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Gay nonvedenti e discriminazione

17/10/2005

Ciao Giovanni!
Un anno fa circa mi sono imbattuto per caso nell'articolo che hai scritto e soprattutto nella lettera che ti ha inviato Alexis a proposito dell'essere gay e nonvedenti..
Anche io sono nonvedente e gay ed ho incontrato più o meno il clima e le difficoltà che ha incontrato lui.... però...
Vorrei provare a fare qualche riflessione, sebbene confusa, e ti avverto subito che non ho risposte, ma solo domande :)

Innanzitutto sono fortunatamente fidanzato e ho avuto tre storie, tutte di durata superiore ai tre anni, quindi mi ritengo assolutamente fortunato.
Mi sono però scontrato ripetutamente coi pregiudizi degli altri, soprattutto nelle interazioni virtuali (chat, annunci ecc.) in cui gli stereotipi hanno vita facile, dato che, se scrivo di essere nonvedente, l'altro è libero di estrapolare questa caratteristica dal tutto e di farla predominare, immaginandomi come una persona goffa, con occhiali spessi o chissà quali altri stereotipi... 
Nella conoscenza diretta, a volte, probabilmente questi stereotipi si stemperano magari con altre caratteristiche fisiche e non che contribuiscono a dare l'immagine di una persona completa e non di un handicap.

A conferma di queste considerazioni mi trovo spessissimo a chattare con persone che chiudono la chat quando gli dico che sono nonvedente o che, dimostrando prima un interesse molto "fisico", all'annuncio intellettualizzano subito il discorso facendo poi morire educatamente la conversazione. 
Potrei continuare descrivendoti come a volte arrivino ad asserire di non essere in alcun modo disturbati dal fatto che non vedo, tranne "cadere" poco dopo e non riapparire più... ma non è questo il senso della mia email...

Proprio pochi giorni fa mi sono trovato a riflettere sulle considerazioni che spesso andiamo facendo sul fatto che il mondo gay è troppo preso dalle apparenze e tutto ciò che ne consegue...
Però, chi di noi in fondo non sceglie in base a qualche criterio? Anche chi non vede, alla fine, non sceglie secondo dei parametri? Forse non scegliamo immediatamente rispetto al fisico, dato che abbiamo bisogno di un minimo di contatto per valutare questo lato, ma magari non scegliamo in base all'età, alla voce, magari all'odore o non so a cos'altro? Non è che forse ci danneggia, quest'idea diffusa che chi non vede non si interessa tanto al fisico, perché intento a cercare chissà quali virtù intellettuali o spirituali?
Forse ritorna quel vecchio stereotipo per il quale chi ha un handicap non si associa al sesso...

E allora, mi chiedo, non è che questa storia delle apparenze la tiriamo fuori noi "sfigati" per cercare di mendicare un po' di attenzione?

Ho sentito fare questi stessi discorsi da tutti quelli che magari per questioni di età sono tagliati un po' fuori, dato che tutti cercano giovani... ma magari poi sono loro i primi a discriminare uno che non vede...

E uno che non vede magari è il primo a discriminare uno che sta in sedia a rotelle... Perché, in fondo, la triste verità è che il fatto di essere discriminati non aiuta per nulla a non renderci artefici di discriminazione noi stessi...

Cosa si può quindi proporre?

Possiamo forse chiedere ai gay di portare pazienza coi portatori di handicap?
Di farseli piacere, anche se gli fanno repulsione?
Ovvio che no.

Forse la soluzione sarebbe in una cultura della conoscenza della diversità e, più in generale, una cultura del non pregiudizio... ma queste non sono cose che si fanno nello spazio di una notte...

Bene, mi scuso se sono stato piuttosto crudo, ma preferisco essere chiaro in quello che voglio dire... :)

Sono curioso di sapere che cosa ne pensi.

Se dovessi pubblicare la mia email ti prego di non pubblicare il mio indirizzo dato che contiene il mio nome e cognome reale  e non sono ancora pronto a questo :)

Se serve mi faccio un indirizzo alternativo così se qualcuno vuole mi può scrivere.

Grazie della chiacchierata

Andrea

Caro Andrea, credo che le questioni che affronti siano due.


Partiamo dal secondo. Con l'osservazione banalissima secondo cui "tutti i gusti son gusti". E con l'aggiunta per cui "ciascuno di noi si tiene quelli che ha"...

Essendo arrivato ad essere, grazie alla sorte che mi ha risparmiato di schiattare a trent'anni, "un po' su di età", ho sperimentato, come tutti gli esseri umani, un calo d'interesse per l'investimento nella sessualità: un po' per ragioni di forza maggiore (come per tutti i miei coetanei, anche le mie azioni, sul "mercato della carne", sono in discesa), ma parecchio anche per natura. Adesso, se ripenso alle "voglie" rabbiose di quando ero adolescente, alle "tempeste ormonali" di quell'età, mi vedo come una macchina in preda ad un software impazzito che voleva obbligarla a fare sempre e solo una cosa. E ti confesso che non vorrei affatto tornare indietro...

