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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un libro di straordinario interesse su un'agonia annunciata.
Ci sono libri che quando li leggi hanno effetti straordinari su quel che pensi, indipendentemente dal numero delle loro pagine. Può succede addirittura che la parte illuminante si limiti a due, tre, cinque pagine... però di che illuminazione si tratta!
Questo
libro mi ha fatto questo effetto.
Per
il 90% si tratta di una diligente quanto non irrinunciabile esposizione
dei guai dell'Italia attuale, senza infamia e senza lode. L'evasione fiscale
è un flagello che ci sta portando a fondo, il Ponte sullo Stretto
è una minchiata e ve lo dimostro dati alla mano, il governo italiano
sta deliberatamente demolendo la scuola e l'università e vi mostro
come, il precariato ha tolto il futuro a tutta una generazione e piango
una nenia funebre in suo onore, il governo è riuscito a criminalizzare
le pacifiche proteste degli studenti dell'Onda attraverso l'uso di agenti
provocatori... Molto carino, applausi, bravo signor Maltese, ci complimentiamo
con lei. Eccole la solita medaglietta che diamo agli scrittori che denunciano
le malefatte del governo Berlusconi. Avanti il prossimo.
E invece no. Perché due dei capitoli di questo smilzo volumetto, da soli, meritano l'acquisto e la lettura dell'intera opera.
Nel primo, l'introduzione, Maltese ragiona su cosa sia stato il Berlusconismo, partendo dal fatto che esso è destinato a sgonfiarsi come una bolla ormai troppo gonfia:
Incidentalmente, per quanti hanno trovato "deprimente" questo libro, vorrei dire che io sono stato invece galvanizzato dal poter leggere finalmente qualcuno che si pone il problema di quel che accadrà "dopo", in un momento in cui tutta l'opposizione non è capace di immaginare un futuro d'Italia senza un Berlusconismo o da subire o con cui convivere.
Certo, il Berlusconismo appare analogo al fascismo: destinato a crollare, dopo decenni di apparente invincibilità, in un botto solo, in ventiquattr'ore, e in modo catastrofico. Lasciandosi dietro il problema delle macerie, perché
Resta il fatto che Maltese chiarisce come la nullifcazione della scuola non sia un accidente dovuto a una scarsa lungimiranza dell'attuale potere, ma sia uno dei suoi obiettivi. Un Paese che vive di narrazioni non ha bisogno di analisi. E di analisti. Ha bisogno di sceneggiatori. Di "autori", meglio se di programmi tv. Per questo la Endemol (di Mediaset: "Il Grande Fratello") oggi influisce di più di tutti i centri-studi dell'opposizione messi assieme.
Unico aspetto preoccupante: quando Berlusconi cadrà, non si tratterà di una caduta indolore. Oltre a lasciare un vuoto di pensieri, analisi, progetti (nascosti da un giorno all'altro come la spazzatura di Napoli dietro il silenzio imposto alle tv) potrebbe accadere di peggio:
Fin qui la prefazione. E speriamo che un po' di questo pessimismo cosmico sia solo esagerazione retorica di un pamphlettista...
Il
secondo scritto straordinario è nel penultimo capitolo, il nono,
che analizza "Gli alibi della sinistra".
E
questo me lo copierei qui parola per parola, tanti spunti utili propone.
Un
capitolo impietoso sull'incapacità, la pusillanimità, la
mancanza di sostanza dell'opposizione italiana. Che ha macinato una sconfitta
dietro l'altra, nascondendosi dietro l'alibi per cui l'Italia sarebbe
un paese intrinsecamente di destra, mentre poi la sinistra continuava
a vincere, a livello locale, la maggioranza delle elezioni per tutto il
quindicennio berlusconiano.
Segno
che il problema era nei candidati nazionali, non negli elettori.
Ma
Le conclusioni di Maltese sono al tempo stesso ottimistiche e preoccupate.
Resta
da nominare un ultimo capitolo, dedicato all'informazione: "Cani da
guardia".
In
esso Maltese alza alte invettive contro il fatto che la stampa non ha svolto
il suo ruolo di "cane da guardia" del Sistema. Il capitolo è ben
costruito, e denuncia una serie di malefatte delle testate italiane, talmente
asservite al potere da esser state abbandonate in massa da lettori e spettatori
(ma il libro è stato scritto prima del clamoroso successo de "Il
fatto quotidiano", che con le sue centomila copie vendute al giorno,
in media, ha posto fine a quindici anni di reticenze "riformiste" e censure
"bipartisan" e criminalizzazioni "ragionevoli" del dissenso, che
hanno caratterizzato il quasi-monopolio de "La Repubblica").
