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Il fascino della fallocrazia

16/06/2005

Giovannone,
 
ho letto il tuo mini saggio sull'omosessualità "mediterranea". Temevo contenesse una cifra di fandonie (perché - pensavo - che ne sa un milanese?), e invece no.
 
Però... la definizione che dai all'inizio ("...un riuscito tentativo di interpretare e armonizzare un comportamento omosessuale esclusivo all'interno del medesimo quadro di riferimento utilizzato per l'eterosessualità") non coglie nel segno. Fattelo dire da un meridionale. Dovresti modificarla.
 
Provo a spiegartela io, la sessualità mediterranea. In questo caso lo posso fare, malgrado tu sia un mostro di erudizione. Lo posso fa’ perché ci sono cresciuto dentro e ce l'ho nelle ossa; e ha anche steso un velo di infelicità strisciante nella mia vita.
 
L'elemento centrale che dà forma alla sessualità mediterranea è il tremendo potere degradatorio del cazzo.
Cioè: "Chi lo tocca, 'muore'". 
Chi lo tocca, subisce una degradazione irreversibile
Se ne salvano solo in due:
 •  se ne salva la sposa; e soltanto se i suoi contatti col cazzo rimangono "casti". Hai presente i coiti del bel Giacobbe/Israele? Be', ti posso assicurare che anche molte pie coppie meridionali si accoppiavano semi-vestite; nonché al buio;
 •  e se ne salvano i maschietti imberbi, perché se toccano il cazzo è per forzatura e circuizione. In realtà se ne salvano anche per motivi meno limpidi...

In tutti gli altri casi, non vi è scampo, né ritorno. La donna che tocca il cazzo diventa una donnaccia; poco più che una puttana. L'uomo che tocca il cazzo, peggio, perché scende di due gradini, non uno. Si degrada, infatti, da un livello più alto, quello di "masculo".
Diventa un "ricchione", cioè l'esatto equivalente maschile di una puttana. Con una grossa aggravante, però: l'insulto alla mascolinità. Il ricchione è colpevole e degenerato, perché rifiuta un dovere morale supremo dei maschi: lo sforzo quotidiano di diventare e rimanere "masculi".
 
Può ancora salvarsi, però: abdicando del tutto alla mascolinità. In altre parole, mettendosi a fare la "mezza femmina". Più fa la femmina, meno è colpevole.
 
Immagine fallica, da Pompei
Immagine fallica da Pompei, esposta fuori da una casa come "portafortuna". La scritta dice; Hic habitat felicitas, "Qui abita la felicità", o "la fortuna". E ancora oggi su alcune case rurali del Sud appare la scritta portafortuna "98", derivata dal disegno del fallo (disegnate il 9 sopra l'8 in orizzontale e capirete perché).

I nomi che nel Meridione si danno al cazzo sono dotati di un tremendo potere evocatorio. Quello usato nel baresano è "la ciola", cioè la gazza [volatile che in Puglia è ovunque]. Da piccoli, ci veniva inculcato che bisognava restarne lontani, perché una volta provata ci si prendeva gusto e non se ne poteva più fare a meno.
 
Io non ho mai davvero amato un ragazzo, perché con un fidanzato non riesco più a scoparci. Non ci riesco, perché ragiono da dannato "masculo": se lui mi dà il cazzo, mi sta un po’ umiliando, e sono meno di lui, e alla fine me ne vergogno; se invece glielo do io, lo sto un po’ umiliando io, e perde valore ai miei occhi. Una trappola.
 
Lo scorso San Valentino, ha dormito da me uno dei miei pochi "quasi ex". Di tutti, quello che più rimpiango. Non glielo avevo mai messo dentro, ma quel giorno è successo tre volte. Ed è rimasto, ai miei occhi, maschissimo come sempre. Il solito gran maschietto. 
Mi sono ricordato che questo raro corto-circuito mentale mi era capitato alcune altre poche volte. 
Non so quale santo governi tale Grazia, ma lo imploro di liberarmi. 
San Gaio, pensaci tu.
 
Maurizio (Roma) 

Maurizio è un mio amico, da qui il tono familiare e decisamente non formale con cui mi scrive, e critica. Pubblico questa sua testimonianza perché la trovo interessante per tutti, al di là della corrispondenza fra me e lui.

Il mio approccio al fenomeno dell'"omosessualità mediterranea" era esterno, e per così dire "sociologico", per cercare di capire le ragioni sociali di certi comportamenti.
Maurizio invece li descrive "dall'interno", spiegandone le ragioni psicologiche e di "vissuto".

A me non pare che i due approcci siano contrapposti, dire che anzi si integrano, e tratteggino i confini della fallocrazia. Che uno può raccontare da dentro come fa Maurizio (che in effetti, e gliel ho rimproverato più di una volta, è fin troppo affascinato da certi dettagli anatomici), oppure descrivere dal di fuori come faccio io, che a differenza di molti gay non subisco il fascino di quel dettaglio (e nello scrivere questa frase mi viene in mente che in latino "fàscinus" è esattamente l'amuleto che rappresenta il membro maschile, antenato del "cornetto" in corallo dei napoletani, dotato di un potere magico e arcano: quello di... af-fascinare).

Il dibattito prosegue.

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