Da: De calamitatibus
temporum / Sulle calamità dei tempi [1470] [1]
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Liber
1
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Libro
1
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1123
Hoc regina
modo Babylonia, Pasiphaeque:
sic Bacchi
delusa parens, sic et Phaethontis |
1123
In questo modo
regina è Babilonia, e Pasife:
così
la madre di Bacco [Semele] fu ingannata, così la madre di Fetonte
[Climene], |
1125
victa Cupidineo
mater, quae languit igne,
venatrixque
soror Phoebi, scit Lamia rupes.
Haec fera
adulterium parit, incestusque nefandos,
stupraque
et igne scelus dignum, quo barbara quondam
abstulit
immixtis sulphur quinquurbia flammis. |
1125
che languì
nel fuoco, fu vinta da Cupido,
e la sorella
cacciatrice di Apollo [Diana], la rupe conosce Lamia.
Questo mostro
genera l’adulterio, gli incesti indicibili,
gli stupri
e ogni empietà degna del fuoco, con cui un tempo
lo zolfo, unito
alle fiamme, spazzò le cinque città corrotte. |
1130
Nunc lacus
est, ubi tunc homines errare solebant,
et qua Pentapolis
regio fuit, aequora lentus
pigra liquor
uestit, qui mortua corpora sorbet,
viua gerit
tergo sceleris monumenta uetusti. |
1130
Ora vi è
un lago in cui allora gli uomini erano soliti vagare,
che fu la regione
delle cinque città, ricopre le acque stagnanti
un denso liquido,
che inghiotte i corpi morti,
porta in superficie
i vivi ricordi dell’antica colpa. |
Liber 3
Enumerantur flagitia
quae cladem inferunt
|
Libro
3
Si enunciano
i peccati che portano alla nostra rovina
|
98
Interea
nostra odiis flagrantibus urbes
Exercent
furiae; per rura, per oppida saevit.
100
Martis opus,
Petrique domus polluta fluenti
marcessit
fluxu: nulla hic arcana reuelo,
non ignota
loquor, liceat uulgata referre.
Sic urbes,
populique ferunt, hic rumor ab austro
Cimmerios
ultra latices per opaca silentis |
98
Intanto le
furie travagliano le nostre città con odii
Che divampano;
la guerra infuria
100
Per campagne
e città, e la casa di Pietro, macchiata da
un molle fiume,
marcisce: non rivelo nessun segreto,
non dico cose
nuove, sia lecito riferire ciò che è noto a tutti.
Così
dicono le città e i popoli, questa voce viene
Dal vento del
sud, oltre le acque dei Cimmeri, attraverso scure gole |
105
claustra
uiae, sale concreto, quae plurima crescit
Stiria frigentes
Scythiae penetrauit in agros,
venit ab
herculeis per Iberum Gadibus aequor
qua subit
excelsam Thetys interflua Calpen
ad uada
Gangaridum, magno qui proxima Gangi |
105
della via silenziosa
che, quando il mare gela, cresce molto
in ghiaccio,
è penetrata nelle fredde pianure della Scizia,
si è
diffusa dall’erculea Cadice attraverso il mare iberico,
dove le acque
del mare, passando per lo stretto, si alzano fino all’alta Gibilterra,
fino alle secche
dei Gangaridi che abitano le campagne vicine al grande Gange, |
110
rura tenent,
gemmasque legunt, ea fama per omnem
iam uetus
Europam mores extirpat honestos.
Sanctus
ager Scurris, uenerabilis ara cinaedis
seruit,
honorandae diuum Ganimedibus aedes.
Quid miramur
opes, recidiuaque surgere tecta? |
110
e raccolgono
gemme, questa fama, ormai antica per tutta Europa,
estirpa i buoni
costumi.
Il campo del
Signore è schiavo dei parassiti, i venerabili altari, di pederasti,
le onorevoli chiese di Dio di Ganimedi.
Ci meraviglia
che risorgano le ricchezze e gli edifici caduti? |
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Battista Mantovano (Giovan Battista Spagnoli o Baptista Mantuanus
o Baptista o Mantuanus), De calamitatibus temporum, come online
sul sito "Poeti
d'Italia in lingua latina", che riprende l'edizione a cura di Gabriel
Wessels, Tipografia Pontificia, Roma 1916.
La traduzione
dal latino, inedita, è di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto.
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