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Gay e cieco  

20/6/2014 

Buon giorno Giovanni, casualmente sono capitato nel tuo sito, che tra l'altro trovo molto interessante e istruttivo, ne ho letto una gran parte, ma mi ci vorranno diversi giorni per leggerlo tutto. Scusa la maleducazione, ancora non mi sono presentato, mi chiamo ******, ho 47 anni e sono di Asti. Anche io come alcuni tuoi lettori sono non vedente, come dicono quelli politicamente corretti, o cieco come preferisco definirmi, le definizioni per negazione non mi piacciono. Sarai d'accordo con me che con  chi non cammina non si usa il termine "non camminante". 

Sarò impacciato e ripetitivo in questa mail, ma mi son avvicinato al mondo dell'informatica da poco, e farlo tramite una sintesi vocale è ancora più difficile. La ragione per cui ti scrivo, oltre per farti i complimenti per la tua cultura e preparazione, è perché mi ha colpito positivamente come ti rapporti con chi ti scrive, le tue risposte decise e i consigli non sono mai scontati e retorici, anzi costruttivi e riflessivi. 
Come ti ho detto ho 47 anni e ho perso la vista 12 anni fa, a causa di una schifosa, e ormai frequente, malattia genetica. 

Come potrai immaginare la mia vita sociale e sentimentale ha avuto un crollo drastico, un po per il fatto che non ho mai dichiarato la mia omosessualità, un po perchè la disabilità spaventa e allontana. Inoltre vivendo in una piccola città la possibilità di conoscere uomini gay è difficilissima. Come diceva quel comico mio concittadino - il paese è piccolo e la gente mormora -, quindi i gay, pur essendoci, non si manifestano, io ne sono l'esempio. Mi manca quel gioco di sguardi, quei gesti del corpo che ti fan capire l'intesa, quando non vedi ti perdi tutto questo e molto altro. Locali manco a parlarne, i più vicini stanno a 50 km, anche raggiungendoli la difficoltà nel gestirsi all'interno è improponibile. 

Sembra dalle mie parole che voglia trovare delle scuse, per non mettermi in gioco, ma in realtà lo vorrei, forse avrei bisogno di qualcuno che mi spronasse a muovermi, certo mi rendo conto che gli anni passano e i migliori li sto buttando nel cesso. Ho già perso 12 anni di storie, di amore e di sesso, non vorrei anche perdere un probabile futuro con un compagno... 

La solitudine è peggio di qualsiasi malattia o condizione, i pochi uomini che in questi anni mi hanno avvicinato avevano sicuramente molti piu' problemi di me, e non intendo nel fisico, ma in testa. E' risaputo che chi si avvicina aun disabile è perchè pensa che fare una buona azione ti guadagni un posto in paradiso, oppure hai la sindrome di - Candy Candy - la crocerossina. Io piuttosto di essere compatito preferisco essere ignorato. Lo so che non è semplice immedesimarti, ma tu cosa faresti per cambiare questa situazione ormai fossilizzata da piu' di un decennio?     

Scusami se son stato troppo patetico, ti ringrazio in anticipo per una tua eventuale risposta.     

P.S. Volevo chiederti dove posso trovare il tuo libro - FIGLI DIVERSI - mi piacerebbe molto leggerlo, naturalmente in un formato consono alla mia condizione. Se vorrai divulgare la mia mail te ne sarò grato, confido che i tuoi lettori siano persone serie e interessanti.   

Salutoni ******, Asti. 

 

Caro *****, ti rispondo via sito come mi richiedi, e non in privato.

Una volta di più ci scontriamo col fatto che il mondo gay italiano non è stato in grado di offrire possibilità di comunicazione alle persone con un qualsiasi handicap. Il mio coinvolgimento passato nella questione era stato quasi casuale: il gruppo di sordi di "Triangolo silenzioso" di Milano era venuto lui da me, alla redazione di "Babilonia" dove lavoravo allora, e siccome mi ero occupato di handicap negli anni che ho passato al Gruppo Abele di Torino, era stato "logico" indirizzarli a me.

La loro frequentazione si era rivelata affascinante, anche al di fuori del "lavoro", avevamo fatto delle gite assieme, loro mi avevano regalato un manuale di LIS e ci tenevano a che lo imparassi. Poi il loro gruppo (per motivi personali) è esploso, il mio contatto principale con loro, Raffaele, è andato all'estero, e tutto è finito così. Peccato, ma così va il mondo.

