Obiezione
alla sua recensione di: Gesù Cristo non è mai esistito.
10/11/2013 Gentile Signor Giovanni, mi sono imbattuto nella
sua recensione del libro “Gesù Cristo non è mai esistito”
di Emilio Bossi, giusto poco dopo averlo letto, peraltro con gusto.
Ma queste sono solo opinioni. Quello che invece mi ha particolarmente
incuriosito, è la sua osservazione sui ritrovamenti di Nag Hammadi
e di Qumram, forte dei quali liquida i discorsi dell'autore come obsoleti.
Allora ho cercato di informarmi di
più. Ma per quanto abbia provato, non ho trovato nulla che si mettesse
di traverso alle tesi del libro; né per la datazione presunta, né
per i frammentari contenuti che ho potuto reperire qua e là.
Sicché mi sono permesso di scriverle
per farle notare che essendo quello un punto cardine della sua recensione,
sarebbe gentile che per i lettori come me, curiosi ma sommariamente informati,
argomentasse meglio la cosa. Evitando di indicarla prima come prova regina
e poi di lasciarla cadere distrattamente, tirando dritto.
Senza intento polemico alcuno, ma farebbe
davvero bene ad aggiungere qualche riga di spiegazione alla sua scheda,
proprio perché lei per primo parla di incontrovertibili fatti.
Per il resto, niente da dire...
Con simpatia, Alessandro.
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Però la frase che lei m'imputa di aver detto,
io non l'ho detta. Né i testi del Qumram (alla faccia dei patetici
tentativi degli inventori di mysteri), né quelli di Nag
Hammadi hanno infatti nulla da dirci sulla esistenza o sulla non
esistenza storica di Yoshua ben Yusuf, in arte Gesù, in primis
perché essa non interessava minimamente a nessuno di quegli scrittori.
E quello che lei identifica come tale non è
affatto un "punto cardine" della mia recensione: il "punto cardine" è
infatti semmai che Bossi condivide con i cristiani l'errore marchiano d'identificare
il Gesù storico con il Gesù dei Vangeli. Per entrambi le
parti l'errore è prendere i Vangeli per quello che non
sono, un libro di storia, anziché per quello che sono, una
riflessione teologica sulla vita di Yoshua ben Yusuf, proclamato
dai suoi seguaci Meshiah d'Israele. Bossi ha facile gioco nel dire che
il Gesù-personaggio-letterario dei vangeli non è mai esistito.
Ma quel Carlo Magno che appare nella Chanson de Roland, è
esistito o no? Me lo dica lei, se "Carlo Magno non è mai esistito",
ed è solo un personaggio del ciclo di Orlando.
Io ho scritto una cosa ben diversa, e la
prego di andare a rileggersi il testo della recensione, ossia che quelle
scoperte hanno posto la parola "fine" alle illazioni e alle ipotesi di
Bossi relativamente agli esseni ed agli gnostici. Punto. Questo
per il fatto, che è scontato ma se vuole glielo spiego con parole
semplici, che oggi sappiamo sugli esseni e sugli gnostici, dopo quelle
scoperte, mille volte di più che all'epoca di Bossi. Anziché
una dozzina d'allusioni (lunghe un paio di frasi) alle loro idee da parte
dei loro nemici, oggi possediamo, appunto, intere biblioteche di testi
scritti direttamente da loro.
E che le tesi di Bossi potessero sopravvivere
a tale rivoluzione nelle fonti avrebbe del miracoloso anche qualora fosse
stato il più grande filologo della sua epoca. Cosa che era ben lontano
dall'essere.
Ciò non implica che io stia affermando
che questi testi non abbiano nulla da dirci sul Gesù storico. Niente
affatto. E neppure che Gesù e gli esseni fossero due realtà
agli antipodi. Niente affatto.
La cronologia della celebrazione della
Pasqua antecedente la crocifissione è notoriamente sballata, non
combaciando affatto col calendario lunare ebraico che regola tale festività.
Ma se la si calcola usando il calendario solare "esseno" in uso nel Qumram,
allora i conti tornano. Questo ci fa capire che dovette esistere un legame
fra Yoshua ben Yusuf (o per lo meno fra i discepoli che tramandarono il
racconto di quella Pasqua) e la comunità del Qumram (che incidentalmente,
non era gestita
da "esseni" in senso stretto, bensì da una loro fazione non
meglio identificata, ma lasciamo correre). Questa vicinanza con l'essenismo
ci permette poi di emendare
la figura di "Simone il lebbroso" del Vangelo in quella di "Simone l'esseno",
con il cambio d'una lettera che cambia il senso della frase. Che Gesù
frequentasse un lebbroso era impensabile (il contatto con la lebbra causava
impurità, tant'è che i lebbrosi vivevano al di fuori della
città). Che un predicatore proveniente dalla frangia eterodossa
dell'ebraismo come Gesù (che aveva perfino zeloti fra gli
apostoli!) frequentasse un esseno, invece, è possibilissimo.
