Siamo mai stati "serenamente appagati"?
11/10/2004 Ciao, sono arrivato al tuo sito, nemmeno a farlo apposta, cercando "foto di nudo maschile" e devo dire che la raccolta di link è più che soddisfacente ed ha il pregio di non finire nel pornazzo da quattro soldi. Finito di lucidarmi gli occhi ed aver preso delle idee per qualche scatto che ogni tanto faccio anche io, sono tornato a trovarti per le letture. Ho sfogliato un po' di tutto leggendo
dai saggi alle traduzioni alle biografie; a dir poco interessantissimo.
Ho continuato a leggere buona parte di ciò che pubblichi inframmezzando
con delle visite su gay.it.
Tu dirai: "Che c'entrano 'sti due con
il mio sito?".
Per "appagamento" intendo non quello che sente il guerriero che conquista qualcosa che gli era negato, ma quello che si ha quando si sta in una situazione tranquilla e consolidata. Se hai tempo e voglia rispondimi. Ciao Sergio |
Ciao Sergio.
Per ogni essere umano l'appagamento è
una situazione sempre relativa, mai assoluta.
Voglio dire, sei "appagato" quando hai risolto,
o se preferisci usare i tuoi termini, quando hai consolidato tranquillamente,
la parte più grave dei tuoi problemi.
La vita non è un pranzo di gala. Noi esseri umani siamo sempre in lotta gli uni con gli altri. Anche se non sei aggressivo e prepotente tu, esistono esseri umani che sono aggressivi e prepotenti loro: fanatici religiosi, razzisti, fascisti (oggi ne producono di svariatissimi colori e taglie), truffatori, persone che vivono solo per il denaro... l'elenco può essere lunghissimo.
Appagamento si ha quindi solo dopo avere lottato e vinto una serie di battaglie.
Oppure, al limite, è la coscienza di avere
fatto tutto quello che la nostra condizione ci permetteva di fare.
Come essere umano conti per coloro che ti conoscono
direttamente, e incidi solo come parte d'ingranaggi più grandi.
È il formicaio, non la singola formica,
che cambia l'aspetto di un bosco.
E però guai a dimenticare che un
formicaio è fatto da singole formiche...
Tutta questa prefazione per spiegarti perché
la tua domanda non può avere una risposta nel senso che intendi
tu. Perché non esistono e non sono mai esistiti luoghi o
momenti in cui tutti coloro che appartengono a un dato gruppo sono stati
"appagati" per il solo fatto di vivere in quel luogo o momento.
La storia ci mostra però omosessuali "appagati"
in luoghi e momenti di grave persecuzione. E omosessuali disperati
qui ed ora, in un contesto in cui gli omosessuali hanno opportunità
e occasioni che nessun luogo e nessun momento storico ha mai concesso
loro...
Quante volte ho visto persone che erano palesemente
omosessuali, che frequentavano come semplici "amici" persone omosessuali
realizzate, dichiarate, in rapporto di coppia felice... e che di fronte
a questi esempi concreti del fatto che si può essere, qui
ed ora, felici ed appagati, continuavano a negarsi l'opzione omosessuale,
a vivere vite lacerate, nevrotiche, infelici? E questo solo perché
il loro razzismo antigay impediva loro d'accettare l'idea di fare
parte anche loro di un gruppo che disprezzavano?
L'inferno sta spesso dentro, non fuori di noi
gay.
La società ha su di noi tutto il potere
che siamo disposti a concederle.
E noi gay italiani, in grande maggioranza, siamo
disposti a concederle un potere immenso. I gay "liberati" saranno
un 5%, a dir tanto, della popolazione glbt italiana. Per tutti gli altri,
"omosessualità" fa rima con "infelicità".
L'esistenza di quel 5% dimostra che è
possibile essere appagati qui ed ora. Cioè che il luogo e
il momento storico di cui mi stai domandando è l'Italia di oggi:
non viviamo più nel medioevo, e non viviamo in dittature teocratiche,
dove se sei omosessuale ti uccidono lapidandoti. Tuttavia il
95% delle persone omosessuali rifiuta questa risposta, perché se
deve pagare un prezzo per avere i suoi diritti, se deve lottare per farli
rispettare, allora non li vuole. Vuole che "qualcun altro" li conquisti
per loro, e glieli regali.
Io, se potessi, magari lo farei anche il gesucristo
che salva tutti i gay del mondo caricando su di sé tutti i peccati
del mondo... ma ho 46 anni, non sono più un adolescente, e so che
credersi il Salvatore del Mondo è un atteggiamento o da adolescente,
o da paranoico.
Ognuno di noi, sia tu che io, può dare al
mondo solo il contributo che una persona sola può dare (e quello
mio passa anche, in parte, attraverso questo sito). Ma non posso dare a
te nessuna serenità, perché la scelta di come vivere la tua
vita spetta solo a te. Io posso darti il ago filo e stoffa, ma poi il vestito
te lo devi cucire tu da solo.
Perché nel campo della felicità
non esistono soluzioni pret-à-porter.
Ognuno deve cucirsi su misura il proprio vestito.
Da solo.
Il paradosso è che io, come uomo, posso
fare di te un uomo infelice (per esempio opprimendoti e sfruttandoti),
ma non un uomo felice.
