Perché non sopporto il mondo gay?
03/12/2003 Ciao Giovanni. Non avevo la minima idea dell'esistenza del tuo sito, e leggendo questa mia capirai perché. Ora che l'ho trovato però (per purissimo caso) ne sono molto contento e nei prossimi giorni ho intenzione di continuare a visitarlo per bene, leggendo tutto quanto. Come faccio spesso quando scopro siti nuovi (nuovi per me, naturalmente) vado subito a leggere "la pagina della posta", in quanto ritengo che da lì si possa tastare molto bene il polso della situazione. Una
lettera, e la tua risposta in particolare - trasformatasi poi
in vero e proprio minisaggio - ha suscitato il mio massimo interesse...
Ho smesso di acquistare - e quindi
leggere - "Babilonia" da dopo la tua dipartita. Ma non solo: ho avuto un
distacco... beh, dato che in questa mia ho intenzione di essere sincero
fino in fondo userò i termini reali: un rifiuto (altro che
"distacco") dalla gayness, dalla vita gay, le attività gay,
le manifestazioni, le letture, le frequentazioni, i locali ecc. ecc. ecc.
Faccio
un passo indietro e, stavolta sì sinteticamente, cerco di farti
capire chi ti sta scrivendo: 43 anni, gay, felice (fin troppo?...) di esserlo,
dichiarato credo anche con la mia panettiera, fidanzato felicemente (e
monogamicamente), di sinistra (critico, ma pur sempre di sinistra), arrabbiato
con quei gay che si scandalizzano perché ai Pride ci sono i travestiti,
non maschilista... Insomma: il gay "perfetto"! :-)))
Eppure da qualche anno mi è venuta la nausea per "tutto ciò che è gay", una nausea - credimi - così preoccupante che talvolta mi fa sentire quasi... omofobo (?!??!!????). La scoperta del tuo sito ha mandato in crisi questo aspetto di me che fingevo di vivere serenamente: evidentemente tanto sereno non ero. Non esco più con amici gay (i quali ogni tanto se ne chiedono ancora le recondite motivazioni), non leggo più alcuna pubblicazione a tematica gay, se vedo un locale gay cambio marciapiede, non sopporto i "miti" e i "luoghi comuni" (o quelli che io percepisco come tali) e, insomma, mi sono completamente isolato dai "miei simili" (???); pertanto mi manca qualsiasi tipo di confronto diretto con la cultura gay, ma soprattutto con le persone gay. Il mio compagno ha tratti simili ai miei, secondo me più per una sua non - ancora - completamente - accettata omosessualità che per chissà quali misteriosi motivi. Puoi immaginarti cosa succede avendo rapporti con una sola persona gay (il mio compagno, appunto)! Che ci spalleggiamo a vicenda su questo rifiuto dell'"ambiente" (una volta si chiamava così) e non ci spostiamo di un millimetro. Potrei vivere tutto ciò serenamente fregandomene del perché e del percome, eppure: 1) il tuo sito mi ha mandato "in crisi" su questo argomento, facendo affiorare immediatamente "il problema" del mio rifiuto (ma sarò mica omofobo senza saperlo?!?),Non credo di essere schizofrenico (la mia psichiatra conferma! ^___^) e dato che siamo almeno in due al mondo a provare un simile rifiuto per il mondo gay senza essere (almeno ufficialmente) etero-intolleranti/omofobi... insomma, che cazzo mi è successo? Voglio dire: "che cazzo mi è successo" tu non puoi certo saperlo, ma posso garantirti che NON HO avuto "traumi" di alcun tipo collegati al mondo gay e che, perlomeno ideologicamente, non ho pregiudizi contro i gay diversi da me (le "checche", i travestiti, gli strapromiscui o chiunque altro viva la propria omosessualità in modo "apparente"), ma non mi pare proprio di averli davvero! Sono il primo a scaldarmi, anche e SOPRATTUTTO pubblicamente (luogo di lavoro in primis) contro questo tipo di discriminazioni. Tanto per dire: quando nacque il gruppo "Simply Normal" (te lo ricordi?) io ero furibondo e non ho cambiato idea, nel frattempo. Sono anche cosciente del mio moralismo
(che però a me va benissimo, l'ho scelto io), e cioè la mia
monogamia, il fatto che non mi piaccia frequentare saune et similia,
il fatto che il sesso-per-il-sesso non mi attiri più di tanto ecc.
Ma, ne sono certo (lo "sento dentro", se ciò può valere qualcosa),
non giudico "male" chi invece vive la propria sessualità in modo
diverso dal mio.
