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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Comunione e Liberazione: la resistibile ascesa di una setta.
Per
dimostrare la sua tesi sulla monopolizzazione del potere in Lombardia,
De Alessandri stila un elenco di società e persone, encomiabile
per completezza, possibile solo a chi ha conosciuto di prima mano vita
morte e miracoli del potere lombardo.
Certo,
a tratti questa descrizione analitica, pur necessaria per dimostrare il
punto e documentarlo con fatti e nomi e circostanze, risulta un po' ostica
per il lettore, perché alla lunga l'elenco in quanto tale è
un po' noioso.
Il
fatto è però che era indispensabile argomentare con i dati
alla mano, e in effetti è questo il punto forte del pamphlet.
Che il fenomeno dell'occupazione del potere di CL abbia superato il livello di guardia lo rivela anche il fatto che gli stessi alleati della "Casa delle Libertà" vivono ormai con scarsa sopportazione la sovra-rappresentazione nei posti di potere di chi rappresenta non più del 10% dell'elettorato del centrodestra.
Si
spiega così come sia stato possibile che De Alessandri si sia concesso
il lusso di usare abbondantemente, per documentare la sua denuncia,
fonti provenienti dalla parte politica di CL, in primo luogo "La Padania",
il quotidiano della Lega.
L'abilità
di De Alessandri nel combattere il fuoco col fuoco arriva al punto da citare
a sostegno delle proprie tesi perfino don Giussani, che fu il fondatore
di CL, che criticava la bulimia di potere dei suoi discepoli con un caustico:
L'aspetto più bizzarro della pubblicazione di questo libro che è che l'autore, per avere attaccato CL e sostenuto che essa ormai di fatto controlla l'intera Regione Lombardia, è stato sospeso dal lavoro per un mese per essere venuto meno all'obbligo di non attaccare pubblicamente il proprio datore di lavoro. Non poteva esserci dimostrazione migliore del fatto che ormai è CL ad essere il datore di lavoro dei dipendenti regionali, e non più la Regione Lombardia!
L'autore
comunque non si ferma alla denuncia del contingente, e si spinge ad un'analisi
della filosofia su cui si basa CL. Che secondo la sua analisi rientra,
sotto ogni punto di vista, nella definizione di "setta" data dalle nazioni
che, come la Francia, si sono date una legislazione contro le sette religiose.
È
la parte più accorate del pamphlet nonché la più movimentata,
nel bene e nel male.
Il
solo aspetto debole del libro è una certa caoticità,
che risponde forse alla passionalità con cui è stato scritto,
e che ha scompaginato la struttura cartesiana dei ragionamenti a cui l'autore
intendeva visibilmente ispirarsi.
Ma
c'è da dire che tanti funzionari posati, e meno passionali, sono
stati tanto poco passionali e tanto tanto posati da non denunciare mai
- a differenza di D'Ambrosio - quel che vedevano accadere sotto gli occhi;
segno che la passionalità ha giovato a quest'opera più che
nuociuto.
Ciò
non toglie che a volte era decisamente superfluo commentare, magari
con sarcasmo, persone e fatti che per la loro sfacciataggine si
commentavano da soli.
Per quel che riguarda me, infine, ho trovato che la parte più interessante del volume è quella in cui l'autore analizza le basi ideologico-filosofiche di CL, su cui osserva: