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Nicola Nosengo, L'estinzione dei tecnosauri, Sironi, Milano 2008.
 
Copertina di ''L'estinzione dei tecnosauri'', di Nicola Nosengo.

[Saggio]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Paleontologia delle tecnologie estinte

Questo libro è un gradevole testo di sociologia dello sviluppo tecnologico, che esemplifica la proprie tesi attraverso una collezione ben scelta di esempi di tecnologie che non sono riuscite ad imporsi  non per difetti intrinseci (dato che spesso erano pari se non migliori dei prodotti che hanno prevalso) ma per motivazioni di ordine sociale, politico, ed anche di banale marketing.

Il volume fondamentalmente smentisce la visione positivista del  cosiddetto "Mercato" come luogo capace di autoregolarsi, fornendo ai consumatori esattamente quel che essi chiedono, attraverso il meccanismo della selezione dei prodotti che riescono ad offrirlo meglio dei concorrenti.
Autoregolazione un corno, verrebbe da dire, apprendendo quando e come il mercato sia manipolato in modo spesso intenzionale (e questi è logico), ma a volte addirittura involontario: comico è da questo punto di vista il caso spesso citato della tastiera qwerty, creata in origine allo scopo di rallentare la battitura per impedire che i tasti delle macchine da scrivere si incastrassero quando erano battuti insieme. Essa è sopravvissuta ancora oggi nella tastiera dei computer che voi ed io usiamo, ed ogni sforzo fatto per proporre tastiere più "ergonomiche" si scontra ormai col fatto che questa tastiera è uno standard, impostosi per puro caso - grazie al trionfo di un modello di macchina rispetto agli altri - in un'epoca in cui ogni macchina da scrivere proponeva il proprio. Altro che razionalità del mercato.

Fra gli altri esempi presi in esame appare la posta pneumatica (che godette d'un momento di gloria: ricordo che Salgari nel suo Le meraviglie del 2000 previde che entro un secolo, nel 2003, tutte le case ne sarebbero state dotate non solo per la posta ma anche per la consegna d'oggetti), l'automobile elettrica (che fu sul punto di prevalere su quella a benzina, ma che perse la corsa per la casuale scoperta di grandi giacimenti petroliferi che resero nettamente più economica la benzina) o il velivolo individuale (questa però più che una tecnologia ingiustamente accantonata a me pare una follia giustamente evitata, ma lasciamo correre).

Particolarmente succosa la parte dedicata agli standard e ai formati dei supporti multimediali (betamax contro Vhs, musicassetta contro vinile, vinile contro Cd, DVD contro tutti) che è quasi comica per la riproposizione reiterata di guerre al massacro da parte delle multinazionali per "blindare" il mercato dentro standard proprietari, sui quali poi tutti avrebbero dovuto pagare pedaggio.
Per molti lettori sarà indubbiamente questa la parte più curiosa, visto che racconta una storia tuttora aperta (tant'è che in più di un punto risulta già obsoleta, nonostante che l'edizione del 2008 che ho letto io sia aggiornata, rispetto a quella originale del 2003); tuttavia risulteranno certamente godibili storie come quella del fax, inventato nell'Ottocento, rimasto un prodotto di ultra-nicchia per un secolo, ed esploso come oggetto di consumo di massa verso la fine del XX secolo, salvo poi essere nuovamente sostituito dallo sviluppo della Rete.

Certo, questo libro risente dell'età. Col progresso vertiginoso dell'informatica, dovendolo scrivere ex novo oggi sicuramente un autore dedicherebbe molto più spazio al vero cimitero di proposte "che non ce l'hanno fatta" nel campo delle tecnologie informatiche, spesso immeritatamente. E qui avrebbe poi molto da dire sul codice genetico dell'industria, che è fisiologicamente incapace di ragionare in termini diversi da quelli dei  "giardini cintati" di standard proprietari nei quali blindare i consumatori, senza nulla imparare dalle lezioni dei massacri dei decenni precedenti nella guerra dei supporti multimediali.
Tuttavia, trattandosi d'uno studio sociologico, il testo non perde mordente per il solo fatto che gli esempi su cui si basa sono un po' invecchiati. Del resto, dal 2003 ad oggi (2012) il trend già notato dall'autore verso la sparizione totale dei supporti fisici dei contenuti multimediali (foto, filmati, musica) s'è ulteriormente accentuato, ma non ha certo preso direzioni diverse da quelle da lui prefigurate.

Personalmente ho trovato molto interessanti le considerazioni (pp. 179-187) sugli standard, su come da sempre fatichino a imporsi, e su come le guerre troppo accese per gli standard possano essere esiziali per tutti i prodotti in campo, visto che i consumatori si asterranno dal comprarli in attesa di capire quale di essi prevarrà.
Alcuni dei prodotti che "non ce l'hanno fatta" sono stati penalizzati proprio dal fatto d'essere apparsi sul mercato in un momento di particolare "vitalità" di proposte che, frastornando il consumatore, l'hanno convinto a stare alla finestra in attesa di una calmata.
Con buona pace del mito del mercato capace di "autoregolarsi".


 
 
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