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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Wow, che robaccia...
Il
Codice da Vinci colpisce ancora. Ma involontariamente. Perché
questo "romanzo" è una greve scopiazzatura pedestre del romanzo
di Brown... senza le capacità narrative di Brown.
Laddove l'originale si regge su un sottilissimo
equilibrio tra fatti storici e invenzioni narrative, amalgamato così
bene che molti lettori sprovveduti hanno creduto che la storia (s minuscola)
narrata da Brown fosse davvero Storia (s maiuscola), questo polpettone
è un'americanata che non si regge in piedi, tanto improbabili sono
le narrazioni, le motivazioni e le azioni dei personaggi.
In questa imitazione non c'è una
sola società segreta a battersi per preservare oscuri segreti cristologici,
bensì ("two is megl' che one") due, anzi tre perché
una è pure sdoppiata.
In ballo c'è nientemeno che il
testamento di Gesù Cristo, nonché una fiala di siero dell'immmortalità
- frutto di antica e dimenticata sapienza alchimistica - da lui usata per
le sue resurrezioni. Ma vedi mai che mezzucci usava per spacciarsi per
divino... Usava sieri miracolosi!
I personaggi (per lo più macchiette
trucide e tratti anche ridicole) si muovono fra Usa, Venezia e Turchia,
fra sparatorie, ammazzamenti, inseguimenti e agguati, lasciandosi dietro
una scia di cadaveri.
Per muoversi la banda viene guidata da
una vera e propria "caccia al tesoro" di insipide sciarade e indovinelli
da "Settimana enigmistica", che alla fine li porterà a trovare la
preziosa cassa, nascostissima... nel posto più ovvio in cui cercare.
Questo è il primo ed ultimo romanzo
"alla Dan Brown" che leggo! Una volta letto l'originale, i cloni ti fanno
solo venire l'orticaria.
Il Codice da Vinci è una
lettura piacevole anche per chi (come me) ama la storia, e che si diverte
come un matto nel vedere in che modo i fatti storici siano stati impercettibilmente
ma perfidamente distorti in modo da permettere di raccontare una vicenda
non solo "non vera" ma del tutto improbabile, eppure al tempo stesso resa
assolutamente "verosimile" per l'abilità sopraffina con cui Brown
riesce a mescolare le carte, col garbo e il sorriso del prestidigitatore.
Inoltre il castello di carte di Brown
si regge grazie a una meticolosa documentazione e conoscenza dei luoghi
in cui la vicenda stessa è ambientata, nonché a una conoscenza
decente della storia passata. Brown non è affatto uno storico, però
un romanziere diligente, che prima di scrivere si documenta, sì.
Il testamento di Gesù, invece,
è una congerie di fantasie da c-movie, a briglia sciolta,
ambientate in luoghi che l'autore o non conosce, o ha sentito nominare
solo su qualche guida turistica.
La parte ambientata a Venezia è
semplicemente oscena, tante sono le cose improbabili che vi accadono. Dalla
presenza di gremiti monasteri di clausura riservati alle donne della "nobiltà
veneziana" (!) nelle quali le badesse vengono murate vive (!!), giù
giù fino alle cripte delle chiese nelle quali, per fare luce, non
si preme l'interruttore, ma si accendono "torce" (ed uno si chiede se si
tratti di una traduzione da cani dell'inglese "torch", "pila elettrica",
ma poi a p. 450 nel monastero turco il protagonista ha con sé una
"pila", dunque il problema è proprio che in Italia non abbiamo non
dico la corrente elettrica, ma nemmeno le pile...).
I protagonisti - anglofoni - non hanno
il minimo problema di comunicazione in qualsiasi paese si trovino (parlano
perfino italiano "con perfetto accento veneziano"!), i preti veneziani
girano normalmente con una pistola sotto il saio (p. 319) manco fossero
in Alabama, i protagonisti si danno a stragi e sparatorie in mezzo alla
strada lasciando cadaveri da tutte le parti senza che mai la polizia arrivi
(si limita a catalogare i cadaveri post eventum), e via con una
bestiata dietro l'altra.
La più comica è quella che
appare a p. 311, laddove, parlando della storia delle cospirazioni internazionali
fomentate dalla società segreta "cattiva" (che "ovviamente" è
al soldo del papa) si rivela che "Quelli che, come i comunisti, che
rifiutavano di vedere i cambiamenti in corso, che non volevano ammettere
che la lotta si svolgeva in termini economici, furono condannati".
Dunque occorreva leggere questo libro per scoprire che il comunismo non
ha mai capito che la lotta nella storia è lotta di classe, cioè
fra classi, per il dominio dell'economia... E noi che per due secoli avevamo
creduto che invece fosse proprio il comunismo a sostenere questa teoria!
Questo è giusto per dire quale
sia l'elevato livello di documentazione di questo autore...
E l'elenco delle assurdità potrebbe
essere lunghissimo. Apro a caso. A p. 316 due uomini spostano, da soli,
il coperchio in pietra di un sarcofago antico. Da ragazzo ho fatto
un lavoretto estivo in un museo, e vi assicuro che in due si riesce a spostare
a malapena un busto in marmo, altro che un coperchio. (Ed è giusto
che sia così, dato che i coperchi dei sarcofagi non nascono per
poter essere spostati secondo il capriccio del primo pirla, o coppia di
pirla, che passa lì accanto). A p. 317 il palmare, lasciato forse
mesi o anni prima nel sarcofago, viene acceso e fatto funzionare senza
problemi di carica della batteria. (Avranno cosparso la batteria di siero
dell'immortalità?). A p. 337 il protagonista atterra in Turchia
portando con sé in aereo un pugnale, in barba a metal
detectors e polizia (van Lustbader non è palesemente mai uscito
in aereo dagli Usa, a quanto pare...). Oltre tutto è un reperto
antico, però per esportarlo è sufficiente un paio di righe
di un prete che attesta che si tratta di una sacra reliquia che è
"necessario"... esportare in Turchia. Immagino gli addetti ai metal
detectors si siano ritirati con compunto rispetto di fronte a quelle
righe scribacchiate su un pezzo di carta dicendo "Ah, ma allora cambia
tutto"...
A pagina 377 un matematico arabo è
collocato nel "primo secolo" (avrà scritto in latino, in onore di
Augusto?).
E qui mi fermo.
Per sforzarmi di dire qualcosa di positivo,
affermerò che chi non ha la minima cognizione di storia e di geografia
– specie europea e massimamente italiana - apprezzerà questo polpettone
fatto di oscuri e minacciosi complotti mondiali, senza capo né coda,
ma fomentati dalla chiesa cattolica, con un morto ammazzato ogni trenta
pagine.
Ma temo che per essere in questa felice
condizione mentale occorra essere statunitensi... e non tutti possono esserlo:
qualcuno ogni tanto a scuola deve pur andarci...