Frequento ambienti - virtuali e non - incentrati su fumetti, rock (hard, meglio!) e cose così: accidenti, sono sempre l'unico gay presente! Allora è vero che "tutti gli altri" o sono chiusi in casa o sono in discoteca ad ascoltare "la musica dei gay"?!? (Sto provocando per sollecitare una risposta... però è vero che io sono sempre l'unico gay in certi posti. Nel campo hard rock/heavy metal, per esempio, o nei forum di fumetti...). Insomma, certe volte mi sembra di essere una specie di mosca bianca, uno troppo "normale" (sinceramente: mi fa abbastanza orrore questa parola...), banale, "eterosessualizzato"... Epperò poi scopro il tuo sito e mi esalto. Boh?... Con affetto, e scusandomi per la lunghezza. O. F. |
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Considerato quel che è il mondo gay, ci sarebbe da preoccuparsi se non ti desse la nausea.
L'oppressione immiserisce, inaridisce, impoverisce,
"mostrifica" le sue vittime. Se devi fare un viaggio, non c'è dubbio
su quale sarebbe più gradevole come vicino di posto, fra un proprietario
di schiavi e uno schiavo. Te lo so dire senza neppure guardare, quale dei
due puzzerà, rutterà e sarà incapace d'una conversazione
colta.
Tutto questo è un dato di fatto.
Il problema sorge quando da questo "dato di fatto" si pretende di trarre regole generali che vadano al di là del "dato di fatto", per esempio sostenere che gli schiavi (o i negri, o gli zingari) sono intrinsecamente inferiori, come dimostra appunto il fatto che sono "ignoranti, brutti, sporchi e cattivi". E ruttano pure.
Questo problema non fa che aggravarsi
quando, con la scusa di voler essere "antirazzisti", si cerca di negare
e nascondere i danni dell'oppressione. Così facendo non si
fa giustizia: si occultano le prove del crimine e basta.
Dire: "gli zingari sono sporchi" è un'affermazione
razzista. Ma dire "non mai è vero che gli zingari
siano sporchi" nasconde il fatto che troppo spesso gli zingari non riescono
a farsi allacciare l'acqua ai campi-sosta (ammesso che ci siano).
La vera correttezza politica è allora far
notare che se e quando uno zingaro è "sporco", come
da preconcetto, ciò non avviene perché, "eh già: gli
zingari sono sporchi", ma perché a lui/lei, a differenza che agli
altri, la
società nega l'accesso all'acqua, e lo fa deliberatamente,
come misura dissuasiva per allontanarlo dalle città in cui vivono
le persone ariane e "superiori".
Quanti sono i Comuni italiani che hanno attrezzato le aree-sosta per i nomadi, come prescrive la legge? Pochissimi: una cinquantina in tutta Italia.
E chi si indigna? Pochissimi.
E chi ci va di mezzo? Chi non ha l'acqua (nemmeno
quella da bere).
E di chi è la colpa? Ma degli zingari,
ovviamente, che sono sporchi, anzi sporcaccioni! E quindi sgradevoli
e puzzolenti, e quindi meritano di essere allontanati
dalle città... per esempio rifiutandosi di attrezzare campi con
l'acqua corrente!
Il cerchio si chiude, la vittima diventa colpevole dell'emarginazione che fa di lei una vittima, la conseguenza del suo stato di emarginato viene sbandierata come la causa, e la discriminazione diviene una colpa: sua.
Lo stesso meccanismo è in azione nel
mondo gay.
Nel quale il 95% dei partecipanti è lì
solo per usare il corpo degli altri, perché l'odio di sé,
l'omofobia (creata dalla società eterosessuale ma internalizzata
da tutti i gay attraverso l'educazione: "noi tutti siamo coloro da cui
la mamma ci ha messi in guardia"), il disprezzo verso tutto ciò
che è e "fa" frocio, impediscono di vedere nell'altro che è
di fronte a te (o nel letto assieme a te!) altro che un frocio,
un culattone e, peggio ancora, altro che la prova del fatto che
tu sei ciò che non vuoi essere e che vuoi dimenticare d'essere.
Cioè, a tua volta, un frocio pure tu.
Cacciandolo di casa subito dopo l'orgasmo puoi
cacciare (o almeno, provare a farlo) anche la coscienza del fatto che ora
lui "sa" cosa tu sia.
Il giorno dopo, incontrandolo per strada,imbarazzato,
fingerai di non conoscerlo.
Le conosci anche tu queste dinamiche, non è
vero?
E allora come si può non essere
schifati
da un mondo così? Da "rapporti umani" indegni di questo nome, in
primis perché chi si è ridotto a questo livello non
ha conservato nulla di umano?
Ma di chi è la colpa di questo fenomeno?
Della società?
Non sia mai! No di certo: è degli omosessuali,
è del fatto che loro sono mostri che non vanno assolutamente frequentati,
al punto che ti dà fastidio incrociarli per la strada...