Da questo ho imparato che in queste cose, o si muovono i diretti interessati, o nessuna "sindrome di Candy Candy" garantirà mai uno spazio a chi è impossibilitato a sgomitare per mettersi in prima fila. Aspetto da molti anni che le persone coinvolte da queste problematiche si facciano strada, si decidano, ma è un'attesa a quanto pare vana. Ognuno vive i propri problemi in modo isolato, come se fossero problemi individuali anziché sociali, e io a questo punto posso dire solo "come credete meglio", va bene così.

Nella vita ho visto tante volte che le iniziative sociali nascono sempre da una, due, tre, quattro persone che si ritrovano e dicono "facciamo". Dietro a grossi dibattiti sulla stampa (compresi quelli contro i gay) ci stanno spesso solo una o due persone: lo so perché a volte nella vita sono stato io, una di quelle persone. Ma tutti si aspettano che debbano sempre essere gli altri a dover cominciare quindi ormai, rassegnato, posso solo dire, "come credete meglio. Se va bene a voi vivere così, allora va bene anche a me".

Sappi però che fino a che tu ed altri come te, magari assieme a te, non porranno la questione al movimento lgbt italiano, il suddetto movimento continuerà imperterrito e serafico a farsi i fatti propri, disinteressandosene. Le iniziative proposte in passato hanno tutte avuto vita breve. Ma il loro difetto fondamentale è stato quello di basarsi per la gestione su persone che non avevano un investimento diretto nel problema. Così, fino a quando "Triangolo silenzioso" si è fatto sentire, la traduzione in LIS dei convegni lo si faceva sempre, adesso, è un optional. E così via.


Per quel che riguarda la tua situazione personale: in realtà nel porre la domanda ti sei già dato la risposta. Sai che da soli non si va mai da nessuna parte. Però sappiamo entrambi che più amici si hanno e più è facile trovare altri amici, e viceversa. Occorre quindi fare quel che hai fatto tu: cercare altre persone, contattarle. Oggi, con facebook e i social media, con i cellulari onnipresenti, la cosa è meno complicata di un tempo. Ma un handicap di chiama handicap mica per scherzo, evidentemente per te la cosa è più difficile.

Però sta anche a te non renderla ancora più difficile.
Se anche chi ti cerca ha la sindrome della crocerossina, frégatene. Consideralo come un fatto inerente al tuo modo di essere-nel-mondo. Alla mia età (55 anni) se qualcuno esprime interesse per me deve per forza essere un gerontofilo. E allora? Avercene, di gerontofili! La mia opinione è che non ce ne siano a sufficienza per soddisfare la domanda del mercato, o per lo meno la mia... ;-)
Quindi non farne una questione di principio, ti prego. Prendi la vita per come è, tanto né io né te ne avremo mai un'altra, quindi tanto vale farcela piacere per quanto di buono riusciamo a spremerne.

Se tu mi dicessi che le crocerossine sono degli psicopatici, ovviamente ti capirei, perché se per il fatto di essere cieco uno deve anche diventare la calamita degli psicopatici, allora parlerei davvero di "accanimento della sorte". Ma se si tratta solo di una caratteristica un po', diciamo, speciale, be', diciamo che quello è un handicap che loro hanno, e che tu sei chiamato a non fissarti solo su quello: sii tollerante, rispetta le diversità... e non far caso agli handicap altrui, se non fanno del male a te :-) .


Quanto al libro Figli diversi, per la quinta edizione l'editore ha voluto cambiare titolo per sottolineare il fatto che lo avevamo riscritto completamente, e non si trattava di un semplice aggiornamento. Adesso si intitola: Giovanni e Paola Dall'Orto, Mamma, papà: devo dirvi una cosa. Come vivere serenamente l'omosessualità. Scritto da una madre e da suo figlio. Lo trovi anche qui.

Se la tua richiesta riguarda la domanda per una edizione vocale, sappi che io sono favorevole a rendere disponibile il libro anche in questa forma, e che l'editore è sempre stato sensibile alle tematiche della diversità (ci siamo conosciuti quando eravamo entrambi volontari al "Gruppo Abele", quindi valuta tu). Perciò se c'è qualcosa che possiamo fare per rendere disponibile un'edizione vocale del libro, di certo la faremo: basta chiedere. Non so come funzioni il meccanismo, ma conto sul fatto che lo sappia tu.

Ovviamente do per scontato che da una simile operazione non riceveremo nessuna royalty, ma non è per le royalties che mia madre ed io abbiamo scritto il libro, quindi se vuoi muovere chi di dovere, fai pure.

Grazie per la fiducia che mi hai accordato nelle tue parole gentili, e auguri.

Giovanni Dall'Orto


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