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Ancora a proposito di fumetti yaoi / shonen ai / boys' love...

[A proposito di una lettera del 15/4/2005]

Firenze, li 20 maggio 2005

Caro signore, 

le scrivo per esporle anche il mio pensiero riguardo alcune sue recensioni, questa lettera, avrebbe dovuto essere di "rappresaglia" per ciò che aveva scritto riguardo Kizuna di Kazuma Kodaka, dopo aver attentamente letto la sua critica, in molte cose mi sono ritrovata d'accordo con lei.

Ciò non significa che tutto quello che ha steso sia esatto, o corretto nei confronti di chi è appassionato a questo genere. Probabilmente sarà talmente disgustato che mi cestinerà subito, ma il problema della denominazione è davvero importante, è un po' come per il vino, un intenditore sa sempre riconoscere le diverse cifre (io non sono un'esperta, era solo un esempio), il fatto è che sono approdata a questo genere passando dalle fanfiction, scrivendone alcune, e le sigle, che lei relega a problema filologico, in questo ambito, sono di molto peso, perché a secondo di quello che sceglierò, cambierà anche il rating, perciò si potrà passare da un semplice PG (shounen ai) a un VM14 (hard shounen ai) a un NC17 (boys' love e yaoi).

Chiedo venia, purtroppo a volte perdo il filo del discorso. 
Ha sottolineato la sua amicizia lavorativa con Veruska Sabucco, che l'ha "indottrinata" su quale termine era più giusto usare, la dottoressa, le ha detto che gli altri sono defunti, questo può valere in un universo di incompetenti, che da poco si sono avvicinati a questa particolare tipologia di shoujo manga (N.d.T. manga per ragazze), infatti, per una persona appassionata e curiosa il "decesso" di tutta una terminologia è una sorta di insulto.

Lei ha anche scritto, in risposta alla lettera di Yurika, che Umberto Eco descrisse i testi come macchine pigre, che necessitano della "collaborazione interpretativa" del lettore, bene, quindi mi perdoni se sbaglio, seguendo questa logica, i lettori italiani sono stupidi, perché non hanno neanche la curiosità di sapere che cosa è un "host club".

Trovo abbia ragione sulla mancanza di un'eventuale nota esplicativa, ma non pensa che con una traduzione si sarebbe reso tutto più complicato? In Italia, come ha giustamente fatto notare, i club di accompagnatori sono paragonabili a dei "bordelli", ma anche la traduzione di host in accompagnatore è sbagliata, perché il significato è ospite (nel senso di chi ospita) e, di conseguenza, nella maggior parte dei casi, e come andare a casa si amici a divertirsi, in un universo come quello giapponese, basato sulla freddezza e l'impersonalità, chi ha voglia di criticare, oltretutto come ho imparato da anni di manga, non solo shounen ai, ma anche etero, Shinjuko è la mecca del sesso e del divertimento, basta leggere fumetti come City Hunter, ma credo che a lei questo non interessi. 

Ha scritto ciò che reputava giusto, ma ha dimenticato che certi fumetti, come libri, sono letti solo da una ristretta cerchia di ammiratori, ha, anche, scordato che non tutto quello che si scrive è bello, ma ci sono scempi che in quanto sentimenti trasmetto di più di altri stilisticamente migliori, come "Che carino!", un massacro al buon gusto? Forse, ma non bisogna dimenticare che questo genere è scritto da donne per le donne, lo ha detto anche lei, e per quanto assurdo possa sembrarle, l'insicurezza e l'idiozia dell'uke, e la stupidità e l'insensibilità del seme, sono ciò che una donna vive almeno una volta nella vita, a volte anche due o tre.

Quel sentimento di inadeguatezza e di squilibrio non è solo tipico dell'adolescenza, ma anche di certi adulti, che non sono mai cresciuti.

Vorrei scriverle anche ciò che penso riguardo a quello che farei ai pedofili, e a quanto non mi piacciano, ma vede, per quanto io concordi con lei su questo punto, non posso criticare più di tanto, perché vede, dubito profondamente che un mostro del genere si accontenti di persone di carta che non esistono, vede credo che preferiscano avere foto, video e quant'altro di disgustoso o perverso riescano a pensare, ma di certo un fumetto, per quanto hard, non riuscirà mai a soddisfarli. 

Lidia Mussari (questo è il mio vero nome... io non mi nascondo dietro nick e simili) 

P.S.: se poi si vuole accanire contro la pedofilia, scriva anche un saggio su Il ritratto di Dorian Gray visto che il suddetto protagonista era ancora un ragazzino, già corrotto, ma, in ogni modo, un ragazzo.

Miy-chan aka Nellissa

Gentile signora,

il termine militare che lei usa, "rappresaglia", mi rivela che io mi sono calato, senza averne la minima voglia, in un terreno di scontro armato.
Che, mi creda, mi è alieno. E non perché non sia bellicoso io, ma perché questa non è la mia guerra.
Io non nego affatto che le questioni terminologiche che lei elenca siano importanti, anche per i motivi che lei elenca. Nego solo che lo siano per me, quando analizzo il tema, generico, del manga giapponese e l'omosessualità.