Il cerchio si chiude, la vittima diventa colpevole dell'emarginazione che fa di lei una vittima, la conseguenza del suo stato di emarginato viene sbandierata come la causa, e la discriminazione diviene una colpa: sua.
Ci risiamo...
L'oppressioni ci ha resi mostruosi. Ha fatto
di noi persone che non osano costruire nulla sulla loro esperienza comune,
che per vergogna, paura, disgusto di sé, limitano la pratica dell'omosessualità
al
grado zero, cioè al livello minimo al di sotto del quale non
può esserci più altro: l'orgasmo nudo e crudo.
Altro che costruire una cultura gay, un progetto
di una casa comune gay, una comunità, una solidarietà!
Ecco perché il cosiddetto "ambiente" non è una casa accogliente, come quella che sognavamo di costruire qualche decennio fa (e che non è invece mai sorta), bensì un rifugio, e per molti addirittura un nascondiglio, anzi un covo dove rifugiarsi per fare sesso (brutale, animale e rapido) per poi fuggirne appena ottenuto questo risultato, e nient'altro.
Questo è particolarmente vero nel mondo gay italiano, nel quale scontiamo ancora l'assenza d'una fase "omofila" negli anni Cinquanta e Sessanta che preparasse il terreno al movimento gay degli anni Settanta in poi.
Ho dovuto rendermi conto, mio malgrado, del fatto che a poco è servito che noi militanti proponessimo analisi aggiornate, al passo coi tempi e col dibattito mondiale più avanzato... quando poi i nostri "colleghi" non militanti (la grandissima massa di noi: il 99,99%) si dibattevano ancora nel dubbio non su: definirsi "omosessuale" o "gay" o piuttosto "queer"?, bensì su: sposarsi o no, per farsi regalare l'appartamento dai genitori?...
Come se ciò non bastasse, e viene da ridere a dirlo, il mondo gay italiano è vittima del successo del movimento gay. Proprio così.
Con gran fatica, per molti anni il movimento
gay ha saputo coltivare un progetto chiaro, definito, che prevedeva identità,
visibilità,
orgoglio, comunità gay...
Erano valori condivisi da pochissimi, ma erano
pur sempre valori condivisi: erano una base su cui costruire un progetto.
Poi, il World Pride ha aperto le cateratte e centinaia di migliaia di froci urlanti, per nulla militanti, ma per lo meno vogliosi di "vivere qui ed ora", hanno invaso la scena. Noi militanti con le nostre idee chiare ci siamo ancora... ma vacci tu a scovare!
Prima eravamo mille militanti su mille persone che volevano il cambiamento del mondo gay. Ora siamo decuplicati, e siamo diecimila, sì... però su trecentomila persone che lo vogliono!
Ora le nostre idee sono diluitissime, e c'è da mettersi le mani nei capelli (chi li ha ancora... :-) ) nel vedere il livello abissale d'ignoranza dei concetti più elementari dell'orgoglio gay dimostrato, anzi, spesso addirittura ostentato dai ragazzini (e non) che intervengono nei dibattiti sui vari http://www.gay.it/ gay online.
Paradossalmente, il livello medio del
dibattito gay italiano è oggi spaventosamente più basso di
quanto non fosse venticinque anni fa. Le
punte di eccellenza ci sono ancora, ma per il resto, a volte siamo al di
sotto del livello d'indecenza...
Ma così è, se vi pare. Ed anche
se non vi pare...
Siamo riusciti a spezzare le porte delle gabbie
degli schiavi. Ed
ora siamo invasi da ex schiavi che puzzano, ruttano e non sanno né
leggere né scrivere.
Viene un cerrrrrchio alla testa solo all'idea
dello sforzo che sarà necessario a noi Pie Dame della San... Sebastiano
de' Paoli per incivilirli...
Insomma, questo successo ha dato una bella botta alla proposta culturale gay, come quella che ho coltivato e coccolato io per 25 anni, e ora penso che passeranno molti altri anni prima che noi riusciamo a riprenderci da questa brutta (e al tempo stesso bellissima) indigestione.
Un metro cubo di vino diluisce fin troppo un decilitro
d'aceto. Col tempo la "madre" di quel decilitro originario riuscirà
a produrre tanto buon aceto novello... ma, appunto, ci vuole tempo.
Nel corso del quale avremo una botte piena di
qualcosa che è troppo acida per essere vino e troppo dolce per essere
aceto!
Questa è, a mio parere, la situazione attuale
del mondo gay.
Una contraddizione via l'altra, un guazzabuglio
via l'altro, e una sfilza infinita d'accuse contro gli altri gay... anzi,
"froci di merda".