Ma
è del tutto dubbio che un giornalista professionista de "La
Repubblica", che prende di salario quanto sette od otto precari di call
center, possa costituire per davvero un "guardiano" del sistema, di
quel sistema che fa pasciuto lui e affamati tutti gli altri.
I
cani troppo pasciuti difficilmente si accapigliano per un osso di notizia,
per quanto succoso... Figuriamoci se devono correre dietro a notizie
troppo sguscianti e veloci a scappare...
Maltese,
che dopo tutto è umano, non può certo ammettere di essere
anche lui parte del problema, anziché della soluzione.
Il
problema costituito dall'assenza di una vera stampa di opposizione, dato
che "la Repubblica" ha sponsorizzato come uno schiacciasassi, per
quindici interminabili anni, ciò che Maltese stesso giudica
una idea "nata morta", quella del PD. E criminalizzato chiunque si opponesse
a tale progetto.
Per
esempio, per anni ed anni la "Repubblica" non ha mai pubblicato (col ritornello
"non fa notizia") notizie imbarazzanti per la Chiesa cattolica, per quanto
gravi fossero (oggi che c'è "Il Fatto" invece, ha ri-cominciato
a pubblicarle...). Avrebbero disturbato i manovratori del PD. Chi voleva
quelle notizie, doveva andare a cercarle in Rete.
Ed è forse per questo che ad un certo punto, senza motivo, Maltese sclera contro la Rete:
A quanto
pare questo autore non sa che, se si sa usare la Rete, ci
vuole in nanosecondo anche per smontarla, una bufala. Come hanno
scoperto, dolorosamente, i suoi colleghi che per anni sono stati
al centro del divertito tiro al bersaglio sul sito "Apogeonline",
da parte di internauti che tenevano conto di quante bufale e leggende urbane
si bevessero le pagine informatiche (e finanziarie) di "Repubblica".
Chi
avesse letto quelle analisi potrebbe oggi concludere la sparata di Maltese
così: "...continuare a viaggiare per giorni, settimane, mesi
e anni, e finire in ultimo pubblicata su "Repubblica" quando ormai tutti
i siti avvisavano da mesi che di bufala si trattava".
Tanta
cecità di Maltese mostra il motivo per cui la carta stampata in
Italia sia in crisi. E i giornalisti non abbiano alternativa al vendersi
come riescono a vendersi e a chi sia disposto a comprarli, a qualsiasi
prezzo.
Perché
nessuno può - ahimè - permettersi di dire a Maltese, blindato
al suo posto da contratti lavorativi che nessun giovane che non sia figlio
di un uomo politico oggi si sentirà mai offrire: "Non sei capace
di scoprire
una bufala in Rete? Vuol dire che hai fatto il tuo tempo. Alza il culo
e cedi il tuo posto a chi invece lo sa fare".
Maltese fa parte del problema, non della soluzione. Un altro recensore, Procyon Lotor, ha sottolineato su Anobii un'altra grave bufala di Maltese contenuta in questo volume (parlando degli scarichi di anidride carbonica ha confusi i chili con le tonnellate; inoltre a p. 56 ha definito Bertinotti "segretario del Pd"... scusate se è poco, per uno che se la piglia con Wikipedia per la sua inattendibilità!). Altre, per fortuna veniali, le ho viste di passata, leggendo. Forse allora sarebbe stato meglio risparmiarsi sparate sulle bufale altrui... O, per dirla con Procyon Lotor,
Ed
è vero, loro hanno perso.
Perché
si sono illusi di poter fare il cane da guardia del sistema stando
in cucina, al caldo, ben nutriti, invece di girare per i gelidi e squallidi
cortili frequentati solo da spettrali cani randagi e da pericolosi... ladri!
Se si unisce questa défaillance alla fondamentale incomprensione del significato dei voti dei cittadini alla lista "Cinque stelle" di Grillo e all'Idv, per i quali Maltese da bravo piddino ha solo parole sferzanti, si capisce come Maltese sia, suo malgrado, uomo di un'altra generazione. Legato agli schemi della sua generazione, e non intenzionato a cambiare ora che è così vicino ad una comoda e paciosa pensione: chi glielo fa fare.
Ma alla fine "Nobody is perfect". Godiamoci questo libro per quel che è. E che non è poco.