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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Una buona sintesi, ma con ampia parte filologica, forse eccessiva.
Questo manualetto è il completamento di quello, edito nella stessa collana, di Paolo Merlo, La religione dell'Antico Israele, e parte dall'Esilio e dal ritorno degli esiliati.
Forse per la relativamente maggiore abbondanza di fonti, questo volume è di lettura più mossa e leggera del precedente, anche se ha una struttura alquanto bizzarra, quasi da dispensa universitaria: ci sono solo 52 pagine su 135 dedicate a una rapida sinossi di storia dal ritorno dall'Esilio fino alla distruzione del Secondo Tempio, mentre il resto è dedicato a una minuziosa elencazione delle fonti scritte dell'epoca.
Quasi fosse la parte monografica di un corso universitario, questa seconda sezione del libro esamina prima la costruzione del canone della Bibbia ebraica, poi i testi del Qumram, la letteratura ebraica cosiddetta apocrifa, gli apocrifi ebraici in lingua greca, fino a testi privati minori e talora misconosciuti, qui tradotti in italiano per la prima volta (come la corrispondenza di Bar Kokheba o alcuni contratti).
Per me che nutro interesse per la filologia, questa bizzarra struttura "a dispensa universitaria" del testo non è stata affatto spiacevole, anzi l'opposto, tuttavia per qualche lettore con interessi diversi dai miei scoprire che due terzi del libro sono riservati a questioni filologiche potrebbe risultare forse pesante, e certamente sbilanciato.
A parte questo limite, o pregio che dir si voglia, l'opera gode di una scrittura più agile e meno professorale di quella di altri testi della medesima collana, il che consente, ovviamente, una lettura veloce e gradevole a chiunque sia interessato ai temi trattati.
L'opera è invece sconsigliata, per l'approccio eccessivamente specialistico, a chi cercasse un semplice manuale introduttivo alla storia del giudaismo tra l'Esilio e la distruzione del Secondo Tempio.