E nessuna proposta degna del più
elementare livello di decenza, specie da parte dei critici più
aggressivi e arroganti e maleducati.
Nel frattempo, che fare? Come reagire?
A fronte d'una situazione tanto ingarbugliata e
contraddittoria, le reazioni di quanti sono rinchiusi in questa gabbia
di matti che è il mondo gay si dividono abbastanza nettamente fra
quattro
filosofie e stili di vita (più le possibili combinazioni e oscillazioni
dall'una all'altra, ovvio). Eccole:
Consiste nel: - frequentare l'ambiente gay,Questa è la posizione "spensierata" dei gay rampantino-berlusconiani, che essendo non-credenti ("non esiste nessuna vita, oltre la sauna") vogliono vivere il più possibile l'unica vita che concepiscono (magari con qualche sussidio... chimico). Perché tutte le altre, una volta concepite, si rivelano sovversive e comunissssste! Pardon, volevo dire "i gay rampantini, berlusconiani
e
under 45". Sopra i 45, l'ambiente, quell'ambiente, mette
a disposizione solo marchette e turismo sessuale.
Nota che si può paradossalmente essere gay
"ubriaconi", ma non essersi affatto accettati: per farlo è
sufficiente vivere, senza farsi alcuna domanda, la propria sessualità
come uno
shopping ai saldi (specie se si hanno vent'anni e i muscoli
al posto giusto).
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Consiste nel: - frequentare l'ambiente gay, maQuesto è il gruppo dei nichilisti ("siamo nati per soffrire: tanto vale allora soffrire in sauna"): quello di coloro che battono a tappeto, assatanati, saune, darkroom e cessi, ma inondano con maree di lettere di protesta, accusa, frigno, lagne, recriminazione, qualunque rivista, sito, bollettino gay esistente. Il mondo gay fa schifo, i gay fanno, tutti,
schifo, solo loro che scrivono sono puliti, hanno una morale, hanno
sentimenti, hanno valori, hanno una dignità.
Ti cito letteralmente l'apertura di un thread da gay.it, del 23/11/2003, di un certo "bios2003": Si commenta da sé. Spesso gli schifiltosi non vogliono neppure essere definiti gay, perché "la parola gay è ghettizzante". L'ambiente gay è infatti un orrido ghetto. La cultura gay - occorre dirlo? - non esiste. Questo gruppo è quello a cui appartiene in Italia la massima parte dei gay (intesi come persone che sanno d'essere omosessuali e accettano bene o male l'idea d'esserlo, o meglio: vi si sono rassegnati). Facendo un rapido paragone, la posizione "ubriacona",
con tutta la sua limitatezza e miopia, può in certi casi rivelarsi
meno autodistruttiva di questa.
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Consiste nel: - non frequentare mai (o non frequentare più) l'ambiente gay,Questo è il gruppo dei fanatici religiosi ("la sauna è la negazione immorale della vita eterna a cui siamo chiamati da un Destino Superiore"). Lo schifato, se
mai un tempo ha creduto fosse possibile cambiare questo mondo, ora non
lo crede più.
Se è in coppia, si blinda secondo i modelli (a scelta): "io, tu e la luna" "pereat mundus" e "après moi, le déluge". Se non lo è, coltiva la sua solitudine, sdegnoso come il Conte Ugolino, "avendo il mondo gayo a gran dispitto". Nei casi peggiori, per rompere questa solitudine, lo schifato si sposa (con una donna). Salvo poi accorgersi che non era quella la strada... ma ormai è troppo tardi, e il matrimonio (e magari anche qualche figlio) è bell'e che fatto - e presto disfatto. Si direbbe che, in base a quel che scrivi, tu abbia
scelto di arruolarti (nononstante le tue idee, che non ti portano di per
sé a queste conclusioni) in questo gruppo.
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Consiste nel: - frequentare o, indifferentemente, non frequentare l'ambiente gay, a seconda del momento e dell'occasione, mai però su base preconcetta (né "in sauna mai perché mi fa schifo" né "io solo in sauna mi sento libero");Questo è il gruppo degli scettici/razionalisti ("C'è vita, oltre le saune... ma nell'attesa di raggiungerla, può esserci bella vita anche in una sauna!"). Questa è, da sempre, la mia posizione, e
questo sito è un contributo a questo lavoro di "progettazione"
di "un altro mondo possibile", senza il quale il cambiamento non può
avvenire.
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Come noterai, questi quattro gruppi si differenziano rispetto all'atteggiamento da tenersi nei confronti di una realtà su cui però tutti (salvo il primo, ma solo per partito preso) sono d'accordo: quella gay è una realtà povera, insoddisfacente.