È come se centinaia di milioni di anni di evoluzione avessero programmato l'individuo a riprodurre la specie appena raggiunta l'età in cui è fisicamente in grado di farlo. Il fatto che tale meccanismo, nel caso di noi gay, non porti a riprodurre un bel nulla, non conta: il programma ci condizione nello stesso modo di tutti, anzi, non avendo noi da trattenerci per certe "conseguenze" che hanno sempre limitato la sessualità eterosessuale (leggi, gravidanze) siamo liberi di pensarci 24 ore su 24. Come in effetti certi gay fanno per davvero.

Se a sedici anni il mio ideale erotico era un coetaneo, con gli anni i gusti sono cambiati, e l'età del mio "uomo ideale" è cresciuta, fissandosi però attorno ai 25 anni... e in questo temo di non peccare affatto di originalità, dato che  questo è l'ideale erotico del 95% delle persone...
Per un certo periodo me ne sono fatto un problema, dicendomi che era politicamente e concettualmente scorretto che io restassi legato a ideali estetici culturalmente limitati, assolutamente banali, e impostimi dalla società e dai gusti estetici comuni.
Poi però ho letto un articolo su "Scientific American" sulle preferenze di accoppiamento degli animali. Che a loro volta preferiscono individui giovani, e senza difetti fisici. Mi ha divertito in particolare leggere delle farfalle che possiedono sulle ali disegni visibili solo all'ultravioletto, che sbiadiscono in pochi giorni. Le preferenze di accoppiamento delle femmine vanno agli esemplari maschili che sulla base di tali segnali dimostrino di essere nati da meno di 24 ore... (e poi mi lamento io a 47 anni perché sto invecchiando!!). Esemplari con ali danneggiate o sbiadite, hanno invece il minimo successo riproduttivo.
Questa lettura mi ha fatto ridere, perché ci ho riconosciuto il buon vecchio software, sempre quello, di nuovo in azione.

Ok, qualunque sia la natura di ciò che chiamiamo "istinto", esso ci spinge a cercare di riprodurci con gli individui più giovani possibile, e più integri possibile, che presumibilmente offrono le migliori chances di produrre una prole sana e di accudirla fino a quando potrà sopravvivere da sola.
Lo stesso software ci spinge ad accoppiarci con quanti più individui sia possibile, per spargere i nostri geni quanti più possibile. Questo meccanismo ha un senso, se non certamente dal punto di vista della nostra felicità come esseri umani, almeno dal punto di vista della riproduzione (il buon vecchio "gene egoista" di Dawkin).

***

E qui siamo arrivati alla risposta alla prima delle due questioni.

Se noi siamo esseri umani che hanno scelto di vivere la sessualità in modo istintuale, im-mediato, non ragionato, allora seguiamo l'istinto che ci dice di fottere qualunque cosa abbia meno di "x" anni e sia fisicamente in buono stato.
Il punto non è che sia "sbagliato" farlo. È un istinto. Se qualcuno conosce un modo per cambiare gli istinti, me lo faccia sapere: io per ora non ne ho mai sentito parlare.
Il punto è un altro: è che questa è la scelta più rozza, più sprovveduta. Basta lasciarsi trascinare dall'istinto, basta seguire il Software già fornito dal Produttore assieme alla Macchina, e tutto funziona... a suo modo.

Tuttavia la razza umana ha evoluto livelli di conoscenza e interazione che vanno al di là del livello im-mediato, istintuale. La razza umana ha evoluto una cultura, e meccanismi di interazione sociale. Prendiamo la coppia, la relazione, l'amore... Non sono bisogni istintuali: infatti dobbiamo imparare come si sta in coppia, come si gestisce una relazione, come si ama.
Questa è cultura, non istinto.
Ed è una cultura massimamente gradevole e gratificante. Che fa di un essere umano un essere umano.

Ecco, il problema a cui accenni tu sta nel fatto che nel mondo omosessuale, per ragioni di oppressione millenaria, è spropositata, rispetto al mondo eterosessuale, la percentuale di persone che vivono a un livello puramente istintuale, im-mediato, diciamo pure animale (non è offensivo: la sessualità è al 100% un retaggio della nostra natura animale: è il meccanismo attraverso il quale i nostri corpi riproducono se stessi).
Prevale ancora, nel nostro mondo, la scelta di coloro che non si chiedono il senso profondo della loro condizione di omosessuali. Si limitano a fottere qualunque cosa abbia meno di "x" anni e sia fisicamente in buono stato, senza chiedersi il perché di quello che stanno facendo, e senza chiedersi se non sia il caso di porre qualche barriera culturale a tale istinto. Magari evolvendo un minimo di "coscienza gay" e di "orgoglio gay", parole che di solito per individui di questo tipo sono assolutamente tabù.

