infatti rispettarono e onorarono Dio.
24. Nostro saeculo, in hac fece mundi, tanta malitia, tam variae fraudes et doli sunt, ut, quid cui facias, nescias. 
Hoc tamen praestandum nobis est, ut saltem, quos novimus, honore adficiamus, ac iuvemus offitiis. 
Sed audi, quomodo cum ignotis hospitibus loquatur Loth.
24. Nel nostro tempo, in questa feccia di mondo, ci sono tanta malvagità, tanti differenti peccati e inganni che qualunque cosa tu faccia, non lo puoi sapere. Tuttavia dobbiamo assicurare che almeno onoriamo quelli che conosciamo e li aiutiamo con le funzioni. Ma ascolta in che modo Loth parla con gli ospiti sconosciuti.
La distruzione di Sodoma. Miniatura da manoscritto francese de La cité de Dieu, all'Aia [1475-1480].
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XIX, 4-5
XIX, 4-5

/ p. 55 / Pergit Moses in descriptione horribilis peccati. Ac ego quidem non libenter versor in hoc loco, quod aures Germanorum adhuc innocentes et purae sunt ab hoc portento: etsi enim haec quoque labes, ut reliqua peccata, irrepsit per impium militem et voluptuarium mercatorem: tamen, quae in occulto fiunt, ignorantur ab aliis. 
Carthusiani monachi digni odio sunt, hi contagium hoc horribile ex monasteriis Italicis primi intulerunt in Germaniam, sic scilicet laudabiliter Romae instituti et eruditi sunt.

Mosè continua nella descrizione del terribile peccato. Ma io non mi trovo volentieri in questo argomento, poiché le orecchie dei germani sono ancora pure e innocenti da questo flagello: infatti anche se tentenni in questi come negli altri peccati, si scivola nell’esercito degli empi e nel mercato dei piaceri: tuttavia, ciò che non appare chiaramente è ignorato da altri. I monaci certosini sono degni di odio, essi per primi hanno portato questo orribile contagio dai monasteri italici in Germania, sono stati eruditi e preparati a Roma così diciamo lodevolmente. 
Continet autem locus hic necessariam et utilem doctrinam. 
Videmus enim, quod, cum peccata in mores abeunt, et homines securi eis indulgent, vindicta divina statim consequitur. 
Discamus igitur timere Deum, et armare nos contra carnem et diabolum, ne in similia flagitia ruamus, quae Deus non potest impunita transmittere.
Ma questo passo contiene la dottrina utile e necessaria. Infatti, vediamo che, quando i peccati diventano abitudini, e gli uomini sicuri cedono ad essi, subito segue la vendetta divina. Dunque, insegniamo a temere Dio, e armarci contro la carne e il diavolo, per non cadere in simili atti sconci che Dio non può lasciar passare impuniti.
Moses satis grandibus verbis describit miseriam et calamitatem generis humani. 
Postquam comedissent Angeli, inquit, absque dubio in coena varia locuti de timore Dei, de iustitia, de corruptela morum et disciplinae dissolutione, de his enim forte conquestus [2. Petri 2, 8] est sanctus Loth: Non enim frustra dicit Petrus, animam iusti cruciatam [Matteo 12, 35] diu noctuque, quod indigna et videre et audire cogebatur. 
Os igitur ex abundantia cordis locutum est (1), nec se potuit continere dolor, cum tam opportuni et sancti contigissent hospites
Mosè descrive con più grandi parole la miseria e rovina del genere umano. Dopo che gli Angeli avevano mangiato, disse che senza dubbio parlavano in diversi pranzi del timore di Dio, della giustizia, della corruzione dei costumi e della dissoluzione della disciplina, da cui infatti forse il santo Loth fu conquistato [Pietro 2, 8]: infatti Pietro dice non invano che l’anima del giusto è torturata giorno e notte [Matteo 12, 35], poiché è costretto a vedere ed ascoltare cose indegne. Dunque la bocca parlò per l’abbondanza del cuore, e il dolore non si poté contenere, quando capitano ospiti tanto santi e utili.