Eppure la realtà in cui viviamo oggi è incomparabilmente migliore rispetto a quella di venticinque anni fa. Questo stesso spazio di confronto e comunicazione fra te e me, questo sito, apparteneva, allora, letteralmente al campo della fantascienza, non a quello dei progetti del movimento gay.
I ragazzini gay che si svezzano oggi a furia di chat, webcam e newsgroups, da un lato mi terrorizzano (si buttano sul sesso prima d'essersi chiesti che senso e ruolo debba avere nella loro vita, e senza nessuno con cui discuterne, e per l'Hiv questa è una pacchia: agghiacciante) ma dall'altro (quando fanno sesso sicuro...) mi rassicurano: dopo tutto, abbiamo dedicato questi decenni di lotta al sogno di vivere in un mondo in cui il ragazzino di Canicattì potesse arrivare alla scoperta della sua sessualità senza passare prima per sei tentativi di suicidio e tre anni di dubbi sul fatto di cambiare sesso o no... (o tre anni di seminario, il che fa lo stesso).
E a questo, almeno, ci siamo arrivati, quindi
invece di lagnarci per il fatto che altre cose che sognavamo non si sono
ancora realizzate, diamoci almeno una pacca sulla spalla a vicenda (di
sicuro gli etero non ce ne daranno mai!) dicendoci che questo poco, almeno
questo, è merito nostro.
E sentiamocene un poco fieri, vivaddìo!
I
centomila gay che hanno invaso Roma nel World Pride non sono
certo usciti da una fiaba: loro sono i gay di tutte le Canicattì
che nel frattempo, e in silenzio, sono cresciuti, grazie a noi e
a questo nostro lavoro... E un poco anche grazie ai nostri siti,
dai! :-)
Vero, il movimento gay italiano non riesce ancora (per mancanza di forze adeguate) a prendere la parte di redini che gli spetta, e questo comporta che per ora il mondo gay non sembra andare da nessuna parte... ma questa carenza non giustifica mai l'arruolamento (incluso il tuo arruolamento) fra gli schifati del gruppo 3.
Perché cosa hai fatto, tu? Hai identificato
il cosiddetto "ambiente gay" con il mondo gay tout-court. Sia
pure per sostenere conclusioni opposte agli "ubriaconi", che condividono
anch'essi tale identificazione.
Nella tua mail implichi infatti che il mondo
gay sia una sola e medesima cosa dell'ambiente gay (inteso come
saune, dark ecc.).
E invece non è vero. Ti basta inciampare nel mio sito per ricordare che l'appartenenza al nostro mondo, e al nostro destino, non dipende certo dalla frequentazione o meno delle darkroom (io non le frequento ma io e il mio sito siamo egualmente parte del mondo gay...).
Il "mondo gay" è fatto al 10-15% di frequentatori
dell'ambiente, e all'85-90% di non frequentatori.
Certo, quando le telecamere della TV cercano di
mostrare il "mondo gay", è ovviamente nell'"ambiente" che andranno,
non certo a casa tua. Non saprebbero come trovarti, e anche se ci riuscissero,
probabilmente non li lasceresti entrare.
Ecco perché l'ambiente si prende
il 99% delle discussioni e delle descrizioni, come se l'ambiente
-
i locali - costituisse il 99% del nostro mondo, anziché il 10-15%,
come invece è.
Ed ecco perché il mio sito è marginale,
trascurabile, nel dibattito del mondo gay. Perché non parla di locali,
ma di altro.
(Però esiste! :-) ).
Quando anche io ero in coppia (fino a due anni
fa) le mie frequentazioni gay erano altre coppie, ma ci vedevamo a cena,
o andando al cinema assieme, o in vacanza, o a un concerto... non certo
nei locali gay.
Ok, non frequentavo l'"ambiente". Non apparivo
nelle statistiche del "mondo gay".
Eppure mai, in un solo momento, ho pensato
di non fare parte del mondo gay solo perché le saune non
mi annoveravano fra la loro stimata clientela...
A mio parere esiste poi un elemento personale nella
"schizofrenia" di cui sospetti di poter essere accusato: il tuo amore.
In base alla mia esperienza di casi simili in
passato, io sospetto che tu, per amore, abbia sposato almeno in
parte la visione da schifato, del tuo compagno, pur essendo tu,
per formazione e mentalità, uno speranzoso.
Non è affatto un caso raro. Come canta la grande songwriter lesbica Tracy Chapman, "the things we won't do for love!"...
Rallentare il passo ti è servito a dargli il tempo per raggiungerti. Ma tu non hai mai inteso smettere di camminare, ed oggi, probabilmente, dentro di te senti la voglia di riprendere il cammino.