Vivere l'istinto non è sbagliato, intendiamoci. Tuttavia, affidarsi solo all'istinto può essere nocivo.
L'istinto bada infatti solo alla disseminazione dei cromosomi, e basta. Non gli importa nulla della sorte dell'individuo.
L'istinto ci dice di fottere senza preservativo quel bonazzo che ha meno di "x" anni ed è fisicamente in buono stato... Magari "solo per questa volta", perché siamo troppo eccitati per riuscire a dire di no. E se poi ci becchiamo l'Aids, all'istinto questo non interessa. L'istinto è un meccanismo automatico. Ha solo una soluzione, valida in tutti i casi: "ha meno di "x" anni ed è fisicamente in buono stato? Allora fottilo".
Non sono previste altre possibilità: solo una. Fottere sempre e comunque e ovunque.

Quello che ci dice che questa "soluzione valida per tutti i problemi" potrebbe non essere affatto una buona soluzione per noi, non è l'istinto: è la ragione. Che però con il sesso spesso ha poco a che fare.
Mentre invece, se parliamo di amore, di relazione, allora ha molto a che fare. Se non si è ragionevoli, non si riuscirà mai ad andare oltre la scopata, o la breve serie di scopate (ed ecco perché tante relazione gay durano tanto poco!).
E chi affronta la relazione col solo istinto e non con la mente, è condannato a vivere una relazione che dura solo fino a che dura l'attrazione fottereccia.
Che di solito non regge mai per più di tre mesi. L'istinto vuole che li mescoliamo, i cromosomi, mica che li riserviamo ad una sola combinazione genetica. Muoversi, muoversi, circolare, cos'è questa storia dell'amore, della coppia, della relazione?! I geni devono circolare, girare, mai fermarsi!

***

Tu vivi una relazione. Sai quindi la differenza tra una persona che vive anche a livello mentale la sua sessualità, ed una che la vive a livello brutalmente im-mediato, animale.
Allora sei in grado di capire perché io stia per dirti che, a mio parere, le persone che ti hanno rifiutato non sarebbero stati buoni partner. Anzi, da questo punto di vista, forse dichiarare subito la condizione di non vedente ti avrebbe risparmiato di perdere tempo con individui che, tutto sommato, sono dei cretini. Perché se io ho almeno due neuroni funzionanti e sono in grado di usarli riesco anche a chiedermi se, quando uno è bono, il fatto che sia cieco mi impedisca in qualche modo di farci l'amore.

Ed anche in una relazione, è vero che un handicap è un limite (di certo io e un non vedente che fosse il mio ragazzo non potremmo andare al cinema assieme... o forse sì?) ma qualunque condizione di diversità è un limite. E gli esseri umani sono tutti diversi! Persone che non andrebbero mai a letto con un cieco, fosse anche un genio, raccattano poi amanti extracomunitari la cui mentalità è tale da rendere impossibile non solo andare al cinema assieme, ma qualunque altra cosa che si voglia fare! Però questi loro amanti sono fisicamente "boni", e questa pare l'unica cosa che conta per loro. Messe così le cose, mi chiedo perché mai tu vorresti essere l'amante di uno di questi individui. Meglio, molto meglio perderli che trovarli.

Perché purtroppo la vita è ingiusta, e come fa nascere alcuni con un handicap fisico, fa nascere altri con spaventosi handicap morali e umani.
Non basta essere un vedente per essere una persona decente.
Anzi...

***

Rispondo ora alle tue domande.

Ciascuno di noi sceglie in base a parametri. Questo è inevitabile.
Ciò che fa la differenza fra una scelta e l'altra sta nel fatto che alcune persone hanno parametri puramente istintuali, animali, altre invece ci mettono di mezzo la ragione e, come il tuo ragazzo, sanno vedere al di là dell'istinto im-mediato ("fotti solo ciò che è fisicamente integro").

L'aspirazione ad imparare a "vedere al di là" non può però portarci a negare che l'istinto esista.
La tragedia a cui non ho mai saputo trovare risposta, e che si ha quando si discute di handicap, e del desiderio che viene meno nei confronti di persone con gravi deformazioni, è che se fosse possibile comandare ai propri istinti per imporre loro di non fare caso alle deformazioni, il problema della sessualità delle persone con handicap grave sarebbe facilmente risolto suggerendo loro di desiderarsi le une con le altre. Mentre invece anche queste persone, come noi tutti, esattamente come noi tutti, sono "macchine desideranti" fornite del nostro medesimo software che pretende e reclama da loro ad alta voce partner giovani, sani e magari pure in perfetta forma fisica.
L'ipocrisia della nostra società è semmai avere rimosso il problema per non farsi domande, semplicemente negando che un essere umano con handicap sia un essere desiderante, esattamente come tutti gli altri.

***

Non pretendo di avere risolto io qui ed ora il dilemma, ma visto che mi hai posto domande e riflessioni non banali, ho voluto approfittarne per dire la mia, dato che non sei tu il solo ad esserti interrogato rispetto alla natura del Desiderio che ci muove, e spesso ci fa fare cose che a mente lucida non ci sogneremmo di fare.

Non so se ti ho risposto, spero di sì. Se mi comunichi un indirizzo email per chi volesse contattarti lo pubblicherò volentieri.

Grazie per avere scritto, e auguri per la tua relazione. 333 di questi anni!

Ciao
Giovanni Dall'Orto

P. S. aggiunto nel settembre 2006: Un'altra mail ancora, su disabilità e lesbismo, è ora qui.

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