A proposito di fumetti yaoi / shonen ai / boys' love...
15/04/2005 Salve, salve, vagabondando nella rete ho trovato il suo sito, ed essendo una lettrice di manga yaoi (che lei definisce shonen ai, mentre tra i due c'è abbastanza differenza) non ho potuto fare a meno di leggere quello che ha scritto a proposito di Kizuna di Kazuma Kodaka. A questo proposito avrei qualche annotazione da farle... "...se uno dei due protagonisti lavora come "accompagnatore" in un bar gay, ciò implica che si prostituisce coi clienti, o no?...".Questa citazione riferita al lavoro di Kei nel manga mi ha lasciato un po' di sasso... Da quel che ne so non tutti gli host club in Giappone mandano i loro lavoratori a prostituirsi... dipende sia dal tipo di locale sia dal tipo di persone che devono gestire... Ma questo diciamo che è il minimo... quello che davvero mi ha lasciato perplessa sono altre cose... "...E spiegarci come faccia il nome di Ranmaru a diventare di botto "Ran-chan", era davvero tanto faticoso?..."In quasi tutti i manga, ma anche in Kizuna (anche se non so precisare dove) c'è sempre chiarito l'uso del vezzeggiativo "chan" che nel caso di Ranmaru diventa automaticamente Ran-chan... Magari per qualcuno che non è abituato a leggere manga può sembrare strano, ma a me sembrava abbastanza chiaro, come d'altronde l'uso del "san" alla fine dei cognomi. "...con un bonus magari per chi condivide la passione di Ran che si eccita a farsi violentare mentre strilla "smettila, porco!"...."Questa non la commento neanche... "...Anche se è ridicolo che le prime tre pagine inizino coi due ragazzi coi capelli neri, e solo a pagina 4, cambiato disegnatore, improvvisamente Ran imbiondisca...".Questa è stata la ciliegina sulla torta... Le prime 4 pagine nel volume originale sono a colori ed essendo Ran castano chiaro, stampando in bianco e nero è logico che venga più scuro!!! Mi scuso x questo sfogo... naturalmente avrà impiegato anche il suo tempo libero per creare il sito... solamente che quando ho letto quelle cose... diciamo che mi sono un po' arrabbiata... perché dalla descrizione sembrava che fosse quasi da buttar via... Una piccola annotazione... I manga come Kizuna, Wild rock e Che carino, non sono shonen ai bensì yaoi... La differenza sta nelle scene omosessuali, più caste e appena accennate nel primo, mentre sono più esplicite nel secondo... In più (mi scusi ma mi vengono
in mente le cose a pezzi...) nella parte dove parla di "Innocent
lies", il seguito di Wild
rock, sembra che Yuni sia un piccolo bambino indifeso, mentre Selem
un vecchio maniaco pronto ad approfittare dell'ingenuità del biondino...
Chiedo ancora scusa del mio sfogo e la saluto. Yuriko |
Rispondo osservazione per osservazione.
Salve, salve,
vagabondando nella rete ho trovato il suo sito, ed essendo una lettrice di manga yaoi (che lei definisce shonen ai, mentre tra i due c'è abbastanza differenza) non ho potuto fare a meno di leggere quello che ha scritto a proposito di Kizuna di Kazuma Kodaka. |
Se vogliamo essere pignoli, la definizione boys'
love è la più corretta. Ho per collega
di lavoro
Veruska
Sabucco (che immagino lei conoscerà), che mi ha debitamente
indottrinato in proposito, e che giura che il termine che andrebbe usato
è boys' love, ché gli altri sono ormai defunti.
Tot capita...
Comunque, visto che la maggior parte delle persone in Italia per parlare di quel prodotto usa "shonen ai" (o "shounen ai", o "shoonen ai"..), ad iniziare dagli stessi editori italiani (controlli come si chiama la collana in cui appare Kizuna!!!), io, che ho il vizio di volermi fare capire quando parlo, dovendo scegliere fra yaoi, shoonen ai, shounen ai, shonen ai, boys love, boys' love, boy's love, ho optato il termine più diffuso e più compreso, non per quello filologicamente più raffinato.
Tutto qui.
Al che replico:
A questo proposito avrei qualche annotazione da farle... "...se uno dei due protagonisti lavora come "accompagnatore" in un bar gay, ciò implica che si prostituisce coi clienti, o no?...".Questa citazione riferita al lavoro di Kei nel manga mi ha lasciato un po' di sasso... Da quel che ne so non tutti gli host club in Giappone mandano i loro lavoratori a prostituirsi... dipende sia dal tipo di locale sia dal tipo di persone che devono gestire...