Fossi in te, io non mi spaventerei: è normale che tutte le coppie, sia gay che etero, dopo il primo periodo (che gli studiosi americani chiamano del nesting, del "fare il nido": "io, tu e i nostri geranietti") arrivino a una nuova fase, di maggiore apertura al mondo, di ritorno agli interessi precedenti all'inizio della coppia.
Sta a te trarre le conclusioni.
Ciò detto, tu non sei affatto, come temi, una "mosca bianca". Al contrario, sei l'espressione di ciò che la maggioranza dei gay è. Ognuno dei quali è diverso dagli altri.
Tu non mi vedrai mai a una convention di
hard
rock o fumetti a cui vai tu (semmai ad una di fantascienza).
E non perché io sia gay. Ma perché per me, per i miei gusti
musicali, l'hard rock è puro rumore: mi dà fisicamente
fastidio alle orecchie.
Questo non implica che io adori Mina, che
non capisco come tanti gay possano amare: trovo che faccia da
venticinque anni sempre lo stesso CD, limitandosi a cambiare la copertina.
A
me piace... la musica antica e barocca su strumenti originali e con interpretazione
filologica. Mi piace anche la musica elettronica (anche leggera), e la
musica minimalista (adoro Philip
Glass).
Ma tutto questo nulla ha che vedere con la
mia frociaggine.
Che cavolo di rapporto esiste mai fra ciò
che faccio a letto e quel che ascolto mentre scrivo questa risposta (per
la cronaca: la cantata BWV 54 di Bach nell'interpretazione del "Bach Collegium
Japan", diretta da Masaaki Suzuki)? Nessuno.
Questa musica mi piace perché io sono io,
e non perché io sono gay.
Il mio adorato Glass, alla maggior parte dei miei
conoscenti (sia gayssimi che eterissimi) produce solo una sensazione di
angoscia soffocante. Viceversa, Maria Callas, per cui legioni di gay si
aprirebbero le vene, io la trovo d'una noia mortale: non canta, si stonsilla.
No,
lo ammetto: io non amo l'impostazione lirica del canto.
Embe'? E allora?
"The gustibus...!", direbbe un mio amico...
Ciò detto, noi gay, come qualunque
gruppo sociale, come qualunque individuo, siamo portatori di cultura,
di una cultura. Anche quando scegliamo le canzonette da ascoltare e fare
ascoltare.
Non, sia chiaro, nel senso che la musica sia "cultura":
la musica, come tutta l'arte, è solo piacere, non cultura. Non si
è "colti" perché si ascolta Bach piuttosto che Jimi Hendrix
o Mina, o viceversa.
Tuttavia certa musica è un
piacere che, proprio come il sesso o la gastronomia, per essere gustato
fino al più piccolo dettaglio ha bisogno della stampella di un allenamento,
di spiegazioni, di informazioni. Di una "cultura", in senso scolastico.
Ecco perché il godimento d'una musica può essere insegnato,
diffuso, trasmesso, reso comune all'interno di un gruppo sociale (di una
"cultura" in senso antropologico, o "sottocultura" che dir si voglia)...
e ciò vale tanto per Mina, "la" Patty o "la" Oxa, quanto per Cecilia
Bartoli, Maria Callas o Gerard Lesne.
E l'hard rock? Be', esistono
gruppi gay di hard rock, anche in Italia. Ma, primo, si rifiutano
di cantare in italiano, e secondo, snobbano il mondo gay non rocchettaro
(non che dia loro torto...).
In questo subiscono come handicap il peso della
cultura machista, anglocentrica e spesso omofoba del mondo rock (che a
te, che non ti senti parte del mondo gay, non dà fastidio... ma
a molti altri invece ne dà eccome!)... quindi non stupisce che abbiano
poca eco nel mondo gay italiano, rispetto ad Anna Oxa. Questa è
la mia personale spiegazione al tuo busillis.
Gli Egokid, gruppo milanese di rock progressivo gay
Ebbene: se tu sei un mio amico, prima o poi io
cercherò subdolamente d'indurti ad ascoltare Cecilia
Bartoli e convertirti alla Vera Fede del suo Canto portandoti all'Estasi
Mistica con la sua Voce... :-)
Se sei mio amico hai già una maggiore probabilità
d'essere gay piuttosto che di non esserlo, ed hai al tempo stesso una maggiore
probabilità di avere ascoltato Cecilia Bartoli, e magari di averla
registrata da uno dei CD prestati da me, rispetto a chi non sia mio amico
-- e non sia gay.
Moltiplica questo fenomeno per 2.500.000 di gay
e spiegherai perché certa musica si diffonda in certi ambienti e
certa altra, invece, in altri.
La cultura è proprio questo: conoscenza condivisa. Strumenti condivisi. Informazioni condivise. Piaceri condivisi. "Ciò che resta quando si è dimenticato tutto il resto"...
