Home page Giovanni Dall'Orto > Recensioni > Recensioni di saggistica > L'estinzione dei tecnosasuri |
[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Paleontologia delle tecnologie estinte
Questo libro è un gradevole testo di sociologia dello sviluppo tecnologico, che esemplifica la proprie tesi attraverso una collezione ben scelta di esempi di tecnologie che non sono riuscite ad imporsi non per difetti intrinseci (dato che spesso erano pari se non migliori dei prodotti che hanno prevalso) ma per motivazioni di ordine sociale, politico, ed anche di banale marketing.
Il
volume fondamentalmente smentisce la visione positivista del cosiddetto
"Mercato" come luogo capace di autoregolarsi, fornendo ai consumatori esattamente
quel che essi chiedono, attraverso il meccanismo della selezione dei prodotti
che riescono ad offrirlo meglio dei concorrenti.
Autoregolazione
un corno, verrebbe da dire, apprendendo quando e come il mercato sia manipolato
in modo spesso intenzionale (e questi è logico), ma a volte addirittura
involontario: comico è da questo punto di vista il caso spesso
citato della tastiera
qwerty, creata in origine allo scopo di rallentare la battitura
per impedire che i tasti delle macchine da scrivere si incastrassero quando
erano battuti insieme. Essa è sopravvissuta ancora oggi nella tastiera
dei computer che voi ed io usiamo, ed ogni sforzo fatto per proporre tastiere
più "ergonomiche" si scontra ormai col fatto che questa tastiera
è uno standard, impostosi per puro caso - grazie al trionfo
di un modello di macchina rispetto agli altri - in un'epoca in cui ogni
macchina da scrivere proponeva il proprio. Altro che razionalità
del mercato.
Fra gli altri esempi presi in esame appare la posta pneumatica (che godette d'un momento di gloria: ricordo che Salgari nel suo Le meraviglie del 2000 previde che entro un secolo, nel 2003, tutte le case ne sarebbero state dotate non solo per la posta ma anche per la consegna d'oggetti), l'automobile elettrica (che fu sul punto di prevalere su quella a benzina, ma che perse la corsa per la casuale scoperta di grandi giacimenti petroliferi che resero nettamente più economica la benzina) o il velivolo individuale (questa però più che una tecnologia ingiustamente accantonata a me pare una follia giustamente evitata, ma lasciamo correre).
Particolarmente
succosa la parte dedicata agli standard e ai formati dei supporti multimediali
(betamax contro Vhs, musicassetta contro vinile, vinile contro Cd, DVD
contro tutti) che è quasi comica per la riproposizione reiterata
di guerre al massacro da parte delle multinazionali per "blindare" il mercato
dentro standard proprietari, sui quali poi tutti avrebbero dovuto pagare
pedaggio.
Per
molti lettori sarà indubbiamente questa la parte più curiosa,
visto che racconta una storia tuttora aperta (tant'è che in più
di un punto risulta già obsoleta, nonostante che l'edizione del
2008 che ho letto io sia aggiornata, rispetto a quella originale del 2003);
tuttavia risulteranno certamente godibili storie come quella del fax, inventato
nell'Ottocento, rimasto un prodotto di ultra-nicchia per un secolo, ed
esploso come oggetto di consumo di massa verso la fine del XX secolo, salvo
poi essere nuovamente sostituito dallo sviluppo della Rete.
Certo,
questo libro risente dell'età. Col progresso vertiginoso dell'informatica,
dovendolo scrivere ex novo oggi sicuramente un autore dedicherebbe
molto più spazio al vero cimitero di proposte "che non ce l'hanno
fatta" nel campo delle tecnologie informatiche, spesso immeritatamente.
E qui avrebbe poi molto da dire sul codice genetico dell'industria, che
è fisiologicamente incapace di ragionare in termini diversi da quelli
dei "giardini cintati" di standard proprietari nei quali blindare
i consumatori, senza nulla imparare dalle lezioni dei massacri dei decenni
precedenti nella guerra dei supporti multimediali.
Tuttavia,
trattandosi d'uno studio sociologico, il testo non perde mordente per il
solo fatto che gli esempi su cui si basa sono un po' invecchiati. Del resto,
dal 2003 ad oggi (2012) il trend già notato dall'autore verso
la sparizione totale dei supporti fisici dei contenuti multimediali (foto,
filmati, musica) s'è ulteriormente accentuato, ma non ha certo preso
direzioni diverse da quelle da lui prefigurate.
Personalmente ho trovato molto interessanti
le considerazioni (pp. 179-187) sugli standard, su come da sempre
fatichino a imporsi, e su come le guerre troppo accese per gli standard
possano essere esiziali per tutti i prodotti in campo, visto che
i consumatori si asterranno dal comprarli in attesa di capire quale di
essi prevarrà.
Alcuni dei prodotti che "non ce l'hanno
fatta" sono stati penalizzati proprio dal fatto d'essere apparsi sul mercato
in un momento di particolare "vitalità" di proposte che, frastornando
il consumatore, l'hanno convinto a stare alla finestra in attesa di una
calmata.
Con buona pace del mito del mercato capace
di "autoregolarsi".