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Valafrido Strabone (808-849)

Ritratto antico di Valafrido Strabone.
Ritratto di Valafrido che appare nel sito della "Bibliotheca augustana". 

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", condiviso in attesa
di trovare il tempo per curare il commento.
 
Da: Visio Wettini / La visione di Wettinio [826 ca.] [1] 
. 
Versus 635-677 
Versi 635-677 
635  
Prosequitur dictis: "Quantis humana volutet 
progenies vitiis, o quis narrare valebit? 
Nam licet a domino numerosa peste laborans 
abscedat genus humanum factore relicto 
atque iugo Satanae sua colla gravare suescat,
635 
Prosegue [2] con queste parole: "Oh chi avrà mai la forza di narrare 
in quanti vizi si rotola la stirpe umana?  
Infatti se, pur soffrendo per le molteplici pesti mandate da Dio, 
dopo che abbandonò il Creatore, il genere umano se ne allontana  
e si abitua a sopportare sul collo il giogo di Satana,
640 
nulla tamen tanto peccata furore creator 
vindicat offensus quam quae contraria constant 
Naturae, quod quisque nefas vitare laboret. 
Quapropter cunctos nimium certare necesse est, 
ne subeat mater scelerum Sodomita libido,
640 
tuttavia con tanto furore il Creatore non vendica i peccati, 
offeso dalle azioni che sono contrarie alla natura, 
poichè ciascuno dovrebbe curarsi di evitare il peccato. 
Perciò, è proprio necessario combatterli tutti, 
affinchè non s’infiltri la madre delle vergogne, la lussurias odomitica,
645 
et templum domini mutetur in horrida nigri 
Serpentis delubra quibus se degere gaudet. 
Sordida non tantum hic morbus contagia praebens 
inficit alternas, maribus dum turpiter instat, 
commaculatque animas ardente cupidine stupri,
645 

e non trasformi il tempio di Dio in orridi santuari del Serpente nero 
nei quali possa godere a stare.  
Questo vizio, spandendo sozzi contagi, non solo 
li infetta a vicenda, mentre insiste turpemente sugli uomini,  
e macchia le anime con l’ardente desiderio di stupro,

650 
verum multiplici thalamum violare iugalem 
adsolet inluvie, rabiem dum quique sequentes 
luxuriae instinctu violenti daemonis acti 
Naturae concessa suis stimulante relinquunt 
coniugibus luxu licitumque in stupra calorem
650 
ma suole anche violare il talamo coniugale con molteplice sporcizia, 
mentre coloro che seguono la frenesia, 
presi dall’istinto violento del demone della lussuria, 
sotto lo stimolo della sfrenatezza, lasciano ai propri coniugi 
le cose concesse dalla natura e il desiderio lecito del sesso,
655 
vertentes Satanae incedunt hostile lupanar. 
Unde tibi iubeo auctoris de nomine nostri 
ista palam referens ut clara voce revolvas, 
nec celare velis quantum discrimen adhaeret 
esse subinductas mulieres pluribus aptas.
655 
e, volgendosi a Satana, si dirigono verso il postribolo maligno. 
Per questo, in nome del nostro Creatore, ti ordino 
di riferire queste parole con voce chiara davanti a tutti, 
e di non voler nascondere quanto è vicino il momento decisivo 
per queste “donne” intrufolate e preparate in molti modi.
660 
Tempore nam quanto tam foedis sordibus instant, 
non capiunt aditus caeli vitamque beatam". 

O quicumque malis cupimus nos subdere tantis, 
incidat in mentem tormenti poena futuri. 
Dulcis enim est animo carnique insana voluptas,

660 
Infatti, per quanto tempo insistono in peccati tanto sordidi, 
non avranno accesso al cielo e alla vita beata".  

Oh chi di noi desideri essere soggiogato da tanti mali,  
si imprima nella mente la pena del tormento che verrà.  
Infatti, il desiderio è dolce per l’animo e per la carne smaniosa,

665 
durior heu miseri gravibus plangoribus ignis 
tunc veniet, cum finis erit, qui quemque sequetur. 
Quaeso probare velis digitum, si ferre per ignem 
hunc facilem possis; certe sufferre recusas. 
Qualiter aeternum tota cum mole calorem
665 
oh, allora verrà il fuoco più duro degli atroci lamenti dell’infelice, 
quando ci sarà la fine che tocca a ciascuno. 
Ti chiedo di voler giudicare con il dito,  
se puoi ritenere questo meritevole del fuoco; certamente rifiuti di punirlo.  
In che modo assali l’intera mole del corpo con l’eterno fuoco,
670 
corporis incedis, quo vermis et ignis in aevum 
consistunt vitiisque vicem dant omnibus atram? 
Tunc Wettinus ait: "Domine, haec proferre pavesco, 
vilis enim persona mihi est, nec congruit isti 
indicio quod ad humanas transmittitur aures".
670 
in che modo il verme e il fuoco indugiano per sempre  
e danno un funesto contrappasso per tutti i vizi?  
Allora Wettinio dice: "Signore, ho paura a diffondere queste parole,  
poichè sono una persona insignificante, e ciò che attraversa le orecchie degli uomini  
non concorda con questa rivelazione".
675 
Angelus e contra magnam promotus in iram, 
incusat: "Quod summa dei sententia iussit, 
non audes proferre pigro torpore retentus?"
675 
Di contro l’angelo, spinto da una grande ira,  
lo rimprovera: "Non osi diffondere ciò che la somma volontà di Dio ti ordina,  
solo perché trattenuto da un pigro torpore?".
 

[3]. 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11]. 

[12]. 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note 

[1] Il testo da: Valafrido Strabone (Walahfridus Strabo), Visio Wettini, come edito online nella Bibliotheca augustana. 
Si trova online anche sul sito: IntraText. 
A stampa ne esiste oggi l'edizione critica acura di Hermann Knittel, Walahfrid Strabo Visio Wettini: Die Vision Wettis: Lateinisch-Deutsch, Sigmaringen, Thorbecke 1986 (non vidi). 
Ne esiste anche una traduzione italiana: Valafrido Strabone (a cura di F. Stella), Visione di Vetti, Pacini, Pisa 2009. 

La presente traduzione dal latino, inedita, è di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il l'aiuto. 

Questa è una versificazione dell'opera dallo stesso titolo di Hatto di Basilea, scritta in età giovanile. 

 [2] Qui sta parlando un angelo, che si rivolge al sant'uomo Wettinio, in una visione. 

[3] 

[4]. 

[5]. 

[6]. 

[7]. 

[8]. 

[9]. 

[10]. 

[11] 

[12]. 
 


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