Da: Visio Wettini
/ La visione di Wettinio [826 ca.] [1]
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Versus
635-677
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Versi
635-677
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635
Prosequitur
dictis: "Quantis humana volutet
progenies
vitiis, o quis narrare valebit?
Nam licet
a domino numerosa peste laborans
abscedat
genus humanum factore relicto
atque iugo
Satanae sua colla gravare suescat, |
635
Prosegue [2]
con queste parole:
"Oh chi avrà mai la forza di narrare
in quanti vizi
si rotola la stirpe umana?
Infatti se,
pur soffrendo per le molteplici pesti mandate da Dio,
dopo che abbandonò
il Creatore, il genere umano se ne allontana
e si abitua
a sopportare sul collo il giogo di Satana, |
640
nulla tamen
tanto peccata furore creator
vindicat
offensus quam quae contraria constant
Naturae,
quod quisque nefas vitare laboret.
Quapropter
cunctos nimium certare necesse est,
ne subeat
mater scelerum Sodomita libido, |
640
tuttavia con
tanto furore il Creatore non vendica i peccati,
offeso dalle
azioni che sono contrarie alla natura,
poichè
ciascuno dovrebbe curarsi di evitare il peccato.
Perciò,
è proprio necessario combatterli tutti,
affinchè
non s’infiltri la madre delle vergogne, la lussurias odomitica, |
645
et templum
domini mutetur in horrida nigri
Serpentis
delubra quibus se degere gaudet.
Sordida
non tantum hic morbus contagia praebens
inficit
alternas, maribus dum turpiter instat,
commaculatque
animas ardente cupidine stupri, |
645
e non trasformi
il tempio di Dio in orridi santuari del Serpente nero
nei quali possa
godere a stare.
Questo vizio,
spandendo sozzi contagi, non solo
li infetta
a vicenda, mentre insiste turpemente sugli uomini,
e macchia le
anime con l’ardente desiderio di stupro, |
650
verum multiplici
thalamum violare iugalem
adsolet
inluvie, rabiem dum quique sequentes
luxuriae
instinctu violenti daemonis acti
Naturae
concessa suis stimulante relinquunt
coniugibus
luxu licitumque in stupra calorem |
650
ma suole anche
violare il talamo coniugale con molteplice sporcizia,
mentre coloro
che seguono la frenesia,
presi dall’istinto
violento del demone della lussuria,
sotto lo stimolo
della sfrenatezza, lasciano ai propri coniugi
le cose concesse
dalla natura e il desiderio lecito del sesso, |
655
vertentes
Satanae incedunt hostile lupanar.
Unde tibi
iubeo auctoris de nomine nostri
ista palam
referens ut clara voce revolvas,
nec celare
velis quantum discrimen adhaeret
esse subinductas
mulieres pluribus aptas. |
655
e, volgendosi
a Satana, si dirigono verso il postribolo maligno.
Per questo,
in nome del nostro Creatore, ti ordino
di riferire
queste parole con voce chiara davanti a tutti,
e di non voler
nascondere quanto è vicino il momento decisivo
per queste
“donne” intrufolate e preparate in molti modi. |
660
Tempore
nam quanto tam foedis sordibus instant,
non capiunt
aditus caeli vitamque beatam".
O quicumque
malis cupimus nos subdere tantis,
incidat
in mentem tormenti poena futuri.
Dulcis enim
est animo carnique insana voluptas, |
660
Infatti, per
quanto tempo insistono in peccati tanto sordidi,
non avranno
accesso al cielo e alla vita beata".
Oh chi di noi
desideri essere soggiogato da tanti mali,
si imprima
nella mente la pena del tormento che verrà.
Infatti, il
desiderio è dolce per l’animo e per la carne smaniosa, |
665
durior heu
miseri gravibus plangoribus ignis
tunc veniet,
cum finis erit, qui quemque sequetur.
Quaeso probare
velis digitum, si ferre per ignem
hunc facilem
possis; certe sufferre recusas.
Qualiter
aeternum tota cum mole calorem |
665
oh, allora
verrà il fuoco più duro degli atroci lamenti dell’infelice,
quando ci sarà
la fine che tocca a ciascuno.
Ti chiedo di
voler giudicare con il dito,
se puoi ritenere
questo meritevole del fuoco; certamente rifiuti di punirlo.
In che modo
assali l’intera mole del corpo con l’eterno fuoco, |
670
corporis
incedis, quo vermis et ignis in aevum
consistunt
vitiisque vicem dant omnibus atram?
Tunc Wettinus
ait: "Domine, haec proferre pavesco,
vilis enim
persona mihi est, nec congruit isti
indicio
quod ad humanas transmittitur aures". |
670
in che modo
il verme e il fuoco indugiano per sempre
e danno un
funesto contrappasso per tutti i vizi?
Allora Wettinio
dice: "Signore, ho paura a diffondere queste parole,
poichè
sono una persona insignificante, e ciò che attraversa le orecchie
degli uomini
non concorda
con questa rivelazione". |
675
Angelus
e contra magnam promotus in iram,
incusat:
"Quod summa dei sententia iussit,
non audes
proferre pigro torpore retentus?" |
675
Di contro l’angelo,
spinto da una grande ira,
lo rimprovera:
"Non osi diffondere ciò che la somma volontà di Dio ti ordina,
solo perché
trattenuto da un pigro torpore?". |
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[10].
[11].
[12].
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Valafrido Strabone (Walahfridus Strabo), Visio Wettini,
come
edito online nella Bibliotheca augustana.
Si trova online
anche sul sito: IntraText.
A stampa ne
esiste oggi l'edizione critica acura di Hermann Knittel, Walahfrid Strabo
Visio Wettini: Die Vision Wettis: Lateinisch-Deutsch, Sigmaringen,
Thorbecke 1986 (non vidi).
Ne
esiste anche una traduzione italiana: Valafrido Strabone (a cura di F.
Stella), Visione di Vetti, Pacini, Pisa 2009.
La presente
traduzione dal latino, inedita, è di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto.
Questa è
una versificazione dell'opera
dallo stesso titolo di Hatto di Basilea, scritta in età
giovanile.
[2]
Qui sta parlando
un angelo, che si rivolge al sant'uomo Wettinio, in una visione.
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