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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Ottimo il testo, pessimo il titolo ingannatore.
A me, che ho fatto il liceo classico e sono un appassionato di ricerca storica, la critica del testo francamente interessa. Dunque ho comprato questo libro sapendo a cosa andavo incontro: a una disanima delle varianti testuali del testo del Vangelo.
Che
fastidio perciò trovarmi di fronte a un titolo ingannevole
come questo!
Sinceramente
non capisco e non perdono gli editori che cercano di vendere una cosa per
l'altra!
Questo non è infatti il "Codice da Vinci bis - la vendetta", non svela nessun mistero, non rivela nessun complotto, e soprattutto non è adatto a chi stia cercando solo un testo di critica del cristianesimo. Per quest'ultima persona rischia anzi di risultare pedante, dato che quando si parla di critica testuale (nella quale anche la posizione d'una virgola può fare la differenza), o si entra nei dettagli o non si sta facendo un buon lavoro.
Questo
serio saggio è diretto a coloro che sanno che "nel Nuovo Testamento
il numero della varianti testuali supera il numero delle parole", e
trovano la cosa né eccitante né scandalosa: semplicemente
normale.
I
soli testi antichi che non hanno varianti testuali sono infatti quelli
che ci sono giunti in un'unica copia, e di solito anche su quelli l'acribia
dei filologi inizia a crearne, a furia di congetture...
Ma
la Bibbia è il testo in assoluto più copiato (e tradotto!)
dell'antichità.
Le sole persone, insomma, che potranno trovare indigesto questo saggio sono quelle che credono che il testo biblico sia stato dettato da Dio una volta per tutte nella sua forma attuale, e che non ne esistano contraddizioni, varianti, rimaneggiamenti (il che costituirebbe, se fosse vero, un miracolo ancora più grande della dettatura diretta da Dio, banale perché vantata da molti altri testi, dal Corano agli Oracoli Sibillini al Libro di Mormon). In altre parole, i fanatici.
Per
tutti gli altri, questo è un lavoro davvero ottimo, che si sforza
di trattare al livello divulgativo le questioni poste dalla filologia biblica.
Per
uno specialista del settore il testo non rivelerà quindi nulla di
nuovo.
Per
un non-specialista, invece, riassumerà una scelta delle questioni
testuali controverse più interessanti, intriganti, e soprattutto
dibattute, dato che lo spostamento di una virgola spesso provoca il crollo
d'un dogma per l'una o per l'altra fazione cristiana in lotta fra loro.
In margine, una considerazione sulla questione della "falsificazione" del testo biblico.
Il
testo evangelico per come ci è pervenuto non è mai stato
veramente "falsificato".
La
gran massa delle varianti testuali è in effetti irrilevante (una
congiunzione dimenticata, una virgola saltata) in qualche caso modifica
il testo ma non necessariamente il senso (una lettera sbagliata, ed ecco
che la "gomena" (kàmilos) che non passa per la cruna dell'ago
diventa un "cammello" (kàmelos), però il senso si
capisce lo stesso), e infine in alcuni casi è stato "corretto" da
zelanti copisti che, dissentendo da quanto il testo affermava, hanno pensato
che un copista anteriore avesse scritto male, e quindi hanno "riportato"
il testo al senso che a loro giudizio avrebbe DOVUTO avere.
In effetti, lo status di sacralità ha messo al riparo questi scritti dalle correzioni sfacciate anche quando esprimevano tesi ormai contraddette dalla teologia prevalente.
In questi casi, ancor oggi, si preferisce "dimenticare" di leggere e far leggere queste parti, oppure si creano spiegazioni bizzarre ad hoc (i fratelli di Gesù, per esempio, sono spiegati dai cattolici con l'affermazione - falsa e cretina - che in greco "fratello" vuol dire in realtà "cugino", però non certo "ritoccando" il testo evangelico per farne sparire la menzione, laddove esso li nomina espressamente).
Insomma: la vera "falsificazione" del dettato di Gesù il nazareno si è svolta o a monte (cioè nella selezione e "arricchimento" di ciò che del suo messaggio a parere dei redattori evangelici "meritava" d'essere messo per iscritto) o a valle (nel massacro di tutti i vangeli - ci fu un momento in cui ne circolavano a decine - che furono bollati come "non-veri" o "apocrifi").
Dunque, alla luce di questo chiarimento, nessun saggio "complottista" d'oggi che prometta sulla copertina o nel titolo di svelare la "falsificazione" dei Vangeli può mantenere la promessa, perché i Vangeli che abbiamo sono la redazione veritiera ed accurata d'una narrazione già falsificata a monte, ossia prima ancora d'iniziare a scrivere.
Per
dirne una sola, gli studi sulla prima fase dei vangeli, sulla
"fonte Q" per esempio, ci mostrano un credo che non ha nulla da dire
sulla natura divina di Gesù, che è sempre trattato come un
uomo, certo prediletto da Yhwh e forse prescelto (questo è
il significato profondo del termine "Messia"), ma comunque un uomo.
Ebbene:
il cambiamento d'idee sulla sua natura non si è avuta sul testo
di un Vangelo scritto precocemente e poi "falsificato", bensì sulla
narrazione che, in epoca alquanto tarda (alcune generazioni dopo
i fatti narrati, anche se è già implicita nelle lettere
di Paolo di Tarso), fu messa per iscritto ed è diventata il
Vangelo come lo conosciamo oggi.
In conclusione: questo è un libro che consiglio caldamente a chiunque desideri conoscere come i meccanismi di trasmissione dei testi abbiano modificato alcuni dettagli, in qualche caso anche decisamente significativi, dei testi evangelici come li conosciamo oggi.
Lo sconsiglio invece a chi desidera un'analisi critica della religione cristiana, per la quale esistono testi maggiormente divulgativi e discorsivi: questo testo rischia infatti di apparirgli/le frammentario e troppo concentrato su minuzie.