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Omosessualità mediterranea e omosessualità televisiva

01/05/2005

Ho appena letto il tuo saggio sull'omosessualità mediterranea, veramente notevole per sintesi e chiarezza di esposizione. 
Nonostante io sia un grande fan dei gender studies, in realtà mi ci sono imbattuto per un caso strano (meraviglie della rete!). 

Il punto è che ho preso appuntamento, in una chat, con un ragazzo calabrese e cattolico praticante, intelligente, con molte qualità, ma che ha dichiarato (testuali parole) di non potere mai "impelagarsi con un passivo" (o "una passiva" non ricordo). 

Ora, io sono un gay di stampo prettamente postnovecentesco e simili affermazioni di solito mi fanno lasciar perdere. È evidente che abbiamo modelli di sessualità molti diversi. 

Vuoi per sfida personale, vuoi perché il ragazzo sembra interessante, ho deciso comunque di proseguire. 
Naturalmente, alla domanda sul mio "ruolo a letto" (sempre testuali parole), mi sono guardato bene dal rispondere che non concepisco molto l'idea di due ruoli simil-eterosessuali (quindi "versatile", che sarebbe la definizione corretta, credo). E gli ho detto senz'altro "attivo". 

Ho anche qualche dubbio se rivelargli che sono dichiarato alla mia famiglia (come illustra il tuo saggio, nell'immaginario mediterraneo gli "attivi" non dovrebbero concepirsi come parte della sottocultura). 
Ho pensato quindi di ricorrere a un approccio antropologico, pensavo più a La Cecla ma sono arrivato a te, che sembri avere molto chiara la faccenda.

La domanda è: secondo te (a prescindere dalle eventuali menzogne e omertà) ci sono speranze per noi due? 
Ovvero, esiste una possibilità che un modello tendenzialmente "mediterraneo" (che però, come si vede, accoglie molti elementi della mentalità gay "moderna") si possa conciliare con il modello, per così dire, "moderno", oppure "americano" o "televisivo"?

E dal punto di vista di un paladino arcobaleno quale tu sei (prendila nel senso buono), sbaglio a ritenere il mio modello più razionale, sereno e progressivo? (E quindi a pensare che il ragazzo di cui sopra dovrebbe cambiare mentalità per vivere meglio?).
In teoria suppongo di sì, ma forse da un punto di vista pratico non direi, dato che non credo di essere più felice del summenzionato.

Capisco che la tua non è la posta del cuore. La mia vorrebbe essere una questione sociologica (che puoi pubblicare, se vuoi).
  
Da una breve occhiata, devo dire che il tuo sito mi fornirà molte serate piacevoli, anche se temo che non troverò molti punti su cui essere in disaccordo con te. L'intervista a Cadinot, il pezzo sulle barzellette e quello sulle canzonette si prospettano molto gustose. Grazie in anticipo! (E grazie anche a Stefano Casi: quando ho fatto l'esame di Organizzazione ed economia dello spettacolo a Bologna con lui, mi era sembrato simpatico, ma non così divertente, anche se mi ha dato la lode).
  
Paolo
  
P.S. Sto ascoltando l'opera Angels in America di Peter Eotvos, dal noto dramma di Kushner. Non è che si canti molto, però. 
Se tramite qualche centro di documentazione riesci a recuperare una ripresa televisiva, potresti farmelo sapere (mi pare infatti che abbia un valore più teatrale che musicale)?
Hai una bibliografia pronta sul tema "opera e omosessualità" da qualche parte? Se non fossi narcolettico e non avessi altre aspirazioni, sarebbe un tema su cui potrei scrivere per tutta la vita. 

Caro Paolo,

l'ultima cosa che voglio fare è mettere il dito fra marito e marito... sia pure solo sociologicamente! Anche il proverbio ammonisce a non farlo!
Posso quindi solo dare un punto di vista. Che non è un'analisi, non è un responso, e soprattutto non è un oracolo. È solo un banale punto di vista, come quello che potrebbe darti anche la tua portinaia... se glielo chiedessi.
Perché su queste cose possiamo ragionarci sopra quanto ci pare, sociologicamente, antropologicamente, politicamente e psicologicamente, ma poi, "Il cuore ha ragioni che la Ragione non conosce".

Ebbene, a livello viscerale io un cattolico calabrese femminello lo lascerei perdere per il primo dei tre aggettivi, non certo per gli altri due. La mia esperienza coi cattolici non è infatti per nulla positiva, mentre coi calabresi e i femminelli... si può discutere :-).
Persone abituate a fare della contraddizione in termini il loro pane quotidiano (il papa ha il diritto e il dovere di stabilire e imporre lo stile di vita giusto, però poi se il papa non impone lo stile di vita che garba a loro, allora vanno in crisi però mica seguono le imposizioni del papa, oppure cercano di convincerlo ad obbligarli a fare ciò che vogliono loro, e non ciò che vuole lui... Boh!), non sono le persone più adatte a costruire, tentativo dopo tentativo, risoluzione di contraddizione dopo risoluzione di contraddizione, una relazione...