Postquam igitur coena peracta est, et tempus suaderet somnum, quid fit? viri civitatis, viri Sedom (haec repetitio ad aggravandum peccatum pertinet) adeo furiosi sunt, ut non solum nullum praestiterint offitium hospitibus, sed in aliena domo ne ad horam quidem fessos sinerent quiescere: saeviunt in lassos, antequam cubitum abeunt, etiam somnum invidentes. Nonne barbaries et crudelitas insignis? 
Sed hoc gravius et prorsus infandum est, quod ad libidinem eos flagitant, atque hoc faciunt viri civitatis, non leves ex plebe homines, mercenarii, servi, inquilini, sed praecipui cives, quorum erat tueri alios, et punire similia flagitia in aliis.
Dunque dopo che il pranzo fu terminato, e il tempo consigliava il sonno, cosa accade? Gli uomini della città, gli uomini di Sodoma (questa ripetizione serve per aggravare il peccato) sono furiosi tanto che non solo non offrono alcun servizio agli ospiti, ma lasciano dormire gli stanchi in una diversa casa e neppure all’ora giusta: infieriscono sugli stanchi, prima che vadano via dal letto, invidiosi anche del sonno. Non è forse una barbarie e crudeltà notevole? Ma è ancora più grave e del tutto orribile che si corrompano nel piacere e facciano ciò gli uomini della città, non insignificanti uomini del popolo, mercenari, servi, inquilini, ma insigni cittadini, il cui compito era vigilare sugli altri e punire simili atti sconci negli altri. 
Pertinet igitur hoc quoque eo, ut intelligas non fuisse decem iustos in civitate. 
Hi enim cives erant primo loco, habebant uxores, habebant liberos et familias, has gubernare debebant, et adsuefacere ad disciplinam et pudicitiam, sed quid ipsi designant? quid tentant? idque in publico, et contra hospites innocentes?
Dunque importa anche questo, che tu comprenda che non c’erano dieci persone giuste nella città. Infatti questi cittadini erano al primo posto, avevano mogli, figli e famiglie, dovevano guidarli, abituarli alla disciplina e virtù, ma cosa indicano essi stessi? Cosa fanno? Cosa in pubblico e contro ospiti innocenti?
Repetit autem Moses et dicit, viri Sodom hoc fecerunt, quae caput fuit totius regionis, atque ideo exemplo esse debebat vicinis civitatibus.
Ita enim fit, minores respublicae ad maiorum exempla se comparant, sed quid de illis quatuor inferioribus iudicabimus, cum tantum vitii in praecipua, quae ceu gubernatrix aliarum fuit, conspiciatur? 
Nam audi porro Mosen.
Mosè ripete e dice che fecero questo gli uomini di Sodoma, che fu a capo di tutta la regione e che doveva essere del medesimo esempio per le città vicine. Infatti così accade che Stati più piccoli si paragonano ad esempi più grandi, ma che giudizio daremo di quelle quattro più piccole, dal momento che si vede tanto vizio in quella principale che fu come reggitrice delle altre? Infatti ascolta come continua Mosè.
Circumdant domum, non mittunt apparitores, seu lictores ad domum Loth exploraturos, qui hospites sint, qui advenerint, nec ipsi exploratum veniunt. Sed domum circum circa cingunt minitantes hostile aliquid. Circondano la casa, non mandano addetti o guardie ad indagare sulla casa di Loth, su chi siano gli ospiti, chi giungesse né essi stessi vengono ad investigare. Ma accerchiano la casa minacciando qualcosa di ostile.
Haec circumstantia facit, ut credam festum tum fuisse diem, et convivia agitata per urbem, tota enim civitas insaniit, etsi enim non omnes perpetrare facinus voluerunt, tamen omnes fuerunt in studio, ac delectati sunt hoc civium furore contra hospites. 
Pari autem loco sunt faciens et consentiens.