1) Cosa diavolo è uno "host club"?
2) Per quale motivo, per leggere un banale fumetto, io sarei tenuto a saperlo?
3) Infatti quel che dicevo è proprio: visto che non tutti lo sanno, specificarlo è utile, visto che mancando il riferimento culturale corretto occorre fornirlo, altrimenti il lettore completerà lo spazio vuoto con le informazioni che possiede, che dicono che un club di accompagnatori (in Occidente) è un bordello. Forse lei non lo sapeva, essendo donna, ma il maschio gay italiano lo sa.
Ogni testo, ammoniva Umberto Eco, è una "macchina pigra", che necessita della "collaborazione interpretativa" del lettore, che deve riempire i vuoti.
La Kappa ha invece scelto la linea della "traduttrice
pigra", che evita di adattare al contesto culturale di arrivo le ambiguità
causate dalle differenze del contesto culturale di partenza.
Cioè, che non fa fino in fondo il suo lavoro.
Il che è esattamente quel che scrivo nella
frase che l'ha "lasciata di sasso".
4) Infine, se "non tutti gli host
club in Giappone mandano i loro lavoratori a prostituirsi", ciò
implica allora che alcuni lo fanno.
Quindi la questione si pone comunque: Kei lavora
in uno di quelli che li mandano, o che non li mandano?
Mi pare che il contesto implichi che lavori in
uno di quelli che "non" (col ragazzo geloso che ha, se si prostituisse
avrebbe guai ogni sera). Ma visto che la decifrazione dei comportamenti
dei personaggi cambia a seconda del fatto che sia vera l'una o l'altra
ipotesi, non sarebbe stato opportuno specificarlo?
La giri come vuole, ma rendere esplicito
(magari con una banale nota che spiegasse quanto ha appena detto lei) questo
dettaglio ha una importanza al fine di decifrazione della narrazione, e
dei comportamenti dei personaggi.
Il che è esattamente quanto sostenevo...
lasciandola "di sasso".
Abbia pazienza, non mi deve dire che "crede" che sia specificato come si usino i vezzeggiativi in giapponese. Dovrebbe avere semmai la cortesia di dirmi a quale pagina degli albi della Kappa ciò avviene...
Ma questo diciamo che è il minimo... quello che davvero mi ha lasciato perplessa sono altre cose... "...E spiegarci come faccia il nome di Ranmaru a diventare di botto "Ran-chan", era davvero tanto faticoso?..."In quasi tutti i manga, ma anche in Kizuna (anche se non so precisare dove) c'è sempre chiarito l'uso del vezzeggiativo "chan" che nel caso di Ranmaru diventa automaticamente Ran-chan...
Magari per qualcuno che non è abituato a leggere manga può sembrare strano, ma a me sembrava abbastanza chiaro, come d'altronde l'uso del "san" alla fine dei cognomi.
In margine: "qualcuno che non è abituato
a leggere manga", avrà o no diritto di leggerli capendo quel
che legge, o no? Specie se paga il prodotto tanto quanto uno che "è
abituato"?
E se la logica è questa che lei sottintende,
come fa costui a diventare "uno che è abituato a leggere manga",
se al primo tentativo se ne vede respinto perché non capisce un
cavolo di quel che sta leggendo?
Aggiungo che mi lamentavo di queste queste pecche
con un conoscente laureato in lingue orientali (e in giapponese!), che
mi diceva che questo è una piccola mania ossessiva che hanno i fans
italiani dei manga per
darsi le arie di quelli che "parlano giapponese", una volta che hanno imparato
venti vezzeggiativi; quindi guai a tradurglieli, come si fa con tutte
le altre lingue quando si traduce.
Mantenerli non tradotti, qualunque cosa vogliano
dire, serve a dare loro l'illusione di "parlare giapponese"...
Arigatò.
Se le cose stanno così...
Ed ha ragione. C'è poco da commentare, dato che tutti i gusti son gusti. Ivi inclusi i miei.
"...con un bonus magari per chi condivide la passione di Ran che si eccita a farsi violentare mentre strilla "smettila, porco!"...".Questa non la commento neanche...
