La stima di molti di "noi" eterosessuali
12/03/2004 Caro Giovanni, questo messaggio è in parte sfida e in parte esibizionismo. Ho trovato il tuo sito per puro caso e l’ho trovato molto arguto ed intelligente. D'altra parte non avrebbe potuto essere altrimenti, se si considera il curriculum di chi l’ha scritto. Ma veniamo alle presentazioni. Sono un maschio eterosessuale piuttosto "radicale", nel senso che sono, da sempre, molto sensibile al fascino femminile. Ho utilizzato un'orribile espressione e me ne rendo conto, ma non ho trovato niente di meglio. Forse "convinto" sarebbe stato più consono? Chi lo sa... Capisco cosa potresti (forse) pensare di chi tende a sottolineare la propria eterosessualità in modo così evidente e se immagini che in me possa esserci un'omosessualità latente l'accetto molto serenamente. Ciò che voglio comunicarti è semplicemente il dato di fatto di ciò che io vedo di me, ovvero un etero che corre, per vocazione, dietro alle gonnelle. Perché ti scrivo? Perché ho sempre difeso a spada tratta il mondo gay e quanto vi gravita attorno. Forse l'humus sessantottino che permea la mia famiglia mi ha condizionato. La mia militanza a sinistra, la passione per le discipline umanistiche e l'ambiente accademico che ho frequentato per tanti anni avranno fatto probabilmente il resto. Ciononostante non ho mai avuto "contaminazioni" (ti piace l'espressione, eh...? ;-) ) gay in tutta la mia vita ad esclusione di una serata di qualche anno fa in cui ho scelto deliberatamente di entrare in un locale gay. In quell'occasione sono stato abbordato da una coppia di omosessuali con la quale è iniziata una piacevolissima conversazione. La chiacchierata mi ha fatto riflettere sulle amarezze e sulle battaglie che il mondo gay quotidianamente affronta per raggiungere una legittima autoaffermazione in una società sempre più disattenta ai bisogni di natura spirituale di quelle strane bestie che chiamiamo uomini. E considerando che anche per un etero le amarezze che ci riserva il quotidiano sono tante, a volte troppe, mi sono chiesto e mi chiedo oggi, visitando il tuo sito, quando il mondo gay potrà serenamente essere "metabolizzato" in una società dove già un modello superato di telefonino può essere ragione di esclusione ed emarginazione. In conclusione vorrei dirti che, non solo nel gotha intellettuale, ma anche tra il volgo etero c'è chi rispetta, stima ed ammira l'immensa forza ed intelligenza di (buona parte del) mondo gay. Purtroppo per me non sono intelligente al punto da liberarmi dai condizionamenti esterni e dall'altrui opinione e partecipare liberamente ad un Gay Pride con voi, senza temere di essere considerato omosessuale. Sono limitato, me ne rendo conto, ma è così. O forse mi sfugge l'importanza che potrebbe rivestire la partecipazione in massa di uno, cento, mille etero a manifestazioni di questo tipo. Concludo semplicemente ricordandoti che mooooooolti di "noi" sono con "voi"!!!!! La tua intelligenza ti aiuterà a capire che ti ho parlato apertamente e che eventuali "distinzioni" erano inevitabili per trasmettere un messaggio ben specifico. Nessuna velata e ipocrita compassione del sinistroide alla ricerca dell'autocompiacimento, dunque, ma soltanto sincera stima. E insulti se e quando ce n'è bisogno. Come con chiunque. Un abbraccio, Giulio |
Caro Giulio,
nessuna sfida e nessun esibizionismo. Anzi, se vuoi, puoi sentirti perfino un pochino mortificato perché adesso ti dico che sfondi una porta aperta. :-P
La disponibilità e solidarietà del mondo eterosessuale è infatti data per scontata dal mondo gay: senza di essa non potrebbe esistere un movimento gay.
È una semplice questione numerica.
Le persone omosessuali sono il 5% della popolazione,
e questa percentuale pare piuttosto costante, anche se ovviamente nelle
società molto repressive il numero di persone che sono omosessuali
e vivono apertamente sarà molto più basso (0,1%? 0,01%?)
, mentre nelle società più liberali gli omosessuali visibili
si moltiplicano. Ma ciò che si moltiplica qui è la visibilità
dei gay, non il loro numero, che rimane più o meno costante.
Detto in parole povere: noi omosessuali non siamo
mai stati e non saremo mai la maggioranza, e lo sappiamo.
Noi siamo quindi una minoranza del 5%,
che si confronta con una maggioranza del 95%.
Una minoranza che chiede non solo cambiamenti
culturali (ad innescare i quali bastano anche piccole élites)
ma addirittura cambiamenti nelle leggi. Per le quali la regola è
che almeno il 50% dei votanti più uno deve essere d'accordo.
Conclusione: noi omosessuali sappiamo benissimo
che senza l'appoggio schiacciante e determinante delle persone eterosessuali
non andremo da nessuna parte.
Il loro aiuto è quindi non solo sollecitato,
ma dato per scontato per qualunque nostra richiesta.