Questa situazione fa in modo che tu creda che allora fosse giorno di festa e ci fossero animati banchetti per la città, infatti tutta la città freme, anche se non tutti vollero commettere peccato, tuttavia tutti furono in desiderio e godettero di questo furore dei cittadini contro gli ospiti. In ugual modo ci sono gli attivi e i consenzienti.
Porro inter ista quatuor membra durissimum est, quod sequitur: "a puero usque ad senem". 
Est aetatis nomen, ac fere eo utuntur Hebraei, cum de servis et ancillis loquuntur. 
Significat enim eos, qui 20. 24. 26, annum attigerunt, iam per aetatem ad serviendum utiles, ac qui iam sentiunt aestus carnis, hi omnes se associant civibus, Regi, consiliariis, senatoribus, optimatibus, etiam senes adsunt, in quibus vel mortua Venus, vel qui saltem compescere furorem reliquorum canitie et autoritate poterant: et, ut clarius rem intelligas, omnis populus simul ex omnibus civitatis angulis accurrit. 
Non quidem potuerunt omnes perpetrare facinus hoc, sed et delectati sunt facto, et consenserunt.
Proseguendo tra queste quattro membra è durissimo ciò che segue: “dal bambino fino al vecchio”. È il nome dell’età e gli Ebrei usano più o meno la medesima espressione quando parlano di schiavi e schiave. Significa infatti che chi abbia raggiunto i 20, 24, 26 anni, ormai utili per l’età a servire, che sentono già l’ardore della carne, tutti questi si uniscono ai cittadini, al re, ai consiglieri, ai senatori, agli aristocratici, ci sono anche i vecchi, in cui o la bellezza è sfiorita o chi poteva almeno contenere il furore degli altri con la canizie o l’autorità: e, perché tu comprenda meglio, tutto il popolo insieme accorre da ogni angolo della città. Ma non tutti poterono compiere questo misfatto, ma godettero del fatto e ne erano consenzienti.
Quid autem putabimus cogitasse in hoc totius civitatis furore pium Loth, cuius unius domus petebatur ab omnibus? 
Unus enim timebat Deum, et domi suae disciplinam ac castitatem, quam poterat diligentissime, tuebatur, reliquis libere et sine pudore indulgentibus adulteriis, stupris, molliciei, incestibus etiam, adeo ut non peccata, sed ludus aliquis haberentur: quemadmodum hodie inter nobiles et in inferiore Germania fornicatio pro ludo habetur, non pro peccato, itaque etiam sine omni poena est.
Cosa crederemo che pensasse in questo furore di un’intera città il pio Loth la cui unica casa era desiderata da tutti? Solo lui infatti temeva Dio e a casa sua osservava disciplina e castità quanto più diligentemente poteva, mentre tutti gli altri in modo libero e senza pudore erano dediti agli adulteri, stupri, mollezze, anche incesti, tanto da non essere considerati peccati, ma giochi: allo stesso modo oggi tra i nobili e nella Germania inferiore la fornicazione è considerata un gioco, non un peccato, e così è anche senza alcun tipo di pena.
Et in Italia primum, deinde a quibusdam Canonicis in Germania disputatum est, simplicem fornicationem soluti cum soluta non esse peccatum, sed naturae purgationem quaerentis exitum. 
Honor sit auribus innocentibus, non enim libenter haec tracto, et tamen cavendum nobis est, ne tales scandalosi sermones incautam et alioqui pronam ad peccatum aetatem abripiant ac evertant. 
Ubi enim sic vivitur et docetur, ac vicia in mores abeunt, ibi, inquit graviter Seneca (1), remedii locus non est. 
[Hebr. 13, 4] Vos Pauli sententias vobis proponite, et ex illis iudicate: "Fornicarios [1. Cor. 6, 9] et adulteros iudicabit Deus". 
"Nolite decipi, fornicarii et adulteri regnum [Hebr.  11, 6] Dei non possidebunt". 
Et Ebraeorum 11.: "Sine castitate nemo Deo placebit".
E prima in Italia, poi in Germania si discute tra alcuni Canonici se la semplice fornicazione di chi si è dedito ad azioni sfrenate non è peccato, ma l’esito della natura che cerca purificazione. 