Sul fronte gnostico, invece, il Vangelo
di Tommaso ci ha restituito nel concreto la forma che i filologi
avevano supposto dovesse avere la perduta "fonte
Q": citazioni e aforismi privi di una cornice di eventi. E la fonte
Q si data al 40/50, e gli arameismi nella traduzione greca usata dagli
evangelisti ne mostrano l'origine in ambiente - e in lingua - aramaica,
non greca.
In parole povere queste biblioteche ci
hanno fornito uno sciame di dati e notizie che chiarificano il Gesù
storico, pur senza aver nulla da confermare o confutare rispetto al Gesù
dei Vangeli. Il quale è un personaggio letterario, esattamente come
la New York che hanno in mente milioni d'italiani attraverso i film americani
non è una realtà geografica, bensì un "luogo della
mente". Molti, quando mettono piede nella New York reale, la trovano inconciliabilmente
diversa dalle loro aspettative. E in effetti, esiste sempre una
differenza "inconciliabile" fra un'opera letteraria e la realtà.
Ma se su questa base io scrivessi un libro su: New York non è
mai esistita, lei pensa che qualcuno, fra duemila anni, sarebbe legittimato
a trovare "confermata in pieno" la mia tesi?
Non so che testi lei abbia letto sul Qumram
e su Nag Hammadi per vedersi confermare le ipotesi di Bossi su essenismo
e gnosticismo, che non sono assurde in sé (dopo tutto, non dimentichiamolo,
Bossi stava solo divulgando le teorie di Bruno
Bauer, personaggio certo "fulminato" e reazionario ma di un notevole
spessore culturale) però decisamente superate da oltre un secolo
e mezzo di ricerca ulteriore, sì.
Di certo lei non ha letto Beyond
the essene hypothesis: the parting of the ways between Qumran and Enochic
Judaism o, per restare all'italiano, I
giudaismi del Secondo Tempio. Da Ezechiele a Daniele, di Gabriele
Boccaccini, che mostrano le nette e inconciliabili differenze teologiche
fra il pensiero della comunità del Qumram e la tradizione giudaica
(che Boccaccini chiama "enochica") da cui è nato il cristianesimo.
Gliene suggerisco la lettura, e vedrà che, dopo, le illazioni di
Bossi su questo periodo della storia giudaica le faranno lo stesso effetto
che dopo Champollion
ci fanno le
"decifrazioni" dei geroglifici egizi da parte di Atanasio Kircher.
Sullo gnosticismo le consiglio invece
la
riflessione di Elaine Pagels, sul significato della biblioteca di Nag
Hammadi.
Che dirle ancora? Io non sono un predicatore e non devo convincere o convertire nessuno. Come storico, mi limito a ripetere che sostenere l'inesistenza di Gesù è una di quelle manie della fanta-storia da cui nascono i mysteri del Graal, i mysteri dei templari, i mysteri della Sindone e i mysteri degli Ufo sbarcati a Sodoma e Gomorra, e tutti i mysteri che vogliamo, ed anche non vogliamo. Un personaggio storico Gesù, è molto verosimilmente esistito al pari di un personaggio storico Buddha o di un personaggio storico Maometto, anche se poi non nacque da una vergine e non risorse da morte, esattamente come il Buddha non ha mai fatto sbocciare fiori di loto dai suoi passi o Maometto non ha mai volato su un grifone alato. Ma, appunto, la capacità di discernere cosa sia storia e cosa sia leggenda, è il lavoro dello storico. Dire che siccome i grifoni non esistono allora Maometto non è esistito significa applicare lo stesso approccio "integralista" a questi personaggi, secondo cui o sono esattamente quel che ci raccontano i testi sacri, oppure non sono. La conclusione per i "credenti" è: "quindi sono", quella di Bossi è: "quindi non sono", la mia è: "quindi, cosa?". Se non si accetta la premessa del sillogismo, come non l'accetto io, viene a cadere tutto il resto.
La storia ha altri strumenti, altri modi di valutare. Rispetto all'epoca di Bossi abbiamo trovato una lapide di Ponzio Pilato, e forse anche l'ossario del gran sacerdote Caifa: personaggi di fantasia a dire delle tesi divulgate dal Bossi, e invece esistiti.
Gentile Alessandro: il nostro problema,
nel fare storia, non sono i personaggi che si pensano esistiti e che non
sono mai esistiti, bensì il contrario: ancora di recente
è
spuntata fuori la moneta d'un imperatore romano che si credeva inesistente.
Rendersene conto è un primo passo
per capire cosa sia e a cosa serva la storia, e cosa la distingua
dalle "storielle" da Internet.
I miei migliori saluti.
Giovanni Dall'Orto