Un libro che nessuno legge non è cultura. Un libro che non esiste più ma le cui idee vanno di bocca in bocca, invece, lo è.
L'omofobia
nega che i gay siano un gruppo sociale, perché sa che se lo ammettesse
non potrebbe più negare che i gay siano, in quanto gruppo sociale,
portatori di diritti sociali (come i Pacs).
Quindi nega che i gay possano essere un gruppo
portatore di una cultura, sia pure quale parte della cultura generale della
società in cui vivono, solo con un aroma un po' diverso.
La scommessa mia, invece, è riuscire a promuovere l'idea che occorre fare un salto (se mi permetti di saccheggiare nonno Marx) dall'essere gruppo "in sé" (un gruppo che per il capriccio della sorte s'è trovato a condividere una cosa, il desiderio sessuale, e solo e unicamente questo: nient'altro) all'essere gruppo "per sé" (cioè un gruppo che partendo dall'esperienza di condividere il desiderio sessuale, eccetera, riesce a fare una riflessione sulla vita, e su cosa significhi e cosa implichi ciò che si è trovato ad essere "in sé", e così facendo arriva a condividere una cultura, nel senso di strumenti culturali, conoscenze, idee).
Se l'omosessuale è solo colui che frequenta le dark, allora io non sono omosessuale: io non le frequento.
Se invece l'omosessuale è colui che condivide
con altri esseri umani un'esperienza di vita, un destino - e io aggiungo
di mio un PROGETTO di vita futura - allora io sono omosessuale anche se
provvisoriamente, in questo periodo della mia vita, non essendo (più)
in coppia, non sto avendo una vita sessuale.
Essere omosessuale, in questo senso, significa
avere una cultura
e un destino sociale condivisi con altri, con quelli che
tu chiami giustamente nella tua mail "i miei simili".
Giusto: simili, anche se mai uguali. Perché io non sono solo omosessuale. Sono anche di sinistra, amo la musica classica come sopra... eccetera eccetera.
Per farla breve, io sono sempre tutto me
stesso, in ogni momento, anche se a seconda dei momenti metto avanti
parti diverse di me.
Io so usare un computer e so nuotare.
Se sto nuotando, non vuol certo dire che ho smesso
di saper usare i computer, e viceversa.
E se faccio politica, non per questo ho smesso
di essere gay.
E se amo un ragazzo, non per questo mando al macero
le mie idee politiche.
E se...
Ecco. Ci siamo. Siamo arrivati al punto. Al punto
che anche se tu ti neghi la compagnia di altri gay, ciò non implica
affatto che tu smetta di fare comunque parte del mondo gay.
Ne fai parte sì, solo che ti sei collocato
per tua scelta ai margini estremi, nell'area di quella bizzarra e folcloristica
frangia che sono i gay odiatori dei loro simili.
Un dato, questo, che giustamente ti preoccupa,
ma che non invalida il fatto che, anche se tu non ne frequenti le saune
o le dark, tu fai comunque parte di questo mondo. E della sua cultura,
e della sua mentalità contorta, e delle sue paure... e delle sue
fobie
da omosessuale.
Come dimostra il fatto che il tuo comportamento
non è per nulla originale, ma al contrario è condiviso
da milioni di omosessuali.
Ed è un comportamento tipicamente gay,
che basterebbe da solo a segnalare la tua appartenenza al mondo gay, dato
che gli eterosessuali che per partito preso non frequentano altri eterosessuali,
o che cambiano marciapiede se vedono un bar non gay e tutto il resto,
semplicemente
non esistono.
Non lo avevi mai notato?
Il tuo è un tipico comportamento da
omosessuale che gli eterosessuali non conoscono nemmeno!
Il tuo comportamento è dunque uno squisito
e tipico prodotto del mondo gay.
Ma a volte occorre fare, come Magellano,
il giro del mondo, per riuscire a tornare nel punto in cui già si
stava (preferibilmente vivi... a differenza di Magellano :-) ).
Credo che questo sia un po' stato il tuo caso:
hai avuto bisogno di rinnegare il mondo gay per poter continuare ad essere
gay... Fare il giro del mondo per poter restare dove già eri.
Ovviamente tu adesso ti limiti a subire una mentalità e una cultura anziché esserne attore, cambiarla, modificarla, migliorarla, arricchirla. Come invece, probabilmente, da quanto scrivi, desideri fare.
Ma qui entriamo in un campo, quello delle scelte personali, che ci porterebbe un po' troppo lontano. Ed io ho già scritto un papirone...
Mi basti quindi salutarti dicendo che sotto sotto sospetto che noi due ci si rivedrà presto fra le frequentazioni "speranzose" del "gruppo 4".
Auguri, e grazie per i complimenti.