Sia onore alle orecchie innocenti, infatti non tratto volentieri queste cose, e tuttavia dobbiamo badare che tali scandalosi discorsi non raggiungano e pervertano l’età imprudente e in qualche modo predisposta al peccato. 
Infatti dove così si vive e si insegna, e i vizi diventano abitudini, là dice Seneca con forza, non c’è posto per rimediare. [Hebr 13, 4] Prendete le frasi di Paolo e giudicate da esse: “Dio giudicherà gli adulteri e i fornicatori” [Cor 6, 9]. 
“Non fatevi ingannare, i fornicatori e gli adulteri non avranno il regno di Dio” [Hebr 11, 6]. 
E in [Ebrei 11]: “Senza castità nessuno piacerà a Dio”.
Vidi ego Romae tanquam sanctos adoratos quosdam Cardinales, qui consuetudine mulierum fuerunt contenti. 
Non igitur ibi occulte nec privatim, sed publice infanda flagitia committuntur, exemplo et authoritate principum et totius civitatis. 
Hic quis remedii potest locus esse? aut quis arguet tales? qui peccata pro laudatis moribus habent? et cum laude ea putant exerceri? 
Ad hos si compares illos, qui etsi peccant, tamen clam peccatum habent, et pudore suffunduntur, dices tolerabiles esse peccatores: sicut proverbium Germanicum dicit de Nemine: Nemo etsi peccet, tamen tolerabiliter peccat.
Habet enim timorem et pudorem saltem crassum et servilem, quod nollet vulgari peccatum suum. 
Tales Sodomitae non erant, itaque desperata apud eos erant omnia, nec relinquebatur remedio locus. 
Sed necesse erat Dominum de coelo descendere et punire.
 Io vidi a Roma tanti santi adorati quanti cardinali che erano soddisfatti dal rapporto con le mogli. Non infatti di nascosto o in privato, ma pubblicamente sono commessi atti nefandi, come esempio e autorità dei capi e di tutta la città.
Che rimedio ci può essere qui? O chi denuncia costoro? Chi giudica i peccati come lodevoli costumi? E pensano che siano praticati con lode?
Se paragono a questi quelli che, anche se peccano, tuttavia lo hanno fatto di nascosto e sono coperti dal pudore, dici che sono peccatori tollerabili: come dice il proverbio germanico su Nessuno: Nessuno anche se pecca, tuttavia pecca in modo tollerabile. Infatti ha timore e pudore almeno spesso e servile, poiché non vuole rendere noto il suo peccato. 
Tali non erano i sodomiti, e così rispetto a loro tutto era senza speranza, né rimaneva possibilità di rimedio. Ma era necessario che Dio scendesse dal cielo e punisse. 
Etsi autem horribile est experiri et videre, quanta sit potentia Satanae, postquam homo semel a timore Dei deflexit. Non enim cessat impellere de peccato in peccatum, tamen utiliter haec cogitantur, et ad orationem invitant. 
Imo etiam commendant nobis curam coelestis Patris de nobis, admonentis et quasi in viam revocantis nos per patrum flagellum, quod hoc modo dulcescit, cum cogitas, quid soleat homo sibi relictus et indulgens libere peccato.
E anche se è orribile da provare e vedere, quanto sia grande la potenza di Satana, dopo che l’uomo si è scostato una sola volta dal timore di Dio. Infatti non smette di incitare da un peccato ad un altro, tuttavia queste cose siano pensate in modo utile e invitino alla preghiera. Anzi ci raccomandano anche la nostra dedizione al Padre celeste, ammonendoci e quasi richiamandoci alla retta via con il flagello degli antenati, che in questo modo si addolcisce, quando pensi a cosa di solito rimane dell’uomo che indulge tranquillamente nel peccato.
