Da: Epigrammaton
liber II / Libro secondo degli epgirammi [1493] [1]
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II,
21.
In Censorium.
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II 21.
Contro Censorio.
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Censorius,
quod ipse nil agit prorsus
quod optimo
non iure debeat carpi,
reprendit
unumquenque: siue quis mutit,
seu quis
tacet, seu ridet, ore seu moesto est,
reprendit
ille; siue quis dedit quicquam,
siue accipit
quis, seu timetue speratue,
seu quis
sedet, seu quis deambulat, seu quis
quodcunque
qualecunque qualitercunque
ubicunque
agit, reprendit: id homini est moris, si mos uocari tam euidens furor possit. |
Censorio, poiché
tu stesso non fai proprio nulla
che non debba
essere ripreso con le migliori ragioni,
critichi tutti:
chi brontola,
chi tace, chi
ride, chi è di poche parole [modesto],
tu lo critichi;
chi ha dato qualcosa,
chi la riceve,
chi ha paura, chi spera,
chi è
seduto, chi cammina,
chi fa qualunque
cosa, quale che sia, in qualunque modo
e dovunque,
tu lo critichi: egli ha quest’abitudine,
se può
chiamarsi abitudine un tanto evidente delirio. |
Atqui,
si is esset hic nouus Cato noster
quem continentis
optimus tenor uitae
sanctique
pigra tollerent humo mores,
tamen reprendentem
usquequaque quis ferret? |
Ma
se, dunque, questo nostro è un novello Catone
che l’ottimo
tenore di vita sobria
e le virtuose
abitudini sollevano dall’inerte terra,
tuttavia chi
lo sopporta mentre fa in continuazione il censore? |
Nunc
impudicus.[2],
helluo, uorax, mango,
insulsus,
aleo, improbus, salax, leno,
cinaedulorum
pessimum omnium fulcrum,
bonos malosque
iudicat sui oblitus:
o ante nullis
cognitum nefas saeclis! |
Ora
questo rottinculo.[2],
ingordo, vorace, imbroglione,
insulso, baro,
disonesto, lussurioso, mezzano,
pessimo amico
di tutti i finocchi,
giudica i buoni
e i cattivi dimenticando se stesso:
oh prodigio
sconosciuto prima di questa epoca! |
Da: Epigrammata varia.[3].
8.
Ad Hylam
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8.
Ad Ila.
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Ore prius
pleno solitus laudare iugatos,
cur nunc
laudator caelibis es thalami,
quodque
magis mirum, cum morem et coniugis artes,
cum faciem
coelo laudibus ipse feras? |
Prima di solito
lodavi solennemente gli sposati,
perché
ora lodi il letto del celibe,
e cosa vieppiù
singolare, proprio tu innalzi al cielo con lodi
il carattere,
la condizione e le qualità del coniuge? |
Crede
mihi, non ista tori, non culpa maritae est:
sed quis,
Hyla, natas sex, rogo, pauper amet? |
Credimi,
la colpa non è del matrimonio né della sposa:
ma quale poveraccio,
ti chiedo, Ila, può amare sei figlie? |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Poeta bizantino-albanese, Marullo nacque a Costantinopoli, ma prima
della caduta della città nel 1453 la famiglia si rifugiò
in Italia, dove Michele studiò.
Il testo del primo epigramma
da: Michele Marullo (Michael Tarchaniota Marullus
Mabilius), Epigrammaton libri IV, come a suo tempo pubblicati
online
dal defunto sito "Poeti d'Italia in lingua latina", che riprendeva
l'edizione: Michaelis Marulli carmina, a cura di Alesandro Perosa,
Thesaurus mundi, Turici 1951.
Le traduzioni
dal latino, inedite, sono di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il contributo. La revisione del testo
italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare a me soltanto.
[2]Quando
è riferito ad un maschio il termine "impudicus" non è
generico ma il più delle volte allude specificamente all'"impudicizia"
del rapporto omosessuale nel ruolo passivo.
[3]Il
testo da: Michele Marullo, Epigrammata varia,
come pubblicati online dal defunto sito "Poeti
d'Italia in lingua latina", dala medesima edizione a stampa.
Il testo della composizione
non ha nulla di omosessuale, ma l'epigramma è indirizzato a un "Ila",
che era il nome dell'amante omosessuale di Ercole. Forse Marullo si rivolgeva
a un amico omosessuale, ma ovviamente questa mia è una pura illazione. |