Giovanni Dall'Orto
PS Per la Mina e la Patty... piuttosto la morte,
grazie ...ma Priscilla
mi ha fatto sbellicare dalle risate! Non è che sei troppo musone?
Una piccola puntualizzazione
11/12/2003 Caro Giovanni, ho letto (bevuto, divorato...) la tua lunga risposta alla mia lettera, e ci sono alcuni passaggi che desidero puntualizzare. Innanzitutto la tua risposta mi ha colpito (sdeng!) e mi trova sostanzialmente d'accordo su (quasi) tutto quello che affermi. Inoltre mi ha dato moltissimi punti di riflessione... Ma questa volta provo ad essere sintetico, conscio del fatto che il tuo sito non è una palestra di botta-e-risposta tra noi due. 1) ADORO Priscilla! Sarò anche troppo musone (...è vero...), ma accidenti: Priscilla non si tocca, e che diamine! 2) Ho un rifiuto notevole per "L'ambiente gay", lo confermo; ma mai e poi mai ho un "rifiuto" per i gay, le lesbiche, i transgender ecc. ecc. Tu dirai: ma se non frequenti "l'ambiente" il tuo rifiuto è implicito. E sta proprio qui la contraddizione: io NON rifiuto né le persone né la cultura omosessuale (anche se ammetto che da un po' di tempo la frequento pochino, quest'ultima). Quando invito i miei (pochi, ok) amici gay a cena, NON raccomando loro di non "marcare" per le scale! 3) Mi fa tantissima tristezza chi "il
giorno dopo" fa finta di non conoscerti... Non mi sono mai posto problemi
di visibilità.
4) Le Quattro Filosofie da te delineate, schematiche ovviamente per amor di sintesi, mi potrebbero far rientrare nel "Gruppo 3 - La Posizione Schifata", se non fosse che... insomma, vedi il mio punto 3): non mi considero superiore (a chi?!?), non mi sposerò se non eventualmente con un uomo, non ho "orrore" per chi vive la propria vita affettivo-sessuale in modo diverso dal mio; 5) Non ho "sposato la visione del mio compagno, per amore": ero già così prima di conoscerlo... Semmai ci siamo trovati, ecco. :-) 6) Mi sento (un po') una mosca bianca proprio perché conosco le Quattro Filosofie che hai schematizzato, e non mi riconosco (pienamente) in nessuna di esse (anche se naturalmente vorrei far parte del Quarto Gruppo: Gli Speranzosi...). Il discorso sul movimento meriterebbe di essere approfondito (eccome), magari prossimamente. Con questa mia intendevo semplicemente chiarire alcune mie posizioni e cioè che: sono CONTENTO di essere omosessuale; faccio parte del mondo omosessuale, certamente; credo nell'importanza di una cultura omosessuale; NON ODIO i miei simili (!!!) né "cambio marciapiede" quando li incontro (anzi! Un incontro per strada è, da me, ben più gradito di un incontro in discoteca...); sul lavoro, all'università, tra conoscenti, parenti, negozianti e quant'altro difendo sempre e comunque la causa omosessuale, e partendo da me stesso medesimo (a parte il gruppo di nazi di cui sopra), non parlando "in generale". Sono un po' meno mosca bianca di prima, ma sempre un pochino mosca bianca mi sento... Ti abbraccio O. F. |
Pubblico volentieri le tue specificazioni. Non ho nulla da aggiungere, dato che parlando di te l'unico al mondo che sappia come tu ti senta davvero, sei tu.
Ovviamente lo schemino delle "quattro filosofie"
era un po' un gioco, come "i dieci punti per...". Perché quattro,
o dieci, e non ventisette? E perché non una per ogni essere umano?
Be', perché a volte anche un po' di sintesi
aiuta a chiarirsi. Anche se ogni sintesi lascia fuori un sacco di dettagli...
Ma la sintesi proprio questo è: cercare i tratti comuni, tralasciando
i dettagli.
Poi però a livello individuale, i dettagli
sono tutto: quando amo un uomo io non lo faccio perché è
"un essere umano", ma perché è quell'essere umano,
e nessun altro, con tutti quei dettaglini che lo fanno essere lui, e nessun
altro.
Il che non toglie che egli sia un essere umano
e che possa, per sintesi, essere brevemente definito anche così:
un essere umano. Homo sum.
Grazie per le parole gentili e la cortesia. Ciao.
Giovanni Dall'Orto
PS "Mosca bianca"? Occhio alla sindrome del "brutto
anatroccolo": "Sono l'unico al mondo!!!". Chi ti ha detto che non esista
una razza intera di "mosche bianche"?
Forse, come temi, non esiste. Ma se tu non la
cerchi nemmeno, è certo che mai lo scoprirai, anche se esiste.