Sodomitarum singularis enormitas est, discedentium a naturali ardore et desyderio, quod divinitus implantatum est in naturam, ut masculus ardeat in foeminam, et appetentium, quod contra naturam poenitus est, unde haec est perversitas? sine dubio ex Satana, qui, postquam a timore Dei semel deflexum est, tam premit naturam valide, ut extinguat naturalem concupiscentiam, et excitet eam, quae contra naturam est. Straordinaria è la sregolatezza dei sodomiti, che si allontanano dall’ardore e desiderio naturale che è impiantato per volere divino nella natura, affinché il maschio desideri la femmina, e di chi desidera ciò che è punito contro natura [.] Da dove viene questa perversione? Senza dubbio da Satana, che, dopo che si è scostato una sola volta dal timore di Dio, schiaccia la natura in modo così forte che estingue il desiderio naturale ed eccita quello che è contro natura.
Moses peccatum hoc valde exaggerat, cum addit horribilem istam vocem, et in auribus omnium sanorum hominum intollerabilem: "Educ viros istos, ut eos cognoscamus". 
Hoc clamat non unus et alter, sed tota civitas, iuniores cum senibus, etiam ipse magistratus. Disce igitur, quid Propheta [Jes. 3, 9] Esaias velit, cum dicit de suo populo: "sicut Sodoma praedicaverunt peccatum suum". 
Non in ipsa domo tam infandam vocem edunt. Foris stant in publico, et publice Magistratus autoritate postulant educi Angelos duos. Non igitur hoc eiusmodi peccatum fuit, quod cuperent clam esse et coelari: apparet publice fuisse morem, cuius neminem puduit.
Mosè ingrandisce molto questo peccato quando aggiunge questa voce orribile e intollerabile alle orecchie di tutti gli uomini sani: “Fai uscire questi uomini affinché noi li conosciamo”. 
Questo è urlato non da uno o due, ma dall’intera città, giovani e anziani, anche i magistrati stessi. Impara dunque ciò che il profeta Isaia [Jes 3, 9] intendeva quando dice del suo popolo: “come a Sodoma annunciarono i loro peccati”.
Diffondono non nella stessa casa una voce tanto nefanda. Stanno fuori in pubblico, e pubblicamente chiedono all’autorità del magistrato che siano condotti i due Angeli. Dunque non fu un tale peccato che desideravano fosse nascosto o celato: appare pubblicamente che fosse un costume di cui nessuno si vergognava.
Auget autem indignitatem, quod in hospites talia audent. 
Quid autem fecerunt aliae quatuor inferiores civitates et quasi discipulae, hoc cum Sodoma, princeps earum, faceret?
Ma aumenta l’indignazione poiché osavano fare tali cose contro gli ospiti. Cosa fecero le altre quattro città minori e quasi allieve, con Sodoma loro capo?
Dominus meritam poenam non adduxisset, paulatim dilapsa esset politia, nec potuisset consistere. 
Si enim vinculum coniugii tollas, et vagas libidines permittas, cum disciplina leges et honestas omnis intercidit. 
His autem sublatis non politia, sed mera bestialitas et feritas relinquitur. 
Itaque Dominus coactus est, ut poenam infligeret, et grassantem immodice furorem reprimeret, aliis in exemplum.
Dio non inflisse la giusta pena, essendo gradatamente dissolto lo Stato, né poté stare fermo. Infatti se togli il vincolo coniugale e permetti passioni errate, con la disciplina spezzi le leggi e le virtù di ciascuno. 
Sopportate queste cose, rimane non lo Stato, ma la semplice bestialità e barbarie. 
Così Dio fu costretto a infliggere la pena, e reprimere il furore che avanzava senza freni, come esempio per tutti gli altri.

Illustrazione anonima. Dalla Rete.
Illustrazione anonima contemporanea, dalla Rete.

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo di questi due estratti da: Martin Luthers Werke, Wiesbaden 1886-1986, ___ voll., vol. 10, II, pp. 46-50 e 55-58, così come ripresi online sul sito: "Martin Luthers syn på homofili" (con testo danese e latino a fronte).
Ho aggiunto qualche acapo, e corretto un paio di piccoli refusi tipografici evidenti.

La traduzione dal latino qui proposta, inedita, è sia mia sia di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il contributo. 
La revisione del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare a me soltanto.

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Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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