Io infatti mi interesso al fumetto come ad una delle espressioni "popolari" in cui si manifesta la visione sociale dell'omosessualità (che è il mio vero campo d'interesse).
Ecco perché mi sono occupato, in passato, di barzellette, canzonette, gergo e della lingua parlatafantascienza... oltre che, come detto, del fumetto... e di altro ancora.

Nella cultura "non ufficiale" m'interessa una visione più vicina al sentire comune di quanto non possa esserlo il romanzo o il saggio per l'élite colta, magari intrisa di "political correctness".
Il prodotto colto spesso si legge solo per esibire l'appartenenza all'élite colta (o peggio ancora a una sua conventicola), cioè per ostentarne la lettura, indipendentemente dal fatto di condividerne (e apprezzarne o meno) i contenuti. Questo è un dovere sociale se si vuole ostentare uno status, come lo era per esempio lo studio del greco e del latino nel Settecento e nell'Ottocento, indipendentemente dall'interesse che si nutriva per l'antichità.

Il prodotto commerciale, invece, deve essere in sintonia con i suoi consumatori. Perché se non lo è, non vende, e muore. Quindi il fatto stesso che esista, oltre a dirci molte cose sulla condizione della censura in un certo periodo storico, ci dice molte cose anche sui punti di vista presenti in una società in un momento storico dato.

"La pornografia non può mentire": o eccita gli acquirenti, o muore, mentre invece l'arte erotica può farlo, perché come ogni arte parla di se stessa, e non della realtà.
Lo stesso vale per le espressioni "commerciali" della cultura (come i fumetti). O danno all'acquirente quello che cerca, o crepano. Qui non ci sono sovvenzioni statali, assessorati alla cultura, università, che foraggino e tengano in vita artisti totalmente privi di pubblico, come per esempio accade con la musica non tonale del XX secolo, che vive di sovvenzioni. Una canzonetta, invece, o vende o sparisce dal mercato.

Il caso shonen ai, o come cavolo volete chiamarlo, non fa eccezione. Ecco perché mi sto forzando a leggere questi prodotti che talora trovo belli (per esempio il n. 9 di Kizuna , appena uscito, l'ho trovato molto maturato, e molto piacevole da leggere -- e più curato... a parte un "tu ai" senza l'acca), ma che altre volte trovo mal scritti, puerili nelle trame, inconsistenti nella vicenda, tirati via nel disegno, e soprattutto sciatti nella cura editoriale.
E se lo penso, lo scrivo: come dice il proverbio: "pago, pretendo".
Poi però alla fine di tutto è ben chiaro che si tratta solo del mio punto di vista. Cioè quello di un Signor Nessuno. Quindi, anche se sbagliassi, che danni farei?

***

Può benissimo darsi che, come lei mi contesta, io non veda, in questo prodotto, le stesse cose che ci vede una ragazza eterosessuale.
Mi dovrebbe però spiegare cosa ci sia di male in questo fatto.
Davanti a una Madonna di Leonardo da Vinci in un museo, io non ci vedo oggi la stessa cosa che ci vedeva una contadina che in chiesa ci accendeva davanti una candela tre o quattro secoli fa, chiedendole di farle guarire la capra. E allora?
E se nessuno si strappa i capelli per questo fatto, perché dovrei strapparmi io quel poco che è rimasto sul cranio solo perché io e lei in quei fumetti vediamo cose diverse?

Al limite, io azzardo, il mio punto di vista potrebbe essere semmai considerato come un contributo, un arricchimento, che potrebbe essere interessante proprio per il fatto di essere "fuori dal coro" del fandom, nel quale, a quanto mi sembra di intuire, vigono rigide ortodossie, con scomuniche reciproche e roghi pubblici dei dissidenti fatti prigionieri...
Mi pare che su shonen ai o yaoi o boy's love qui si stiano scatenando passioni non meno intense di quelle prodotte dal dubbio sul fatto che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio", o "procede dal Padre attraverso il figlio", che da mezzo millennio avvelena il rapporto fra cattolici e ortodossi.
A me però di sapere come proceda lo Spirito Santo importa ben poco: a me basta che proceda... Se procede.

(E, in margine, le suggerirei di risparmiarsi qualche sarcasmo su Veruska Sabucco, e non perché lavori con me, ma perché si è laureata in sociologia proprio con una tesi sul fandom yaoi / slash, ne fa parte da anni, ha pubblicato una monografia sullo shonen ai che a quanto mi risulta è l'unica in italiano, ha curato collane di fumetti di quel genere, collabora in pianta stabile con le edizioni Cultur Club (di cui è cofondatrice) e Kappa... Le basta?
Deduco ovviamente dal suo tono che Sabucco appartenga a una fazione rivale a quella in cui è arruolata lei... ma si può anche dissentire senza disprezzare).