Dunque, ben vengano la tua mail, le mamme con passeggino al gay Pride, le associazioni di genitori gay, i partiti che ci appoggiano, i parlamentari che votano a nostro favore, gli intellettuali che si interrogano su di noi, ma anche semplicemente l'amico "curioso" che ci segue nel locale gay o vuole saperne di più della nostra vita, perché vuole capire cosa proviamo e cosa sentiamo. Che vuole riconoscersi in noi nonostante la nostra diversità.
L'unica cosa che mi suona fuori luogo, nella tua
mail, è la tua insistenza esagerata nello specificare che
sei etero e hai addirittura la "vocazione" di "correre dietro alle gonnelle".
Quando bastava una frase di tre parole appena: "non sono gay" [nobody
is perfect!]. E invece no, una frase dopo l'altra per spiegare
prima, scusarti poi, giustificare infine... mamma mia!
Questo modo di fare svela che la realtà
omosessuale tu la vivi di testa e non di cuore, cioè come un fenomeno
intellettuale e politico, e non come un fatto della vita, un fatto fra
mille fatti, che riguarda altri esseri umani proprio come te... magari
tuoi amici...
E rivela pure che nonostante tutto un po' di paura
la frociaggine te la fa. La paura dell'ignoto, suppongo.
Ebbene, i froci non sono una tribù esotica
con chissà quali strani riti cannibalici. Sono persone
banalissime, spesso decisamente noiose.
Poi, sì, hanno riti di accoppiamento alquanto
inusuali, per te, e qui effettivamente c'è una differenza.
Ma è solo un aspetto su mille. Per il resto, sono persone
alquanto banali, insisto...
Dunque, coraggio! Per un gay è normale andare una sera in un locale eterosessuale: entrare in una pizzeria non è né un gesto coraggioso, né un'esperienza esotica... per noi. Se il simmetrico lo risulta per te, vuol dire che la realtà gay, nonostante quel che ti dice il tuo cervello, alle tue viscere risulta ancora estranea e paurosa.
E allora, che dire? Niente. Solo che è importante che ti abitui a noi, e ai nostri riti tribali. Nessuno ti chiede di andare a letto con lui per dimostrare chissacché: è ridicolo che tu ti scusi tanto a lungo con me per non averlo mai fatto, quasi che fosse una specie di obbligo civile. E quasi che per me ciò cambiasse qualcosa.
Ognuno segue la propria natura, e del suo corpo
fa quel che gli pare.
Questo vale anche per te: non devi rendermene
conto, né giustificarti.
Stiamo combattendo, credo entrambi, affinché
non sia più necessario dover rendere conto a nessuno dei modi di
usare il nostro corpo... senza far danno a nessuno.
E se un gay ti fa una proposta, be', non è
una tragedia: non più di quanto lo sia una donna che fa una proposta
a un uomo gay, o un uomo etero che fa una proposta a una donna lesbica,
o... Succede. Basta rispondere "No grazie, io sono eterosessuale",
per chiarire il tutto senza offendere nessuno.
Semplice, no?
Buon proseguimento di ricerca.
Ciao
G. Dall'Orto
Risposta di Giulio
15/03/2004 Caro Giovanni, Credo in effetti di aver sottolineato con eccessiva enfasi e con una punta di malcelato orgoglio la mia eterosessualità nel mio precedente messaggio. Te lo concedo. Non sono invece d'accordo sul fatto
di essermi giustificato oltremisura per non aver gravitato maggiormente
intorno al mondo gay.
Questo non significa, naturalmente,
non aver raccolto alcune informazioni, averle analizzate con spirito critico
(spero!) e non aver dibattuto la questione in più di un'occasione
in differenti contesti.
Non credo di aver "paura" in senso stretto di ciò che è gay e della "frociaggine" in generale. Cerco sempre di affrontare seriamente le questioni e le manifestazioni sociali e l'aspetto, per così dire, "folcloristico" della realtà omosessuale non mi ha mai divertito ne è stato un mio argomento di conversazione privilegiato ("ehi, guarda quel tizio com'è vestito...", "guarda come muove le mani...", "secondo te è frocio?", e così via). Riconoscerai, nondimeno, che, almeno oggi, la realtà gay è ben lungi dall'essere accettata e riconosciuta in quanto tale. Conosci sulla tua pelle lo scherno,
la segregazione e la ghettizzazione. Perciò non avrebbero
dovuto stupirti le mie distinzioni e le mie cautele (forse eccessive…)
nell'affrontare la questione.
Evidenziare le differenze
ha senso se (purtroppo) qualcosa o qualcuno le ha messe in evidenza.
Speravo lo capissi dall'ultima frase a conclusione del mio precedente messaggio. La tua informazione è comunque pervenuta in modo chiaro; proverò ad impegnarmi anche col "cuore" sull'argomento. Ciao, Giulio |
Caro Giulio, poiché quel che scrivi mi trova d'accordo, non ho nulla da aggiungere a quanto dici. :-)
Grazie di aver scritto.
Ciao.
G. Dall'Orto