Dopodiché, se i tuoi ormoni urlano che isso l'ommo della vita tua, è, che cosa ci puoi fare... se non sposartelo "per sempre" (cioè "fino all'arrivo del successivo uomo della vita tua", ovvio)?

E questa era la questione numero uno.

Questione numero due: qual è lo stile di vita migliore, quello gay o quello mediterraneo?
Dipende dal fatto se tu sei gay o no, ovviamente. Nel primo caso la risposta è scontata: un gay obbligato a vivere uno stile di vita da "omosessuale mediterraneo" soffoca e muore come una pianta senz'acqua. Ma se uno è un cactus, ricevere l'acqua che garantisce un deserto può essere del tutto ok. La felicità dipende dalle aspettative che hai, e da quanto sei disposto a investire perché si realizzino.
Essere gay richiede uno sforzo, un investimento, e un pizzico di coraggio.
È come l'ateismo: ti rende più libero, me non tutti hanno le spalle larghe a sufficienza per essere atei, e se non le hanno allora è meglio che continuino ad andare in chiesa e a illudersi che l'Universo esista solo allo scopo di permettere a loro di ricevere un eterno premio per la loro infinita bontà... Saranno più felici così, ed è giusto che sia così. Per loro.

Nello stesso modo, se uno è più felice a fare il femminello, che lo faccia. La libertà esiste per quello. Se uno pensa di essere più felice così, chi siamo noi per dirgli di no? Possiamo solo dirgli che NOI siamo molto più felici comportandoci altrimenti.
(Dopodiché, sia chiaro, mica siamo al mondo per farci crocifiggere per i peccati altrui...).

Il problema vero è alla fin fine solo, e qui torniamo alla domanda di prima, se sarebbe felice una coppia tua con lui. Ma qui ti ho giù detto che non ho risposte. Devi scoprirlo da solo. La politica gaya ha ben poco da dire sugli oroscopi dei mogliazzi, mi spiace.

Del resto la "felicità" è un concetto relativo. Io sono non felice, ma felicissimo di avere fatto le scelte che ho fatto. Quando vedo che vita han fatto i miei coetanei che non le hanno fatte, ringrazio san Ganimede di avermi aiutato a farle. Io almeno una vita affettiva l'ho avuta. Per quanto mi sia costato averla. Punto.
Ciò detto, ci possono essere situazioni in cui la rinuncia all'affettività e alla sessualità è ripagata da altri vantaggi, che una persona può ritenere più importanti per lei. Ad esempio, vantaggi economici.
Pensa a quei gay trentenni che si fanno mantenere belli belli dai genitori, e che dicono che non possono dir loro d'essere gay, per paura d'essere buttati fuori di casa. Non per amore verso di loro, non per rispetto reverenziale verso le loro idee, ma per una banale questione di convenienza economica.

"Purtroppo" non è possibile dare una risposta assoluta a una domanda infida come: "È meglio avere l'amore, o il denaro?". A giudicare da quanti/e eterosessuali si sposano per denaro, temo che il problema sia meno circoscritto al mondo omosessuale di quanto appaia al primo sguardo... e che la risposta non sia tanto scontata quanto ci pare!

Infine, la questione dei ruoli. Mah, quella è una scemata. "Ogni diseguaglianza eguaglia il letto", dicevano beffardi i nostri avi sfottendo l'aureo verso "Ogni diseguaglianza Amor fa pari".
Detta in modo meno alato: se a letto vi trovate bene assieme, il "cosa" fate è solo un dettaglio. Mi pare che ora non debba essere tu, quello che si fissa sulla questione.
A meno che sia anche tu una passivisssssima, che già sente un... vuoto interiore all'idea di mettersi con una persona che le farebbe mancare la sua razione di... Mi hai capito.
Se così fosse, allora almeno ammetti che ciò che ti turba è questo, e che la differenza tra te e il calabrese è solo che lui è più sincero di te rispetto alle sue preferenze.
La mia idea è che se per sposarti con un musulmano devi rinunciare al salame, va be', allora vorrà dire che mangerai bresaola. Fossero solo questi, i problemi della vita di relazione!
Insomma, io questa tua fissazione sul problema dei ruoli non la capisco.
Se vuole qualcosa da te, dagliela. Se ti offre qualcosa, è educato accettare. Tanto in un caso e nell'altro, chi ci gode sei tu!
Più semplice di così.. :-)

Per finire, l'Opera. Mi spiace, il discorso è troppo lungo. Conto di farlo, prima o poi, ma non lo esaurisco certo in una risposta a una mail, e un elenco pronto da pubblicare lì per lì ora non l'ho.
In Rete c'è già un mio articolo sulla Callisto di Cavalli. Dovrai accontentarti...
Per il resto, occorrerà aspettare che ci svegliamo dalla narcolessia anche sulla sezione "Musica" del sito Culturagay.it.
Prima o poi avverrà, giuro.
Tienlo d'occhio (puoi, se vuoi, iscriverti alla newsletter) e prima o poi sarai accontentato...

Ciao, e auguri

G. Dall'Orto

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