***

Sul fatto poi che i lettori italiani siano "pigri", perché non vogliono sapere cosa sia una "casa di appuntamenti" in Giappone, guardi che lei si contraddice. La questione in ballo era infatti proprio che io chiedevo di saperlo; è l'editore che non si cura di farmelo sapere, anche al costo di farmi fraintendere il significato di una scena che, decontestualizzata, assume tutt'altro significato.

***

Quanto poi alla questione del diverso punto di viste delle donne eterosessuali, io ritengo che a maggior ragione le mie osservazioni su seme ed uke assumono un loro significato. Essendo prodotto scritti da donne per donne, perché poi questi manga sono così poco critici, così poco analitici verso comportamenti (come lo stupro, per esempio) che hanno fino ad oggi colpito, discriminato, criminalizzato soprattutto le donne?
Perché mai aiutano tanto poco a capirli, a criticarli e magari superarli?
Forse... perché sposano il punto di vista dei poteri tradizionali, per non rischiare di esserne osteggiati e di guadagnare meno denaro?

Credo che queste siano domande che meritano una risposta, indipendentemente dal fatto che chi le pone faccia parte o no del fandom. Stiamo infatti parlando della dimensione politica della cultura di massa, che è veicolo di valori, punti di vista, giudizi impliciti. Ed io, come gay che ha fatto 29 anni di battaglie contro il maschilismo, ho solo detto che non mi piacciono i valori che veicolano certi fumetti, i quali presentano lo stupro, la sopraffazione, la ruolizzazione, come dati di fatto, non discutibili, non analizzabili: sono solo "consumabili" come fantasia erotica a pagamento e basta!
Le pare davvero che io abbia detto un'eresia?

Ognuno di noi che si specchia nel pozzo vede il proprio volto. Lei non può quindi rimproverarmi perché invece della donna che ci vede lei, io ci vedo un signore di mezza età con la barba e gli occhiali, che ha pure l'aria di essere frocio. Né lei né nessun altro ha il diritto di dirmi che io dovrei vederci una giovane ragazza appassionata di manga giapponesi...
Nossignora. Questo è quello che vedere voi, nel pozzo. Poi, dentro quel pozzo non c'è né il suo volto né il mio: c'è solo una superficie riflettente...
Tutto qui.

***

Per concludere, gentile signora, le vorrei porre una domanda.
A chi giova che il filone di fumetti di cui stiamo discutendo rimanga monopolio di un gruppetto ristrettissimo di fans, anziché poter contare su un mercato in costante crescita, magari di milioni di persone?

Perché mai lei sembra ritenere molto più desiderabile la prima ipotesi, e tratta i miei pareri su questi fumetti come una specie d'intrusione indebita di un profano, di un "non-iniziato", quasi che stessimo parlando dei Misteri eleusini?

Insomma: di cosa avete paura, se un prodotto nato per un consumo di massa riesce ad essere fruito come tale anche in Italia, e se iniziano a leggervelo non solo le ragazze etero, ma anche i tardoni gay?
Mistero...

***

Per finire, il discorso sulla pedofilia.

Da dove derivi la sua certezza sul fatto che un astratto "pedofilo" "non si accontenti di fumetti", io non lo so. Concordo con lei sul fatto che certi non si accontentano di quello. Tuttavia, altri certamente si accontentano, come dimostra l'esistenza stessa di questi fumetti, che in caso contrario non avrebbero un mercato: lapalissiano!

A quanto pare però le è sfuggito completamente quel che io stavo dicendo, cioè che se quei fumetti servissero a salvare anche un solo bambino in carne ed ossa, allora ci troverei dentro un qualche valore "socialmente utile" che me li salverebbero dalla condanna, al di là del fastidio che mi ha provocato trovarmene uno per le mani senza sapere cosa stavo comprando.
Perché qui c'è in gioco qualcos'altro di più, e di più importante, di un fastidio, mio o suo.

E concludevo: sono appunto disposto a riconoscere un qualche valore "socialmente utile" a simili prodotti, e a tollerarne l'esistenza, ma per favore non me li rifilate sottobanco senza almeno avvisarmi! Voglio avere il diritto di scegliere se leggerli o no!

Questo, e non altro, stavo dicendo.

***

Sulla questione del Dorian Gray, lei pare avere le idee decisamente confuse sul tema.
La maggiore età sessuale in Italia è 14 anni (che scende a 12 se i due partner han meno di due anni di differenza d'età), e di pedofilia si parla quindi al di sotto di tali età, mentre il protagonista del romanzo di Wilde che lei maltratta ha circa 20 anni, e se è minorenne (ma lo è davvero? dopo tanti decenni da che ho letto il libro, non lo ricordo) lo è solo perché la maggiore età nell'Inghilterra vittoriana era 21 anni.

Gentile signora, fra 12 e 21 anni c'è una certa differenza...

I miei migliori saluti.

Giovanni Dall'Orto

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