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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Nobile tentativo di divulgazione. Non riuscito in pieno, ma valeva la pena tentare
Il
problema contro cui si scontrano i molti docenti d'economia che oggi stanno
cercando di ridimensionare il dogma neoliberista (che ogni giorno che passa
si rivela sempre più come "il dio che ha fallito"), sta nelle
questioni di linguaggio.
Mentre
infatti il neoliberismo ha potuto contare su orde di abili giornalisti
e divulgatori (profumatamente pagati da chi aveva interesse a spargere
le sue bubbole) loro sono "solo" professori universitari abituati a parlare
in accademichese stretto. In parole povere: se la cantano e se la
suonano fra loro e i loro colleghi, senza incidere sul dibattito sociale,
nel quale il neoliberismo continua a farla da stra-padrone come se le avesse
sempre azzeccate tutte, dal "Sole 24 ore" ai Tg fino a "Repubblica", con
puntate anche sull'"Unità" o "Il fatto quotidiano".
Commendevole
è quindi il tentativo di questi due autori di spiegare a tutti i
motivi per cui la visione di un "liberismo di sinistra" portata
avanti per oltre un decennio dal Pd e compagni di merende, sia fallace.
Lo fanno, destreggiandosi in drastici limiti di spazio, concentrandosi
sulla spiegazione dei motivi per i quali la politica di "austerità",
voluta in questo 2012 da sedicenti "tecnici" e sedicenti "politici" con
unanime entusiasmo, non può che avere effetti opposti a quelli
propagati.
E
la loro spiegazione è ben argomentata, anche se alla fin fine quel
che fanno è spiegare in modo dotto quel che sa anche la sora Olga
Cocimel'ova (la cuoca a cui Lenin voleva affidare la gestione della politica):
se la gente non ha soldi da spendere, ci saranno meno soldi spesi, e chi
ha merci e servizi da vendere a sua volta vedrà meno soldi, e così
via.
Iniziativa
commendevole, ma non riuscita. Perché anche se gli autori riescono
a non parlare in accademichese, evitandoci la solita grandinata
di note inutili a piè di pagina, scrivono comunque in difficilese
e professoralese, con un periodare tipicamente accademico, greve
e pedante. E non so se Olga Cocimel'ova sarebbe riuscita a tenere aperti
gli occhi fino alla fine del libello...
Peccato,
perché l'occasione era ghiotta.
Il
libro merita comunque la lettura, perché dice cose sensate e
ben argomentate, tuttavia non è certamente un'opera divulgativa
(a differenza di 23
cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo di Ha-Joon Chang,
tra l'altro dello stesso editore), né l'esposizione è ravvivata
almeno da qualche guizzo grazie alla verve polemica, come avviene nell'altrettanto
greve e altrettanto poco riuscito Liberista
sarà lei!, di Carnevali e Pellizzetti.
Lo
acquisti perciò solo chi abbia una prima infarinatura sui temi di
cui si sta parlando, perché l'interlocutore a cui pensano gli autori
scrivendo è uno studente universitario che abbia già cognizioni
in materia.
Ciò detto, anche questo instant book è il benvenuto nella lotta, ancora agli inizi, contro uno dei dogmi che è stato coltivato con un fanatismo e un'ottusità maggiori di quelle che tutte le Inquisizioni di questo mondo sono mai riuscite a suscitare.