La seconda cosa dipende solo da te.
Non so da dove ti sia nata l'idea che nella vita
qualunque cosa possa essere ottenuta senza combattere per conquistarla.
Un posto di lavoro, un titolo di studio, una relazione di coppia, il rispetto
da parte dei tuoi nemici... tutto, tutto, tutto va conquistato.
Il "sereno
appagamento" a cui aspiri, dunque, può
essere solo "quello del guerriero
che conquista qualcosa", ma non solo per ciò
che riguarda l'omosessualità, bensì per qualsiasi
altra cosa.
Quanto alle immagini di calciatori che ti hanno colpito, diciamo che capisco ciò a cui tu aspiri... ma che quelle immagini sono un falso smaccato.
I "reality show" vengono decisi a tavolino, e se l'audience è giù, si ravviva creando ad arte un piccolo scandalo. Smentendolo poi immediatamente il giorno dopo, come è successo immancabilmente anche in questo caso, e minacciando querele a chi ne parlasse in un certo modo.
Ripeto, non c'è nulla di "spontaneo" in quel che han fatto i due calciatori. Si tratta di una mossa pubblicitaria per attrarre l'attenzione sul programma, e tu stesso mi dimostri che ha azzeccato in pieno lo scopo. Quante persone lo guarderanno ora, nella speranza di vedere un'altra scena morbosetta come quella?
È la stessa logica per cui al "Grande
fratello" hanno docce (semi)trasparenti. Perché la gente
(un bel nudo piace a tutti!) vuole intravedere il culo nudo del Pietro
Taricone di turno, il cui unico merito è quello di andarsene
in giro in mutande il più possibile.
E non c'è dubbio che, se fosse permesso,
ci sarebbero concorrenti che parteciperebbe a questi concorsi anche senza
mutande.
Questa è Tv, non realtà. È per l'appunto un reality show, cioè uno spettacolo (show) che ha l'apparenza della realtà (reality). Ma come in ogni spettacolo, ci sono copioni, che vengono recitati, allo scopo di ottenere un'audience.
In ciò non c'è nulla di scandaloso. La tv è spettacolo, e lo spettacolo, come dice il nome fiction, è finzione.
Ma noi non dobbiamo confondere la realtà
con i reality show. Dire che nel
mondo dello sport l'omosessualità è un tabù
rifiutato con violenza, e che lo è massimamente
nel mondo del calcio, non vuol dire infrangere i tuoi sogni erotici sui
bei calciatori ben torniti ed abbracciati che di notte, fra un allenamento
e l'altro, si coccolano.
Significa solo individuare dove sia necessario
intervenire per cambiare la società, e la realtà, per renderla
davvero "appagante" come tu chiedi.
Io cerco invano da quattro anni di realizzare un'inchiesta
sull'omosessualità nel mondo del calcio per il giornale gay che
dirigo, "Pride".
Almeno quattro giornalisti sportivi mi hanno offerto
la loro collaborazione trovando entusiasmante questa mia proposta di inchiesta.
Erano convinti di poterla svolgere: "Ho agganci", "Conosco tutto il direttivo
della squadra X", "Sono nel direttivo dell'Inter fans club", "Col lavoro
che faccio, frequento normalmente calciatori"...
Poi, dopo un mesetto, tornavano tutti con il viso
esterrefatto, perché si erano schiantati contro un muro di
omertà mafiosa e di ostilità. "Non credevo che la situazione
fosse questa", "Non m'immaginavo", "Nessuno ha voluto rilasciarmi nessuna
dichiarazione, nemmeno anonimamente", "Non lo credevo possibile"...
Loro no, ma io sì...
Perché io non voglio limitarmi a sognarmelo,
il diritto alla felicità. Io voglio conquistarmelo. E per
farlo ho bisogno di conoscere lucidamente cosa sia che non va nella
realtà in cui vivo: per cambiarla.
Mi spiace che l'elenco di documenti storici che
ho pubblicato ti abbia dato l'impressione di una storia gay in cui l'infelicità
è un "destino". Veramente io non intendevo questo. Intendevo il
contrario, intendevo dire, "guardate quanta strada abbiamo fatto da
allora".
Ed anche "non caliamo la guardia, dando per
scontato che i nostri diritti siano un fatto scontato e dovuto, perché
tutto quello che abbiamo, e dico assolutamente tutto, lo abbiamo conquistato
a prezzo di sforzi e sacrifici".
Sì, conquistato. Mi spiace che l'"appagamento
del guerriero che ha vinto la sua battaglia" non ti basti.
Ma è l'unico appagamento concesso
all'essere umano, occore quindi riuscire ad apprezzarlo. Riuscendo nel
contempo, magari, ad apprezzare anche il senso della frase di Gandhi secondo
cui: "la massima parte di quello che farai sarà assolutamente
inutile, ma sarà comunque necessario che tu lo faccia".
Perché spesso l'appagamento viene non tanto
da chissà quale vittoria schiacciante (in una lotta politica le
battaglie si vincono, ma si
perdono anche -- e di frequente).
Spesso viene dalla coscienza di avere fatto
la propria parte, e di avere dato il nostro contributo (quello di una
semplice formichina) alla costruzione del formicaio.
Ciao, e auguri sinceri di felicità e realizzazione personale.
G. Dall'Orto