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Mearsheimer, John e Stephen Walt, La Israel lobby e la politica estera americana, Mondadori, Milano 2009 [2007].
 
Copertina di ''La Israel lobby'', di Marsheimer e Stephen.

[Saggio]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Un libro di "rivelazioni" che possono "sconvolgere" solo uno statunitense.

Ho comprato il libro dopo aver letto del dibattito furibondo e delle polemiche che aveva suscitato negli Usa, credendo che contenesse chissà quali rivelazioni.

In realtà non contiene nulla che una persona che non sia statunitense e sia moderatamente di sinistra non sapesse già.
Ossia che uno Stato, Israele, gode di uno status di riguardo negli Usa, permettendosi di utilizzare (legittimamente, peraltro) la leggi sulle lobbies per indirizzare e manipolare la politica estera degli Stati Uniti in un modo che a nessun altro Paese straniero è consentito fare. Punto.
Ebbene: chiunque abbia sentito parlare d'Israele anche una sola volta un solo presidente statunitense ci sarebbe arrivato da solo...

Il merito degli autori è aver elencato con una minuziosissima (e pedantissima) scrupolosità tutti i documenti ufficiali, le dichiarazioni, le prese di posizione, i dibattiti parlamentari, che dimostrano come quando si tratta del Medio Oriente spesso la linea della Casa Bianca venga, letteralmente e non in senso metaforico, decisa dal governo israeliano.
I due autori, cittadini americani, pongono la domanda che è lecita aspettarsi da due cittadini americani: "Questo modo d'agire è nell'interesse del nostro Paese?". Quindi se qualcuno si fosse aspettato un pamphlet filo-palestinese si rassicuri: del destino dei palestinesi agli autori non frega una cippa. A loro frega solo dimostrare come, a furia di appiattirsi su tutto quanto Israele pretende, gli Usa perdano contro il loro interesse soldi, contatti, simpatie, occasioni di affari e soprattutto prestigio e influenza nel mondo (e guerre, aggiungo io).


Non è perciò un bisogno di "giustizia", o di una "soluzione della questione palestinese", a muovere gli autori: per loro questo è solo uno dei molti problemi sul tavolo, e non (come pensa tutto il resto del mondo) il problema irrisolto da cui derivano tutti gli altri.

Per loro si tratta solo di dimostrare (riuscendoci) come uno stato estero (e non: "gli ebrei", bensì proprio ed esattamente i rappresentanti della Repubblica di Israele e le lobby che fanno capo ad essa -- che però strillano di essere gli unici rappresentanti di tutti gli ebrei di tutto il mondo) abbia abusato dell'occhio di riguardo dei governi americani, spingendoli a compiere un lungo elenco di azioni che sono assolutamente contrarie all'interesse nazionale statunitense.

La conclusione è che è tempo che anche Israele venga trattato alla stregua di altre nazioni alleate. Tutto qui.


Ciò è bastato a scatenare le sopraddette reazioni isteriche, nelle quali gli autori sono stati trattati come il clone di Hitler, con la sola differenza di essere più antisemiti di Hitler stesso. Ma queste polemiche sono venute proprio (a sorpresa?) dalle lobby legate alla Repubblica di Israele.
E proprio questa reazione spropositata ha dimostrato di quale strapotere esse godano, a partire dal fatto che questo libro era nato come saggio accademico per una rivista, che finì per rifiutarlo proprio per la pressione "preventiva" (che a casa nostra si chiama "censura") delle suddette lobbies eccetera eccetera.

In tutto ciò, mi ripeto, non c'è nulla che un lettore europeo non sapesse già.
Anzi, c'è qualcosa di meno, e che avrebbero anche potuto esserci, vista la pedanteria che spinge gli autori ad affastellare 400 interminabili pagine di minuzie non sempre indispensabili (e che, confesso, non sono riuscito a leggere per intero).
E cioè il fatto che l'attuale politica israelo-statunitense è un "passo a due" fra le destre estreme di entrambi i paesi (e fino a prova contraria il Paese più grosso, e che quindi guida il ballo, sono gli Usa, non Israele).

Se davvero vogliamo fare una riflessione su come le lobbies stiano incancrenendo la questione israelo-palestinese, allora dovremmo fare una riflessione su tutte le lobbies. E le lobbies fondamentaliste protestanti statunitensi (i cosiddetti "sionisti cristiani") e le destre xenofobe statunitensi hanno un ruolo assolutamente determinante in questo gioco. Senza il loro continuo e determinante appoggio lobbistico, in Parlamento e nel governo, Israele non potrebbe farsi beffe delle leggi statunitensi.

I due autori di questo libro, sia chiaro, lo sanno e lo dicono a chiare lettere (per esattezza, alle pp. 157-173).
Tuttavia non si chiedono mai se, simmetricamente, agli israeliani convenga essere ostaggio di quei 500.000 coloni (10% della popolazione), fanatici che non si distinguono da autentici fascisti, che sono un buona parte di nascita statunitense e sono generosamente finanziati dalle destre statunitensi.

Ecco: questa domanda da questo libro manca. Comprensibilmente, per carità, visto che era lo strapotere delle lobby israeliane negli Usa che gli autori volevano smascherare. E visto che non mi aspettavo che due accademici statunitensi non di sinistra avessero interesse a chiedersi se a qualsiasi Stato al mondo convega essere usato e manipolato dagli Usa per i suoi giochini imperiali. Magari per scoprire che se si deve farlo, tanto vale spremerne il massimo vantaggio possibile, esattamente come fa Israele (e vista in questo modo, fa pure bene a farlo).
Ma se si vuole un quadro completo del problema, lo strapotere delle lobbies neofasciste americane in Israele è un pezzo altrettanto importante del puzzle... Altrimenti diventa troppo comodo dipingere i poveri Stati Uniti come le vittime innocenti di un complotto straniero.
Se due lobbies simmetriche sono all'opera ed alleate, da un punto di vista accademico (che è quello degli autori) concentrarsi su una sola delle due ha senso, per carità, ma da un punto di vista politico, no davvero. Perfino nella lingua parlata "una mezza verità" è la stessa cosa di una bugia...


In conclusione, questo è un saggio che può essere interessante avere in casa se proprio ci serve un lungo elenco delle malefatte della repubblica israeliana e dei cittadini americani che lavorano più per lei che per il proprio Paese.
In caso contrario, questa lista della spesa di avvenimenti, di lettura vivace quanto la fattura di un dentista, non è destinata a stupire se non chi fino al momento prima di aprire questo libro aveva tenuto la testa infilata nella sabbia.

Insomma: questo è un libro che può stupire solo un americano. Tenetene conto..


 
 
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