La frase che lei contesta diceva:
Le scene di sesso, al solito, vanno bene per chi è appassionata/o del genere, con un bonus magari per chi condivide la passione di Ran che si eccita a farsi violentare mentre strilla "smettila, porco!".Certe scene dei fumetti boys' love sono semplicemente ridicole, e spesso volgarissime (penso a quella, di una grossolanità mai vista, dei vibratori in Che carino! n. 1).
Io se appena posso le salto... ma tutti i gusti son gusti.
Se io voglio leggere pornografia so come
fare a procurarmene, se leggo un fumetto non pornografico mi aspetto
qualcosa di un livello diverso (ad esempio anche, al limite, l'erotismo,
che è cosa diversa dal porno).
Non necessariamente superiore, ma almeno qualitativamente
diverso dalla semplice pornografia. Che apprezzo, per carità,
però quando decido io di volerla apprezzare, e non
se mi viene propinata di straforo mentre invece cercavo tutt'altro.
Logico per chi, scusi?
"...Anche se è ridicolo che le prime tre pagine inizino coi due ragazzi coi capelli neri, e solo a pagina 4, cambiato disegnatore, improvvisamente Ran imbiondisca...".Questa è stata la ciliegina sulla torta...
Le prime 4 pagine nel volume originale sono a colori ed essendo Ran castano chiaro, stampando in bianco e nero è logico che venga più scuro!!!
Logico, a casa mia, è semmai che se le cose
stanno così allora le prime tavole siano stampate a colori anche
in Italia... Questa è la soluzione "logica": la più
logica. La sola che possa aspirare al titolo di "logica".
Qualunque altra soluzione non è
"logica": magari è comprensibile, magari è la sola praticabile,
magari è addirittura inevitabile... però "logica", no.
Le autrici che danno una saturazione diversa al
colore della chioma a seconda del fatto che il disegno sia destinato alle
pagine in bianco e nero o a quelle a colore, che hanno in effetti una resa
tipografica diversa, dimostrano professionalità. La versione italiana
che non tiene in considerazione questo aspetto brutalmente tecnico dell'arte
tipografica, invece, non dimostra logica, ma solo una professionalità
inferiore.
Mi chiedo sinceramente, se lei è una fan
dei manga, a che scopo lei sia così accoratamente indulgente
verso le pecche editoriali delle edizioni
Kappa. Io ho pagato a prezzo pieno quei fumetti, e non costano
poco per un prodotto in b/n, il cui prezzo viene ritoccato all'insù
di numero in numero.
Dunque, non trovo affatto crudele aver fatto una
recensione di un prodotto editorale ragionando come si fa con tutti
i prodotti editoriali.
Il mio torto è stato trattare i fumetti
nipponici come un prodotto adulto? Se è una colpa, allora vorrà
dire che inizierò anche io a pensare che sono un prodotto cretino
per lettori cretini, e quindi che pretendere traduzioni serie, adattamento
serio, aspetti grafici coerenti, è un lusso che solo l'editoria
seria può permettersi, e che questo campo, avendo lettori cretini
che leggono cretinate, non se li merita.
È davvero questo che lei desidera?
Se sì, me lo dica espressamente.
Tuttavia, se anche lei pensa che i fumetti giapponesi
sono un prodotto culturale di piena dignità, la stessa che
riconosciamo alla produzione fumettistica occidentale, allora la sua indulgenza
verso qualsiasi errore commesso da chi commercializza il prodotto non fa
altro che danneggiarli.
Se sono un prodotto adulto, hanno il diritto e
dovere di essere giudicati con gli stessi criteri di qualsiasi prodotto
culturale, sia pure commerciale.
Cattive traduzioni (e quelle della Kappa
sono state, all'inizio, addirittura pessime: sembravano fatte col
traduttore automatico di Babelfish
-- per fortuna ultimamente sono migliorate), adattamenti approssimativi,
soluzioni grafiche contraddittorie, sono cose che si perdonano solo a un
prodotto amatoriale, dilettantesco.
La sua affezione per tale situazione ha quindi per me del misterioso...
La ringrazio per la sua indulgenza... ma lei parla come se la mia fosse una "invasione di campo" in un settore su cui non ho diritto di farmi un'opinione, a cui lei può concedere, al massimo, la buona volontà per averci sprecato il suo tempo libero...
Mi scuso x questo sfogo... naturalmente avrà impiegato anche il suo tempo libero per creare il sito...
Non le viene in mente, invece, che il fatto che certi prodotti stiano uscendo dagli stretti limiti del fandom, attirando la curiosità di persone che, come me, non sono cresciute a manga e Ufo robot, sia un segnale di uscita dalla minore età?
Provi a vederla in questo modo...
Mi permetta di osservare che se lei avesse letto le mie recensioni in modo meno emozionalmente "preoccupato", insomma, con meno visceralità, avrebbe notato che mi sono preso un gran mal di pancia per far conoscere ed anche consigliare un prodotto che giudico interessante.
solamente che quando ho letto quelle cose... diciamo che mi sono un po' arrabbiata... perché dalla descrizione sembrava che fosse quasi da buttar via...
Sulla terminologia ho già detto.
Una piccola annotazione... I manga come Kizuna, Wild rock e Che carino, non sono shonen ai bensì yaoi... La differenza sta nelle scene omosessuali, più caste e appena accennate nel primo, mentre sono più esplicite nel secondo... In più (mi scusi ma mi vengono in mente le cose a pezzi...) nella parte dove parla di "Innocent lies", il seguito di Wild rock, sembra che Yuni sia un piccolo bambino indifeso, mentre Selem un vecchio maniaco pronto ad aprofittare dell'ingenuita del biondino...
In realtà Selem e Yuni hanno la stessa età, e lo si può trovare nei loro discorsi della prima cena...
Per
Innocent
lies, è un altro discorso ancora.
Ho 46 anni. Non mi si piglia per il culo disegnando
un bambino di dodici anni e dicendo che ne ha diciotto. Passi che i giapponesi
"sembrano" un po' più giovani dei loro corrispettivi occidentali.
Ma quello è un bambino impubere.
La pedofilia è una cosa seria, con
conseguenze anche gravi, e illudersi di poter risolvere la questione aggirandola
tout-court
e battezzando "maggiorenni" i bambini disegnati è non ridicolo,
bensì ripugnante.
Ed è un'offesa all'intelligenza del lettore.
Come fece quel papa che, avendo carne a pranzo di venerdì, proclamò:
"Io ti battezzo pesce".
L'ultimo fumetto della Kappa, che ho comprato,
non l'ho ancora letto, perché ogni volta che lo apro mi infastidisco.
Ci sono due liceali arrapati... col corpo e il volto di due ragazzini delle
scuole medie.
Chi desideriamo prendere in giro, mi scusi?
Io non sono un vecchio bigotto. Sono convinto
del fatto che la caccia alle streghe sul tema pedofilia ha soffocato il
discorso delicatissimo del diritto dei minori alla sessualità
(tutti ricordiamo i desideri, e spesso le voglie, di quando avevamo 14
anni. E che voglie!).
Ma una cosa è discutere del diritto alla
sessualità dei minori, che rischia di essere schiacciato e cancellato
(nonostante l'età del consenso sia in Italia, appunto, 14 anni)
dalla caccia al "pedofilo".
Tutt'altra cosa è lucrare sulla letteratura
pedofila, che non mette affatto in discussione tale stato di cose, limitandosi
a dire che i bambini in realtà non sono bambini ma maggiorenni
adulti vaccinati e già che ci sono pure maschioni e guerrieri trogloditi.
Io non penso che il fumetto pedofilo andrebbe
probito. Penso che il male della pedofilia sia il danno alla persona,
cioè al bambino, e non alla Astratta Morale Assoluta, in cui non
credo.
Anzi, se i pedofili potessero sfogarsi masturbandosi
coi fumetti (per creare i quali nessun bambino in carne ed ossa è
stato "molestato") e lasciando in pace i bambini, la società ne
guadagnerebbe.
Penso tuttavia che aggirare tutto questo ragionamento
con un escamotage sia malsano, e penso pure che se io non ho piacere
a leggere fumetti pedofili, dovrei avere il diritto di non essere ingannato
comprandoli sotto altro nome e forma (Wild Rock viene presentata
come una fantasia di guerrieri, e ho detto guerrieri, preistorici).
Né la copertina, col suo maschione palestrato,
lascia presagire nulla di diverso da questo.
Ne conviene?
Ha fatto bene. Sfogarsi fa bene alle coronarie. :-)
Chiedo ancora scusa del mio sfogo e la saluto.
Yuriko
Giovanni Dall'Orto.
Nota: questa lettera ha provocato una risposta,
che
si può leggere qui.